Caro G1G1,

ammetto di non aver pianto nel giorno dell'addio. Ho rinviato di qualche ora il tourbillon di emozioni scaturito dall'uscita dal rettangolo di gioco e dal giro di campo di uno dei miei idoli. Lacrime e pioggia si fondevano, negli istanti dell'estremo saluto calcistico, dipingendo uno scenario romantico totalmente inatteso. Il giorno seguente, nel buio della mia camera, ripercorrendo le tappe di una gloriosa carriera con il bianconero addosso, un groppo in gola ha veicolato il deflusso delle ghiandole lacrimali. Un pezzo d'infanzia stava pian piano volgendo al termine, cominciando, dunque, ad avvertire l'avanzamento dell'età adulta.

Non ti nascondo, caro G1G1, che il tuo passaggio al PSG, inizialmente, come gran parte della tifoseria juventina, ho faticato a digerirlo. Pensare di incontrarsi in Champions, vedendo in te un avversario da combattere, è una di quelle idee che mai avrei potuto accarezzare. Purtroppo, nel mondo del calcio, la gratitudine non esiste: la latrina online si è riempita, come sempre, delle feci di coloro che ti hanno additato quale traditore. Ma come si fa? Uno juventino che paragona Buffon alla stregua di un traditore è il frutto dell'ennesima gravidanza della madre di tutti i cretini. Un conto è essere contrariati per una scelta professionale, un conto è screditare chi, per i nostri colori, ha dato letteralmente tutto.

Sei arrivato a Torino da bambino prodigio, commettendo qualche errore nei primi mesi. Nessuno ha mai messo in dubbio le qualità del nuovo guardiano bianconero. Da Campione del Mondo in carica, quest'uomo non ha abbandonato il vascello che stava per affonadare. Lui, Alex, Pavel, David e Mauro sono diventati i timonieri del rinascimento bianconero. Un rinascimento a carburazione lenta, i cui frutti sono stati raccolti qualche anno più tardi, tanto che, oggi, la Juve è nell'elite del calcio europeo. Da un grande sacrificio derivano grandi record, uno su tutti il record di inviolabilità per un portiere nel massimo campionato: 973 minuti di imbattibilità. Nota stonata, una e una sola. Lacrime (concetto che torna prepotentemente in ballo) e medaglie d'argento nelle notti europee. Miracoli ed eliminazioni rocambolesche. L'obiettivo pare sempre alla portata, fin quando il fato non si oppone e si mette di traverso tra lui e la Coppa. 

Doti atletiche e doti umane. Atleta e uomo. Uomo, soprattutto. La bellezza di questo campione risiede anche nelle cadute di stile, componente essenziale del bagaglio umano. La maglia numero 88, ai tempi di Parma, finì nell'occhio del ciclone perché associata alla numerologia nazista, la quale indicava, con il numero 88, il motto peculiare "Heil Hitler". L'ombra delle scommesse è stata un'altra macchia nella carriera del carrarino. Il diploma acquistato e mai conseguito, causa di vergogna per Buffon stesso, pentitosi in seguito per la scelta operata. La bandiera italiana con tanto di croce celtica esposta al Circo Massimo, il vizio per il fumo (Marlboro Rosse) e, ultimamente, il presunto viaggio a 155 km\h senza la cintura allacciata. Uomo, anche nelle forti emozioni post-partita. Poter piangere per la propria squadra, abbandonandosi al gesto liberatorio delle lacrime è atto romantico agli occhi dei supporters.

Il ritorno alla Juve è ancora un'ipotesi, parliamoci chiaro. Gianluca Di Marzio, da bombarolo del calciomercato, ha sganciato, ieri sera, l'ordigno nel corso della trasmissione "Sky Calciomercato- L'Originale". L'operazione è vincolata dall'uscita di Perin, dato per partente dopo un solo anno a Torino. Torneresti alla Juve, caro G1G1, da secondo portiere e con un ruolo carismatico nelle dinamiche dello spogliatoio, prima di calarti in un futuro ruolo dirigenziale. I meriti di Szczesny sono evidenti e la scelta di far panchina al polacco è sinonimo di grande intelligenza. Troveresti ad accoglierti il tuo amico (e carnefice) CR7; i tuoi scudieri Andrea (nello staff tecnico), Leo e Giorgio; un nuovo mister, ex nemico partenopeo e profeta del "bel gioco" Sarri; il presidente Agnelli, Pavel Nedved e il direttore Paratici.
Praticamente un ritorno a casa, la tua casa, G1G1.
E poi ci saremo noi, i tifosi, pronti a stringerti nell'ennesimo, lungo e poetico abbraccio. Noi non ti abbiamo dimenticato, sappilo.

Ti am(iam)o.