Il radio-telecronista (che la Crusca mi perdoni) è uno dei mestieri più antichi del pallone. Colui il quale ricopre questo ingrato mestiere ha il compito di raccontare, per filo e per segno, le dinamiche di una gara. Ogni singolo dettaglio non può e non deve sfuggire all'occhio del narratore, maestro dell'improvvisazione sprovvisto di canovaccio e munito di appunti spartani sui quali ha annotato le statistiche e le curiosità dell'evento in corso di svolgimento. Gli aedi del pallone, divisi fra radio e piccolo schermo, hanno variato negli anni il modo di entrare nelle case dei calciofili.

La prima icona fu Nicolò Carosio, voce narrante dei Mondiali '34 e '38 per l'EIAR, radio di Stato del regime fascista. Il suo "quasi gol", utilizzato per indicare una mancata realizzazione, divenne iconico, anche e soprattutto per la sobrietà che accompagnava tale espressione. La voce roca di Sandro Ciotti è un unicuum nel panorama della narrazione calcistica. "Clamoroso al Cibali", attribuita all'indimenticato radiocronista, viene tuttora utilizzata per descrivere un risultato a sorpresa, proprio come quel Catania-Inter, vinto, incredibilmente dagli etnei. Collega dei due di cui sopra era Nando Martellini, transitato dalla radio alla tv. "Campioni del Mondo!" "Campioni del Mondo!" "Campioni del Mondo", un assaggio di sobrietà, tratto distintivo delle cronache dell'epoca, che lascia il posto alla gioia sfrenata.

Il primo fra i moderni è Bruno Pizzul. Voce impostata, sobrietà friulana, ma decibel alle stelle quando si tratta di esultare per gli azzurri o per un'impresa italiana in Europa. La modernità del Brunone di Udine si riscontra pienamente la notte dell'Heysel: scosso per le trentanove vittime e in disaccordo con la UEFA, rea di aver posticipato la gara di qualche ora, optò per una cronaca del tutto asettica. Se Carosio e Martellini ebbero modo di veder trionfare la Nazionale in una finale Mondiale, il destino non permise a Pizzul di dare cotanto annuncio. Una finale amara in quel di Pasadena o un arbitro inadeguato si misero di traverso fra il friulano e la gioia di una Coppa del Mondo.

Sebbene "Tutto il calcio minuto per minuto" abbia perso di importanza, non si possono non segnalare due fenomeni della radiocronaca quali Riccardo Cucchi e Francesco Repice. Il primo condivise, con i radioascoltatori, le emozioni di Berlino. Il secondo accompagna con introduzioni magistrali ed esultanze da pelle d'oca le cavalcate europee delle italiane in Champions. In coppia hanno commentato la notte di Madrid, esaltando le gesta di Milito sul prato del Bernabeu. Perdonatemi ma da juventino, Cucchi che annuncia i quattro gol della Lazio, il 5 Maggio 2002, è un qualcosa di emozionante. La mia pelle bianconera si accappona ogni qual volta Repice esclama "Ha segnato la Juventus!". Vogliate scusarmi per tutto questo sentimentalismo sdolcinato.

L'avvento delle pay-tv e il ruolo non più centrale di Mamma RAI nelle vicissitudini calcistiche ha dato il la a un nuovo modo di raccontare questo sport. Massimo esponente della rivoluzione è Fabio Caressa. Il telecronista è tanto importante quanto i ventidue in campo. C'è chi disprezza il sopravvento della parola sull'azione, c'è chi pagherebbe oro pur di risentire Fabione e Bergomi commentare gli azzurri ai Mondiali 2006. Maurizio Compagnoni, Riccardo Compagnoni, Riccardo Trevisani o Massimo Marianella sono le voci di punta dell'emittente di Murdoch. Ah, Marianella. Un piacere per l'udito una telecronaca di calcio inglese o di una finale di Champions. "Drogbaaaaaa", l'amore o la perversione del telecronista romano.

Il biscione di Berlusconi risponde con Bruno Longhi, sobrio sulla falsariga dei predecessori radiocronisti ante-Pizzul, eppure sempre pronto ad annunciare ad alta voce una marcatura. Pierluigi Pardo, telecronista e conduttore, diviso a metà fra Mediaset e DAZN, punta sull'alternanza fra calma e intensità, condite da un pizzico d'ironia. Massimo Callegari, ex di Sportitalia e Mediaset, ora su DAZN, si segnala, insieme a Stefano Borghi, fra i telecronisti più promettenti della nuova generazione.
Dulcis in fundo, la punta di diamante di Cologno Monzese, al secolo Sandro Piccinini. 'ccezionale", "sciabolata tesa\morbida", "mucchio selvaggio", "proprio lui", espressioni dal vangelo secondo Sandro. The voice delle serate di Champions su Canale 5 è attualmente a riposo, quasi un anno dopo aver commentato la finale di Russia 2018. Grande curiosità sulla prossima destinazione del Piccinini nazionale.

Ci fanno accapponare la pelle, possono risultare faziosi o sgradevoli o addirittura poco coinvolgenti (nell'occhio della critica i telecronisti RAI). Ci affidiamo alle loro voci, alla loro capacità di improvvisare, all'ispirazione di un attimo, placenta di espressioni impresse nell'immaginario collettivo.
Rivediamo su YouTube le partite attuali o un po' più datate, senza mai rinunciare al sottofondo della telecronaca. Pazienza se qualcuno di loro concili la sonnolenza. Consoliamoci con un "Campioni del Mondo!" o una qualsivoglia esclamazione di giubilo. A lungo andare crea dipendenza, ma non nuoce alla salute di noi calciofili.