Un paragone pesantissimo ne ha contraddistinto la carriera, una delle carriere più luminose della storia del calcio: Lionel Messi ne è il protagonista, Diego Maradona l’ombra pesante e opprimente, sempre presente quando si poteva (e doveva) criticare il fuoriclasse argentino, come durante la fallimentare spedizione dell’Albiceleste ai Mondiali in Russia, dove proprio Messi fu il giocatore messo maggiormente in discussione, considerato già a 30 anni sulla via del declino, oltre che giocatore privo di carattere e di leadership. Ebbene, la stagione 2018-2019 ci ha consegnato un Messi radicalmente cambiato, un vero campione completo, una leggenda vivente: il Barcellona di quest’anno è la massima espressione del messicentrismo, infatti già a metà stagione l’argentino ha messo a referto 36 goal e 21 assist, con la media monstre di un goal ogni 81 minuti. Semplicemente alieno.

Ma torniamo indietro, a maggio 2018: un gran Barcellona aveva vinto La Liga, con 14 punti di vantaggio sull’Atletico Madrid e ben 17 sul Real, ma la stagione fu macchiata dall’eliminazione ai quarti di finale di Champions League per mano della Roma, capace di rimontare il 4 a 1 del Camp Nou con un perentorio 3 a 0 in casa, che fu anche la prima partita della stagione dove la Pulce risultò assente, affondando insieme alla nave Barcellona. Ma la stagione di Messi era stata semplicemente fantastica, grazie ai 45 goal segnati in tutte le competizioni, e tutti i giornali argentini riponevano in lui le speranze di un’intera nazione, in vista del campionato del mondo. E proprio il minuto campione argentino fu il capro espiatorio di una disfatta senza precedenti, che era stata presagita dalle difficoltà riscontrate durante la qualificazione: infatti l’Argentina passò con grande fortuna e solo grazie alla Pulce, capace di realizzare una tripletta nella partita decisiva, confermandosi come il vero leader della squadra. Tutto il contrario si può dire del CT Jorge Sampaoli, incapace di mettere in piedi una selezione competitiva per Russia 2018, facendo delle scelte discutibili e non dimostrando mai il carisma necessario per essere l’allenatore di una nazionale così difficile da gestire. Il disastro cominciò a materializzarsi sin dalla prima partita con l’Islanda, in cui l’Argentina pareggiò per 1-1 grazie al goal di Aguero, dominando l’intero match ma non riuscendo a creare grandi pericoli alla retroguardia avversaria: proprio nel momento decisivo, Messi ebbe sul suo piede sinistro la palla della vittoria, ma il portiere avversario riuscì a neutralizzare il suo rigore. Le critiche piovettero numerosissime, sempre con lo stesso bersaglio: Messi.

Cinque giorni dopo si giocò la partita con la Croazia e ci aspettava una grande partita da parte della selezione argentina, ma Sampaoli sorprese tutti, cambiando completamente modulo e schierando giocatori come Mercado, Meza e Mascherano, tenendo in panchina Lo Celso, Higuain e Dybala, dando ancora una volta prova di non sapere assolutamente come gestire tutti quei top player in attacco: infatti la partita si rivelò una disfatta dalle proporzioni inimmaginabili, con la grande complicità di Caballero, autore di una prestazione ai limiti dell’imbarazzante, e di Messi, assente ingiustificato, ma neanche troppo. Che colpa ne aveva, dopotutto, il più grande calciatore che la storia argentina abbia mai prodotto? E le critiche piovettero ancor più numerose, con il solito bersaglio: Messi. Era tutta colpa della Pulce se la Seleccion si trovava sull’orlo dell’esclusione dai Mondiali.

Qualche ora dopo l’umiliazione, Mascherano e altri giocatori si ribellarono e destituirono Sampaoli, decidendo di organizzarsi in gruppo. Il risultato, inizialmente, fu rassicurante per il risultato, non per la prestazione, che fu inguardabile: l’Argentina vinse grazie allo spettacolare goal di Messi, con un controllo magnetico sul pallone e il successivo tiro a incrociare di destro, e al casuale goal di Rojo, dopo una percussione in attacco proprio dello stesso difensore argentino. La Nigeria fu così eliminata, e l’Argentina proseguì il suo triste cammino. La Pulce era riuscita a placare le critiche dei giornali, ma non per molto.

Kazan, Kazan Arena, ore 17.50: l’Argentina è definitivamente estromessa dai Mondiali dopo una partita (apparentemente) combattuta con la Francia, terminata 4-3 per i transalpini. In verità quella fu la peggior prestazione dell’Albiceleste, aiutata solo da una difesa francese molto approssimativa, capace di segnare solo grazie alla fortuna e alla casualità delle sue azioni. Messi riuscì a mettere a referto due assist, giocando comunque una prestazione altamente al di sotto dei suoi standard e subì durissimi attacchi da tutto il mondo del calcio, in primis da Maradona, che disse di non vederlo assolutamente come suo erede. Qualche giorno dopo la Pulce annunciò il suo ritiro dalla Nazionale, salvo ritrattare qualche settimana fa e tentare di giocarsi per l’ennesima volta le sue carte, per vincere finalmente un trofeo con la sua Argentina, dimostrando così al mondo intero di essere definitivamente maturato e di poter essere il capitano e la guida in campo, e non solo, di un intero paese.

E nonostante i giornali di tutto il mondo lo dessero già come “campione tramontato”, lui ha dimostrato ancora una volta di essere superiore a chi lo critica, non tanto a parole, quanto con i fatti: proprio ieri ne abbiamo avuto la più chiara e manifesta dimostrazione. L’alieno Messi è ben lontano dall’abbandonare il nostro pianeta e sicuramente non lo farà in questa stagione, dove ha già raggiunto numeri spaventosi, confermandosi primo nella corsa alla Scarpa D’Oro e anche tornando prepotentemente in corsa per il Pallone D’Oro, in competizione proprio con il suo rivale più accanito: Cristiano Ronaldo. Ma i suoi tre goal all’Atletico Madrid non hanno minimamente fatto tremare le gambe alla Pulce, che è salito in cattedra ieri contro il Lione, insegnando calcio a compagni e avversari. Un professore, come titolano alcuni quotidiani, che gli hanno assegnato in pagella voti dal 9 in su. Parlando da aperto sostenitore di Ronaldo dico che Messi è un giocatore incredibile, un talento unico nella storia del calcio, e finalmente è anche un leader, che potrà condurre il Barcellona alla vittoria della Liga e della Champions. Semplicemente, la Pulce è già leggenda. Benvenuto sull’Olimpo del calcio, Lionel!