Una partita dominata dall’Inter. Chi dice il contrario è palesemente in malafede. La coreografia eccezionale dei tifosi rossoneri ha preceduto l’assolo neroazzurro. Una squadra che in 30 minuti ha letteralmente frastornato gli avversari, al punto che, se non fosse per la suddetta colorata manifestazione del cuore milanista, nessuno avrebbe potuto pensare che la squadra “in trasferta” poteva essere quella di Lautaro e soci. Perché il gruppo di Inzaghi è sceso in campo con una convinzione e una voglia micidiale di travolgere il match, non lasciando il tempo ai “padroni di casa” di metabolizzare il primo gol subito da Dzeko che dopo pochi istanti ha subito il raddoppio di Mkhitaryan.

Il mio amico di fede milanista ha abbandonato la visione dell’incontro dopo 11 minuti, impaurito dalla piega che stava prendendo, e si è rifugiato in solitaria per evitare di vedermi esultare più e più volte. Ed era questo ciò che pareva promettere quell’inizio scintillante: poi ci si è messo il palo a fermare Calhanoglu (e lì San Siro sarebbe impazzito) e il solito inciampo del Toro a rendere meno amara la sua serata, e io ad avere l’impulso di urlare per altre volte senza però poter godere appieno come i primi minuti. Con qualche rimpianto perché il risultato poteva essere ben più largo e saremmo arrivati al 16 maggio con meno ansia, ma vincere con due reti di scarto è comunque un bel margine.

Come accaduto in Supercoppa e nel match di ritorno di campionato, Barella e compagni hanno letteralmente preso il controllo. Nella ripresa, concedendo ovviamente qualcosa, il Milan non ha mai dato l’impressione di poter rimontare: le due occasioni più nitide (Messias fuori e il palo di Tonali) sono davvero poca roba per chi sta disputando il derby più importante della storia.

E dopo la palese lezione offerta dalla Beneamata, il tecnico milanista Pioli ha pensato bene di parlare, indovinate di cosa? Dell’arbitraggio. In questo ci vedo una leggera emulazione mourinhana: gettiamo l’attenzione su altro per non parlare del disastro prodotto sul rettangolo di gioco. Per carità, strategia anche condivisibile per scaricare un ambiente che è uscito con le ossa rotte da questa partita, ma nessun appassionato oggettivo può affermare che la sfida sia stata condizionata dalla condotta del direttore di gara. Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, il rigore su Lautaro era stato erroneamente assegnato (sfido chiunque a dire che a velocità normale non avesse pensato al contatto) ed è stato tolto dopo l’intervento del VAR; a ciò aggiungiamo che Krunic è stato eccezionalmente graziato per un colpo proibito rifilato a Bastoni all’interno dell’area di rigore: sarebbe stato penalty più espulsione (o comunque doppia ammonizione visto che era già stato ammonito). O forse qualcuno vuol dire che l’arbitro era pro Inter proprio perché ha lasciato Krunic in campo?

Pioli è una persona intelligente. Sa bene anche lui che il risultato è specchio persino troppo riduttivo del dislivello che sussiste tra le due compagini. Mi sarei aspettato, banalmente, un alibi diverso. Magari l’assenza di Leao, unico vero trascinatore in campo capace di cambiare volto a questa squadra, non solo per il valore assoluto, ma anche perché, indirettamente, fa abbassare molto le difese avversarie, che spaventati dalle sue accelerazioni palla al piede possono prestare il fianco ad altre iniziative. Sarebbe comunque un alibi debole (le assenze di Vieri e Crespo di 20 anni fa gridano ancora vendetta, e dall’altra parte manca un certo Skriniar di cui nessuno parla più): il portoghese, fenomenale a dispetto di chi lo vuole ridimensionare, avrebbe comunque affrontato una retroguardia di prim’ordine. Insomma, non ci sono scuse. Arbitri, indisponibili, i 7 minuti in cui l’Inter non aveva messo piede in area (!), i pianeti che si allineano, la pioggia di Milano: l’Inter, al primo round, ha dimostrato di essere più forte, senza se e senza ma.

Resta una gara di ritorno ancora tutta da vivere, e guai (parlo per la mia parte) a pensare di essere già in Turchia. Servirà lo stesso atteggiamento mostrato in questi interminabili 90 e più minuti, ancora adrenalinici il giorno dopo.

 

I VOTI (SI FA PER DIRE)

 

L’età media degli autori del gol: inclassificabile – Sono finiti. Vengono a svernare. E poi, nella semifinale più importante del calcio mondiale, segnano due reti che mandano in delirio il popolo neroazzurro. I giovani devono essere bravi, non a tutti i costi e non in quanto tali.

La coreografia del Milan: 9 – La bellezza di questo derby sta anche sugli spalti. I brividi dell’inno della competizione, unita ad un coinvolgimento spettacolare del popolo rossonero, ha reso l’atmosfera ancor più magica. Solo applausi per il colore e per la fantasia: aspettiamo la replica martedì 16.

Il Dna europeo: 2 – Come le reti subite. A me a volte viene da sorridere quando si parla di blasone, di dna o di altri aspetti più o meno metafisici che accarezzano quel romanticismo e quel sensazionalismo a cui, mea culpa, anche io cedo volentieri. La realtà dei fatti, però, è che l’Inter ha strapazzato quelli che dicevano che l’Europa è casa loro. Almeno per ora (autorizzati scongiuri).

La fame di Inzaghi: 8.5 – Le 11 sconfitte in campionato restano, sia ben chiaro. Ma le critiche che ha ricevuto adesso cominciano ad ammorbidirsi, a sciogliersi come il Milan al cospetto dei primi 30 minuti di Inter. Tifosi neroazzurri, ci rendiamo conto di cosa stiamo vivendo? Abbiamo capito che, a prescindere da tutto, siamo comunque in semifinale di Champions League?

La faccia di Ibra sul tiro di Theo: 8 – Riguardare l’espressione dello svedese. Sembra dire: ma perché io sono in panchina mentre il terzino più forte d’Europa spedisce il pallone a Piazzale Lotto?

 

LE PAGELLE (VERE, SEMPRE SI FA PER DIRE)

 

MILAN

Maignan 6.5 Gran parata nel primo tempo su cui salva il passivo già pesante, ma sui gol anche lui patisce la potenza neroazzurra. Nella ripresa miracoloso su Dzeko: tiene ancora.

Calabria 5 Vedere l’attaccante bosniaco dell’Inter sovrastarlo in occasione del vantaggio è il manifesto della prestazione. Male davvero. (82’ Kalulu sv).

Kjaer 5.5 Il corridoio che trova Mkhitaryan è talmente aperto che qualche responsabilità la devono avere necessariamente i centrali. Il VAR gli rende giustizia, ma se Lautaro non incespica (come al solito) da solo, di che cosa parleremmo?

59’ Thiaw 6 E che doveva fare?

Tomori 5.5 Abbiamo notizie di chi lo metteva tra i difensori più forti del mondo l’anno scorso?

Theo 4.5 Perde la sfida con Dumfries. Vogliamo dire altro? Sì. Che è fortissimo ma non quanto reclamizzato. Senza Leao dovrebbe essere il leader tecnico del gruppo, ma se ti fai fermare dall’olandese qualcosa non torna.

Krunic 4 Si lamenta, non vede mai Barella e compie un gesto pessimo su Bastoni: graziato da arbitro e VAR, ma non da Indaco32.

Tonali 7 Va bene, si perde l’armeno sul raddoppio e cerca una punizione dal limite con una simulazione deprecabile probabilmente frutto della frustrazione di un avvio shock. Però, glielo riconosco nonostante non sia un suo estimatore, è stato l’unico che ha provato a far rimettere in carreggiata l’auto disastrata rossonera. Palo, visione, assist: almeno il tentativo lo ha prodotto.

Brahim Diaz 5 Un tiro all’inizio della ripresa. Poi, fa fatica ad azzeccarne una. Ed è il numero 10. (82’ Pobega sv).

Bennacer sv

18’ Messias 5.5 Va detto che ha portato un po' di dinamismo davanti, ma l’errore madornale davanti allo specchio servito dal taglio di Tonali a inizio ripresa fa venire i brividi. Poteva essere una notte diversa.

Saelemaekers 5 Gioca al posto di Leao. Ma non è Leao.

59’ Origi 6.5 Il tanto bistrattato ha comunque offerto qualche segnale discretamente valido.

Giroud 5.5 Non si è girato. No, stavolta proprio no.

All. Pioli 4 Per le dichiarazioni, oltre che per una gara impostata male sotto il profilo dell’atteggiamento e dell’approccio. Se in un’ora non hai fatto un tiro in porta e se in 90 minuti hai avuto due sole vere occasioni in una partita con un pubblico da paura a tuo sostegno, la colpa non può essere dell’arbitro.

 

INTER

Onana 6.5 Non è chiamato in causa chissà quanto, nella prima mezz’ora possiamo definirlo spettatore non pagante (ed è un lusso, visto il caro biglietti). Però sa il fatto suo: che parametro zero, Marotta sempre al top.

Darmian 7 Non ci sono più parole. Nella ripresa sfiora il gol e durante il corso della partita cambia collocazione tattica passando da braccetto destro in una difesa a 3 a quinto di sinistra. Marotta top parte 2.

Acerbi 7 Sarà milanista, ma non si è visto proprio. Anzi, ha spento quando è stato necessario i sogni rossoneri.

Bastoni 7.5 Quando accelera palla al piede è un pericolo costante. Difensivamente ridimensiona Diaz: sontuoso.

Dumfries 7 Sarà incostante, a volte goffo, a volte irritante, però ieri è stato prezioso. Fosse sempre così, non avremmo rimpianto Hakimi più e più volte.

Barella 7.5 Posso dire che l’assist per il quasi secondo gol di Mkhitaryan è geniale? Si può usare questo aggettivo? Interismo allo stato puro, iconico.

Calhanoglu 7 Il calcio è un gioco beffardo: se segna il gol al 15’ prende 8 e 60.000 persone a San Siro si ammutoliscono. Peccato che quel legno lo abbia privato di un capolavoro. L’invenzione di Inzaghi come play resterà negli annali. E ora testa al ritorno: non oso immaginare dovesse segnare… (78’ Gagliardini sv).

Mkhitaryan 8 Altra perla di società e allenatore. Non dimenticherò mai il momento in cui prende palla al piede e percorre la prateria lasciata aperta dalla retroguardia rossonera. Che giocatore.

62’ Brozovic 6.5 Lui è la prima sostituzione dei neroazzurri. C’è davvero confronto tra i due organici? Detta i tempi come suo solito.

Dimarco 7 Assist perfetto per il secondo gol, vederlo protagonista di un derby è come vedere ognuno di noi tifosi interisti in campo. Coronare questo sogno con una notte del genere è semplicemente poesia.

71’ De Vrij 6.5 Ripeto: vi rendete conto di chi entra dalla panchina?

Lautaro Martinez 7 Inspiegabile la caduta nell’episodio da VAR. Non si è tuffato, ma non è comprensibile come possa inciampare e non segnare un gol da pochi passi che ci avrebbe condotto sul 3-0. Detto questo, l’argentino ha fatto tutto quello che sa fare, con dispendio di energia infinito. E al ritorno servirà il suo timbro. (78’ Correa sv).

Dzeko 8 Segna, festeggia, corre, suda, lotta, è grintoso, non molla un centimetro, esce sfinito: l’Inter è tutta nella sua prestazione.

71’ Lukaku 6.5 La gara di ritorno sarà probabilmente la sua vetrina. Nel frattempo si rende utile e sa che tra pochi giorni potrebbe essere lui a vestire i panni del protagonista.

All. Inzaghi 8 Ha fatto centro ancora. Un approccio maiuscolo, cattiveria agonistica, fisicità, sempre fame sulle seconde palle, contrasti, fluidità di gioco, tatticamente perfetti: qua bisogna solo riconoscere i meriti e ricordarsi che, dovesse succedere quel che non vogliamo pronunciare, raggiungerebbe Herrera, Invernizzi e Mourinho in quel ristretto lotto di … basta, ne parliamo martedì notte eventualmente.

 

Indaco32