La Juventus di Sarri è uscita con una sconfitta poco onorevole dal match di andata degli ottavi di Champions, disputato mercoledì sera a Lione.
Questa sconfitta induce ad alcune riflessioni sulla Juve post Allegri e sul comportamente delle squadre italiane nelle competizioni europee.

L'ambiente e i tifosi juventini si aspettavano sicuramente una partita e un risultato diverso; però se analizziamo il tutto a mente fredda, vediamo che l'andamento di quella partita è meno sorprendente di quanto sembra.

La Juventus negli ultimi 15-20 anni, se si esclude il quinquennio di mister Allegri, è sempre stata questa: una squadra che, anche quando andava bene in campionato, non era in grado di incidere in Europa.
Tutto il calcio italiano, negli anni successivi al famoso "triplete" dell'Inter, ha rimediato in Europa solo brutte figure, se si escludono sempre i 5 anni di Allegri alla Juve e una vittoria della Roma sul Barcellona rimontando 3 reti di svantaggio.
Questo conferma ulteriormente quanto sia stata sottovalutata l'importanza di Allegri alla  Juve e l'impronta che ha saputo dare all'immagine del club e del calcio italiano a livello internazionale; i risultati dicono  che è stato Allegri a far grande la Juve in Europa e non il contrario.

In tutti questi anni le squadre italiane, con le  sole eccezioni indicate sopra, hanno battagliato a livello delle squadre di Turchia, Belgio, Portogallo o giù d lì; superare la fase a gironi della Champions ere già un successo e l'Europa League è stata spesso foriera di delusioni.
Pertanto avere perso fuori casa  con un gol di scarto  contro una squadra francese e avere tenuta aperta la possibiltà di qualificazione al turno successivo, non è poi così negativo se raffrontato con l'andamnento del calcio italiano, sempre escludendo il quinquennio di Allegri alla Juve.

Piuttosto c'è da chiedersi, una volta di più, perchè la Juve abbia pensato bene di sostituire Allegri, dopo i 5 anni in cui aveva portato il club a competere alla pari con le grandi squadre d'Europa, oltre a vincere sempre tutto in Italia; la risposta può essere solo nelle menti di Paratici e Nedved, che hanno avuto la "brillante idea". Anche nel campionato, se si raffronta la Juve di Sarri con quella di Allegri dell'anno precedente, si vede che mancano 8/10 punti, il che avrebbe portato i commentatori a dire che il "campionato era chiuso a novembre/dicembre" e Inter e Lazio avrebbero disputato una bella lotta per il secondo posto (altrochè sentir sempre parlare della mano di Conte; qui si sente la mancanza della mano di Allegri).

Forse saranno contenti i tanti tifosi della Juve che non hanno mai amato Allegri e sempre rimpianto Conte; infatti sembra di essere tornati alla Juve di Conte: competitiva in Italia, ma inguardabile nelle coppe.
Un'ultima notazione anche sul fatto che dopo l'allontanamento di Marotta, le cose per la Juve sono sempre peggiorate: Marotta è stato licenziato a dicembre 2018, quando la Juve aveva già una decina di punti di vantaggio in un campionato praticamente già vinto e dominato; dopodichè sono arrivate le sconfitte in Supercoppa e l'eliminazione dalla coppa Italia 2018/19 (l'unica non vinta dalla Juve di Allegri), oltre alla stagione attuale, che potrebbe anche portare vittorie, ma che finora ha tolto molte certezze al mondo Juve.

La Juve ha licenziato Marotta e Allegri, potenziando il ruolo di Paratici e Nedved; a conti fatti e risultati fin qui ottenuti, sarebbe stato meglio il contrario.

Cosa ne penserà il Presidente Agnelli? Saprà trarne le giuste conclusioni a fine stagione? Per un Presidente saper scegliere bene i propri collaboratori è fondamentale.