Che bella la mia stanza. Un ammasso di caotico disordine ma che mi fa sentire a mio agio. La libreria trabocca di libri letti e da leggere che non aspettano altro di essere aperti e gustati come si farebbe con una pizza. Mm la pizza. È un po' di tempo che non la mangio. Dovrei ordinarla... se solo i miei fossero daccordo. Non posso neanche dire che esco con i miei amici... mi sento un animale in gabbia, incapace di muovermi e di fare qualunque altra cosa se non il topo da biblioteca... o meglio il Lupo da biblioteca. Tutti quei lupi che si avvisano sulle nostre montagne... belve così regali e nobili. Tu che dici? Ma con chi sto parlando? Ora mi metto anche a parlare con i muri. Vi prego... tutto ma un altro lockdown no! Vi scongiuro!

Ma quanto è rilassante il mio disordine... un libro messo lì, il basso sul letto, castelli di lego ammassati su uno scaffale ed uno squallido quadro di Monet appeso alla ormai non più bianca parete. Non l'ho mai capita l'arte moderna... né tantomeno mi è mai interessata. Un quadro dovrebbe dare un messaggio a prima vista... e se è fatto bene a tutti dovrebbe dare la stessa emozione... solo che a me non danno nessuno emozione. Rimango semplicemente a guardare quei bizzarri sghiribizzi sulla tela senza che mi nasca dentro un particolare stato d'animo. Per esempio in quel quadro, in quella tela dipinta solo per metà io vedo solo degli scarabocchi fatti con vernice blu, di cui alcuni potrebbero assomigliare... molto vagamente a degli uomini stilizzati. Sembra quasi che l'autore lo abbia disegnato ad occhi chiusi tanto è casuale la posizione di queste figure.

Fuori è tutto grigio. Sembra che un mantello sia caduto sul mondo senza più rialzarsi. Tutto è dominato da una fitta nebbia che rende offuscata anche la fioca luce del lampione davanti alla mia finestra. Le montagne non di vedono, le cime forse innevate sono coperte da una cortina di nubi e nebbia spessissima. Tutto quello che si vede dei fiori monti sono le pendici rocciose che si tuffano a strapiombo nel lago. È un giorno sicuro, deprimente... non ho voglia di fare nulla. Mi butto sul letto stando ben attento a schiacciare il basso. Guardo il soffitto, senza fare nulla in particolare. Sto lì, a rimuginare su non so neanche cosa... la mia testa è un frullato di pensieri che non centrano niente l'uno con l'altro. Sono confuso ed intontito...

Correvo, correvo e correvo. Inseguivo... non mi ricordavo neanche più a cosa stavo dietro da quanto stavo correndo. Le gambe iniziavano a cedere ma io andavo avanti, imperterrito. I miei piedi cadevano preda delle piccole buche nel terreno ma sembravano non notarle neanche. Ho le gambe a pezzi, devo fermarmi. Ma continuavo a correre nonostante tutto, nonostante il mondo sembrasse contro di me. Io correvo e correvo ignaro di tutto quello che mi circondava... passai un bosco enorme, le cicale che stridevano come impazzite al mio turbinante passaggio. I rami dei pini fruciavano placidi sopra la mia testa facendo filtrare poco più di mezzo raggio di sole. Nell'aria si sentiva odore di resina, le foglie secche e gli aghi scricchiolavano sotto i miei piedi mentre a grandi falcate mi avvicinavo sempre di più... a cosa? Non lo so. Ma correvo e correvo ancora, salto un ruscello con dei piccoli pesci forse trote che rimanevano a fissarmi stupefatte. Ma poi misi male il piede e sentii un brutto rumore provenire dalla mia caviglia. Un dolore atroce mi percorreva tutta la gamba pulsando ad ogni più piccolo movimento. Mi accasciai all'ombra di una grande quercia... ma non potevo fermarmi, dovevo andare avanti anche se sapevo che da lì in avanti sarebbe stato più difficile correre e seguire quella cosa sfuggente a cui tentavo disperatamente di dare la caccia. Mi rimisi in piedi a fatica e ricominciai a zoppicare verso la meta, la tanto agognata meta. Non so dove sto andando, ne tantomeno dove mi trovo. Il mio cervello iniziava a non capirci più niente. Con la mente offuscata dal dolore corsi fino a dove la mia caviglia mal messa me lo permetteva. Mi accasciai ai piedi di una villa enorme, tutta smaltata di bianco e con il tetto in tegole rosse. Quando il dolore iniziò a scemare riuscii ad alzare lo sguardo. Su di me incombeva una figura... alta come una montagna... vestita di blu... una volpe...

Quando riaprii gli occhi ero seduto su una morbida poltrona di pelle imbottita... doveva essere costata molto a giudicare dalla raffinatezza dei ricami. La stanza era ampia, con altre due poltrone identiche ed un piccolo divanetto sempre dello stesso stile. Nel centro c'era un piccolo tavolino di vetro con le gambe in legno dorato. Era luminoso lì dentro, due portefinestre incombevano da destra e sinistra facendo intravedere quello che c'era al di fuori: una foresta di pini e quercie. Benvenuto. La voce risuonò per tutta la stanza... aveva uno strano accento inglese... Buongiorno. Risposi io. Non vedevo nessuno e questo mi faceva sentire molto a disagio... Chi sei? Osai chiedere con la voce ridotta quasi ad un sussurro per la paura incombente. Come, davvero non sai chi essere io? Emm no... una casa? Non ti vedo... non posso sapere chi sei... non l'ho mai sentita questa voce. Pensaci ragazzo... sai chi sono io. Io devi uno sforzo immane per riuscire a stare seduto e non darmela a gambe... ma la caviglia non mi fa più male! Esclamai. Da dietro di me qualcuno proruppe in una risata fragorosa. Ma certo che no! Io sono capace di tutto! Bisogna inseguire i sogni prima di afferarli, ma alla fine...! Emm non credo di seguirti. Ero sempre più a disagio ma in qualche modo sapevo che non c'era nulla di cui preoccuparsi... una sensazione a cui non sapevo dare una spiegazione. La mia mente stava vagando in cerca della sfuggente risposta di quell'enigma. Chi è? Ho visto una volpe prima... era vestito di blu... no. Non può essere. Non posso essere insieme a... Peter Schmeichel! Esattamente ragazzo! Vedi che sapevi chi ero? Ma come...? Come sapevo he avresti detto il mio nome? Beh... ti basti sapere che bisogna inseguire i sogni per poi afferarli. Ma io non capisco cosa vuol dire! Ricordi la volta in cui vinsi il mio unico trofeo? Beh... si certo! Chi non conosce il miracolo del Leicester? Il portiere tacque. Il silenzio cadde nella stanza e dominò tutto per qualche lunghissimo secondo... una figura emerse dalle tenebre dietro di me e si accomodò sulla poltrona affianco. Non hai ancora capito? Emm... Cavolo pensavo che il prescelto era più intelligente! Si ma si dice fosse... non era. Va be' sono danese io. Non mi importa come dice i verbi in Italia. Un dubbio cominciò ad assalirmi la mente... mi aveva chiamato il prescelto? Che cosa vuol dire? Sempre più impanicato iniziai a balbettare cose senza senso... riuscendo a tirare fuori solo un incerto: facciamo una foto? Prima devi darmi una risposta. Iniziai a spazientirmi... dammela tu una risposta! Da quando sono qui dentro mi hai posto solo enigmi e nient'altro che enigmi! Cosa ti dovrei rispondere? Bisogna inseguire i sogni prima di afferarli. Cosa pensi voglia dire? Prima ti ho dato un suggerimento. Noi del Leicester eravamo senza speranza, prossimi alla retrocessione... ma poi quell'utopia chiamata Premier League si è tramutata in un sogno e solo dopo molti sacrifici e tempo speso, in realtà. Perché secondo te qualcuno ti ha scelto? Perché mandarti da me dalla lontana Italia? ... non saprei prorpio. Non è che me lo puoi dire tu? Che squadra tifi? Milan. Ed il Milan sta... passami il termine... spaccando? Esatto! Sta spaccando in campionato vero? Si in effetti sta giocando molto bene... merito anche di Pioli... quel genio. Pensare che lo ritenevano tutti un un'allenatore mediocre! Ma noi con quale allenatore abbiamo vinto secondo te? Con Guardiola? No! Con un semplice, normalissimo Ranieri! Il suo unico merito è stato quello di crederci fino alla fine spronandoci a dare il massimo, sapeva che la squadra aveva del potenziale... doveva solo farlo fruttare. Lo stesso vale per il tuo Milan e Pioli... ora capisci? Mi stai dicendo che il Milan può veramente credere nello scudetto...? Esattamente. Ed ora tu che sei il prescelto, indicato dal dio del calcio... va e porta la notizia a tutti!

Apro gli occhi di scatto... sono sudato marcio... come se avessi corso una maratona... o forse è proprio così? Mi alzo con il sorriso stampato sulle labbra: sono di buon umore... e sono pronto a fare quello che mi ha ordinato Schmeichel...

Bisogna rincorrere i sogni prima di afferrarli, perché le cose della vita non capitano mai a caso... capitano con l'impegno e il duro lavoro... spero di non aver deluso il Dio del calcio e che il messaggio arrivi a molte persone. Spero.

Ma qualunque cosa accada ricordate sempre che...
Bisogna inseguire i sogni prima di afferarli

Milan Mauro