“Non c’è nulla come una sfida che faccia uscire ciò che di meglio c’è in un uomo.”

Chiedere se sia meglio Ronaldo o Messi è come chiedere se si voglia più bene alla mamma o al papà, se sia meglio un piatto di carbonara di amatriciana, chi abbia dato di più alla letteratura fra Dante e Leopardi, se si preferisca ascoltare i Beatles o i Rolling Stones: è quasi impossibile, però una preferenza, seppur sottilissima, ce l’abbiamo tutti, anche se talvolta la teniamo per noi.

La rivalità è propria di ogni sport, e, in generale, di ogni ambito della vita: da Niki Lauda e James Hunt, a Rafael Nadal e Roger Federer, passando per Larry Bird e “Magic” Johnson, o ai già citati Beatles e Rolling Stones nel mondo della musica, ma quella fra questi due titani, forse, va oltre ogni sorta di logica.
Un dualismo irripetibile, mai visto prima, e che probabilmente mai più si osserverà nella storia di questo bellissimo sport. Adesso, forse, è giunto il momento del tramonto anche per loro, che sembravano destinati a non invecchiare mai, a restare per sempre in cima, mettendo in fila tutti gli altri. Io confido che il loro momento non sia ancora arrivato, e, nonostante il trascorrere del tempo(“maledetto tempo”), questi due fenomeni abbiano ancora molto da dire.

Andiamo a ripercorrere intanto la storia di questa rivalità, che ha letteralmente sbriciolato ogni sorta di record e trofei nel corso dell’ultimo decennio e di parte dello scorso.
Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro nasce a Funchal, quarto figlio (imprevisto) della cuoca di una scuola elementare e di un giardiniere, che lo chiamò Ronaldo perché fan dell’allora attore, poi presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan. Cristiano visse un infanzia povera, in una casa di assi di legno e mattoni coperta di lamiere, per sopperire alla pioggia e al freddo invernali. Il suo unico svago era dunque il pallone, detto anche che di studiare Ronaldo non voleva proprio saperne, inoltre non era ben visto da molti coetanei per il suo ‘’caratteraccio’’ e le sue scenate quando giocava (e forse qualcosa gli è rimasto ancora oggi); il suo sogno, come quello di milioni di altri ragazzi, era diventare il calciatore più forte del mondo, ma la costituzione troppo magra non prometteva benissimo. Quel ragazzino decise comunque di provare a realizzare quel sogno, e nel 1997 lasciò la sua terra per andare a Lisbona, nello Sporting. I primi tempi furono durissimi, e alla nostalgia degli amici e dei parenti, si opponeva la volontà, in particolare della madre Dolores, di non mollare l’unica cosa che gli avrebbe potuto dare da vivere; la diffidenza dei compagni, dell’allenatore, e dei professori non aiutava, abbinata alla testardaggine di Cristiano. La solitudine lo aiutò a concentrare anima e corpo sul calcio e sul migliorarsi. Quando cominciò ad ambientarsi e ad avere degli amici, la sua famiglia venne colpita dal fulmine a ciel sereno dei problemi di alcolismo del padre, che morì nel 2005, e dalla dipendenza dalla droga del fratello, che Ronaldo aiutò a disintossicarsi. Nel frattempo la carriera inizia a prendere il volo: il 29 settembre 2002 esordisce in prima squadra, in occasione della sconfitta per 4-2 dello Sporting contro il Braga, il 7 ottobre segna la prima doppietta nel 3-0 casalingo contro la Moreirense, mentre esordisce in Champions, il 14 agosto 2002, subentrando al minuto 58 nello 0-0 contro l’Inter.

“Ti do dieci secondi di vantaggio! E sono generoso!”

Nel nuovo continente nasce, dopo aver dato un vantaggio di due anni al suo futuro rivale, il 24 giugno 1987, Lionel Messi, terzo nascituro di una donna delle pulizie e di un operaio di fabbrica. A incentivare Leo nel coltivare la sua passione per il calcio fu la nonna Celia, che convinse i genitori a comprargli il primo paio di scarpe. La nonna morì quando Messi aveva 10 anni, e nello stesso periodo i genitori scoprirono che il bambino soffriva di una carenza di somatotropina, l’ormone della crescita, e che sostenere le cure sarebbe costato 1500 dollari al mese. Il padre cercò in ogni modo di pagare le cure del figlio: un piccolo aiuto gli venne fornito dal Newell’s Old Boy, club in cui appunto giocava la ‘’pulce’’, mentre il River, dopo averlo osservato, decise che l’investimento non sarebbe stato producente. La svolta arriva quando l’allora direttore sportivo del Barcellona Carles Rexach, a seguito di un provino, si assicura le prestazioni sportive del calciatore, promettendo di pagargli le cure e, non avendo della carta sui cui scrivere, gli fa firmare il contratto su di un tovagliolo; il suo primo contratto ufficiale viene invece firmato l’1 marzo 2001, con Leo che si aggrega alle giovanili dei blaugrana. Esordisce in prima squadra il 16 ottobre 2004, divenendo il più giovane a esordire in Liga, mentre diventa il più giovane marcatore del Barca quando realizza la sua prima rete contro l’Albacete, l’1 maggio 2005. La stagione 2005-06 è caratterizzata da un infortunio, mentre in quella successiva esplode definitivamente, venendo accostato a Maradona, nel bene e nel male: segna contro il Getafe, in semifinale di Copa del Rey, una rete simile al ‘’gol del secolo’’ realizzato da Diego contro l’Argentina a Messico ’86, mentre nel derby di campionato con il Getafe emula la ‘’Mano de Dios’’ del Pibe, venendo accusato di antisportività per non aver ammesso l’irregolarità. Nell’annata 2008-09 il Barcellona decide di puntare sull’ex idolo Pep Guardiola per condurre la squadra, con i risultati che vedono il club trionfare in campionato e coppa nazionale, raggiungendo la finale di Champions, contro il Manchester United di Sir Alex Ferguson.

  1. Barca di Pep Guardiola si è dimostrato una squadra che gioca un calcio rivoluzionario, capace di imporsi con risultati come il clamoroso 4-0 al Bayern Monaco al Camp Nou, ma ad attenderli ci sono i campioni in carica. I Red Devils l’anno precedente sono infatti riusciti a trionfare contro i connazionali del Chelsea ai calci di rigore, dopo l’1-1 dei tempi regolamentari. Il gol, per lo United, lo sigla proprio quel ragazzino troppo magro, originario di Madeira, che nel frattempo si è affermato come la stella più lucente della sua squadra, miglior marcatore e calciatore della Premier di quell’anno. A sbloccare il match è proprio un colpo di testa del portoghese, e dopo il pareggio dei Blues, firmato Frank Lampard, non succederà nulla fino ai rigori, se non l’espulsione ai supplementari di Didier Drogba. Ai rigori Ronaldo fallirà, ma verrà “salvato” dall’errore del capitano del Chelsea John Terry, e alla fine il Manchester trionferà ad oltranza, 6-5. Si prospetta una carriera da migliore incontrastato per Cristiano, insignito del pallone d’oro di quell’anno, che, però, non aveva fatto i conti con un altro ragazzino, quello con problemi di crescita, che sarebbe diventato il suo rivale e che gli avrebbe conteso tutto ciò che si poteva contendere, lasciando le briciole a tutti gli altri. A sbloccare la partita sarà, in avvio, Samuel Eto’o, a chiuderla sarà proprio Leo Messi, con un colpo di testa a venti minuti dal termine. Esce sconfitto stavolta Cristiano Ronaldo, a cui “La pulga” strapperà anche il pallone d’oro 2008-09, ma sarà solo l’inizio di una lunga serie di passaggi di testimone…

L’11 giugno 2009 è una data epocale per la storia di questo sport: il Manchester United annuncia di aver accettato l’offerta del Real Madrid per Cristiano Ronaldo, che diventerà un nuovo calciatore dei Blancos a partire dal primo luglio. Cristiano sfida apertamente Messi: ora anche la Liga, oltre che la Champions, sarà il loro personale parco giochi, in cui si sfideranno a suon di gol e di record.

Da lì in poi, sarà un susseguirsi di gioie, alternate, per i due geni, e per i loro fortunati club. In Liga, Messi ha fatto meglio del portoghese: 10 titoli contro 2, 6 Coppe del Re contro 2 e 6 Supercoppe, a fronte delle 2 di Cristiano Ronaldo. Le reti sono 448 per l’argentino, che ha calcato i campi per 495, mentre 311 per il talento di Madeira, che però ha vestito la “Camiceta Blanca” soltanto 292 volte. 30 le sfide nel campionato iberico: in 14 occasioni ha avuto la meglio il Barcellona, in 9 il Real Madrid, mentre per 8 volte si sono divise la posta in palio. Fra le gare più significative il 5-0 inflitto da Pep Guardiola a Josè Mourinho, alla sua prima stagione a Madrid, al Camp Nou, nel 2010-11, lo 0-1 con cui Cristiano Ronaldo condannò i blaugrana, vincendo la Coppa di Spagna lo stesso anno, il 3-4 al Bernabeu nel 2014, lo storico 2-3 deciso da Messi nel 2017, e l’ultima sfida, in Catalunya, targata 2018, e terminata con un 2-2. In Champions la storia è leggermente diversa, con Cristiano che, forte di qualche presenza in più, conduce con 132 reti a fronte delle 118 del rivale, così come è avanti nel numero di trofei alzati al cielo: 5 a 4, mentre le sfide sono terminate per due volte con la vittoria di Messi, una volta con quella di CR7, e due volte pari. Per ciò che riguarda i Palloni d’Oro, lo sappiamo, è avanti il dieci del Barcellona. 947 giorni dopo l’ultimo “incontro”, Cristiano Ronaldo sarà costretto al forfait, lasciando campo libero al rivale di affondare la Juventus, con un passivo di 0-2, salvo poi tornare per ristabilire la propria legge, ribaltando la situazione con un memorabile 0-3 al Camp Nou, che è stata, ad oggi, anche l’ultima occasione per vedere i due fenomeni sullo stesso prato verde.

A questo punto, chi è più forte?
Da una parte Leo Messi, il “dio” del calcio, un dio pagano, sceso in terra, per regalarci spettacolo, per mostrarci cosa sia, in realtà, il calcio: un talento puro, senza precedenti, impossibile da descrivere a parole, impossibile da ripetere. C’è un Barcellona prima di Messi e dopo Messi, e chissà cosa ne sarà quando l’argentino appenderà gli scarpini al chiodo, o deciderà di tentare una nuova esperienza.
Dall’altra Cristiano Ronaldo, l’extraterrestre, l’atleta perfetto, fisicamente e mentalmente. Sempre alla ricerca di nuovi record, sempre pronto a riscrivere la storia, a suon di gol e di grandi giocate, il simbolo di cosa voglia dire essere un vincente. Secondo molti “si è costruito da solo”: indubbiamente è partito un passo indietro a Messi, anche se sicuramente dotato di un talento non indifferente, ed è stato capace di colmare questo gap grazie alla sua sete di vittorie, a volte divenuta quasi un’ossessione.

A Cristiano spesso, è stato “criticato” proprio questo, di non avere lo stesso estro di Messi, di averlo raggiunto grazie al duro lavoro, (che poi in realtà sarebbe un merito) pur restando sempre un gradino sotto. Messi è il calcio, vive per la cosa giusta, mentre Ronaldo vive per il gol: infatti in carriera la “Pulga” ha firmato più assist per i compagni rispetto a Ronaldo. Le critiche mosse a Messi, invece, riguardano perlopiù il piano mentale: troppe volte è mancato nei momenti chiave, quelli in cui il rivale c’è sempre, soprattutto con la maglia albiceleste, con la quale può annoverare il solo oro olimpico di Pechino 2008, e poi tante medaglie d’argento, inclusa quella nel mondiale 2014. CR7, invece, con il Portogallo è riuscito a vincere un Europeo ed una Nations League, dimostrando di poter essere decisivo anche lì.
Non nascerà più nessuno con il talento di Leo Messi, un qualcosa di difficile anche solo da immaginare, quasi da annoverare nella sfera del soprannaturale, ma non vedremo mai più su di un campo di calcio un uomo con la personalità e l’incisività di Cristiano Ronaldo, capace di essere decisivo sempre e comunque, soprattutto nelle grandi occasioni.

Lascio a voi la scelta, su chi sia il migliore dei due: decidete voi se scegliere il talento e la classe pura, oppure la potenza e la forza dell’ambizione. Ma intanto, mentre questi due monumenti si sciolgono, con lo scorrere del tempo, è il caso di dirlo, “come neve al sole”, e, pensando che un giorno non potremo più ammirarli sui campi di calcio, pensiamo a quanto siamo stati fortunati, a quanto il calcio possa essere grande, e fermiamoci un attimo a riflettere: è davvero così necessario scegliere?