Ricordate i grugniti degli juventini sui social? I gobbacci viziati, specie negli ultimi due anni, non nutrivano particolare simpatia verso Max Allegri. Partendo dal presupposto che anche il sottoscritto sia uno juventino un briciolo viziatello, egli non riusciva a comprendere, tuttavia, le copiose dosi di astio e livore nei riguardi di un tecnico tanto pragmatico. L'allenatore livornese, forse, aveva un brutto vizio: vincere. Il concetto di "vittoria" nell'Allegri-pensiero era sinonimo di concretezza, senza troppa ricerca del "bello" e dello "spettacolo". La passione per i cavalli, poi, emergeva prepotentemente durante le conferenze stampa. L'utilità dell'ippica costituiva, dunque, il compendio della filosofia allegriana, che ben si sposava con la storia bianconera: meglio un "horto muso" che le bollicine dello champagne.

A furia di grugnire, zitti zitti, gli juventini deviati sono stati accontentati. Allegri totalmente indirizzato verso l'ippica e benvenuto al santone del "bel giuoco". Il 16 Giugno dello scorso anno veniva ufficializzato l'approdo alla Continassa di Maurizio Sarri. Fresco vincitore dell'Europa League con il Chelsea, il tecnico toscano vanta un palmarès di tutto rispetto. Qualche giorno fa, ipse dixit, ha ricordato ai suoi detrattori la conquista di ben otto promozioni fra i dilettanti (!), mica pizza e fichi. Per non parlare dei trionfi racimolati nell'avventura di Napoli. Il trofeo del "bel giuoco", il vantaggio di Insigne al Bernabeu, i complimenti di Guardiola per il gioco espresso e, soprattutto, la conquista dello Scudetto, tristemente smarrito, però, in un hotel di Firenze.
Il curriculum di primo piano del tecnico di Figline Valdarno avrà convinto Agnelli e soci a puntare su di lui. Allegri invocava la rivoluzione, convinto di aver individuato alcune criticità nell'organico, mentre Sarri mai si sarebbe rifiutato di allenare una rosa così ampia e attrezzata (all'apparenza). Allegri prediligeva giocatori in grado di variare l'assetto tattico a partita in corso; Sarri è la quintessenza dell'integralismo tattico. 
Quale responsabilità, pertanto, si può addossare alla società?
In primis la scelta dell'allenatore.
Colto da improvviso sarcasmo, poc'anzi, mi è sembrato opportuno irridere la bacheca di Sarri. Ma non è solo la bacheca a indurre un'amara riflessione. Lo stile, la comunicazione, la gestione di uno spogliatoio tanto ingombrante non collimano con gli standard del mondo juventino. 
In secondo luogo, analizzandolo in prospettiva, il mercato della scorsa estate si è rivelato inadeguato. Bene De Ligt, male (malissimo) Rabiot, ad esempio. All'integralista Sarri viene concessa una rosa che trasuda "allegrismo" da tutti i pori: giocatori abili alla variazione del modulo e alcuni ruoli senza opportuni ricambi. Alex Sandro privato di una vera riserva, Higuain unico "nueve", centrocampo (?) horror e terzini inadeguati. Paratici ha, altresì, mostrato gravi carenze nell'operare le cessioni degli esuberi (Mandzukic, Perin, Can...), imbattendosi in manovre di disturbo anti-Marotta (vedi Lukaku) e inseguendo plusvalenze ovunque ne intravedesse lo spiraglio (Cancelo-Danilo, Spinazzola-Pellegrini, Kean...). Grottesca, infine, nel mese di Agosto, la costante elemosina, in zona Camp Nou, di scambi propiziatori (di plusvalenze). Rakitic per Bernardeschi, Rakitic per Can, Rakitic per il vice-magazziniere. 

La sconfitta di ieri sera, come abbiamo capito tutti, non nasce dalla (\dalle) prestazione (\i) raccapricciante (\i) o dai tre mesi di stop. Figlia di una serie di errori marchiani, compiuti in primis dalla società e ingigantiti dall'inadeguatezza di Sarri, essa è l'ennesimo campanello d'allarme in una stagione non priva di incertezze. Gratitudine eterna verso un gruppo dirigenziale che ha portato la Juve nell'elite europea, dopo anni terribili. Le critiche sono, tuttavia, necessarie perché una grande società non decide di esonerare un allenatore vincente, per poi rimpiazzarlo con un perdente matricolato! 

Vedova (inconsolabile) di Allegri, di tanto in tanto, rimpiango un passato recente che appare remoto. Rimpiango le conferenze stampa e l'umorismo di un livornese guascone. Guardo inorridito alle dichiarazioni insensate dell'altro toscano, alle sue dita che sfiorano ripetutamente le narici, al filtro in bocca e al turpiloquio reiterato. Sia chiaro: il sottoscritto parla a vanvera, si scaccola, fuma e dice le parolacce. Nessuna morale verso il vate del "bel giuoco". La profonda differenza fra il passato recente e il presente lasciano un velo di malinconia e un quesito, più che mai, irrisolto.
Meglio vincere senza spettacolo o perdere inseguendo utopie calcistiche? Ai grugniti dei gobbacci l'ardua sentenza...