Che scatole. Il telefono continua a squillare! Non ne posso più, voglio stare in vacanza per un altro po'. Con un senso di amaro in bocca guardo il calendario: ancora solo un mese di vacanza. Mi metto le mani tra i capelli, disperato. Non so cosa fare. Mi sembra di essere tornato al periodo del lokdown quando l'unico sollievo erano quei cinque minuti prima delle lezioni in videochiamata con gli amici. Entravamo un po' prima in riunione per farci quattro chiacchiere e per stare un po' virtualmente insieme.

 

Il Calcio è finito. I miei non mi lasciano vedere le poche partite trasmesse in chiaro, il che è una cosa veramente crudele. L'officina di mio padre, dove andavo a lavorare ha chiuso per due settimane per ferie e per giunta mezza della mia compagnia di amici è in vacanza. Questi sono i lati negativi di un'estate da adolescente. Ale! Vai via! Sto cercando di scrivere un pezzo! Sbatto la porta di camera mia con forza. I fratelli avranno anche delle belle idee ma quando si mettono d'impegno sanno essere davvero fastidiosi. Peggio di una Mosca ze'ze'. Per lo meno la sfuggente ispirazione sembra essere tornata nella mia penna. Mi concede un po' di svago qualora non avessi niente da fare. Infatti in questi giorni sono usciti parecchi miei pezzi, più di quanti non ne scrivevo da immemorabile tempo, il che la dice lunga sulla mie giornate. Da qualche parte un gallo canta. Sono le sei di sera e questo canta. A volte non li capisco proprio questi polli. Mentre scrivo contemplo la foresta scura tinta di vari colori dalla mano artistica autunnale di madre Natura.

Autunno Con il tuo pennello Fai un quadro, Il mondo è più bello Milan Mauro.

Dopo questa chicca di vena artistica pescata da non so quale antro del mio sviluppatissimo cervello ritorno a parlare del Calcio. Sono arrivato a pensare che esistano dei fattucchieri nel mondo oscuro di questo sport. Osservando attentamente le notizie di mercato e le partite giocate fino ad ora sono giunto a questa conclusione. Dietro le quinte della società si nascondono figure misteriose, degli stregoni capaci di incantare tutto uno sport per un loro capriccio o per uno dei loro superiori. Signori e signore, io, Milan Mauro sostengo che ogni società abbia al suo servizio uomini dai poteri sovrannaturali, capaci di mettere a repentaglio le strategie altrui, soprattutto quelle dei diretti rivali.

Intrecci di mercato talmente sottili e subdoli da far venire la pelle d'oca. Il primo in assoluto sembra nascondersi nella trattativa che porterebbe Sandro Tonali alla corte di Conte. Ebbene la Juve di Pirlo sembra essere interessata al giovane centrocampista delle rondinelle. Ma allora, chi è questo misterioso stregone?

È forse Paratici? Lui in fondo fa parte della cerchia ristretta dei fedelissimi di Agnelli, il capo supremo nell'area del mercato. Ma conosciamo meglio questo emblematico personaggio. Il nostro sospetto stregone nasce a Borgonovo val Tidone nel 1972. La sua non è una carriera molto prestigiosa. Gioca per lo più in serie b e c. Gira mezza Italia in piccole squadre provinciali come il Piacenza, il Savoia, il Lecco... sì proprio la squadra del paese dei tormentati Promessi Sposi. Si narra che il sospettato Paratici sia un discendente del noto Don Rodrigo, baldo giovanotto e signore del paese di Lecco nel lontano 1630. In un certo senso il suo comportamento ricorda un poco quello del signorotto spagnolo. Il nostro Fabio ha provato ad opporsi al matrimonio tra la Signora e Pirlo spalleggiato dell'Innominato Nedved, che in seguito, dopo le argomentazioni di entrambi gli Andrea ha ceduto tradendo Don Paratici e contribuendo alla buon riuscita del piano. Ma ora lasciamo stare i promessi sposi, anche se, devo dire che è una storia bellissima scritta da un maestro come Manzoni. Il sospettato stregone determina la sua carriera da giocatore nel Brindisi, in serie c. Dopo una serie di miracoli e trucchi dovuti forse anche ai suoi presunti poteri, Fabio viene preso come Chief Footbal Officer della Juventus. Il caso rimane aperto, ma abbiamo un sospettato numero uno. Ma passiamo al prossimo sospettato.

E chi potrebbe essere se non l'innominato Nedved? Ma andiamo a conoscerlo meglio. Nedved nasce a Cheb il 30 agosto 1972. Proprio l'anno in cui nasceva anche Fabio Paratici. Pavel, a differenza del suo compagno ebbe una carriera alquanto prestigiosa giocando le giovanili nel suo paese d'origine, la Cecoslovacchia e poi passando alla Lazio. In seguito ad una grande operazione di mercato bianconera Pavel passa sotto i colori della Signora. Bene, dopo qualche tempo dal suo ritiro l'Innominato viene... nominato appunto vicepresidente della Juventus. Nei panni di dirigente sportivo il nostro sospettato stregone fa tuttavia un buon lavoro fino a quando il buon presidente Agnelli esonera Maurizio Sarri e promuove Andrea Pirlo come allenatore della prima, multiblasonata squadra bianconera. Uh, bene mi dicono dalla regia che ci sarebbe un'altra situazione che ha bisogno della mia attenzione investigativa. Ma ne parleremo dopo. Voi rimanete lì. Dicevo, Nedved fa un buon lavoro finché Agnelli non decide di prendere Pirlo, allenatore novello e metterlo sulla panchina della Signora. Allora Don Paratici e l'Innominato Pavel si schierano contro il loro amato presidente. Dicono che è una scelta troppo rischiosa, un po' come puntare tutti i propri soldi su una corsa ippica. Alla fine però le proteste del duo Nedved Paratici si placano, come un torrente che dopo una piena improvvisa torna al suo normale carico di acqua, tornando placido com'era prima. E chissà chi è quel misterioso personaggio a cui alla fine Don Rodrigo e l'Innominato hanno ceduto.

Andrea Agnelli nasce a Torino nel 1975. Lui non ha una carriera calcistica, né fa niente per costruire l'impero che oggi possiede. Io penso che Andrea è un figlio di papà servito e riverito. E credo che sia così con quasi tutti i figli di ricchi. Quasi, perché qualcuno che non vizia i figli esiste ma sono veramente rari. Lui studia in una accademia e si avvicina precocemente al mondo Fiat. Che dire, la storia è tutta qui. Andrea diventa in seguito presidente della Juventus e lì rimane. Per un certo lasso di tempo amministra lui la funzionalità della società bianconera cercando di scimmiottare il grande Berlusconi, poi tutto ad un tratto scompare diventando un elemento emblematico ma che non ha più potere decisionale. Ebbene dopo qualche anno di letargo lo stregone che alberga in lui si è risvegliato partorendo la decisione senza fondazione di scegliere Pirlo come allenatore. Ma io sono arrivato a pensare che abbia esonerato Maurizio e preso Pirlo per una questione molto ridicola anche, se vogliamo. Mi sono fatto persuaso che Agnelli abbia scelto Pirlo come allenatore soltanto per strappare Tonali dalle grinfie biforcute del serpente nerazzurro. Sì, Maurizio non desiderava il giovane delle rondinelle e l'avrebbe lasciato senza esitazione agli acerrimi nemici dell'Inter accresendo la loro competitività ma Prilo lo considera l'obbiettivo numero uno, l'ideale per il centrocampo da rifondare della Signora. Penso quindi che Agnelli abbia scelto Pirlo per avere il via libera all'acquisto di Tonali e beffare gli interisti e soprattutto quel traditore di un Marotta. Direi quindi che abbiamo trovato il nostro stregone che venne assoldato della Vecchia Signora per evitare che gli altri vincessero. Lui ha fatto il suo lavoro per un periodo, poi la Juve ha cominciato a stravincere ed è andato in letargo risvegliando sotto le pressioni della Signora che, spaventata dall'idea di poter perdere uno scudetto ha ordinato ad Agnelli di fare qualcosa.

Dopo numerose indagini abbiamo dunque capito chi è il misterioso fattucchiere dietro questa vicenda e raccomando a tutti di stare attenti ad Agnelli. Caso chiuso e archiviato ora si passa a qualcosa di più recente, un caso che riguarda una partita di Champions League.

Barcellona-Bayern Monaco doveva essere il big match in assoluto dei quarti di finale di Champions. E, bisogna dire è stato come da pronostici un match divertente, ricco di goal... forse un po' troppo ricco di goal. Il Bayern Monaco veniva da un netto 4 a 1 a discapito dei blues di Londra. Il Barca invece, era reduce da un sofferto 3 a 1 contro il Napoli in casa al Camp Nou. Il Barcellona non era al massimo della forma visti anche i numerosi giocatori infortunati ma sembrava reggere. Purtroppo per i blaugrana le fondamenta della loro compagine affondavano in un terreno fangoso ed instabile ed i piloni che sorreggevano l'intera struttura calcistica erano fatti di legno anziché di cemento armato. Il Bayern invece poteva contare su tutti e su uno stato di forma ottimo. Per la prima volta da molto tempo si è visto il valore di una squadra composta da veri top player in ogni reparto. In porta Neuer è una saracinesca anche se non è al top, in difesa Davies e Kimmich sono devastanti sia in attacco che in fase difensiva. Alaba e Boateng sono insuperabili, rocciosi e altissimi come il Massiccio del Gran Sasso. A centrocampo, in cabina di regia si alterna la qualità di Goretzka all'esperienza di Thiago ed avanti, il trio Muller, Lewandowski, Perisic è devastante. Ma allora? Cosa c'è di strano in questa partita? La vittoria del Bayern era già scritta a quanto pare. Direte voi. Ebbene sì, la vittoria dei rossobianchi di Monaco era già stata decisa dagli dei del calcio ma c'è qualcosa di sorprendente in questo match: l'umiliazione rifilata al Barcellona di Messi e compagni da parte della banda di Lewandowski e Muller. Il tabellone recita 2-8 in favore degli ospiti tedeschi al Camp Nou. Una delle sconfitte più pesanti della storia del club catalano se non la più pesante. Per giunta arrivata proprio in Champions, la competizione che dovrebbe essere già dei blaugrana dai gironi. Questa volta invece alcuni fattucchieri tedeschi hanno voluto umiliare il Barca per dimostrare di essere i migliori. Ma chi saranno questi fattucchieri? Beh io dico che non c'è bisogno neanche di investigare: gli stregoni sono Coutinho, Muller e Lewandowski, appoggiati da altri aspiranti maghi quali Davies e Perisic. Andiamo però a conoscere meglio questi tre protagonisti.

Robert Lewandowski nasce a Varsavia nel 1988. Inizia a giocare a calcio nel piccolo club del Delta Varsavia per poi entrare a far parte delle giovanili del Legia Varsavia nel 2005. Dopo altri cinque anni da cadetto per farsi le ossa dove segna a dismisura il giovane viene ingaggiato dal Borussia Dortmund con il quale resta legato per quattro anni e dive incontra il miglior allenatore che abbia mai avuto: Jurgen Klopp. Con il Borussia 131 presenze e 74 reti all'attivo. Ancora non sono numeri mirabolanti ma nonostante tutto vince anche due campionati tedeschi. Nel 2014 viene ingaggiato dal Bayern Monaco con il quale fino ad ora ha collezionato 190 presenze e 162 reti. È inoltre il miglior marcatore nella storia della nazionale polacca. Nella terra di Chopin, è nato un'altro genio: Robert Lewandowski, il fattucchiere del Bayern Monaco.

Philippe Coutinho nasce a Rio de Janeiro nel 1992. Si fa tutta la trafila delle giovanili nel Vasco da Gama iniziando a giocare ad appena sette anni. Nel 2009 esordisce in prima squadra e viene subito notato dall'Inter. Il giovane sbarca quindi a Milano dove resta per due anni prima di essere girato in prestito all'Epanyol. Scaduto il prestito Coutonho torna all'ombra della Madonnina dove resta per un'altra stagione prima di passare al Liverpool per 10 milioni di euro. La rosa del giovane talento brasiliano sboccia definitivamente in Inghilterra sotto la guida di Brendan Rodgers. In cinque anni Philippe colleziona ben 152 presenze e realizza 41 reti. Il suo prezzo lievita a dismisura diventando presto uno dei giocatori più ambiti d'Europa. Nel 2018 ci pensa proprio il Barcellona a strapparlo ai reds per la cifra mostruosa di 160 milioni di euro. In Catalogna però non convince e viene mandato in prestito al Bayern Monaco. È probabile che il brasiliano, ancora con l'amaro in bocca dalla mancata conferma al Barca, abbia deciso di vendicarsi. E quale modo migliore di vendicarsi se non quello di umiliare la propria ex squadra infliggendole una doppietta? Abbiamo trovato un'altro fattucchiere. Questo però invece che con le bacchette le magie le fa con i piedi e un pallone...

Thomas Muller nasce a Weiheilm nel 1989. Da i suoi primi calci al pallone a soli cinque anni nella squadra TSV Pahl. Vi resta fino al 2000 quando gli osservatori del Bayern Monaco lo notano e lo portano in Baviera con loro. Si fa pa trafila delle giovanili e nel 2007 finalmente esordisce nella seconda squadra. Tutti credono in lui, sanno che è un predestinato ed anche i dirigenti della squadra bavarese lo sanno. Lo coccolano, lo curano finché non è pronto per il grande salto in prima squadra. L'esordio avviene nel 2008 a soli 19 anni. Muller giura fedeltà eterna a quella maglia ed a quella società che l'ha fatto crescere e gli ha dato tante opportunità. Ad oggi è diventato una sorta di bandiera per i tifosi bavaresi. Thomas Muller è un fattucchiere serio, letale. Se non stai attento ti buca veloce come il vento!

Ecco, siamo giunti alla fine di questa indagine investigativa alla ricerca dei fattucchieri del calcio. Perché il calcio è uno sport, il calcio è una fede, ma il calcio è anche soldi, affari, mercato e questo non dovrebbe essere così. Era meglio una volta, all'epoca di Cesare Maldini quando non c'erano ancora i giri di sesterzi che ci sono ora. Io voglio vedere il Calcio vero, quello con la C maiuscola. Quello fatto di romanticismo, di fedeltà verso la propria squadra e società. Caso archiviato. Abbiamo scovato tutti i fattucchieri del calcio che sono venuti a galla ma sicuramente ce ne sono altri... tenete gli occhi aperti cari investigatori!