Maurizio Sarri, negli anni di Napoli, rappresentò molto di più che una semplice guida tecnica. Il popolo partenopeo gli affidò i galloni e il soprannome di "Comandante", quasi dovesse riuscire nell'impresa di sovvertire lo "Stato" bianconero, instaurando, di conseguenza, una dittatura proletaria dalle tinte azzurre. Un'impresa, ideologicamente parlando, simile a quella incarnata, nel secolo scorso, dal Partito Comunista Italiano. Le simpatie di Sarri, verso il partito del bianconero Togliatti, mai sono state celate.  I tifosi del Napoli, tuttavia, ancora innamorati di quel periodo, intriso di utopia e rivoluzione, mai hanno digerito l'approdo sotto la Mole dell'ormai ex Comandante. Come il PCI accantonò, con il trascorrere del tempo, il trionfo del proletariato, ripegando sulla "via italiana al socialismo" (rivoluzione da applicarsi seguendo i dettami costituzionali), anche il tecnico toscano, entrando nelle stanze del potere, ha applicato, a modo suo, una "via juventina" al suo credo calcistico.

Come il PCI, all'apice del "compromesso storico", tra il '78 e il '79, appoggiò il monocolore DC di Andreotti, pure Sarri ha appoggiato esternamente il "governo" presieduto da Andrea Agnelli. Perché appoggio esterno? Semplice. Il compagno Sarri mai si è trovato a proprio agio nell'universo bianconero. La sua anima proletaria non ha avuto punti in comune con il discendente degli Agnelli e i suoi più fidati collaboratori (Nedved-Paratici), grandi sponsor, questi ultimi, dell'allenatore di Figline. Egli si è ritrovato improvvisamente da Castel Volturno, metaforica Via delle Botteghe Oscure (antica sede PCI) alla Continassa, una Piazza del Gesù (ex sede DC) dei giorni nostri. L'uomo con la tuta da operaio nelle stanze del padrone, il tutto non più condito dalla stessa salsa delle lotte operaie del ventesimo secolo.

La via juventina al "sarrismo" è fatta di un gioco spumeggiante, palesatosi in rare occasioni. Le due sfide contro il vecchio capitano\allenatore Antonio Conte costituiscono un unicum nella stagione, quanto a cattiveria e fluidità nella circolazione del pallone. Escludendo, poi, partite contro squadre nettamente inferiori (Fiorentina, Lecce, Genoa, Toro...), la Juventus ha pressoché abdicato dalla ricerca di un'identità di gioco. Circolazione lenta, eccessiva ricerca delle fasce e pedante ricorso al traversone in un'area di rigore deserta. Ah, perché il numero 9 (in tal caso 17) c'era, ma il Comandante lo ha fatto fuori (sarà mica Mandzukic?). Apoteosi di quanto narrato poc'anzi è stata l'andata degli ottavi contro il Lione.

Questo per smentire le pippette di sedicenti giornalisti e giornalai, così tanto affascinati dallo straordinario alone di sconfitta del Napoli di Sarri, da pensare\pretendere che la Juve dovesse emulare il gioco corale messo in piedi da quest'ultimo qualche anno fa. Al di là delle valutazioni sui singoli e sul collettivo, c'è da operare un distinzione genetica: a Napoli non vinci ma giochi bene? Chi se ne frega! Troverai sempre un alibi e accontenterai i tifosi con lo "spettacolo". A Torino giochi bene e non vinci? Non si creano le condizioni minime per poter continuare il rapporto professionale. Nel caso di Sarri, vittoria dello scudetto a parte, hanno pesato ulteriori fattori che elencheremo successivamente.

Il maestro Sarri ha altresì esternato limiti evidenti nella gestione dello spogliatoio, da sempre punto di forza della Juve, specie nei momenti più difficili. Mandzukic è stato trombato sin dagli albori della farsesca rivoluzione. Non era in forma smagliante, questo è vero, tuttavia se giochi per un intero anno a fare cross per Higuaìn (!) o per Dybala (!!!), allora ti sbugiardi da solo. Vogliamo indugiare sull'affaire Emre Can? Tagliato fuori dalla lista UEFA, il tedesco è stato messo al corrente da una telefonata telegrafica dello stesso tecnico. E perché non rammentare le sostituzioni operate sui vari Higuaìn o Dybala oppure le due clamorose ai danni di CR7? Siamo sicuri che i "vaffa" a lui indirizzati fossero semplice frutto di cattiveria agonistica? Ultima, non per ordine di importanza, l'emorragia di punti in situazioni di vantaggio. Juve-Napoli: 3-0 dopo sessanta minuti; 3-3 passato l'ottantesimo, con annessa rocambolesca autorete di Koulibaly a sventare l'harakiri bianconero. Lazio-Juve (campionato): 0-1, 3-1. Verona-Juve: 0-1, 2-1. Milan-Juve: 0-2, 4-2 (!). Sassuolo-Juve: 0-2, 3-2, 3-3. Tutti questi episodi hanno raccolto, a mo' di dichiarzioni a mezzo stampa, grida di aiuto o giustificazioni da squadra di metà classifica (il famoso black-out di San Siro, nella gara col Milan).

Con l'esonero, maturato nella giornata di ieri, si chiude la più complicata fra le parentesi tricolori di questo ciclo di vittorie (in campo nazionale). Vuoi per un'inattesa quanto assurda situazione pandemica, in grado di paralizzare un intero pianeta e, dunque, anche il gioco del calcio. Vuoi l'inadeguatezza neppure velata del comunista Sarri in un sistema totalmente distante dall'amore e dalla solidarietà verso gli ultimi. Gli juventini sono stati ultimi, quantomeno in classifica, solo per effetto della giustizia sportiva, nel lontano 2006. Per il resto, il vocabolario bianconero non ha mai annoverato termini che rimandassero alla sconfitta e alla rassegnazione.

Addio, compagno (e "maestro") Sarri! La sua parabola da novello Zeman, utopista e sempre pronto a fare i bisogni a qualche centimetro dal contenitore ("Se devo perdere, meglio farlo a Napoli"), non penso l'abbia aiutata nell'anno a Torino. La ringraziamo per il nono scudetto di fila appena conseguito, così come lei dovrebbe ringraziare il mondo Juve per averle fatto assaggiare l'ebbrezza di stare in cima alla classifica e di mettere in cascina un titolo. La sua via juventina al monotono e sopravvalutato credo calcistico ha prodotto noia, disgusto e disaffezione verso l'amata Signora. Si goda un meritato riposo e ogni tanto controlli la voce su Wikipedia, nel caso in cui qualcuno si fosse dimenticato di aggiungere lo scudetto alla sezione "palmarès", rimasta vuota negli anni partenopei, gli anni dell'autentica rivoluzione. Controlli, inoltre, se sia arrivato o meno il bonifico dal grande capo. Quantomeno fino al 2022...