Paris, la Ville Lumiere. La città che, durante le feste, non lascia un lembo di spazio senza luce. Ho avuto la fortuna di passare da quelle parti e me ne sono innamorato. E’ un luogo magico. Fatato. Una metropoli splendida. E’ poesia come lo è Roma, ma le due capitali sono totalmente diverse. Quella francese ricorda maggiormente una visione mitteleuropea del percorso, mentre la nostra… beh… è fuori dalla storia. Parigi regala squarci incredibili di una dolcezza infinita. Dalle barche che percorrono lente la Senna, ai giardini, alla Tour Eiffel. Sembra un dipinto. Per non parlare degli Champes-Elysée, l’Arco di Trionfo, Montmartre, ma soprattutto ciò che più mi ha impressionato: Notré Dame. E’ una cattedrale stupenda. Qualcosa che ti lascia incantato. Soffrendo di vertigini non ho avuto il coraggio di salire sulla cupola, ma ho potuto vedere le foto e ho ammirato estasiato il panorama di quel gioiello situato a pochi passi dalla Manica. Non ho fatto altro che immaginare la favola del Gobbo e la fortuna che hanno i gargoyles a vivere lì. Se vi hanno ambientato un simile capolavoro significa che la location è realmente magica. Altrimenti non avrebbe ispirato cose così. Che splendore! Davvero un luogo maestoso e sospeso nel tempo. Spesso si parla di “grandeur”, ma quella zona è talmente impressionante che mi ha fornito l’idea contraria. Nulla è amplificato di ciò che si racconta. Anzi… E i musei? Oltre al Louvre, che contiene opere come la Gioconda, non si può dimenticare il D’Orsay. Tanta, troppa roba.

Mi direte: “ma non sei una guida turistica!”. Avete ragione anche perché il mio scritto non è assolutamente degno di quel ruolo. Devo, però, rappresentare cosa significhi quella città. E’ necessario che il lettore abbia ben chiaro ciò di cui si tratta. Immagino che molti di voi lo sapranno. Molto spesso il calcio delinea la realtà. Stavolta no. Parigi non ha mai avuto una squadra devastante. Paname, come viene chiamata da quelle parti per via di un noto cappello, è rappresentata dal Paris Saint-Germain. E’ particolare, pure, che una simile metropoli abbia un’unica compagine. Se si pensa, per esempio, a Madrid, si hanno il Real e l’Atletico. Anche Barcellona fa doppietta. Oltre ai blaugrana, vede l’Espanyol. Manchester ha United e City. Londra ne vanta addirittura un bel mucchio. L’Italia non è da meno con Roma e Lazio, Milan e Inter, Juve e Toro, Genoa e Samp, Hellas e Chievo... Insomma, è già una particolarità. Pensate che il Psg è stato fondato soltanto nel 1970. Questa compagine ha 50 anni che sono la metà della maggior parte di gloriosi team. A volere la nascita della società fu proprio la federazione transalpina che fuse il Paris FC allo Stade Saint-Germain. Altrimenti, la Ville Lumiere non aveva neppure una squadra nella massima categoria. Incredibile. Lentamente è divenuta una delle realtà più forti del Paese. Ha conquistato soltanto 9 titoli di campione di Francia, ma la sua tenera età è più che sufficiente a spiegarne il motivo. In Europa, poi, ha vinto solo una Coppa delle Coppe e una Supercoppa. Non un granché, ma anche questo è giustificato dal breve percorso. Se si guarda ad alcuni altri top club, si nota che non hanno trionfato molto di più seppur contino un’esperienza di gran lunga maggiore.

La storia dei rossoblù si è modificata completamente nel 2011 quando la Qatar Investement Authority ha deciso di regalarsi lo sfizio e acquistare il club. All’ombra della Torre giunsero alcuni pezzi d’Italia. Da Leonardo, a Blanc, ex a.d. juventino, poi Sirigu, Sissoko e Menez. Poco più tardi arrivò pure Ancelotti e la stagione successiva Marco Verratti. Occorre ricordare come il talento ex Pescara non abbia mai militato in serie A passando direttamente dalla cadetteria, vinta con il Delfino, al sogno rossoblù. Da quando Nasser Al-Khelaifi è patron, il Psg ha sempre avuto una forte componente del Bel Paese. Ma bando alle ciance… E’ dall’ingresso degli arabi che la società sta vivendo i suoi momenti di maggiore gloria. Perchè quest’ultimo decennio è stato così importante? Beh… semplice. E’ arrivato il grano. Sono sbarcati imprenditori in grado di sostenere cifre folli che in pochi altri avrebbero potuto permettersi e la differenza sta emergendo proprio in questo periodo. Con il covid che non allenta la presa, la vita sta lentamente ricominciando, i francesi paiono tra i pochi club a non soffrire più di tanto. Non hanno avuto necessità di mostrarsi contrariati con l’Uefa e di mandare un segnale forte come hanno fatto molti loro colleghi tramite la Superlega e stanno attivando un calciomercato straordinario che gli altri non riescono nemmeno a sognare. Spendono e spandono. Roba da capogiro.

Questo è il pensiero comune. Poi, se si guarda nel dettaglio, si nota che l’unico colpo strapagato, in cui davvero i transalpini hanno dovuto sborsare l’ira di Dio, è Acrhaf Hakimi per cui hanno prosciugato le casse di ben 60 milioni. In questo mercato è un’autentica “follia”. Per il resto è stata completata l’operazione Danilo Pereira poi sono giunti Wijnaldum e Sergio Ramos che, però, sono lì a parametro zero. Per Donnarumma sembra ormai fatta, ma il suo acquisto, sempre da svincolato, non è ancora stato ufficializzato. E’ chiaro che altre big non hanno potuto permettersi le stesse manovre ma, per ora, nulla di clamorosamente assurdo. E’ altrettanto logico che giocatori come il difensore spagnolo o il mediano olandese hanno scelto quella destinazione consci, molto probabilmente, di ciò che i transalpini potrebbero creare cioè un team in grado di scrivere la storia. Altrimenti, non penso che, per loro, mancassero offerte alternative. Tante sono le voci che sicuramente avranno un fondamento. Da Pogba a Cristiano Ronaldo, vari top player sono accostati alla città dell’amore. Tuttavia, niente si è definitivamente concretizzato.

Cosa sarà del Psg? Questa è una curiosità gigante che nutro dentro di me. Davvero creerà, nel tempo e forse già quest’anno, la squadra del secolo? E’ quanto emerge da ciò che si legge. Se le notizie si confermassero, un’ipotetica formazione potrebbe essere così schierata. Pochettino avrebbe a disposizione questo 4-3-3: Donnarumma; Hakimi, Sergio Ramos, Marquinhos, Bakker; Wijnaldum, Pogba, Verratti; Mbappé, Neymar, CR7. Troppo? Sì. Beh… Se così fosse, le avversarie manco scenderebbero in campo. La carta non rappresenta mai integralmente la realtà, ma tutto quel ben di Dio farebbe impazzire chiunque. Della serie, benvenuti agli “ingiocabili”. Si rasenterebbe la perfezione. L’ex milanista è, attualmente, tra i migliori portieri al mondo. Con lui, un miracolo per gara è quasi sempre assicurato. I due centrali di difesa rappresenterebbero qualità e quantità. Il centrocampo, invece, sarebbe micidiale e senza punti deboli. L’olandese ha aerobica, recupero del pallone ed è perfetto nell’inserimento. Le doti del Polpo sono ben note e sarebbe coadiuvato nella regia da un certo Verratti. Pff. Da brividi. L’attacco… Beh, dai, giudicate Voi! Ci sarebbero esclusivamente pochi malus. Il primo è rappresentato dalla mancanza di duttilità di Hakimi. Il marocchino è fantastico come esterno di un centrocampo a 5. E’ uno dei migliori al mondo, ma dovrà imparare a giocare nella retroguardia a 4. La musica cambia di molto. Bakker, invece, non è un autentico portento. Esiste, poi, una questione attaccanti perché il magico terzetto potrebbe trovare le difficoltà che Ronaldo e Dybala stanno patendo in bianconero. Il portoghese non ama fare la prima punta e predilige giocare largo a sinistra. C’è O’Ney, sarebbe accontentato. Ma il carioca non è esattamente il genere di centravanti che il lusitano ama preferendo, magari, il lavoro di Icardi. Si rischia di creare un dualismo? Qualcuno lascerà la nave? Il predestinato, però, parrebbe essere Mbappé, direzione Madrid, sponda Real, proprio per far spazio al numero 7. Il dilemma, quindi, permarrebbe. Vabbè dai. Di cosa parliamo? Signori, credo che, soprattutto quella legato al tridente offensivo, sarebbe una quisquilia rispetto ai vantaggi. Si sta, però, trattando di fantascienza perché nulla è ancora scritto e vedo praticamente impossibile ipotizzare una soluzione come quella presentata.

Mi baso, quindi, sul presente e su ciò che è realmente vicino. Sic stantibus rebus, con l’aggiunta del solo numero uno italiano, che sembra davvero ormai promesso sposo del Psg, la formazione potrebbe essere quella che andrò a scrivere. A proposito, mi sia consentita una breve e umile licenza poetica su Gigio che pare un po’ come Renzo del noto capolavoro manzoniano. “Questo matrimonio sa da fare”, ma non arriva mai… Vabbè, tornando a noi… Il 4-3-3 di Pochettino potrebbe essere così composto: Donnarumma; Hakimi, Sergio Ramos, Marquinhos, Bakker; Wjinaldum, Paredes, Verratti; Di Maria, Neymar, Mbappé. La panchina vedrebbe uomini come Navas, anche se potrebbe partire, Kimpembe, Kurzawa, Guye, Draxler, Sarabia, Icardi… Mamma mia. Voi non mi potete vedere, ma sto sorridendo. Sapete perché? Stavo pensando che, dopo aver descritto l’altra formazione, ora mi sembra quasi di trattare di una squadra scarsa. Ma è pazzia! Sono comunque devastanti. Il concetto non varia di molto rispetto alle considerazioni del paragrafo che precede. Per quanto riguarda la fase difensiva, è lo stesso. Soprattutto in un primo momento, la mezz’ala destra dovrà essere molto brava a chiudere le possibili sgroppate con successivo buco di Acrhaf a cui dovrà essere dato il tempo di maturare i necessari adeguamenti per la nuova posizione. In alternativa, e immagino sarà proprio così, Pochettino studierà qualche soluzione differente. Il centrocampo perde l’inventiva di Pogba ma, sotto questo punto di vista, Paredes ha poco da invidiare. Sicuramente, invece, la mediana ci rimetterebbe sotto l’aspetto fisico dove quasi nessuno supera il Polpo. Per quanto riguarda l’attacco, sono soltanto conferme e si è visto che può bastare. Anzi, il Fideo garantisce quell’equilibrio che la soluzione precedentemente avanzata non forniva. Sono calcisticamente innamorato dell’argentino. Credo sia uno degli esterni migliori del mondo.

Il mister è Mauricio Pochettino. Si tratta di un tecnico che ha già dimostrato le sue importanti doti. Se così si può definire, è un “allegriano”. E’ un allenatore che fonda la sua squadra su una forte solidità in fase di non possesso per lasciare più liberi i grandi interpreti quando la sfera è nei loro piedi. E’ diverso da Tuchel che non fu amato dallo spogliatoio rossoblù. Il tedesco è più legato a un tipo di calcio particolare- E’ meno basato sull’estro del singolo rischiando così di ingabbiare un tantino il talento. D’altronde non si può avere tutto. Proprio per tale motivo pareva non essere totalmente compreso dal suo ex gruppo che condusse comunque a divenire campione di Francia e vice d’Europa. L’argentino non ha raggiunto i medesimi obiettivi, ma giunse in sua sostituzione a metà stagione e in un’annata davvero particolare. Questa volta avrà la chance di cominciare il percorso dal principio. Lavorerà, quindi, con tempistiche più adeguate entrando, magari, meglio nella testa dei giocatori. La speranza è che le delusioni del recente passato non abbiano compromesso il suo rapporto con lo spogliatoio.

Sono loro i favoriti per la prossima Champions? Come poterlo dire? E’ così presto. Il mercato rischia ancora di capovolgere le situazioni o confermarle ulteriormente. Ci proverò, però, come ho fatto qualche pezzo addietro per l’Atalanta in serie A. Allo stato dell’arte, potrebbe essere una delle rose più competitive, ma mi prendo il beneficio di correggere la mia posizione nel corso dell’estate. Non credo che, nella passata stagione,il Paris avesse molto meno delle avversarie. E’ giunta in semifinale di Coppa dove è stata sconfitta solo dal super City di Guardiola. A dire il vero, è anche stata sfortunata perché la prima frazione del match di andata fu dominata. Poi, tra qualche errore individuale e altre situazioni particolari, cadde e venne battuta compromettendo la qualificazione. Come detto, però, quest’anno Pochettino avrà l’opportunità di partire dall’inizio. Avrà a disposizione uomini come Sergio Ramos e Wijnaldum che hanno già vinto il torneo e sanno perfettamente come si fa. Il loro apporto potrebbe risultare fondamentale all’interno dello spogliatoio sia in termini di valori che di carisma ed esperienza. Per quanto riguarda la personalità, l’ispanico è sicuramente superdotato. Mi verrebbe da dire che, l’importante è non fare come la Juve. Le due compagini, relativamente al rapporto con l’Europa, si somigliano e, quando arrivò Ronaldo, si pensava fosse l’ideale per insegnare ai bianconeri a giungere allo scopo. Così non fu, ma la colpa non si deve certo addebitare al lusitano. Parigi può sognare.