Si dice che i buoni giocatori siano altri; che Morata non può esser definito tale perché non è un vero attaccante.
Se chiedi a gran parte di coloro che seguono il calcio reputano il centravanti spagnolo uno scarto; uno che se è lì a lottare per il titolo mondiale con le furie rosse è solo per pura fortuna o per mancanza di alternative. Da juventino ho sempre sostenuto il ragazzo, a 15 anni è stato il mio idolo soprattutto per le reti che ci hanno permesso di fronteggiare il Barcellona a Berlino. Dopo l'ennesimo gol con la nazionale allenata da Luis Enrique, Alvaro si può ritenere tutto tranne che un giocatore non valido. Lo dimostra nella partita contro la Germania: subentra e segna, perché è quello il suo compito; e lo fa se si ritrova in una squadra fatta di talento e con un giro palla degno di nota. Lo si vede in quel taglio in area: cross da sinistra di Jordi Alba e tocco con l'esterno dell'attaccante che trafigge la porta di Manuel Neuer.
Basarci su un gol segnato è banale ho già letto nella sezione commenti sui social, dove Morata viene comunque ricoperto di critiche. Qualcuno purtroppo ha la memoria corta e chi soffre di ciò dimentica i gol segnati in Champions League; come quelli appunto del viaggio verso la capitale tedesca già citata prima. A criticare si è tutti bravi, ma la critica è un 'altra cosa. Le pratiche attuate dalla maggior parte della massa è "sparare" leggendo i numeri, senza analizzare il soggetto di cui si parla. E la stessa cosa, in questi anni, è stata fatta con l'ex bianconero.

L'attenuante principale che mi autorizza ad andare contro corrente e giustificare la mancata costanza e il miglioramento di Alvaro Morata è semplicemente una: le squadre in cui ha giocato, ma soprattutto gli allenatori da lui guidati.
Ripercorrendo la sua carriera dal primo biennio a Torino, lo spagnolo è stato membro di squadre guidate da Allegri, Conte, Simeone e Zidane. I primi 3 citati sono tutto fuorché allenatori con un' idea di calcio moderna o comunque propositiva. Un anno dove ritengo il ragazzo responsabile è il secondo in bianconero, dove ebbe problemi suoi personali. Evidenzio che quello sarebbe dovuto essere l'anno della consacrazione, visto il buon lavoro svolto la stagione precedente. Gli anni al Chelsea e all'Atletico come possono essere considerati? Morata non è un calciatore per il "gioco" attuato da Simeone (infatti anche quest'anno sta facendo fatica con i colchoneros), tanto meno non lo è per Antonio Conte. Direte, ma dove ha dato allora il suo contributo? I dati alla mano, parlano di un'annata discreta eseguita Al Real di Zidane, dove, da riserva di Benzema, ha totalizzato 20 reti in 43 presenze. Numeri discreti per un panchinaro. Una curiosità, è che a parte la stagione con i blancos che lo ha visto trionfare a Cardiff, l'unica stagione ad essere andato in doppia cifra in campionato, è quella a Torino; dove in panchina sedeva Pirlo. Sicuramente una stagione non proprio sufficiente, il maestro al suo primo anno da allenatore non poteva far altro e ha portato a 10 reti in Serie A un giocatore definito dalla massa ormai bollito.

L'ultimo anno in Italia con Allegri, Alvaro è stato il capo espiatorio fino al mese di gennaio: i gol non arrivavano e le colpe son ricadute tutte su di lui. Con l'arrivo di Vlahovic nello scorso Gennaio ogni problema venne ritenuto risolto, ma oggi chi è stato mascherato come la pecora nera? Già, proprio il serbo. Allora, forse, il problema vero in generale di Morata, non era lui stesso ma la sua guida tecnica.
Nella stagione corrente il ragazzo sta facendo fatica, ma un po' tutto l'Atletico Madrid non è in forma splendida. Basti vedere il rendimento di Griezmann, Joao Felix ed altri. Giocatori di qualità messi fuori ruolo. Simeone ha le sue idee ed è giusto rispettarle, ma non ritenete Alvaro è il problema principale ed è colpa sua se non segna, perché se si vuol parlar di calcio si analizza tutto a 360 gradi e non solo ciò che si vuole analizzare.

Non ritengo Morata un campione, ci mancherebbe. È un giocatore trovatosi gran parte della sua carriera nel contesto sbagliato e di conseguenza evidenziato come il problema di una squadra, essendo il centravanti. Un calciatore diverso dallo spagnolo ma che per rendere deve trovarsi nel giusto contesto è Firmino. Il brasiliano ha svolto un ottimo lavoro nella squadra di Klopp, ancora oggi lo fa quando è chiamato in causa (non essendo titolare con l'arrivo di Nunez). Il falso nueve è stato un pupillo di Klopp, utilizzandolo in maniera che Salah e Mane andassero in porta. Questi sono esempi di giocatori normali che se si trovassero spesso nel posto giusto al momento giusto, non verrebbero sommersi dalle critiche in maniera eccessiva.
Oggi, nella Coppa del Mondo, Morata si sta rivelando sempre più un elemento imprescindibile per Luis Enrique, che ha sempre creduto in lui. Lo ha dimostrato ad anche ad EURO2020, dove noi italiani ce la siamo vista brutta proprio contro i diavoli rossi, che hanno siglato la rete del pari proprio grazie all'attaccante spagnolo; anche lì, come ieri, decisivo da subentrato.
Il ragazzo, in una recente intervista a Marca, riporta queste parole: "Il CT si è fidato di me nei momenti più difficili della mia carriera e della mia vita personale. Lui mi ha difeso contro tutto il paese, che mi è sempre venuto contro. Voglio restituirgli quella fiducia che ha avuto sempre nei miei confronti.".
Molto importanti le parole sul suo ruolo in questo Mondiale: "Non mi interessa se gioco più o meno degli altri, voglio solo vincere."