In un giorno d'estate, circa a metà degli anni '50, viene alla luce un marmocchio destinato a diventare un grande tifoso juventino; nasce in un piccolo paese della Romagna bianconera, nel comune di Cesena.

I genitori sono di modesta estrazione sociale: il padre, da cui deriva il tifo juventino che si estenderà a tutta la famiglia, lavora in miniera; la madre è casalinga. Si erano sposati tre anni prima e due anni prima avevano già avuto un figlio, anche lui destinato alla juventinità.

Le condizioni economiche non sono certo elevate e la prima residenza dei coniugi è presso i genitori di lei.

Nella stessa camera da letto si trovano il letto matrimoniale dei genitori e il lettino dei due figli; un lettino unico, fortunatamente abbastanza lungo per poter permettere la sistemazione di entrambi i piccolo figli, ognuno con la testa dal lato opposto a quella dell'altro; al centro del letto si toccano i piedi dei due piccoli; uno dei giochi preferiti, prima di addormentarsi, è quello di "fare la bicicletta", che consiste nel poggiare le piante dei piedi dei due bambini, sospese in aria, contro quelle del fratello, il destro contro il sinistro e viceversa; piegando ed allungando alternativamente e in modo sincronizzato il ginocchio destro e quello sinistro, senza staccare la pianta dei piedi da quella del fratello; in questo modo si ottiene un movimento molto simile a quello della pedalata in bicicletta; il gioco finisce quando uno dei piedi si stacca ricadendo sul letto e ponendo fine alla catena, fra le risate dei due bimbi.

Dopo circa quattro anni, la famigliola si trasferisce perchè al padre viene assegnato un appartamento nella case popolari, da poco ultimate, di proprietà dell'E.Z.I. (Ente Zolfi Italiani); l'assegnazione è stata possibile in quanto dipendente presso una miniera posta nelle vicinanze, di proprietà della Soc. Montecatini, in epoca successiva confluita tramite fusioni, nella più famosa Montaedison.

La nuova residenza dista circa quattro chilometri da quella precedente ed è posta nelle vicinanze dalla casa dei genitori del padre.

Gli anni '60 sono caratterizzati dal boom economico, dall'esplosione del mercato automobilistico e dall'entrata nelle case degli italiani degli elettrodomestici, spesso acquistati a rate.    

Il padre del futuro tifoso juventino è uomo di specchiata onestà e fermi principi morali, che neanche concepisce la possibilità di contrarre un debito; per cui si può acquistare solo ciò che si è in grado di pagare in contanti. Questo comporta che per acquistare un bene, pur in un'epoca di grandi acquisti per le famiglie italiane, è necessario possedere le risorse necessarie a quell'acquisto senza consumare completamente i risparmi, che comunque devono essere sempre presenti per far fronte agli eventuali imprevisti che potrebbero succedere, perchè contrarre un debito è un atto inconcepibile, al limite della disonorabilità.

Questo ha portato che la famiglia è spesso stata l'ultima ad avere gli elettrodomestici e l'automobile, ma l'onestà, l'onorabilità e la moralità non sono mai state in discussione.

Il 21 febbraio 1962, all'età di 6 anni e mezzo, si crea l'occasione per il primo contatto del giovane tifoso juventino con la squadra di cui ha già tanto sentito parlare e magnificare le gesta; è il giorno di Real Madrid-Juventus, partita di ritorno dei quarti di finale di Coppa Campioni; all'andata il Real Madrid ha vinto a Torino per 1-0; la partita viene trasmessa in televisione, avvenimento non usuale per l'epoca.
Per i motivi espressi sopra, la nostra famiglia non possiede il televisore, che invece possiede la famiglia, anch'essa juventina, che abita al piano sottostante delle stesse case popolari, che molto gentilmente invita i coinquilini ad assistere assieme alla partita in TV.

La televisione è in bianconero; il Real si presenta con il classico completo bianco, la Juventus in una molto meno classica tenuta completamente nera; la qualità della trasmissione è piuttosto scadente, in linea con quelle dell'epoca, comunque si riesce  a distinguere un "figura  nera" che verso la fine del primo tempo realizza il gol della Juve; si tratta del mitico Omar Sivori che ha realizzato il gol che rimarrà l'unico della partita per sancire la vittoria della Juve e la prima sconfitta interna del Real Madrid nella storia delle coppe europee.

E' stato vincente il primo contratto visivo, seppur solo televisivo, del piccolo tifoso con la mitica Juventus, di cui ha tanto sentito parlare. Peccato per la scarsa qualità delle immagini televisive e per la mancanza della classica divisa con la maglia a striscie bianconere.

Per la cronaca, la Juventus non riuscì a qualificarsi perché venne sconfitta per 3-1 nella partita di spareggio disputatasi, così come prevedeva il regolamento di allora, una settimana dopo in campo neutro a Parigi.
Rimane però l'impresa di essere stata la prima squadra europea a violare il mitico campo di Chamartin, contro il Real Madrid reduce da cinque coppo dei campioni vinte consecutivamente.

Questa partita e questa vittoria rimane anche come ricordo indelebile nella mente di un piccolo tifoso juventino dalla Romagna.