Ahh che bello oggi si va a funghi.
L'obiettivo stagionale è di quattro quintali di porcini e due di finferli… no dai scherzo.
Partiamo dopo pranzo con il solito pickup scassone del mio nonno. Quella macchina ha la mia età ed ha il cambio automatico che è da buttare… tutto sommato però funziona ancora piuttosto bene. Seguiamo lo stretto sentiero di montagna, il pickup si arrampica senza problemi sul ripido tracciato come una gigantesca capra grigia. Molte buche ci fanno sobbalzare e mio nonno inizia a bestemmiare tra i denti. Odio quando bestemmia ma che ci vuoi fare? Saliamo, saliamo, saliamo sul fianco del monte finchè non raggiungiamo la cima. Verdi boschetti di alti pini torreggiano su di noi. Qua e là si sente il placido gorgogliare delle acque di un piccolo ruscello. Il terreno è morbido ed un tappeto di muschio e di aghi caduti ricopre tutto il sottobosco. Bianchi licheni se ne stanno aggrappati agli alberi ed alle rocce con invisibili dita ad uncino. Amo la montagna, quassù non fa molto caldo anzi, dalla valle spira una lieve brezza fresca che rende ottimale la temperatura. Iniziamo a girare per i boschetti circostanti in cerca di quel bel cappello marroncino tipico dei porcini. Non passa molto che troviamo i primi funghi: dei piccoli finferli, gialli come dei fiori di dente di leone. Andiamo avanti ed in poco tempo abbiamo già riempito mezzo cesto di porcini e finferli con l'aggiunta di qualche steccherino dorato (dei funghetti simili ai finferli). Dopo due ore abbiamo già i cesti colmi della refurtiva fungaiola e decidiamo di andare a casa. Il cielo si sta rannuvolando e non vogliamo correre rischi perché si sa: in montagna il tempo cambia molto in fretta. Quando torniamo a casa sono circa le quattro. Mia nonna ci accoglie con un misto di stupore per la quantità di funghi e di esasperazione al pensiero del lavoro per pulirli tutti. Noi da buoni fungaioli abbiamo tolto il grosso della sporcizia ma con un coltellino svizzero non si possono fare miracoli…

La sera abbiamo promesso ad Alessandro che saremmo andati al circo visto che si è fermato nel paese vicino. Così dopo cena ci avviamo verso il grande tendone giallorosso appostato in un grande spiazzo che sarebbe dovuto essere un campo da calcio. Prendiamo i biglietti e i accomodiamo sui duri spalti di legno. Il palco non è molto grande ma sufficientemente spazioso perché si possa mettere in scena il solito balletto da quattro soldi. Non mi piace molto il circo, mi dà tristezza. Vedere quegli animali nelle gabbie, quelli che ci lavorano vivere dentro roulotte… non deve essere facile. Dopo qualche minuto di attesa inizia lo spettacolo: vanno in scena dei domatori di cavalli che iniziano a fare acrobazie sul dorso degli animali agghindati da testa a piedi con lustrini e brillantini. Poi arriva il turno dei giocolieri con i loro soliti birilli. Infine come gran finale di serata arriva il numero dei pagliacci con i loro buffi trucchi bianchi e rossi e quelle parrucche gonfie come la criniera di un leone. Quegli strani capelli non mi sono nuovi… sicuramente ho visto qualcuno che li portava… ma certo Marcelo! Il terzino del Real Madrid! Anche lui ha i capelli come dei cespugli infatti noi lo chiamiamo sempre pagliaccio... ma ce ne sono altri di pagliacci: Witsel del Belgio e anche il difensore centrale del Siviglia Koundé. Mi vengono in mente solo questi finora ma sono sicuro che ce sono altri…

Marcelo nasce a Rio de Janeiro nel 1988. Un grande che rimarrà nella storia come uno dei più forti terzini di tutti i tempi. Una parola per descriverlo? Devastante. Ha caratteristiche molto simili a quelle del rossonero Theo Hernandez. Alterna fulminanti scatti sulla fascia a rocciosi interventi difensivi. Si è dovuto adattare allo stile di gioco del terzino moderno e ci è riuscito alla grande finora, dimostrando di essere in grado di giocare ancora per molto ad alti livelli. Il nostro “pagliaccio” inizia a giocare a calcio nella Fluminense, piccola società calcistica della grande metropoli brasiliana. Fin da subito dimostra una grandissima tecnica individuale ed in particolare si specializza nel dribbling in corsa. Molto abile anche nel tiro dalla distanza che gli permette non di rado di mettere a segno una rete. Fisico non molto dominante, con i suoi 170 centimetri schizza via agli avversari con una facilità disarmante ma non si fa sottomettere in fase difensiva nella quale tiene testa anche al più grosso degli avversari. Nel 2005 esordisce in prima squadra nella Fluminense con la quale resta per due anni collezionando 26 presenze e 4 reti. Nel 2007 si trasferisce al Real Madrid dove viene subito identificato come l’erede di Roberto Carlos. Al Bernabeu nutrono tutti grandi aspettative nei confronti di quel giovane brasiliano un po’ grassottello. Marcelo fin da subito stupisce tutti reggendo con innaturale calma la pressione del tifo blancos. In un ambiente come quello del Bernabeu pochi riescono a non sentire la pressione dell’esigente tifo, eppure lui non sembra sentirla e inizia a sfornare prestazioni da urlo su altre diventando presto titolare. L’ennesimo talento messo al mondo dalle calde spiagge brasiliane è esploso. in ben tredici anni ai Blancos Marcelo ha messo insieme la bellezza di 360 presenze condite da quasi trenta reti. Un fenomeno, l’ennesimo a tinte carioca… ma anche un fortissimo “pagliaccio”.
Ma spostiamoci ora in Belgio dove dimora un altro “clown”...

Axel Witsel nasce a Liegi, in Belgio nel 1989. Uno dei centrocampisti più forti nella storia del suo paese insieme ad Hazard e De Bruyne. Basta conoscere il paragone con Patrick Vieira per capire il livello di questo giocatore. Dotato di una buona tecnica e un’ottima visione di gioco riesce subito ad imporsi fin dalle giovanili sugli altri coetanei. A soli 17 anni esordisce in prima squadra con lo Standard Liegi dove sorprende tutti con il suo grande talento. Riesce a ritagliarsi uno spazio sempre più importante nella propria squadra ottenendo molto in fretta l’indiscussa titolarità. Dopo cinque fruttuosi anni nella squadra della sua città natale viene acquistato dal Benfica. L’annata in Portogallo non fu una delle sue migliori stagioni e dopo appena un anno si trasferisce allo Zenit San Pietroburgo. In cinque anni in Russia mette insieme 120 presenze e 16 reti. Nella grande città russa è titolare inamovibile e fa vedere tutto il suo antico talento nato tra le case di Liegi. Nel 2017 si trasferisce in Cina dove fa vedere buone prestazioni nonostante la bassa competitività del campionato.Dopo un solo anno viene acquistato dal Borussia Dortmund dove si trova tuttora. In due anni in Germania non è ancora riuscito ad imporsi con le grandi giocate tipiche del “pagliaccio”. L’anno in Cina sembra averlo danneggiato in modo permanente ovviamente speriamo che non sia realmente così. Sono sicuro che il talento belga ha ancora molto da dimostrare e molto probabilmente lo farà in Germania. Buona fortuna caro “pagliaccio”. Oh, ma mi dicono dalla regia che c’è un altro “clown” in Spagna… devo assolutamente dare una controllata.

Jules Koundé nasce a Parigi nel 1998. Viene da subito individuato dal Bordeaux che lo identifica come un grande e promettente talento. Si fa tutta la trafila delle giovanili nella squadra francese. Nel 2018 esordisce in prima squadra da titolare. Solo un mese dopo segna il suo primo gol con i francesi in un match contro l’Amiens. Si fa notare soprattutto per la cattiveria e la convinzione con cui cerca l’uno contro uno e le marcature. Anche se non in possesso di un gran fisico eccelle nel gioco aereo. Ha anche un discreto feeling con il gol. Nel 2019 viene acquistato dal Siviglia per la cifra record di 25 milioni di euro diventando così l’acquisto più oneroso della storia del club. Fino ad ora ha messo in mostra le sue migliori capacità facendosi apprezzare del tifo biancorosso e diventando subito titolare inamovibile con Lopetegui in panchina. Ieri ha dimostrato ancora una volta di essere all’altezza delle aspettative annullando Lautaro Martinez e aiutando in maniera consistente la propria squadra ad ottenere l’agognata Europa League conquistando così anche il suo primo titolo da professionista. 

Questi erano i “pagliacci” del calcio più famosi… chissà se ce ne sono altri.