A scanso di equivoci chiariamo fin da subito. In questo pezzo non elenchero' i motivi che porteranno il Milan a vincere il tricolore (ancora non possiedo la palla di cristallo) ma semplicemente forniro' quelle che a mio personalissimo parere sono le 11 motivazioni che POTREBBERO portare il Diavolo a lottare per arrivare al colpo grosso. Detto ciò, iniziamo subito...

1) La carica di un San Siro tornato infuocato come non mai: nessuno ha un dodicesimo uomo così! 
È un dato di fatto: il Milan ha dato il via alla sua straordinaria ascesa dalla chiusura degli stadi in poi ed era convinzione piuttosto diffusa che questa squadra si esprimesse meglio senza pubblico che non. Con la riapertura quasi totale degli impianti, la stragrande maggioranza era pronta a scommettere in un calo del Milan, per quasi tutti questo gruppo giovane non sarebbe stato in grado di sostenere l'infuocato quanto esigente pubblico di San Siro ma purtroppo tutta questa gente è stata prontamente smentita. Dopo quasi un decennio, il pubblico più pretenzioso e caldo d'Italia non solo è tornato ad essere amico dei propri giocatori ma recita perfettamente la parte del "dodicesimo uomo imprescindibile". Il pubblico di San Siro lo conosciamo tutti, può essere ferro ma allo stesso tempo piuma, per troppi anni tantissimi giocatori sono caduti sotto il peso di un pubblico che non si è rivisto più in chi indossava la maglia rossonera ma ora tutto è cambiato, nell'annata del calcio senza tifosi il Milan si è guadagnato la sua credibilità sul campo e il pubblico di San Siro sta apprezzando eccome. Una grande squadra necessita di un grande pubblico e la tana rossonera adesso fa paura a chiunque. 

2) Calendario e scontri diretti: nessuno ha dato dimostrazioni più lampanti del Diavolo ad oggi! 
È vero che le squadre bisogna affrontarle tutte ma quando mancano 7 giornate al giro di boa, il Milan si ritrova un calendario abbastanza semplice che certamente nasconde insidie ma che verosimilmente ci porterà a natale a guardare tutti dall'alto. Ci sono 2 scogli (sulla carta) soltanto nel cammino dei rossoneri da qui al termine del girone d'andata e parliamo del prossimo match in trasferta contro l'ambiziosa Fiorentina di Italiano e l'infuocato big match contro il Napoli del 19 Dicembre, per il resto il Milan si ritroverà ad affrontare squadre come Salernitana, Genoa, Empoli, Sassuolo, Udinese, gare che non si vincono a priori ma partite che oggettivamente sono alla partita di un Milan sul pezzo. Nulla a che vedere ad esempio con il calendario di chi condivide la vetta col Milan, cioè il Napoli di Spalletti. I partenopei nelle sette partite restanti dovranno affrontare quattro autentici scontri diretti che avranno inizio domenica quando andranno a fare visita all'Inter per poi proseguire nei due crush test contro l'Atalanta e la Lazio del grande ex Sarri per poi concludere un mese infernale nello scontro diretto contro lo stesso Milan. 
Chi ha un calendario relativamente semplice come il Milan è l'Inter, ma i nerazzurri sono pur sempre in ritardo di 7 lunghezze, insomma il Milan ha enormi chance di chiudere primo in solitaria il girone di andata. 
L'altro enorme punto a favore della banda Pioli sono gli scontri diretti dove il Diavolo ha collezionato 3 vittorie e 2 pareggi contro le 5 "sorelle" affrontate. È vero che i campionati si vincono contro le piccole ma è innegabile che in un campionato dove ci sono sette squadre forti, i punti conquistati nei faccia a faccia valgono triplo e il Milan è stato capace di sbancare lo stadio Olimpico di Roma, il Gewiss Stadium di Bergamo, ha stravinto in casa contro la Lazio e ha pareggiato in casa della Juve e nel derby contro l'Inter, match che il Milan è andato più vicino a vincere che a perdere. Nessuno ha dato dimostrazioni di forza più lampanti dei rossoneri, è abbastanza oggettivo che i messaggi di granitica forza lanciati da questo gruppo siano inequivocabili. 

3) La possibile uscita dalle coppe può portare ad un grande vantaggio: Inter di Conte docet! 
Il ritorno in Champions del Milan non è stato certamente fortunato, ha pescato un girone da incubo e in più si è ritrovato a subire una marea di torti arbitrali che certamente non avrebbero portato alla vetta del girone ma che sicuramente avrebbero dato ai rossoneri quei 2-3 punti in più che avrebbero consentito di giocarsi la qualificazione nelle ultime due gare con una combinazione di risultati più "realistica" rispetto alla disperata situazione attuale. Il punto conquistato in extremis contro il Porto ha finalmente tolto lo sgradevole zero dalla casella dei punti conquistati e per una questione matematica il Milan resta ancora a galla ma diciamolo chiaramente: per passare il girone serve una combinazione francamente irrealistica di risultati. 
Intanto il Milan dovrebbe fare, senza se e senza ma, bottino pieno contro l'Atletico Madrid (per giunta nella propria tana) e contro un Liverpool che è già sicuro di passare il girone ma conoscendo Kloop non farà regali a nessuno. Già di per sé potremmo mettere la croce sul Milan ma mettendo in conto che il Milan riesca in questa doppia impresa tutto ciò potrebbe non bastare, tutto dipenderebbe anche dagli altri risultati. 
Insomma, al 90% il Milan non solo non si qualificherà per gli ottavi di Champions, ma chiuderà ultimo il suo girone non disputando neanche l'Europa League. Non appartengo assolutamente al partito "usciamo da là per concentrarci solo su questo obiettivo", non fa parte del Milan, un club del genere non può scegliersi gli obiettivi, deve approcciare seriamente qualsiasi competizione e cercare anche di vincere ma essendo realisti non possiamo fare una colpa ad un club che è tornato dopo 8 anni ad affacciarsi nell'élite del calcio con un team ancora inesperto, certamente il prossimo anno torneremo più pronti e consapevoli dell'altissimo livello dei club che albergano in Champions. Ripercorrendo lo scorso campionato, ci accorgiamo che lo stesso destino tocco' all'Inter di Conte (anche se quella era una squadra molto più forte e pronta e soprattutto l'Inter era in Champions già da 3 anni). La sgasata decisiva quella squadra la diede appena i nerazzurri si ritrovarono a preparare una sola gara a settimana, mentalmente e fisicamente è un vantaggio troppo impattante che permetterebbe di avere sempre una squadra al top della condizione, vantaggio che con ogni probabilità toccherà al Milan in questa stagione.
E con la rosa che mister Pioli si ritrova... il tecnico parmigiano potrebbe davvero sbizzarrirsi. 

4) Quantità e qualità: la rosa del Milan è un mix perfetto! 
Mister Pioli lo sottolinea sempre: "ringrazio la società per la rosa che ho a disposizione" e come dargli torto. Con autentici miracoli che un giorno ci spiegheranno Gazidis, Maldini e Massara, nel giro di 2 anni la rosa rossonera ha subito un impennata inimmaginabile a livello di valore. La squadra rossonera conta uomini che da soli possono decidere un match, leader riconosciuti ovunque, giocatori che saltano l'uomo e soprattutto alternative, tantissime alternative! Finalmente i giocatori del Milan sono ambiti da tutte le società più grandi del mondo, hanno conquistato una miriade di estimatori gente come Kessie, Theo Hernandez, Leao, Bennacer, Brahim Diaz, Tomori, c'è gente che in tempo record ha subito una trasformazione quasi mistica come Kjaer, Calabria, Saelemaekers. È un onore e un grande piacere per mister Pioli girarsi in panchina e pescare dal mazzo calibri come Giroud, Romagnoli, Messias, Kalulu, Florenzi, Bakayoko, ecc... ​​​​​, non so quante squadre abbiano il lusso di avere in rosa alternative così affidabili.
La mia sensazione è che a questa rosa manchi un uomo che galleggi tra trequarti e attacco di status internazionale, non a caso il Milan provato in tutti i modi a prendere in estate uno tra Vlasic e Ziyech, ​​​​​​ma anche così la rosa del Milan ha tutte le credenziali da grande squadra: di estrema qualità e assolutamente fornita in ogni reparto. 

​​​​5) Il totem Ibra è intramontabile: chi ha un trascinatore così impattante? 
Sarà molto meno mobile rispetto al passato, la sua carta d'identità segnerà QUARANTA primavere, dovrà giocoforza gestire le sue energie durante l'annata e soprattutto dovrà fare i conti con le noie fisiche ma diciamolo chiaramente: anche a 40 anni Zlatan Ibrahimovic nel campionato italiano fa tutta la differenza del mondo! Ha conservato il dominio temperamentale che lo hanno reso leggenda, ha rivoltato come un calzino la mentalità del Milan in tutte le sue componenti, ha trasferito la sua fame a chiunque, basti guardare cosa era il Milan a fine dicembre 2019 e cosa è il Milan attuale. Ha fatto capire a tutti che il Milan va meritato giorno dopo giorno, che questo club è nato per vincere, un Ibra inedito che al tramonto della sua carriera ha smesso di mettere l'io davanti al noi e si è trasformato nel padre di tutti. 
Nessuno ha la fortuna di attingere dai consigli di un campione di tale grandezza, la spinta emotiva che Zlatan riesce ad inculcare ha un valore incalcolabile. Si è sempre autodefinito il "Benjamin Button" del calcio e i fatti lo dimostrano ogni settimana, tutti i suoi compagni hanno inizialmente seguito Ibrahimovic, non hanno potuto farne a meno ma come fa un buon padre di famiglia, Ibrahimovic ha insegnato a tutti a camminare senza il loro totem, perché come chiunque neanche lui è eterno. 
A conti fatti, il Milan nello scorso anno campionato è arrivato secondo con un Ibrahimovic che ha saltato 19 gare su 38 a riprova dell'estrema maturità di un gruppo che oggi può affrontare qualsiasi insidia anche senza l'apporto del suo "lider Maximo" ma badate bene, questo non significa assolutamente che il Milan a cuor leggero possa rinunciare alla divinità svedese. 
Il Milan sa stare senza Ibra ma quando Zlatan gioca sposta il mondo. Tecnicamente nessuno regge il confronto con lui, anche alla veneranda età di 40 anni. Ha modificato il suo stile di gioco, adesso è più un regista avanzato che una punta vera e propria ma resta l'epicentro della manovra sempre e comunque. E poi può sfoderare i suoi colpi da fuoriclasse assoluto, l'emblema di tutto ciò è la gara dell'Olimpico contro la Roma dove in 90 minuti segna un gol magnifico su punizione, segna un gol da posizione impossibile dopo uno stop di petto e un allungo magistrale (purtroppo era in offside di un unghia) e manda in porta Leao con un tocco tanto folle quanto vellutato. Ha saltato più della metà delle gare, eppure ha già segnato 3 gol, ha impresso un dominio tecnico e caratteriale senza pari, ha la smania di riscrivere la leggenda a 40 anni: portare il Milan a rivincere lo scudetto dopo 11 anni di buio totale costituirebbe la più grande impresa della sua carriera e c'è da giurarci che Zlatan farà di tutto per riuscirci. 

6) La mentalità di questa squadra: il Milan non fa mai calcoli contro nessuno! 
Spesso e volentieri anche le migliori squadre fanno calcoli del tipo "non spingo sull'acceleratore tanto mi basta il pareggio" o meglio "piuttosto che rischiare di perdere preferisco non sbilanciarmi e mi prendo il punto", ragionamenti che non appartengono per niente al Milan di Pioli. I rossoneri scendono in campo sempre e solo per vincere, questa squadra non ha mai fatto calcoli contro nessuno. Fa parte della richiesta del club e del suo allenatore, al primo posto deve esserci il coraggio e a volte anche l'incoscienza di provarle tutte pur di prendere sempre il bottino pieno, il Milan preferirebbe perdere ma provarle tutte per vincere che vincere mantenendo un atteggiamento remissivo. Contro l'atalanta a Bergamo il Milan segna dopo neanche 30 secondi con un azione che sviluppa il terzino sinistro e conclusa dal terzino destro, contro la Roma all'Olimpico il Milan parte a bomba e si porta sullo 0-2. Il Milan vuole sempre offendere, si difende mantenendo il dominio come solo le grandi squadre sanno fare, la dimostrazione più grande è avvenuta nelle uniche due partite che il Milan non ha vinto, contro l'Inter e la Juve. I rossoneri hanno ottenuto due pareggi che sono stati manna dal cielo per la propria classifica, eppure il Milan in entrambe le occasioni è andato più vicino a vincerle che a perderle le partite, ha chiuso in costante ascesa ambedue i match sfiorando a Torino il colpaccio con Kalulu e nel derby con il palo colpito da Saelemaekers e il gol divorato da Kessie. Non distrugge, non specula, non calcola, lo stomaco del Milan è sempre affamato e per saziarlo i rossoneri hanno un solo modo: dominare dall'inizio alla fine, esattamente la ricetta che nella stragrande maggioranza dei casi porta al raggiungimento degli obiettivi massimi. 

7) Unità di intenti tra tutte le componenti: in nessun altra società italiana la catena di montaggio funziona così a meraviglia. 
Proprietà-dirigenza-staff tecnico-giocatori. In nessun altra società italiana esiste una simbiosi così totale tra le singole compimenti di ogni sfera del club come si può notare al Milan. La massima ragione dei fallimenti a ripetizione del Milan ha trovato come principale colpevole la mancanza di un progetto chiaro, cosa che la proprietà americana Elliott ha portato fin dal primo giorno del suo insediamento. Il fondo attivista più importante del mondo si è ritrovato dalla sera alla mattina a gestire uno dei club più iconici della storia nel momento forse più delicato della storia rossonera, cioè con un club sommerso dai debiti e talmente povero tecnicamente da mancare l'accesso alla Champions da 4 anni. 
Le linee guida sono state chiare fin da subito: bisogna spendere il giusto, puntare sui giovani talenti scovandoli prima degli altri e farli esplodere grazie ad un gioco all'avanguardia. Sembrava una cosa impossibile da attuare in Italia, eppure tre anni dopo il Milan si ritrova con zero debiti, il bilancio più sostenibile d'Italia grazie ad interventi mirati su tanti giovani che in rossonero sono diventati top player. Qui il grazie va a Maldini e Massara e alle tante persone (Moncada) in primis che si dedicano allo scovare i talenti migliori per poi tesserarli in rossonero. Il Milan con questa composizione societaria non ha praticamente sbagliato un acquisto, da manuale ad esempio le acquisizioni di Kalulu (pescato addirittura dalla primavera del Lione) e di Saelemaekers, giovanotto belga che non giocava neanche titolare all'Anderlecht. Intuizioni a costo zero o quasi ma non solo, la proprietà Elliott in effetti non si è mai sottratta ad investimenti più corposi a patto che questi siano fatti per giocatori giovanissimi. Nell'estate del 2019 infatti, il Milan investì 60 milioni per assicurarsi i cartellini di Theo Hernandez, Leao, Bennacer, 3 giovani di belle speranze ma reputati da tutti non all'altezza della maglia del Milan in quanto il primo veniva da stagioni passate in panchina un po' ovunque in Spagna, il secondo da sei mesi buoni fatti al Lille e il terzo addirittura dall'Empoli retrocesso. Eppure anche stavolta il campo ha dato ragione alla società, oggi Ismael, Rafael e Theo sono tre giocatori consacrati, voluti da mezza Europa e pronti a rinnovare il loro contratto con chi ha creduto in loro quadruplicando il loro valore. 
Il lavoro magistrale è proseguito con l'epurazione di tutte le mele marce acquisite dalla marcia gestione Mirabelli-Fassone, i vari Suso, Rodriguez, André Silva, Piatek, Paqueta (presi da Leonardo) sono stati rivenduti benissimo. La proprietà ha dato l'input e le risorse, la dirigenza ci ha messo la competenza ma chi ha messo tutta la propria sapienza è stato Pioli. Grazie a lui tutti i giocatori si sono sentiti a proprio agio e i risultati con un tale unità di intenti vien da sé. In tempo record il fondo Elliott e il suo amministratore delegato Ivan Gazidis hanno portato in Italia un nuovo modo di fare calcio, hanno insegnato come abbassare i costi non significhi assolutamente abbassare la resa ma hanno fatto vedere come il lavoro, la serietà e la competenza pagano sempre. 
Il paragone tra la gestione cinese e quella americana è impietoso su tutti i livelli, sia economico che sportivo. La squadra che ha meno debiti di tutte, la squadra che ha il bilancio migliore è prima in classifica, tanto basta per ringraziare Elliott e chi lavora incessantemente per il bene del Milan. 

8) RE MIDA PIOLI lo ha solo il Milan: ora è davvero il miglior tecnico italiano! 
Riprendiamo dal punto precedente, la salvezza del Milan ha un nome e un cognome: Stefano Pioli! La dirigenza può comprare anche il più grande fenomeno presente in terra ma difficilmente renderà se non calato nel contesto giusto. Se ripenso alle proteste di tutto il tifo rossonero (io in primis) mi viene da sorridere, la parabola dell'allenatore di Parma al Milan è per certi versi inspiegabile. Chiamato in fretta e furia a metà novembre di due anni fa per mettere mano al fallimento del "maestro Giampaolo", venne tesserato con un semplice contratto di 6 mesi, perché francamente chi si sarebbe impegnato con un allenatore che aveva fallito quasi ovunque? Nessuno, appunto. Per giunta non era neanche il primo obiettivo del Milan, la società voleva a tutti i costi Spalletti ma liberare il tecnico toscano avrebbe comportato un impegno economico troppo alto, quindi via alla scelta low cost Pioli. Dopo 2 mesi di campionato il Milan non aveva più obiettivi ​​​​​​ma dopo un paio di scossoni iniziali la società si accorse che questo allenatore stava portando un gioco sempre più ambizioso e piacevole. "Facile giocare con un Milan già fuori da tutto, troppo semplice fare bene senza pressioni", gridavano tutti e in effetti la proprietà del Milan era la prima a non essere convinta in quanto per l'ennesima ricostruzione era tutto pronto con Ralf Ragnick, l'autore del miracolo Red Bull nel calcio. Tutto fatto col tedesco, a fine campionato "Der Professor" si sarebbe seduto sulla panchina del Diavolo, una decisione talmente grossa da provocare il licenziamento di Boban a Gennaio e la sparizione di Maldini dal mondo Milan in quanto Ragnick avrebbe assunto la doppia veste di allenatore-dirigente. Ma in una calda serata di metà luglio tutto cambiò: la fine del campionato si sta avvicinando e il Milan ottiene l'11esimo risultato utile consecutivo contro il Sassuolo vincendo 2-1, quando dagli spogliatoi emerge una clamorosa voce: "LA PROPRIETÀ HA DECISO DI DARE FUDUCIA A PIOLI, TUTTO SALTATO CON RAGNICK". È la decisione che cambierà il corso della storia, Pioli prosegue la sua avventura sulla panchina del Milan e diventerà il tecnico con il record di vittorie esterne in un campionato, il tecnico capace di far registrare il miglior avvio di sempre del Milan alla 12esima giornata e tanto, tanto altro. Il Milan non giocava così bene dai tempi di Ancelotti, il 4-2-3-1 di Pioli è il contesto tattico che ha fatto esplodere ogni singolo giocatore, qualsiasi cosa toccata da lui è diventata materiale prezioso,oro autentico. Tutto ciò è strano ma fa parte del calcio, Pioli aveva bisogno del Milan e viceversa, il connubio è avvenuto per caso ed è proseguito resistendo alla tempesta Ragnick ma tutto è bene quel che finisce bene: il Milan è tornato grande grazie alla guida sapiente di Pioli e Re Stefano si è consacrato a top allenatore grazie ad una società che non gli fa mai mancare mai il suo appoggio (è pronto in tal senso il rinnovo con ingaggio raddoppiato). Una storia che si concluderà con il lieto fine per tanto tempo ancora, del resto a quanti allenatori sono stati tributati cori personalizzati come il famosissimo PIOLI IS ON FIRE, hit più in voga tra tutte le persone con il Milan nel cuore? 

9) Fascia sinistra e mediana: le zone dove il Milan ha gli interpreti migliori del campionato! 
Nel calcio attuale è di vitale importanza avere uomini di fascia che abbiano velocità, spunto nello stretto, rifiniscano e concludano l'azione con costanza e modestamente il Milan specie a sinistra ha gli interpreti migliori del campionato sia sui terzini che sulle ali d'attacco. Nessuno può vantare una connection tanto devastante quanto quella che il Milan può schierare sulla zolla mancina del campo: la connessione tra Theo Hernandez e Rafael Leao o Ante Rebic. Il laterale francese dopo aver ammaliato anche Deschamps è a furor di popolo nella top 3 dei cursori di fascia più forti del mondo, il bonus di avere dalle retrovie uno spaccadifese come lui non lo ha nessuno. Theo è velocissimo palla al piede, da fuori può sfoderare soluzioni sia da fermo che su azione, ha una forza fisica spaventosa e difensivamente ha fatto progressi da gigante, cosa volere di più? Ma lì non c'è solo lui, c'è il suo socio che se possibile incute esattamente lo stesso timore di Theo, che sia Leao o Rebic cambiano le caratteristiche ma non la sostanza. Il portoghese è finalmente esploso in tutta la sua magnificenza tecnica, Leao è il prototipo dell'ala d'attacco moderna: sfrontato, amante dei trick, praticamente immarcabile 1 vs 1 e a volte insolente, del resto Leao non scende a compromessi: se accetti la sua spaventosa supremazia tecnica sei costretta ad accettare anche il suo classico "ciondolare". Cambiano le skills ma non la pericolosità quando gioca Rebic. Il croato è concreto, cattivo, svaria come un matto su tutto il fronte e grazie alla sua mentalità ha una capacità che lo rende un punto fermo: sa mettere come nessuno le firme sui big match! Non che a destra con Calabria e Saelemaekers si stia male anzi ma la fascia mancina è una delle più devastanti d'Europa, sfidatemi a dire il contrario. Le fasce sono importanti ma lo è ancora di più la zona mediana del campo, specie in un modulo così complesso da attuare bene come il 4-2-3-1. Se non hai interpreti di spessore internazionale, è uno schieramento impraticabile perché la presenza di tre trequartisti e una punta impone la presenza di elementi che sappiano far circolare magistralmente la palla ma che al contempo sappiano schermare la difesa. Ebbene, il Milan non ha solo due interpreti di livello massimo ma ne ha addirittura tre. Diciamolo: nessuno in Italia può permettersi di avere un roster di centrocampo che conti di profili del calibro di Kessie, Tonali e Bennacer. Tre centrocampisti totali, bravissimi con la palla e fenomenali senza, ognuno di questi eccelle in un particolare fondamentale ma qui parliamo di interpreti di rilevanza assoluta. Di questi tre Tonali è il migliore nei tackle e nei piazzati, Kessie è il più forte fisicamente e il migliore ad inserirsi in area mentre Bennacer nel recuperare i palloni e nella gestione degli stessi è il maestro assoluto. E pensare che a rotazione uno di questi tre parte dalla panchina, definire panchinaro il centrocampista che inizialmente resta fuori dall'11 è una bestemmia, eppure il Milan può permettersi di ruotarli, un lusso assoluto.

10) Messias, Florenzi, Bakayoko, ecc... Il Milan ha ancora tantissimo potenziale da scoprire! 
Sta andando tutto rose e fiori nel magico mondo milan, eppure qualche nota stonata c'è. Un paio di elementi ancora non hanno fatto cadere il velo sulla propria identità, la società in primis ma i tifosi stessi si chiedono cosa possano portare in dote un paio di elementi ancora inesplorati in maglia rossonera. Gli esempi più lampanti sono quelli di Florenzi, Bakayoko e Messias, tutti assenti di lungo corso per infortunio ma ora finalmente al top della condizione. L'ex capitano della Roma è stato acquisito per la sua duttilità, può recitare il ruolo di vice Calabria e vice Saelemaekers senza problemi ma ad oggi è un oggetto misterioso in quanto tormentato da noie fisiche che gli hanno permesso di accumulare solo 5 presenze da subentrato. Lo status da grande giocatore lo ha, del resto lo scorso anno ha fatto 32 presenze nel Psg ed era il terzino titolare dell'Italia fino a quando non si infortuno', la società crede in lui e adesso con Calabria out può dimostrare fin da subito le sue qualità. Copia e incolla per Bakayoko, il mediano francese è stato preso per fare il quarto centrocampista e costituisce un gradito ritorno dopo la grandissima annata fatta nel 2018-2019 in rossonero ma adesso Tiemoue deve riprendersi da un anno non proprio positivo a Napoli e mostrare la miglior versione di sé, quella in rossonero appunto. Nei tifosi ha lasciato grandi ricordi, a soli 27 anni Baka può dimostrare assolutamente di essere un profilo degno di giocarsi il posto con i magnifici 3 della mediana e anche lui sarà arruolabile al ritorno dalla sosta. 
Ma chi aspetto con trepidazione massima è il giocatore che più mi intriga ma anche quello che abbiamo visto meno: Junior Messias! 
Il brasiliano è stato l'ultimo colpo di mercato del Milan, un acquisto che ha deluso tutti quei tifosi che aspettavano il trequartista top e che si sono ritrovati con un 30enne proveniente dal Crotone. La sua acquisizione è avvenuta per le ottime condizioni economiche e perché altri profili (Faivre) sono stati bloccati dal proprio club, eppure le caratteristiche di Messias stuzzicano la mia fantasia. Ha fatto 9 gol e 4 assist nonostante la retrocessione, è il giocatore con più dribbling riusciti e il secondo che ha preso più falli, numeri notevoli. Ha voglia di arrivare, sa che questo è il primo e ultimo treno della sua carriera e certamente il brasiliano buttera' il sangue per il Milan. Ha fatto solo 1 presenza, per ora è stato sfortunatissimo ma ora è finalmente pronto per mettere a disposizione le sue qualità. 
Al Milan funziona tutto a meraviglia ma ci sono queste piccolissime ombre, e se anche i giocatori sopracitati dovessero migliorare il loro rendimento cosa potrebbe succedere? 
A voi la risposta... 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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