Il Mondiale che è appena terminato ha visto la conferma da parte di alcune nazionali come Argentina o Francia (finaliste), sorprese come Giappone e Marocco e delusioni come Spagna, Belgio e Germania. Quest'ultima nonostante l'eliminazione alla fase a gironi non ha esonerato il tecnico Flick che è rimasto in sella. 
Le prime due invece hanno già cambiato allenatore al pari dell'Olanda al termine del loro percorso nella rassegna iridata.
Le
 tre situazioni nello specifico:
SPAGNA - La dirigenza iberica ha esonerato Luis Enrique dopo la disfatta con il Marocco ai calci di rigore nella gara valida per gli ottavi di finale. Il tecnico era stato nominato nel 2018 ed era considerato uno dei commissari tecnici più forti e vincenti in circolazione: d'altronde il suo palmarès parlava chiaro con 2 Liga, 2 Supercoppe di Spagna e 1 Coppa di Spagna oltre a 1 Champions League, 1 Supercoppa Europea e 1 Mondiale per Club. L'obiettivo che la dirigenza gli aveva affidato era riportare in alto le Furie Rosse dopo le deludenti spedizioni ai Mondiali 2014 e 2018 (rispettivamente eliminazione ai gironi e agli ottavi di finale) e all'Europeo 2016.
E l'ex Barcellona ci è riuscito: prima ha condotto la Spagna alla semifinale dell'Europeo, ma eliminata ai calci di rigore dalla straordinaria Italia di Mancini e poi in finale di Nations League a Milano, persa 1-2 contro la Francia Campione del Mondo. Non è arrivato un trofeo ma sono arrivati due piazzamenti prestigiosi per un gruppo giovane che ha espresso il solito calcio spagnolo, il famoso tiki-taka: un calcio offensivo, propositivo basato su molto possesso palla, fraseggio e azioni ragionate fatte di tanti passaggi corti. Il Mondiale in Qatar 2022 rappresentava dunque un'altra occasione per fare bene e sognare un'impresa.
La Roja ha iniziato in modo straordinario la rassegna iridata con il 7-0 rifilato alla Costa Rica poi si è incartata: 1-1 con la Germania e la sconfitta 2-1 con il Giappone che ha relegato la Spagna al secondo posto nel girone. Come detto in apertura poi la nazionale di Luis Enrique ha subito una sorprendente e cocente eliminazione contro il Marocco dopo i calci di rigore in una sfida anche dai contorni politici. Nel torneo il calcio, che prima era spumeggiante, frizzante si è involuto. La Spagna ha mostrato il solito lungo possesso palla, lo dicono le statistiche: 82% contro il Giappone, 77% contro il Marocco, più di 1000 passaggi. Tuttavia è stato un fraseggio lento, sterile, semplice manovra di accerchiamento, raramente si è vista una verticalizzazione e marocchini e giapponesi, bassi e compatti e pronti a ripartire in contropiede, hanno sofferto poco. Luis Enrique a seguito del fallimento Mondiale si è dimesso e ora la Spagna si lecca nuovamente le ferite, intrappolata nel suo gioco e nelle sue convinzioni. Il prossimo tecnico sarà Luis De La Fuente, che con le giovanili ha vinto un Europeo Under-19 e un Europeo U21. A lui affidata l'ennesima ripartenza spagnola.

OLANDA - Sempre l'ArgentinaCome nel 2014 è stata l'Albiceleste a estromettere gli Oranje dal Mondiale. 8 anni fa in semifinale (poi l'Olanda vinse la finale del 3º posto), quest'anno ai quarti di finale dopo un percorso in cui la squadra ha fatto il suo, il minimo: ha vinto il Gruppo A con 7 punti davanti a Senegal, Ecuador e Qatar, ha battuto 3-1 gli Stati Uniti agli ottavi di finale e come detto è uscita di scena contro i sudamericani, oggettivamente più forti e completi.
Oltre all'avversario che l'ha eliminata c'è un'altra similitudine con il Mondiale in Brasile: il commissario tecnico, che in entrambe le selezioni era Louis Van Gaal e che in entrambe le edizioni ha annunciato il suo addio alla Nazionale. Tra l'altro, con 8 vittorie e 4 pareggi, risulta essere l’unico commissario tecnico a non aver perso una partita ai Mondiali (esclusi i calci di rigore) battendo il record dell'italiano Vittorio Pozzo.
Grandi risultati per il vate olandese che in carriera ha vinto praticamente tutto: 4 Eredivisie, 1 Coppa d'Olanda, 3 Supercoppe d'Olanda, 2 Liga, 1 Coppa di Spagna, 1 Bundesliga, 1 Coppa di Germania, 1 Supercoppa di Germania e 1 Fa Cup. È mancato solo il trionfo con la gloriosa nazionale olandese ad un tecnico vincente con un'idea di calcio che si è evoluta nel tempo: in principio, influenzato dal calcio totale degli olandesi, dall'Ajax di Cruyff e Rinus Michels, credeva in un calcio offensivo, propositivo, basato su molto possesso palla e fraseggio.
Poi nella seconda parte, quando ha iniziato ad allenare proprio l'Olanda, si è "pragmatizzato": il suo calcio è divenuto molto meno olandese, più pratico, più concreto e fondato su difesa, marcature a uomo e contropiede.
In una recente intervista a tal proposito ha affermato: "nel 2014 ho cominciato a cambiare il modo di vedere il calcio. Oggi è più difficile giocare quel calcio offensivo come faceva l’Ajax venti anni fa. Il calcio non si gioca più come nel 1974 quando era un gioco aperto. Ora non lo è più".
La conversione ad un calcio meno spettacolare e più essenziale non lo ha esentato da critiche dalla stampa olandese e dai puristi del totaalvoetbal. "Sono parolacce in chiesa, una squadra olandese che usa il 3-5-2 al posto del 4-3-3" il pensiero di Volkskrant, un quotidiano olandese.
Il santone olandese non solo è controverso nel gioco ma anche nei suoi modi di fare: Van Gaal secondo gli addetti ai lavori è  un tipo rigido, scontroso, diretto e per certi versi anche dittatoriale. E' autoritario nel modo in cui gestisce le squadre, uno a cui piacciono struttura, regole e disciplina. Uno che dai suoi giocatori è amato (Robben) o odiato: Di Maria lo ha considerato il suo peggior allenatore, mentre odio puro è scorso a Barcelona tra lui e il suo acerrimo nemico Riquelme, trequartista che Van Gaal voleva sulla fascia. "Non sono io che ti ho richiesto. Anzi, fosse stato per me neppure ti avrei voluto". Queste le parole con cui il tecnico olandese si sarebbe rivolto al fuoriclasse che per anni ha infiammato la Bombonera.
Al di là del dibattito sul gioco e sul carattere che spacca giocatori e stampa, è indubbio che Van Gaal sia stato uno degli allenatori olandesi più vincenti e influenti della storia. La gara con l'Argentina ha rappresentato probabilmente la sua ultima panchina in carriera anche se la suggestione è Belgio è molto intrigante (in conferenza stampa ha detto che deve sentire sua moglie scatenando le risate dei giornalisti presenti). Il suo posto sarà preso da Ronald Koeman, che tornerà ad allenare gli Oranje a distanza di 2 anni.

Belgio - una delle delusioni più grandi del Mondiale è stato sicuramente il Belgio, eliminato in un girone alla portata con i vice campioni del mondo della Croazia, il Marocco e il Canada. Appena dopo la partita con i croati, che ha sancito l'eliminazione dalla rassegna, il tecnico, lo spagnolo Roberto Martínez ha annunciato le dimissioni e ha così messo fine ad un lungo ciclo di 6 anni. Con lui i Diavoli Rossi hanno conquistato il posto ai Mondiali di Russia 2018 e hanno raggiunto la vetta del Ranking Fifa ma non è arrivato alcun trofeo. E con la prematura uscita di scena in questo Mondiale è sfumata l'ultima occasione di vincere qualcosa per la Generazione d'Oro belga,quella di Hazard, De BruyneLukakuCourtoisMertens,dei difensori Alderweireld e Vertonghen, di Carrasco. È un vero peccato che giocatori di questo talento, del loro calibro non abbiano vinto una Coppa con la selezione del loro Paese. 
Ora
è però tempo di voltare pagina: il tecnico ha già salutato, molti senatori lo faranno e si aprirà un nuovo ciclo. Si punterà su giovani quali gli esterni Trossard e Doku o il trequartista del Milan De Keteleare per fare alcuni esempi. Materiale su cui lavorare c'è ma bisogna vedere chi lo maneggerà: prima ho parlato dell'ipotesi Van Gaal, più una suggestione che una vera e propria opzione, piacciono Michel Preud'hommeThierry Henry (che è nello staff di Martinez) ed ex calciatori come Thomas Vermaelen e Vincent Kompany.

Spagna, Olanda, Belgio: Mondiali diversi, ma accumunate dalla voglia di ripartire con una nuova guida verso un futuro che sperano sia ricco di soddisfazioni.