Caro Maurizio,

chi ti scrive è un tuo grandissimo ammiratore dai tempi di Empoli.

Per me, e per molti altri, te lo assicuro, sei un fenomeno assoluto, uno di quei tecnici che se allena la squadra avversaria non lo sopporteresti mai e poi mai, ma se allena la tua, ti appenderesti il poster con la sigaretta in camera (a proposito, mollala Maurì) e porteresti una piccola immagine nel portafogli che puntualmente rappresenterà motivo di discussione con la tua fidanzata.

Proprio perché la mia stima professionale nei tuoi riguardi è immensa, ti vorrei fare una semplice domanda: perché?

Perché sei andato alla Juventus?

Non fraintendermi, ti capisco.

Ti capiamo.

Ti capiamo tutti, davvero.

E’ la squadra più forte d’Italia, una big a livello internazionale, un punto di arrivo per qualunque sportivo.

Ha CR7 in squadra e magari hai detto “quando mi ricapita?”.

Economicamente hai avuto tra le mani una proposta vantaggiosa.

Ci sta.

Però, Maurì, secondo me hai fatto ‘na mezza cazzata. Ma non per la Juve, che è davvero il top assoluto in questo periodo storico e con la quale parti attrezzatissimo per ingrassare il tuo palmares ancora poco pieno. E neanche perché sei stato al Napoli e allora non dovevi mai andare a Torino. Non è per nessuna di queste ragioni; il motivo è che, come dirtelo, secondo me, tu e la Juventus non c’entrate niente l’uno con l’altro.

E te lo devo dire, amico mio.
Siete due mondi opposti, due filosofie diverse, due modi di lavorare e di intendere il calcio agli antipodi.
Tu ami la tuta, il sudore, la fronte grondante e qualche parolaccia che ti viene dalla pancia. La “Signora”, invece, pretende eleganza e diplomazia.

Tu sei un tipo verace, uno che non si tiene niente anche a costo di risultare fuori luogo (ti ricordi quella “grattatina” in conferenza?).
Alla Juve devi avere aplomb, devi essere signorile e sorridere anche alle domande più scomode.

Tu ti lamenti del caldo, ma la tua attuale società, giustamente, ha richiesto di giocare in quella fascia oraria per affacciarsi sul mercato asiatico che sta divenendo il nuovo sbocco commerciale dei club europei.

Tu vuoi giocare con la maglia zebrata, e invece ti tocca debuttare pensando per un attimo di assistere a Fiorentina-Bari, magari con il timore di ritrovarti De Laurentiis in tribuna.

Ora, magari a fine anno perculerai me e tutti quelli che la pensano come me perché magari farai incetta di trofei e vedremo una Juventus stellare ma, onestamente, le premesse non sono delle migliori.

E non per colpa tua, o della squadra, o della società.

Semplicemente perché Maurizio Sarri dovrebbe allenare squadre diverse.

Attenzione, non intendo dire che non devi allenare top team, anche perché il Napoli di questi anni lo è e lo stesso Chelsea che tu hai portato a trionfare in Europa sono squadroni pazzeschi, sebbene differenti dal tuo attuale club.

Te lo dico con il profondo amore che nutro per te: la Juventus non è la tua dimensione. Avresti potuto proseguire al Chelsea, tornare in Italia magari alla Roma o al Milan per rilanciarle ai piani alti, ma la Juventus è forse qualcosa di troppo diverso dalle tue caratteristiche.

Mi è capitato di prendere visione di qualche tua conferenza e ho come l’impressione di un professionista che non si sente a suo agio.
Sarà ancora troppo presto? Probabile.
Sarà che i tuoi problemi personali hanno influito sulle prime uscite? Può essere.

Ma non sarà, invece, che un tecnico come te ha bisogno di primeggiare e, con una rosa così, questo non può avvenire?
Forse, per la Juventus di questi tempi, serviva un ottimo allenatore sicuramente, che avrebbe dovuto portare qualcosa di diverso senz'altro ma, tutto sommato, “normale”.

Lo scrissi in tempi non sospetti: il miglior profilo per questa Juventus sarebbe stato Simone Inzaghi.
Giovane, fresco, intelligente tatticamente e tecnicamente, e, soprattutto, poco mediatico. Perché, togliendo Conte, gli allenatori della Juventus non sono mai stati eccessivamente esuberanti e accentratori di attenzioni.

Allegri ha tirato fuori gli artigli solo nell’ultima stagione, probabilmente perché ha annusato l’odore di rottura a fine anno, ma nei primi quattro anni mai una parola fuori posto, neanche all’inizio, quando venne accolto in modo poco amabile da parte della tifoseria.

Tu, invece, sei un catalizzatore di emozioni, un vivace e intraprendente, uno che sfodera orgoglioso i suoi trascorsi da dipendente bancario, uno che ha fatto la gavetta vera, allenando dai bassifondi della piramide calcistica e che pian piano si è fatto largo fino alla vetta.

Il tuo calcio spumeggiante è il frutto di quello che tu sei: un vortice di idee e di coraggio.
Forse, però, questo tipo di impostazione non si sposa bene con la squadra più titolata del Paese.


Maurì, sei un numero uno e sono certo che farai una stagione straordinaria.

Però, pensaci.
Pensa bene se è questa la strada giusta.
Per molti di noi semplici appassionati, fidati, non lo è.

 

Con sincerità

 

Indaco32