Nell'estate 2019 veniva annunciato in pompa magna il ritorno di Antonio Conte ad allenare in Italia, nell'Inter che si apprestava a diventare la principale contendente della Juventus per la conquista del titolo.
La stampa, in modo unanime, ne tesseva le lodi e lo presentava come l'unico tecnico in grado di cambiare le sorti della squadra nerazzurra; ne esaltava le vittorie ottenute e ne decantava i meriti, soprattutto sul piano caratteriale e sulla capacità di tenere alta la tensione e di infondere grande grinta ai propri giocatori.
Naturalmente tutto questo veniva riconosciuto dalla società con un lauto emolumento, di gran lunga superiore a quello di mister Spalletti che l'aveva preceduto sulla panchina interista e che comunque era già fra i tecnici meglio retribuiti.
L'Inter non ha neanche lesinato interventi sul calciomercato, con gli acquisti di Godin, Lukaku, Barella Sensi, Young, Eriksen e con le cessioni di Icardi, comunque già fuori rosa da tempo, e Perisic, cessione espressamente voluta da Conte per l'incapacità di adattarsi al modulo di gioco del nuovo mister.

Ora, ad otto giornate dalla fine, si può provare a fare un consuntivo (provvisorio) dell'andamento della stagione, con l'Inter tagliata fuori dalla lotta scudetto a 11 punti dalla Juventus, a meno che non si pensi che la Juve possa perdere almeno 4 delle ultime 8 partite e l'Inter vincerle tutte. 
Nella Champions League, la squadra nerazzurra non ha superato neanche la fase a gironi, peggiorando il risultato ottenuto dall'Inter di Spalletti e confermando l'andamento fallimentare di tutte le squadre di Conte nelle coppe; sia alla Juventus e sia al Chelsea ha ottenuto risultati estremamente deludenti in coppa, mentre chi gli è subentrato è stato capace di arrivare a due finali di Champions (Allegri con la Juve) o di vincere l'Europa League (Sarri col Chelsea).
In campionato, oltre all'impietoso confronto con la Juve, può vantare 5 punti di distacco dalla Lazio di Simone Inzaghi (di certo meno osannato e soprattutto meno remunerato del tecnico salentino) e 1 misero punto di vantaggio sull'Atalanta di Gasperini che a suo tempo sulla panchina dell'Inter non venne certo esaltato come avvenuto con mister Conte. Gli organici di queste tre squadre e soprattutto gli impegni economici per costruirle e per sostenerle non sono paragonabili, per cui i risultati ottenuti da Conte sono nettamente inferiori a quelli ottenuti dai suoi due colleghi seduti sulle panchine di Lazio e Atalanta, ma la critica continua ad osannare Conte e a trattarlo da taumaturgo in grado di cambiare le squadre e di dare ad esse la sua impronta "vincente" o presunta tale.
Forse sarebbe giunto il momento di sfatare alcuni falsi miti e luoghi comuni che accompagnano la carriera di Conte, ad esempio la presunta grinta e determinazione che trasmetterebbe alle proprie squadre; l'Inter in queste prime tenta giornate di campionato ha perso 18 punti partendo da situazioni di vantaggio: un'enormità che attesta, invece, la poca determinazione  e la poca capacità di saper stare mentalmente dentro la partita fino all'ottenimento del risultato finale. Anche la sua presunta capacità di essere grande condottiero e leader indiscusso dello spogliatoio sembra possa essere messa in discussione, soprattutto dopo l'episodio del rigore calciato e sbagliato da Lautaro Martinez contro il Bologna sul punteggio di 1-0 e coi felsinei in inferiorità numerica, mentre il rigorista designato era Lukaku; un allenatore che non è in grado di farsi obbedire dai propri giocatori su chi deve calciare un rigore in una partita ancora in bilico non può essere considerato un grande condottiero e leader indiscusso.
Forse, a ben pensarci, l'abilità migliore di Conte è quella di sapersi vendere e di addebitare ad altri le colpe dei suoi insuccessi; d'altronde non dimentichiamoci che è il tecnico che lasciò la Juve sostenendo che non poteva sedersi al tavolo di un ristorante come menù da cento euro, con soli dieci euro in tasca; il suo successore con quella rosa di giocatori da "10 euro" si limitò a vincere scudetto, coppa Italia e a centrare la finale di Champions; il tutto con un compenso inferiore al suo.
Forse sarebbe ora di giudicare gli allenatori in base ai risultati realmente ottenuti e rapportati agli emolumenti percepiti. Conte non ne uscirebbe certamente vincitore nei confronti coi suoi colleghi.