Stavo riflettendo proprio ieri su quale bruttissima piega abbia preso il mondo dell’informazione. Un declino lento ma inesorabile che non ha davvero quasi più nulla a cui aggrapparsi per evitare di sprofondare nell’inquietante mare delle informazioni inventate, prive del benché minimo controllo circa la loro veridicità, inserite come condimento nel paninone della ennesima pagina Internet fatto di pubblicità, ovviamente anch’esse ingannevoli come non mai.

Un tempo, ormai lontanissimo, quando giungeva qualche notizia che destava perplessità, per convincere i più diffidenti, si sentiva spesso dire: “l’hanno detto in TV”.
La TV, mediamente, che ci crediate o no (e mi rivolgo soprattutto ai giovani, che sui siti di informazione si vedono annunciare tutto ed il contrario di tutto), un tempo era in qualche modo ritenuta un’attendibile “fonte di verità!”.

Mi rendo conto di quanto possa suonare irrealistica, grottesca, e quasi comica questa affermazione. Detta oggi, poi, ancor di più. Ma qualche decennio fa, senza andare indietro ai tempi di Adamo ed Eva, il giornalismo, soprattutto quello della carta stampata, era considerato ancora una cosa seria. L’avvento dell’informazione sui siti internet zeppi di pubblicità ha portato a derogare, e non poco, sui principi cardine del giornalismo, che si fondano sulla verifica delle fonti.

Oggi, non solo viene pubblicata una notizia senza controllarne la provenienza, ma addirittura, nei casi più disperati di mancanza totale di notizie, per un piatto di legumi da portare a casa, non ci si fa scrupolo ad inventare anche di sana pianta notizie, poi ovviamente riprese da altri siti e ri-pubblicate, non senza prima averci aggiunto qualche pezzo di “verità” in più, tanto per dare un motivo valido al lettore per leggere anche il proprio articolo, anche se praticamente identico a quello di partenza, il tutto in una imbarazzante gara al ribasso dell’asticella, che ha come unico vero limite quello della dignità del lettore.
Egli, infatti, se da un lato è affamato di notizie al punto da accettare di leggere colossali boiate, di tanto in tanto, ha anche lui dei sussulti di dignità, che gli impongono di interrompere la vergognosa gara a chi la spara più grossa.

Ad un certo punto, in un momentaneo (ma non duraturo) slancio d’orgoglio, ammette per primo a se stesso, e poi anche agli altri, che non è vero niente, che era tutto un gioco! Il lettore, che avrebbe ben motivo di protestare, in questi casi, non se la prende, perché per qualche ora ha potuto far finta di credere a quello che lui stesso ha inventato e pubblicato, il tutto in un patologico gioco della psiche umana, chiamato schizofrenia.

Con i miei 54 anni, non mi ritengo vecchio, ma, ahimè, non sono neanche più collocabile nella categoria dei giovani di primo pelo, su questo non c’è dubbio! Eppure, prima che decidessi scientemente, per evitare di deprimermi più di quanto già non lo fossi, di non leggere e non seguire praticamente più nulla di ciò che succede nel mondo, mi ricordo che quando veniva pubblicato qualcosa, uno straccio di verifica per controllare l'attendibilità della fonte la si facesse.

Ebbene, da allora ad oggi sembra quasi che i concetti si siano rovesciati. Vale a dire che adesso, qualsiasi cosa tu pubblichi, per far sì che gli altri la seguano o la leggano, essa debba essere quanto più possibile inverosimile. Meglio ancora se del tutto falsa ed inventata. Le notizie vere sono noiose… non fanno più notizia.
Ma la cosa grave, o meglio, quello che non ti aspetti è che la gente questo ormai lo sa. Bisognerebbe davvero essere dei sottosviluppati mentali per continuare a credere che quello che viene pubblicato ancora oggi sia vero, o comunque sia stato minimamente controllato.
Tutti sanno benissimo che le notizie che condiscono il paninone, quelle che piacciono un sacco al palato, sono quasi totalmente inventate, o pesantemente taroccate. Esse, dai oggi e dai domani, molto probabilmente porteranno alla morte, ma non quella del fisico. Quello, il fisico, meglio sta e meglio è, visto che è quello che ti fa lavorare, guadagnare, e soprattutto spendere.

La morte sarà quella dei neuroni. Dei neuroni, e delle sinapsi che li collegano ormai inutilmente in circolo, come in un infantile girotondo. Ognuno sa benissimo che alla fine della filastrocca tutti dovranno cadere giù per terra, ma va benissimo così. Basta solo non dircelo, tra noi, o di non farlo a voce troppo alta!
Guai a tentare di scuotere le coscienze, di far rinsavire chi ancora qualche sinapsi funzionante ce l'avrebbe. Ma cosa vuoi scuotere? E poi, di grazia, chi sarebbero quelli che vorresti far rinsavire? Di rompipalle qui ce n'è già a sufficienza, e se all'improvviso uno di questi venisse meno, non se ne accorgerebbe davvero nessuno. E quando dico nessuno intendo proprio nessuno-nessuno! Per dire… nemmeno sua madre!

Certo, non si può (ancora) escludere che da qualche parte sulla faccia della terra esista qualche professionista che ancora crede di poter verificare quello che viene pubblicato sui giornali, o peggio, su Internet. Mi limito, sommessamente a chiedere se, di questi tempi, dove ogni risorsa è bene venga utilizzata al meglio, ci si possa ancora permettere il lusso di avere una stampa con una coscienza. Vorrei tanto rispondere di sì, ma ad occhio e croce, la risposta realistica a questa domanda sarebbe: “no”!

Troppo agguerrita la lotta per la vendita degli spazi pubblicitari, per poter pretendere ancora di fare i rompipalle, pretendendo ciò che non può più essere preteso. Controllare tutto? Verificare e ergersi a paladini dell’informazione veritiera, per dare tutto il tempo ai concorrenti di un’altra testata meno scrupolosa, di bruciarci sulla velocità con notizie inventate di sana pianta ma bellissime da sentirsi raccontare? Impossibile, o, come va di moda dire adesso: INSOSTENIBILE
E allora, invece di continuare a blaterare e lamentarci sperando che le cose tornino come prima, non rendendoci conto che il punto di non ritorno è stato raggiunto da tempo, l’unica sembrerebbe essere di adeguarsi. Ormai l’abbiamo già fatto da tempo senza rendercene conto. Ogni volta che cerchiamo una notizia su Internet e la diamo per buona. Non stiamo facendo altro che confermare che ormai il punto di non ritorno è stato abbondantemente superato.

Tornando poi al discorso delle notizie veritiere e delle notizie utili e gradite dal pubblico anestetizzato col cloroformio dell’ottimismo a tutti i costi, ho recentemente notato che i vari TG, hanno preso a occuparsi con sempre maggior impegno e convinzione di descrivere situazioni felici, di storie a lieto fine.
La narrazione del pompiere, che restituisce a mamma gatta i suoi micini che si erano avventatamente arrampicati sull'albero viene proposta con dovizia di particolari. Come anche i brevi servizi in cui vengono descritte le prime 10 cose più significative, tra le molte di più, che la nostra premier Meloni ha compiuto nell'arco della giornata.

C'è da chiedersi come sia possibile che in una giornata che è di 24 ore per chiunque, sembra essere (anch’essa) modificata geneticamente per ospitarne agevolmente almeno altre 24. Sembra quasi che di Meloni ce ne siano due. La prima che si dedica alla politica, e che sembra abbia il dono dell'ubiquità. L'altra che è invece impegnata a tempo pieno a trovare motivi per cui dovremmo sentirci orgogliosi di essere italiani.
Nulla di male in questo! Ciò che appare però discutibile è la scelta dei motivi per cui dovremmo sentirci orgogliosi. L'altro giorno, per esempio, c'era un servizio durato un bel po’ di minuti, in cui si parlava, se ho ben capito, di una stazione orbitante, che sarà presto operativa, costruita con il contributo tecnologico di svariati paesi.

La cosa imbarazzante del lungo servizio era però che tra i tanti contributi tecnici riguardanti la missione, ciò che veniva ripetutamente strombazzato era l’insostituibile apporto italiano: veniva infatti fieramente fatto presente che gli astronauti avrebbero avuto, nel corso della missione, la possibilità di nutrirsi con pietanze rigorosamente made in Italy. Davvero molto consolatorio!
A tratti sembra quasi di essere tornati col TG1 ai tempi dei documentari dell'istituto Luce che descrivevano didascalicamente, con la solita voce fuori campo, priva d’incertezze, scandendo bene le sillabe, l'orgoglio dell'appartenere alla nazione italiana.

E non vogliamo dedicare almeno un paio di minuti del TG per un servizio sulla prima alla Scala, in occasione della quale, per garantire l'incolumità del Presidente del Senato, il luciferino La Russa era stato necessario l’intervento della Digos?
Poliziotti chiamati ad un difficile compito, e che, incredibilmente (testimone Corrado Augias, uno dei pochi giornalisti ancora ritenuti attendibili) sono stati trattati da La Russa a dir poco, in modo sprezzante. Poliziotti, dicevamo, trattati come pezze da piedi di cui, se non ci fosse stato lì, presente Augias a vedere coi suoi occhi, e a sentire con le sue orecchie, nulla si saprebbe, né se ne sarebbe mai saputo!

Il tutto in un clima di altissima tensione, ma anche (e questo andava detto, ed è stato più volte detto) di altissimo livello culturale, con alcuni partecipanti alla serata che giustamente, essendo la prima volta che entravano nel tempio sacro per eccellenza della musica classica, chiedevano ai commessi, una volta entrati nel teatro, dove si trovasse la famosa scala del teatro.

Devo ammettere che persino io, che ormai mi ritengo smaliziato da questo punto di vista, dopo aver visto un bel telegiornale su una delle tre reti, ma soprattutto sulla rete ammiraglia, pur coi dati inquietanti sul fronte della disoccupazione e delle prospettive di crescita che  sappiamo, esca comunque estremamente ottimista sul futuro.
La stazione orbitante potrà beneficiare dei prodotti italiani
. Su questo non ci piove! Prodotti, quelli degli astronauti, che dovranno essere necessariamente controllati minuziosamente affinché l'astronauta possa essere certo che nulla di quello che mangerà non appartenga al made in Italy. Ma soprattutto, per un rapporto di sana reciprocità, che nulla di tecnologico di quello che sarà contenuto nella stazione orbitante sia stato realizzato, o anche solo progettato in Italia, ritenuta ormai talmente in fase di declino da non poter essere più considerata attendibile dal punto di vista tecnico e tecnologico.

Ma la pizza Margherita col basilico, e non con l’origano che nessuno si azzardi a sminuircela!

In compenso non può non mancare l'indignata reazione del gioielliere di turno, che si è visto confermare la pena anche in appello. Cos’era successo è presto detto: il poveretto, vedendosi minacciato con pistole giocattolo da un paio di pericolosissimi malviventi, ha ritenuto lecito ed idoneo al contesto che si era determinato, estrarre una pistola vera (non dichiarata), e, nonostante i rapinatori se la stessero dando a gambe levate, ha pensato bene di inseguirli anche fuori dalla gioielleria, per strada, sparandogli alle spalle e uccidendoli. Naturalmente, il tutto per essere sicuro, ma proprio sicuro-sicuro, che i rapinatori nonostante avessero visto la pistola vera del gioielliere, e che se la stessero dando, per questo motivo, a gambe levate, potessero decidere all’improvviso di cambiare idea, e ritornare indietro per tentare di uccidere il gioielliere con le armi giocattolo, facendo PUM con la bocca, e sperando che al gioielliere venisse un colpo per il troppo ridere.

E quella della Giorgia premier col quaderno? Non è geniale? Giorgia, intervistata per parlare di sé, ha dato grande dimostrazione di umiltà ammettendo che tante delle cose che vengono dette e fatte non le sono proprio tanto familiari.
E allora perché nasconderlo, come tanti in passato hanno fatto? Giorgia premier, se non sa qualcosa si documenta e colma così le proprie lacune, col suo quadernetto dove si segna tutti gli argomenti su cui fare un approfondimento. D’altronde Google non è detto che debba essere usato solo per cavolate, e non, ogni tanto, per permettere alla premier di colmare eventuali gap culturali.

Tutto ciò fa tanto umiltà e voglia di migliorarsi, elementi senza dubbio apprezzabili, ma che se portati all’eccesso possono dare la stura a domande maliziose del tipo: “ma se questa qui ogni volta su qualsiasi argomento non sa nulla e deve quindi ogni volta coinvolgere qualcuno che la aiuti a capire di cosa si sta parlando, va a finire che un contributo concreto ce lo potremo aspettare a fine legislatura!?”

Come si dice? Ai posteri l’ardua sentenza!