Caro Paolo, innanzitutto scusa per l'eccessiva confidenza, ma vorrei provare a scriverti una lettera da tifono da 50 anni del Milan.

Ho ascoltato la tua intervista e purtroppo, visto ancora una volta il nostro Milan giocare in maniera "spaventosa". Erano i tempi di quando dirigevi l'asse difensivo delle squadre che negli anni si sono succedute. Difese fatte dei migliori difensori del mondo. Ma oggi proprio non va.

Caro Paolo, nelle Tue parole ho letto un certo "scusate ma non posso", frutto sembrerebbe di desideri inattesi e progetti fermi al palo. Come affermavi questo Milan non ha venduto nessuno, ma come ti spieghi allora i risultati ottenuti lo scorso anno con la medesima formazione? No non credo che sia colpa del modulo, dell'allenatore o di qualsivoglia scusa come quella della giovane età.
Non credo neanche che questi giocatori siano tutti dei "brocchi", ma di certo salta agli occhi l'evidenza sempre più lampante e cioè di una squadra fatta da "dipendenti" che svolgono al meglio i compito dalle 8 alle 17, privi di responsabilità che cercano di non fare errori e se hanno palla si sbrigano a passarla al giocatore più talentoso sperando il lui,  con dirigenti accomodanti ed una società che è più impegnata a far conti e quadrare i bilanci che ad avere veri e sinceri rapporti umani..

Caro Paolo, non ti riconosco più. Anche se credo che ti sia trovato li con il cerino in mano e con la necessità di "proteggere" al meglio il percorso calcistico degli eredi.

Caro Paolo se accetti un consiglio, lascia quel posto. Non sei pronto. Conosci il calcio, ma non le metodologie. Non accettare l'utilizzo dell'etichetta, sii presente e partecipante. Lascia perdere la "plombe" del sempre perfetto, ovvero torna calciatore. Ed in questo il Tuo collega Boban esprime maggior trasparenza.

Ed è questo che noi tifosi vogliamo vedere. Più calore e sangue. Se le cose vanno male, vanno così. Situazioni analoghe le vivono tutti chi più chi meno. Ma noi Ti vogliamo arrabbiato capace anche di prenderli a "calci in ...." se sbagliamo ed a "coccolarli" se fanno bene.

Caro Paolo, comunque vadano le cose, sei sempre il "mio" capitano.