Come non inserire Marco Van Basten in questa collana? Era impossibile! Leggenda assoluta del Milan e del calcio, stella che si è spenta troppo presto... ma soprattutto un esempio di grande uomo. Questa è la storia anzi la leggenda del Cigno di Utrecht: Marco Van Basten.

Il più bello, il più elegante, il più fragile, che in campo fluttuava come una farfalla sfiorando soltanto i ciuffi d'erba. Una supernova che ha toccato livelli stellari ma che si è spenta troppo in fretta. Il suo è il classico percorso di un predestinato: gioca con quelli due anni più grandi, segna caterbe di goal, ruba palla a centrocampo e salta tutti. A 16 anni è già nel suo paradiso personale: l'Ajax. E non per il tifo, Marco tifa Utrecht ma per il prestigio, per lo status. L'Ajax è il massimo per chi vuole giocare a calcio in Olanda e soprattutto per chi vuole sfondare. Si fa le ossa in A 1 , l'Inter 19 olandese dove segna una quantità senza senso di goal e all'esordio in seconda squadra ne fa 4, di fronte a quelli della prima squadra. "Hei quel ragazzo lì di Utrecht non è male, teniamolo d'occhio". Deve essere stata più o meno questa la frase che hanno sussurrato in tribuna.  Tra quei ragazzi c'è Johan Crujiff, tornato in Olanda dopo aver insegnato calcio a Barcellona e negli Stati Uniti.

È martedì sera, all'improvviso sullo stesso campo ci sono Marco Van Basten e Johan Crujiff: la storia del calcio, olandese e non. Gli unici due insieme a Platini in grado di vincere tre palloni d'oro prima dell'epoca di Messi e Ronaldo.  Per Marco Johan è una sorta di divinità,  suo modello assoluto. E ora sono lì uno di fronte all'altro.  Inizia la partitella due contro due con le miniporte. Marco è a sul agio: ne avrà giocato miliardi di due contro due in quel modo dietro casa sua. Johan è ossessionato: chiede di restringere il campo, di rimpicciolirlonper difendere meglio la porta.  Marco ha 17 anni, Johan 34. Quel giorno è storia pura del calcio. 

All'esordio in prima squadra Van Basten segna un goal di testa nell'angolino. Il minimo che ci si può aspettarebda uno come lui. Nei 5 anni di Ajax vince 4 volte la classifica marcatori, 3 volte il campionato, 3 volte la coppa nazionale, 1 volta la coppa delle coppe. In Eredivise segna 129 goal in 133 partite. Diventa capitano 20 anni. Realizza 3 poker, due volte ne infila 5. L' 8 dicembre del 1985 però entra nella storia segnandone 6 allo Spartak Rotterdam. Marco ha già firmato per il Milan e gioca la sua ultima partita con l'Ajax contro lo Zwolle. Quel giorno Marco segna 4 goal. Lascia nell'unico modo che conosce: in grande stile.

L'ultima stagione in Olanda è quella della coppa delle coppe, molto ambita all'epoca  ma anche quella che coincide con l'inizio di un calvario senza una vera fine che lo consumerà lentamente nel profondo, in modo infame e subdolo. Tutto comincia nel Marzo del 1986, pochi mesi prima di passare al Milan di Berlusconi. In una partita di coppa d'Olanda i ritmi sono bassi, l'Ajax gioca senza grinta e anche Marco è svogliato. Salta in aria, si coordina male e atterra sul piede di un difensore avversario. Sente ballare il menisco e la caviglia sinistra che gli darà problemi per tutto l'anno. Si opera durante la sosta invernale, resta a letto per una settimana poi esce dall'ospedale con la caviglia sinistra ingessata e inizia a sovraccaricare la destra. Dopo qualche settimana la caviglia appena operata torna praticamente al 100% però adesso è l'altra a fargli male, molto male, allenamento dopo allenamento,  il dolore è costante. I medici dell'Ajax lo convincono allora a fasciare la caviglia destra. Non si sa come ma Marco segna anche dei goal in quel periodo di destro. Si sente goffo, ingessato, ogni allenamento prima il bendaggio alla caviglia, poi un'ora e mezza di fisioterapia, poi massaggi, impacchi, bendaggi... una roba lunghissima.

Il campionato olandese finisce molto prima della Serie A. Marco è tranquillo ha 7 settimane di tempo per recuperare dall'infortunio. È sicuro di farcela. Arriverà al ritiro con il Milan al top della forma. Due allenamenti e l'incubo diventa realtà: ogni volta che finisce gli fa male, la caviglia comincia a pulsare. Pensava che due mesi senza forzarla completamente potessero bastare. Invece adesso Berlusconi scoprirà di aver acquistato un attaccabre infortunato. Nel 1987 Marco e il Milan decidono di intervenire di nuovo. A 23 anni Van Basten si opera per la seconda volta alla caviglia. Passati 3 mesi dall'operazione il fisioterapista da a Marco il permesso di provare dei corpi a corpo, degli uno contro uno. Nei primi giorni a Milanello lui e Ruud Gullit si sentono come al luna park: incuriositi, affascinati ma anche molto spaesati. Gli italiani sono ossessionati dalla moda , dalla cura del corpo. Danno peso a cose che per due ventenni olandesi sono completamente irrilevanti. E poi gli italiani sononpazzi di cibo, letteralmente. Quando erano all'Ajax Marco e Gullit erano abituati a mangiare un panino al volo per pranzo mentre a Milanello si serve un piatto caldo ogni giorno. Nel primo anno Gullit è la stella assoluta, vince anche il pallone d'oro nel 1987. Però anche Marco comincia a farsi conoscere e firma centinaia di autografi. 

La prima stagione con il Milan è un incubo: Marco ha chiuso l'anno com 11 presenze e sole 3 reti nonostante il goal all'esordio contro il Pisa. Il Milan vince comunque lo scudetto trascinato da uno stratosferico Ruud Gullit con Arrigo Sacchi in panchina. Marco arriva all'europeo in Germania Ovest del 1988, esattamente un anno prima della caduta del muro di Berlino da aggregato, da alternativa all'ex compagno di squadra all'Ajax Bosman. È normale al Milan non è titolare. Marco ha fame, vuol far vedere il suo valore e far capire che quell'anno è stato solo sfortunato,  orribile ma che lui è fatto di un altra pasta. In ritiro non è titolare, anche in allenamento non compare mai nella formazione. La seconda gara dell'europeo e quella dell'illuminazione: Mikhels scrive il nome Marco Van Basten nella formazione titolare. È come una miccia per Marco: serve una risposta, un segnale chiaro e inequivocabile. Ne fa 3 portando a scuola la leggenda dell'Arsenal Tony Adams, probabilmente il difensore inglese più forte di sempre. È il suo momento: tutto quello che tocca si trasforma in oro. 

In semifinale il 21 Giugno ce6la Germania Ovest come nel 74, in casa loro come la maledetta finale. I tedeschi partono meglio. Sono più affamati, più coraggiosi e vanno in vantaggio con la stella dell'Inter Mattaus che segna su rigore. Ma niente paura, ci pensa Marco. Si procura un rigore poi trasformato e al minuto 89 con la partita in bilico e la tensione alle stelle si butta in scivolata prendendo in controtempo difensore e portiere e segnando il goal del decisivo 2 a 1. È finale. Davanti c'è quell'Unione Sovietica che nella partita inaugurale ha battuto proprio l'Olanda e in semifinale ha sconfitto l'Italia per 2 a 0. Al minuto 33 Marco serve l'assist di testa per Ruud Gullit, al cinquantatreesimo il tempo si ferma, come rarefatto: gli occhi di tutto il mondo in ostaggio di un solo uomo. Un giocatore olandese lascia partire un cross sbilenco così alto da finire fuori dell'inquadratura delle telecamere. La palla si abbassa sempre di più poi Marco quasi toccando la linea di fondo carica il destro. Goal. Per molti il piu bello nella storia del calcio. Ad impressionare non è solo il gesto tecnico, ma il momento in cui viene eseguito. La classe, la capacità di fare le cose difficili nei momenti importanti proprio con quel piede destro che lo ha massacrato per tutto l'anno. Quell'europeo è stato talmente dirompente che gli viene attribuito il primo pallone d'oro, davanti ai compagni di nazionale Ruud Gullit e Frank Rijkaard che proprio quell'estate si è trasferito in rossonero dopo l'esperienza in Spagna. Il Milan dei tre olandesi, una delle squadre più forti di sempre.

Marco sta bene, la caviglia sembra volergli dare una piccola tregua e lui ne approfitta: segna 33 goal in stagione lasciando neanche le briciole agli avversari.
L'anno culmina con la finale di Coppa dei Campioni a Barcellona. Il Milan ci è arrivato da imbattuto. In semifinale ha vinto a San Siro in una partita epica, storica contro il Real Madrid. 5 a 0. Marco è stato super : 4 goal al Sofia al primo turno,  1 goal alla Stella Rossa agli ottavi, 1 al Brema ai quarti, 2 al Real Madrid in semifinale. Decisivo, trascinatore, letale. La marea rossonera che invade Barcellona il 24 Maggio 1989 è storia puro del calcio: 100.000 milanisti, un oceano umano. Il Camp Nou tutto completamente rossonero nonostante 1000 km dividano Milank da Barcellona. Ne segnano 2 a testa, lui e Gullit, finisce 4 a 0. Il Bucarest Steaua è annientato. Il Milan è campione d'Europa 20 anno dopo l'ultima volta. Estasi pura. Marco continua a segnare, a crescere. Vince un'altra coppa dei campioni l'anno successivo in finale contro il Benfica, altre 2 volte il pallone d'oro, 4 scudetti tra Sacchi e Capello. 2 coppe intercontinentali, 2 volte il titolo di capocannoniere in serie a. Una cavalcata verso la gloria eterna culminata il 25 Novembre 1992 a San Siro, il poker leggendario contro il Boteburg. Marco Van Basten è il primo da quando esiste la Champions League a riuscirci. Non lo ferma nessuno, tutto ciò che tocca veramente su trasforma in oro. Marco Van Basten in quel momento è il giocatore più forte sulla faccia della Terra. Il 21 dicembre del 1992 Marco Van Basten si opera alla caviglia per la terza volta a soli 28 anni. La stessa che gli aveva dato una piccola tregua per 4 anni ma che adesso a fine allenamento tornava a gonfiarsi. L'operazione non serve a niente. Ogni azione è limitata, consumata dal dolore. 

L'ultima partita di Marco Van Basten all'Olimpia Stadion di Monaco, lì dove la sua stella ha cominciato a brillare con la finale dell'europeo del 1988, lì oggi si è spenta. Il tutto in meno di 5 anni. Marco Van Basten si è visto spezzare a metà la carriera dal dolore. Lui lo ha sfidato, raggiungendo comunque picchi di onnipotenza calcistica. 

Questa è la storia di un uomo che ha fatto a pugni con la sfortuna e il dolore: Marco Van Basten


"Io sono il migliore, dopo di me" 

Marco Van Basten