Caro Gianluigi, o Gigio come tutti noi ti chiamiamo in modo confidenziale, il tuo silenzio oramai accompagna le nostre giornate, ed i tifosi aspettano un segnale per capire se sarai, o meno, il portiere del futuro del Milan.
Aspettano notizie incoraggianti ben sapendo, che nell’ultimo periodo, il tuo silenzio ha lasciato spazio alle ipotesi più variegate: vedrete che alla fine rinnoverà ed è concentrato a raggiungere con i suoi compagni la qualificazione champions; non ha intenzione di rinnovare se il Milan non andrà incontro alle richieste formulate dal suo procuratore; vuole andare in una squadra che gli dia di più e gli permette di vincere da subito.

Quante voci e quante contraddizioni in questa ciclica soap opera, che ogni quattro anni si presenta davanti a noi.
La prima volta sembrava che le strade non potessero andare avanti, troppo poco quel Milan per dare idea di stabilità e programmi all’altezza del blasone. Ora quel Milan è tornato ad intraprendere una strada, quella che lo ha sempre contraddistinto, fatta di programmazione, competenza e voglia di vincere. Tante volte ha sbagliato il percorso, ma ora sembra che abbia imboccato quello giusto.

Come tu saprai, al comando della parte sportiva, c’è un signore che con la sua famiglia ha contribuito a fare la storia di questa società e, se ti fermassi a parlare con lui, ti potrebbe raccontare le soddisfazioni nell’aver fatto parte di questa società, di come sia diventato una bandiera, seguendo l’esempio di Franco.

Due vessilli che, ancora oggi, provano a dara al Milan una mentalità vincente e sono il classico esempio di attaccamento al club.
Ti invito a passare una giornata solo con loro e forse capiresti meglio cosa significa indossare la maglia rossonera e capire anche il peso di quella fascia che, in questa fase, stai indossando in modo responsabile.
Una fascia che è storia, e per te, designato ad essere Capitan Futuro, queste partite sono la prova del tuo essere leader in campo.
Quel campo dove la tua professionalità, nonostante il contratto in scadenza, non è mai stata messa in dubbio, a differenza della passione che i tifosi nutrono per te.
Quei tifosi che, la prima volta che ti hanno visto in campo, ti hanno subito considerato uno di loro, uno da voler bene. La faccia pulita del Milan che verrà. Infatti tu per loro sei Gigio e non Donnarumma. Neanche Gianluigi, che ricordando Buffon, ti designa ad essere il suo sostituto naturale in Nazionale e tra i portieri migliori al mondo.

Uno di noi, dicevamo. Il ragazzo di buona famiglia che tutti vorrebbero avere. Il ragazzo che, seduto a tavola, è composto, educato e forse timido. Lontano parente di quello grintoso e duro che, con la sua voce, copre i silenzi di San Siro e degli altri stadi italiani.
Tutto il contrario dell’avido che sta passando dagli articoli sui giornali a cui io non voglio dare peso. Quella faccia che grazie alla barba dimostra più dell’età, ma in realtà sono solo ventidue anni. Quella barba, se tagliata, probabilmente accentuerebbe i lineamenti del ragazzo che c’è ancora. Quel ragazzo che è dovuto crescere in fretta perché un bel giorno, il suo allenatore (Sinisa), contro tutto e tutti volle mandarlo in campo, nonostante la sua giovane età. Aprendogli le porte del Milan, della titolarità della squadra rossonera e, da quel momento, nessuno lo ha più schiodato.
Diventando il simbolo ed il sogno di tanti. Nel tuo caso non c’era bisogno di andare a cercare da altre parti, il futuro era già in casa. Un futuro da scrivere ma che aveva già un copione da seguire.
Nel Milan che dominava e vinceva i tifosi si identificavano nei vari Shevchenko, Kakà, Ibrahimovic, etc, ma è con te che, provenendo dalle giovanili, diventavi anche un bellissimo esempio per i tanti bambini e ragazzi che stanno facendo il tuo stesso percorso. Eri il testimonial migliore! Il ragazzino della porta accanto che sarebbe diventato il totem della porta rossonera. La squadra per la quale tifavi da bambino e che ti rendeva felice.
Un gigante anche per via della corporatura, ma pur sempre un ragazzo.
Sei dovuto crescere in fretta e hai capito subito come il mondo dello sport regali gioie, ma anche dolori. Le gioie, quelle sportive, sono state pochine. La bacheca dice una Supercoppa Italiana con te che neutralizzi il tiro dal dischetto di Dybala. Copertina finale di quel successo.
Ma anche dolori perché gli stessi tifosi, quelli che ti hanno sempre sostenuto, si sentirono traditi dalla scelta iniziale di non rinnovare il contratto col Milan.
Alla fine la tua firma valse sei milioni, tanti per un ragazzo, ma che alla fine sono stati ripagati dalla tua crescita e dal tuo impegno in campo. Certo, sei milioni non sono sinonimo che non sbaglierai mai, tanto è vero che sono stati sempre il discorso da tirare fuori per i gol subiti.
Ma quei soldi hai dimostrato di valerli. Molto spesso ci lamentiamo di giocatori pagati molto meno, ma che non valevano comunque lo stipendio percepito. Con te era diverso. Tanto è vero che il pubblico ha ripreso a sostenerti, perché la paura di perderti era un ricordo lontano. Anzi, un pensiero che non si sarebbe più riaffacciato all’orizzonte.
Invece no! Anche oggi il pericolo di vederti andare via è una costante, alimentata da una firma che tarda ad arrivare e da una decisione che non viene dichiarata. Anche stavolta sembra che ci sia un problema di soldi, nonostante la solidità della società.

Vedi Gigio, quello che sta allontanando i tifosi da te, e li sta dividendo come nella precedente occasione, è per via della forma che sta assumendo questa trattativa, che disorienta anche chi come me vorrebbe difenderti sino alla fine.
Ed ecco che qualcuno ripete che il peccato originario sia stato dare sei milioni la prima volta. Io invece ritengo che il peccato originario sia stato quello di non averti fatto capire che oltre il guadagno c’è molto di più, c’è anche altro.
I detrattori dicono che i calciatori fanno parte di una categoria di privilegiati, alla quale noi stessi avremmo voluto, probabilmente, appartenere. Essere al tuo posto è il sogno di tanti, non solo dei bambini, un sogno che probabilmente hai accarezzato anche tu, prima di diventare realtà.
Ma ripeto, non è questo il problema. Bensì la forma ed il metodo che si stanno utilizzando, il quale non dà merito a quanto di buono hai fatto fino a questo momento.
Sì, perché esiste anche una storia. Perché tu stati giocando nel Milan e non nel “F.c. scappati di casa”, e giocare nel Milan non è facile, proprio in virtù di questa storia. Quella che Franco e Paolo ti racconterebbero per ore ed ore.
Giocare nel Milan non è facile, non ti perdonano nulla, anche se ti chiami “Gigio prodigio”. Qualcuno ha sentito il peso della maglia e giocare a San Siro, con i tifosi, è stato un qualcosa che ha portato, alcuni, a cambiare maglia, perché non reggevano la pressione.
Ci sono stati anche giocatori che appena entrati nel museo rossonero hanno sentito l’aria che ogni coppa emanava. Come in un santuario dove i tifosi si inginocchiano e pregano, e in quel momento, probabilmente, riecheggiano le ombre dei giocatori che hanno contribuito a quelle vittorie.
La mia è una battuta, ma è il modo più semplice per dire che di fronte alla storia occorre rimanere a pensare.
Ed ora il mio pensiero è cercare di difenderti e proteggerti, forse per l’ultima volta, da tutti i discorsi che stanno coprendo i tuoi silenzi.
Casomai la cosa che sta cambiando è il riconoscere che forse il cordone ombelicale che lega te e i tifosi si sta rompendo troppo velocemente. Le tue scelte avranno conseguenze su questo cordone, soprattutto nei tempi e nei modi.
Perché otto milioni sono tanti e tutti li prenderemmo. Tutti metteremmo la firma. Ma se volessimo scrivere la storia ne basterebbero anche meno di quelli che qualcuno chiede (forse) per te.
Mi basterebbe farti una sola domanda, una, che forse ci direbbe tante cose in merito. Ovvero, Chi sei? E cosa vuoi essere?
Aiuterebbe a capire me, che forse ti sto annoiando con questa lettera, se vuoi essere più ricco, o storia. Io continuo a pensare, e non perché sia di parte, che la storia si può fare solo in alcuni club e soprattutto se sei nato, calcisticamente parlando, al suo interno.
Quando sei di passaggio, rimani di passaggi. Si, hai vinto, ma sei uno dei tanti.
Rispondere quindi a “Chi sei e cosa vuoi essere” cancellerebbe definitivamente ogni dubbio e allontanerebbe le nubi che coprono la tua decisione.
Io sono fiducioso che alla fine resterai al Milan. Oggi va salvaguardato il tuo rapporto con i tifosi che vale più di sei, otto, dodici milioni. Vale più di tutto!
Non c’è ricchezza migliore che essere considerato re ed essere osannato da chi ti vede un tutt’uno con la maglia. Chiedere a Francesco Totti. Il suo addio al calcio lo ha portato a diventare leggenda nonostante, a Roma, abbia vinto molto meno di quanto avrebbe potuto fare a Madrid o in qualsiasi altra società.

Per concludere Gianluigi, ti consiglio di riflettere per bene e di utilizzare la chiacchierata con Franco e Paolo per schiarirti le idee. Ma soprattutto parla, dì qualcosa. In questo momento non abbiamo bisogno solo delle tue parate, anche della tua voce che parla per te.