Credo che il punto più basso che sia stato raggiunto da un certo tipo di tifo calcistico e cioè quello aberrante che alla base aveva effettivamente un disturbo di tipo epidemiologico sia rappresentato da quanto accaduto nella stagione 2000-2001 quando in un match a San Siro contro l’Atalanta pseudo tifosi gettarono uno scooter dalle gradinate degli ultras e che costarono una multa di 30 milioni di Lire e due turni casalinghi di squalifica. Gli spettatori in fuga per poco non furono colpiti dall’oggetto in caduta libera.

Mi si obietterà che in fin dei conti non è morto nessuno e non ci sono stati feriti mentre in altre occasioni magari meno appariscenti e mediatiche il dramma si è vissuto veramente ma se mi si permette quell’episodio è stato singolare, unico e se vogliamo peggiore di tutti.
Con quel gesto plateale la parte più becera della pancia della Società ha potuto affermare due cose sostanziali: siamo tecnicamente in grado di fare queste nefandezze (portare un motorino allo stadio e gettarlo dalle gradinate) ed abbiamo anche il coraggio di farlo. Costi quello che costi. Perché l’obiettivo non è stato quello di sfogare la rabbia per un derby perso malamente o un Campionato irrimediabilmente compromesso. Il vero fine che si intendeva raggiungere era dare un senso all’esistenza di persone che con i loro particolari comportamenti si stavano emarginando dal resto della Società (di calcio e Umana).
Si trattava di una bestiale interpretazione del concetto miltoniano che è alla base del suo capolavoro Le Paradis perdu: meglio essere il primo dei Diavoli dell’Inferno che l’ultimo degli Angeli del Paradiso. Non potendo (o non volendo) recitare un ruolo soddisfacente nella catena di relazioni umane che chiamiamo Società queste persone se ne sono poste al di fuori. Perché? Perché è la strada più breve, la più easy per farsi notare.

A distanza di più di tre lustri esempi negativi come quello dello scooter non li abbiamo più visti ma sbagliamo a credere che questo problema si sia risolto. In realtà esso si è solo spostato, dallo stadio ad un altro luogo pieno di gente da cui farsi notare: il web. Complice anche l’impunità che l’inerzia delle istituzioni finiscono col garantire, ogni giorno si leggono parole che uccidono il buon senso e spostano il grado evolutivo dell’Uomo da Sapiens a quello del primo prototipo di ominide troglodita e privo di pensieri che vadano al di là del puro istinto animalesco.

Una delle ultime empietà che ho avuto la sfortuna di leggere e che vedono protagonisti questi leoni da tastiera veloci di mano e impediti nell’uso dell’intelletto è stata la minaccia di morte e di stupro lanciata ad una bambina di soli due anni. Per fortuna, i suoi genitori sapranno fare da scudo a questa idiozia scritta per corroborare il senso di esistere di chi evidentemente non ha capito quale sia il ruolo da tenere in una Società fatta di esseri Umani.
Tuttavia, è a parer mio lo specchio di un sottobosco che non va ignorato. Fingere di non vedere o di non sapere può essere molto pericoloso. Quasi come gettare uno scooter dalle gradinate...