Da Lisbona 2020 le inerzie non sono cambiate di una virgola, nessuno è più forte di parigini e bavaresi, sintomo che la finale scorsa era assolutamente meritata (dubbi non ne avevamo) da entrambe le contendenti. Bayern-Psg è a mani basse il meglio che il calcio mondiale possa offrire e le battaglie dell'Allianz Arena e del Parco dei Principi hanno messo sul piatto tutte le caratteristiche peculiari di chi vuole primeggiare con chiunque e dovunque: ritmi insostenibili, livello tecnico alieno, mentalità da dominatori. Ognuno lo ha fatto con le proprie armi, i tedeschi col solito prolungato controllo di tempo e spazi fatto di ragnatele infiniti di passaggi con esasperante verticalità, i parigini affidandosi alle ripartenze in campo aperto dei loro favolosi fuoriclasse. 180 minuti di goduria pura, è quasi un peccato che la posta in palio sia stata "solo" una semifinale ", poteva essere tranquillamente un altra finale ma forse meglio così: il calcio ci ha dato l'opportunità di godere tanto ben di dio in due appuntamenti.

Il 2-3 nella bufera dell'Allianz Arena ha messo Pochettino nelle condizioni migliori possibili in vista del return match di Parigi, l'atteggiamento infatti è lo stesso dell'andata: far avanzare il Bayern, riconquistare la palla e buttarla direttamente sui 3 "alieni", tanto qualcosa accade. ​​​​​​Il tridente Mbappe-Neymar-Di Maria non ha eguali nel mondo, fanno ciò che vogliono in qualsiasi momento con infinita classe. "O NEY" e KM7 all'andata spezzarono le gambe degli uomini di Flick segnando 3 volte con soli 6 tiri in porta,il piano è il medesimo. Arriviamo però al tasto dolente che falcidiera' parigini e bavaresi: le assenze! Il Psg in entrambi i match non ha potuto disporre di entrambi i terzini titolari (Florenzi e Kurzawa) e dell'italiano Verratti, vero architetto illuminato della squadra. Come se non bastasse, la catastrofe diventa completa quando il leader assoluto della retroguardia Marquinhos alza bandiera bianca costringendo Pochettino ad arrangiare Danilo in tandem con Kimpembe. L'unica buona notizia è il ritorno di Paredes, ​bilanciere tattico di incalcolabile importanza e costruttore di gioco eccellente. Il suo ritorno concede un po' di contraddittorio tecnico in quella zona di campo che tanto aveva fatto soffrire i francesi a Monaco di Baviera. All'andata l'inedita coppia Gueye-Danilo essendo molto limitata tecnicamente aveva patito le pene dell'inferno contro il tandem Goretzka-Kimmich. L'attacco però è quelle delle grandi occasioni, il più tecnico e ispirato di questo pianeta. L'eroe di sette giorni fa (Mbappe) dopo 120 secondi mette la quinta e in diagonale non chiude la contesa per un nonnulla. 

Restando nel tema delle defezioni, al Bayern è andata decisamente peggio. A livello numerico ci sono stati meno infortuni ma il peso specifico delle assenze bavaresi è stato un fattore assolutamente debilitante. A centrocampo l'assenza di Goretzka ha privato Flick della sua arma tattica forse più sorprendente. Il tedesco è stato reinventato centrocampista centrale con compiti a 360 gradi e vedendolo in campo, l'intuizione è stata visionaria. Leon si inserisce, contrasta, la sua inaudita crescita di massa muscolare lo ha reso un centrocampista potente fisicamente ma ispirato tecnicamente, i colpi sono da trequartista illustre (ruolo dove si segnalo' fin da subito). E ancora non è nulla in confronto alle altre due superstar assenti in questa serata di gala: Gnabry e Lewandowski! L'ala tedesca (senza nulla togliere agli altri) è il giocatore più tagliente della trequarti, l'accompagnatore perfetto per il centravanti, uno da doppia cifra di gol e assist, uno che nella scorsa Champions fu decisivo con i suoi 8 gol. Ma la vera sciagura riguarda qualche metro più avanti perché è inutile ricordare che il buon Choupo Moting ha timbrato andata e ritorno, è prendersi per i fondelli dire che col principe Robert sarebbe finita allo stesso modo. Tra andata e ritorno ci sono state almeno 9 occasioni dove ho esclamato "eh, se ci fosse stato Lewandowski qua...". Choupo è un onesto mestierante del lavoro, i gol li segna pure ma è inutile dire che tra lui e l'attaccante più prolifico della scorsa Champions ci sono almeno 3 gradini di differenza. Da due anni, con lui il Bayern parte sempre 1-0 contro chiunque, un valore così impattante nessuno può permettersi di regalarlo, specie contro una corazzata come il Paris.

I primi 45 minuti sono stati un "one man show" del giocatore definito più volte "mai decisivo", fumoso nel momento del dunque, buon giocatore ma non fuoriclasse: Neymar Junior! Ascolto e rispetto ogni parere ma dire queste cose di Neymar presuppone due cose: o si parla per sentito dire senza guardare le partite o si odia a priori il brasiliano. Il numero 10 non deve dimostrare niente a nessuno, con i suoi club ha vinto tutto quello che c'era da vincere e non lo ha fatto da comprimario ma da superstar assoluta. Certo, il sottoscritto in primis sottolinea come Ney tra comportamenti sbagliati e un impegno non sempre eccelso, ha mancato l'etichetta di "padrone del mondo" appellativo che strameriterebbe a mani basse se si parla di estetica calcistica ma prendiamolo così com'è, per un giocatore dal bagaglio tecnico impareggiabile, come uno dei pochi capaci di vincere da solo un partita (se in serata). Ingaggia un duello con Neuer pazzesco e quando non ci arriva il tedesco ci pensano i legni: palo su percussione irresistibile centrale e una traversa da "matti" dopo aver scherzato con Coman e colpito con un buffetto dolce una palla che a millimetri non muore nel sette. Delle 22 superstar in campo, la stella più luminosa è la sua, forse l'invidia per lo show offerto dal suo amico Mbappe in terra tedesca gli ha provocato la sana gelosia che fa bene a questo sport. Le occasioni più clamorose le hanno i parigini ma se qualcuno si aspettava un Bayern in balia dell'avversario non sa cosa sia la squadra di Hans Dieter-Flick. Un team illegale che fonde la tradizione tedesca alla modernità del calcio attuale, il Bayern gioca il calcio più avanguardistico del mondo intero con terzini portati a centrocampo, i centrocampisti che fanno con la stessa intensità la doppia fase, i trequartisti che si scambiano continuamente posizione, una manovra coinvolgente ad altissima intensità. Ma quello che mi fa sgranare gli occhi del Bayern è il suo status mentale,la sicurezza che i tedeschi hanno nel mettere sotto chiunque gli si pari davanti ancora oggi non la ha nessuna. Solo un club come questo poteva tirare in 180 minuti, 37 VOLTE VERSO LA PORTA DI NAVAS SENZA I SUOI DUE GIOCATORI MIGLIORI. Quando il Bayern passa in vantaggio con la zuccata di Choupo, io alla "remuntada" ci ho creduto sul serio, molti hanno mosso la critica di Pochettino nell'aver scelto il contrattacco ma fidatevi: È il Bayern che ti porta a giocare così, ti esaspera fino a farti capitolare e non c'è eliminazione che tolga la mia convinzione perenne: il Bayern ha confermato di essere ancora una volta la squadra più forte del pianeta e non farà tanta fatica nel riproporsi il prossimo anno come candidata principale alla conquista della Champions.

Sia chiaro però che il Psg non ha assolutamente demeritato il passaggio. Individualmente è l'all stars team del calcio mondiale, rare volte ho visto così tante stelle messe a sistema nella stessa squadra. Basti pensare che Di Maria (il meno celebrato del distruttivo trio) si è inventato una giocata da Playstation su Davies che mi ha fatto sobbalzare dal divano. Ora i tempi per la raccolta sono più che maturi per i parigini, il progetto qatariota è iniziato 11 anni fa col grande sogno di mettere il Psg sul tetto più alto del mondo e se a Lisbona per questione di dettagli arrivò la medaglia d'argento, adesso dopo essersi vendicati dei campioni in carica, tutti guardano con paura alla favorita numero uno di questa edizione. Veder scaricata così tanta qualità su un campo da calcio rende i francesi un assoluta goduria per gli occhi e tutto ciò è arrivato grazie a Mauricio Pochettino. Con lui si è visto un Psg in veste inedita, i suoi campioni così solitari e così spacconi, da bulletti del quartiere sono diventati un gruppo coeso e sorridente (emblematico a fine gara l'abbraccio tra Neymar e Pochettino). Gli ingredienti per coronare questo mastodontico progetto con la coppa dalle grandi orecchie ci sono tutti ma attenzione... È vero che il Psg ha vinto la battaglia più dura ma adesso va conquistata la guerra, una guerra che sorprese permettendo opporrà il club che per soldi spesi, ambizione, maledizione in questa coppa è la fotocopia del Psg: IL CITY DI PEP GUARDIOLA! Lì ci sarà da divertirsi sul serio, chi cadrà si farà davvero male ma a questo ci penseremo dopo (sempre Haaland permettendo eh)...