C'è il prezzo e poi c'è il valore.
Sembrano due concetti uguali, ma sono solo simili e non sempre coincidono.
Nel calcio quasi mai. Si spiega (anche) così il fatto che una squadra (il Milan), con un monte ingaggi inferiore agli 80 milioni l'anno, si giocherà i quarti di finale di Champions League, mentre il PSG che per la sua squadra si avvicina pericolosamente a spendere un miliardo. Il Psg ovviamente è più forte del Milan, ma non così tanto come i numeri vorrebbero farci credere.

Prendiamo Donnarumma e i suoi 12 milioni l'anno, tantissimi in senso assoluto e sicuramente troppi per il Gigio nazionale, specie in relazione al suo successore al Milan: Maignan, che ne guadagna 3. Ma di casi del genere è pieno zeppo il mondo del calcio, e sempre più spesso si celano dietro lo specchietto per le allodole rappresentato dal parametro zero, dove nel migliore dei casi ti ritrovi a pagare uno stipendio esagerato ad un giocatore forte. Anche il Milan s'è scottato con Origi, che possiamo definire un bel pacco da 4 milioni netti a stagione.
D'altra parte i parametri zero sono l'altra faccia della medaglia del mondo del calcio: il refugium peccatorum di tutte quelle squadre che senza cassa e sopratutto senza scouting cercano di allestire una rosa competitiva pescando nel sottobosco dei freelance.

Al contrario il Milan ha un buon telaio, di valore, specie in prospettiva, nonostante un prezzo tutto sommato contenuto. Probabilmente meglio ha fatto solo il Napoli che peraltro si appresta a vincere lo scudetto grazie ad un talento del vivaio, una super punta pescata in Ligue 1 e un'ala presa dal campionato georgiano...
Il pallone è irrimediabilmente gonfiato, ma per fortuna, fino ad ora almeno la Champions ci riporta a valori normali.