Oggi è stata una pessima giornata per i principali sport di squadra tricolori, iniziata già ieri con l’eliminazione della Nazionale maschile di basket ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 e proseguita stamane ora italiana dall’uscita della Nazionale femminile di volley e della Nazionale maschile di pallanuoto. E, dulcis in fundo (anche se stavolta sa di amarissimo), ecco la scossa di un calciomercato tristissimo: Romelu Lukaku è pronto a fare le valige, destinazione Londra. Lo so, lo so, in molti staranno pensando che la notizia dell’addio del belga sia solo un dramma sportivo per i fedeli neroazzurri; al contrario, ciò rappresenta una benedizione per le squadre avversarie. E infatti già odo e leggo la frustrazione a tinte biancorossonere che si riversa su righe e parole senza soluzione di continuità. Eppure, questa notizia è una sconfitta per tutto il movimento nostrano. In un’estate abbiamo perso Donnarumma, Hakimi, De Paul, Romero e adesso Big Rom. Fossi un tifoso bianconero che tiene a mantenere Cristiano Ronaldo in rosa comincerei a fare gli scongiuri. Stiamo perdendo tutti, questo sia ben chiaro. Prima di focalizzarmi sulla cessione del belga, però, mi permetto di trasferire in questo piccolo contributo tutta la mia ilarità per ciò che sto leggendo da molteplici sostenitori della squadra di Milano con meno scudetti vinti. Amici miei, vi prego, non fate ironia. Non siete nella condizione di poterlo fare. Avete perso il portiere più forte del pianeta senza guadagnare un euro. Fosse successo a noi sarebbe accaduto il pandemonio, e invece questa notizia come al solito è passata come se fosse normale. Diamine, il più grande estremo difensore del mondo va a Parigi gratis (neanche avesse vinto un concorso premio) e vi prendete il lusso di sparare a zero sui neroazzurri? E attenzione, sono il primo che a breve non risparmierà critiche, ma leggere e sentire di “scudettino” o di altre follie è francamente risibile. Hakimi + Lukaku 210 milioni, Donnarumma 0. Questo è il resoconto sintetico di ciò che sta accadendo nel capoluogo lombardo, con un solo punto in comune: che entrambe le compagini si sono indebolite.

Detto ciò, l’addio del calciatore più rappresentativo e più amato degli ultimi 11 anni dal popolo interista e tra i top nella storia del club è qualcosa che crea un vuoto, un malumore incolmabile. Lukaku non era semplicemente uno dei centravanti più forti del panorama internazionale. Era il simbolo (insieme a Conte) della rinascita neroazzurra. La sua voglia di emergere, il suo trascinare i compagni, il suo essere punto di riferimento per tutto l’ambiente aveva inorgoglito tutti, ponendolo a leader tecnico e carismatico di una squadra rinata. Dopo l'addio del tecnico che lo ha voluto, era l'appiglio di tutto il mondo neroazzurro per sperare di essere ancora protagonisti. Ora, tutto è perso. Sì, è inutile girarci intorno. Io ho sempre difeso a spada tratta l’Inter contiana e l’operato della società, ma come esalto è giusto anche riconoscere gli errori. Questa cessione è il peggiore atto dal punto di vista tecnico che si possa commettere. Sia ben chiaro, parlo di campo, di ambiente, di identificazione. È evidente che 130 milioni di euro sono qualcosa che non può non far traballare chiunque: ad oggi, sarebbe il terzo colpo più oneroso della storia del calcio, dietro gli inarrivabili Neymar e Mbappé parigini (gli acquisti di Coutinho e Dembélé lo supererebbero includendo i bonus, ma in termini di cartellino sarebbe sul podio). Lo ripeto per chi è andato veloce e si è distratto: è il terzo, medaglia di bronzo, degli acquisti più costosi di sempre del mondo del calcio. Oggettivamente, ad una cifra del genere, anche se non fossimo in questa situazione che sa quasi di smobilitazione, sarebbe stata opportuna una riflessione. Per quanto esplosivo, Lukaku ha raggiunto l’apice della carriera e venderlo a queste cifre non capiterebbe mai più. Io non contesto, dunque, la decisione intrinseca della vendita: genera una plusvalenza e un flusso di cassa che dovrebbe consentire di riparare ai problemi palesati. Si era parlato di due cessioni big e penso di poter parlare a nome di tutti gli interisti se dico che non avrebbe sorpreso più di tanto vedere andar via Lautaro Martinez o Brozovic, fino addirittura a Skriniar. Ma lui no. Lui era intoccabile, quasi come se non fosse neanche considerabile lontanamente una rottura con colui che sentivamo profondamente con noi. Il nostro re, il nostro simbolo. E invece siamo stati ingenui. Innamorati. Così innamorati da perdere di vista un fatto molto banale: è lui il calciatore più importante della rosa dei campioni d’Italia (lo ricordo ai biancorossoneri di cui sopra: siamo pur sempre la squadra che ha interrotto un’egemonia di nove anni). È lui che ha più mercato di tutti, semplicemente perché tutti vorrebbero un giocatore che ha dimostrato da noi di essere devastante e di poter sedere tranquillamente al tavolo delle prime punte d’élite. Il suo addio non getta solo ombre in termini tattici e di gioco, ma crea un pericoloso alone che potrebbe coinvolgere diversi elementi: proprio il suo compagno di reparto argentino, perché mai dovrebbe restare? La percezione è che andrà anche lui e a quel punto tutti i problemi finanziari dovranno necessariamente essere rientrati. Ma a che prezzo? Al prezzo di essere tornati al livello del Milan. Avevamo fatto un balzo avanti fenomenale due anni fa, avevamo ridotto il gap nel 2019/20 e l’anno dopo abbiamo superato tutti, stravincendo il titolo. Ora, si riparte daccapo, come nel gioco da tavolo più famoso di tutti i tempi.

E veniamo proprio a ciò che ci aspetta, perché Lukaku rimarrà nei nostri cuori e sarà sempre il nostro cannoniere del 19° trionfo, ma per me e per i veri interisti non contano mai i singoli calciatori, bensì sempre e solo l’Inter. Io vedo una squadra ridimensionata, che lascia a Juventus e Atalanta una prateria per contendersi il tricolore. Nello scacchiere, partiamo per lottare per il quarto posto, insieme ai cugini, al Napoli e alle romane. Esattamente come avveniva prima del tecnico salentino e del futuro blues. Supercoppa Italiana e Coppa Italia diventano prioritarie, mentre in Europa mi auguro di fare il massimo, ma naturalmente senza pretese (come si può anche solo pensarlo?). La vedo brutta, veramente. Dal mercato potrebbe arrivare Zapata: non male, potrebbe sorprenderci, ma sulla carta se non ti chiami Lewandowski o Kane nessuna punta può essere preferita al partente. E attenzione che questa scelta avrà ricadute sul resto della squadra. Perdere Conte è grave, perdere Hakimi è gravissimo, perdere Lukaku e, questo lo dico io, anche Lautaro Martinez (che comunque non renderebbe mai al top, me lo sento) significa solo una cosa: game over. La festa è finita, il giocattolo si è rotto e chi più frasi fatte ha più ne metta.

Indaco32, ma qualcosa di ottimistico non la vedi in tutto ciò?

Sforzandomi, penso a Simone Inzaghi, che è un ottimo allenatore e ha lavorato benissimo senza avere mai grossi regali dal mercato. Saprà probabilmente farci giocare bene e forse ci toglieremo quella stupidaggine tirata fuori da non so bene chi, la quale tacciava l’Inter di essere Lukaku-dipendente. Adesso, questa baggianata non potrà essere più tirata fuori. A proposito, magicamente, il belga sarà riconosciuto da tutti come un campione pazzesco, mentre in neroazzurro era sopravvalutato: poco, ma sicuro. Un momento, ma io stavo parlando di ottimismo, basta avvelenamenti. Dicevo: no, non c’è niente oltre quanto detto sopra. Il nostro nuovo allenatore, la sua serietà e la sua capacità di far rendere la squadra al meglio sono l’unica cosa che ci resta a meno di tre settimane dalla partenza. Per carità, non è che adesso la squadra non ha calciatori importanti, ma la paura è che si possa ulteriormente indebolire. E questo non possiamo permettercelo, altrimenti saremo nuovamente a rincorrere nelle retrovie. E io mi sono abituato bene negli ultimi anni, non mi va di ritornare a battagliare per un posto in Conference League: non esiste.

Lo ammetto, ho scritto di rabbia. Di pancia. Ma mettetevi nei panni di un interista che torna da una giornata al mare e legge di tutto ciò: come diavolo avrei potuto reagire diversamente? Le società di calcio sono aziende e sappiamo quanto benefico possa essere tutto questo. Lucidamente, la cessione ha senso, ma noi siamo semplici sostenitori. E per noi Lukaku era qualcosa di impagabile. Un Picasso. Un’opera letteraria. Un duetto tra Maneskin e Iggy Pop… no, forse questo non proprio, anche se è davvero una grandissima news. Insomma, siamo feriti. Niente potrà servire, neanche questi 130 milioni necessari come il pane. È andata così. E, se anche per miracolo la trattativa dovesse sfumare (nel momento in cui scrivo non vi è nulla di ufficiale), non cambia il fatto che per l’offerta giusta potremmo rinunciare al nostro calciatore più importante. Le carte si sono svelate. E questo denota solo una cosa: che ancora non siamo una big internazionale come lo eravamo un tempo. Non siamo un punto di arrivo per i campioni ma un trampolino.

E questo non è accettabile per l’Inter.

Ricordiamocelo tutti: cascasse il mondo, siamo sempre l’Inter.

I campioni d'Italia in carica.

 

Indaco32