Era il lontano 1990, l'Italia partecipava ad un Mondiale che poi entrerà nella storia per la gara di Napoli...
Per questione di privacy il nome sarà cambiato

Ero poco più che un bimbo e già erano ben 5 anni che giocavo al calcio nella mia squadra di quartiere romano; correvo, sfecciavo, sverniciavo ogni avversario, sì perchè a me piaceva correre; correvo per vestirmi, correvo per prendere l'autobus, correvo per entrare a scuola per non fare tardi, ma soprattutto correvo dietro a quella sfera magica chiamata pallone.
La passione mi fu trasmessa dal mio papà, lui era stato portiere negli anni '60-'70 mentre io ero un terzino tutta fascia, mancino puro che il destro lo utilizzava soltanto per camminare e correre e nulla più, avessi avuto due sinistri sarebbe stato meglio.
Ricordo che un bel giorno di Marzo mentre tornavo di corsa a prendere l'autobus per tornare a casa, sentii voci di esaltazione in un vicolo accanto alla fermata del 309. Così con l'autobus che non si vedeva in lontananza sbirciai sul cosa stesse accadendo.
Al centro di un gruppetto misto tra signori e giovincelli c'era un ragazzo che di spalle aveva i capelli alla Maradona di quei tempi che palleggiava, ma non soltanto destro e sinistro, testa, ginocchia, spalle, tacco e faceva roteare il pallone intorno alle spalle e poi riprendeva a palleggiare. Mi avvicinai, alla fine mi trovai a due passi dal gruppo, pensai 'Se questo palleggia così, immagino in campo cosa potrebbe fare...'. Maradona era un fenomeno, ma questo ragazzo non aveva davvero nulla da invidiargli, almeno nel palleggio. Così quando terminò di fare questo show mi avvicinai e gli dissi 'Ma sei un fenomeno! Ma giochi al calcio?", rispose 'Sì, gioco in una squadra di quartiere". Così mentre ascoltavo sentii l'arrivo del mio Bus, salutai di fretta e corsi a più non posso per salire con il richiamo a distanza 'Un attimo autista!'.

Tornai a casa e raccontai al mio papà di questo fenomenale giovane, lui mi disse che per Roma c'erano tanti giovani prospetti, ma che anche al suo tempo tanti avrebbero potuto fare una super carriera, ma che però per un motivo o per un altro non vi erano riusciti a sbocciare. La domenica io avrei dovuto giocare sul campo del Ponte Mammolo Kolbe, la mia squadra volava in vetta alla classifica dei campionati pulcini-primi calci, che al tempo era per un'età compresa tra i 5 e i 10 anni. Così finita una gara, uscendo dal campo incrociai quel ragazzo visto palleggiare in quella piazza, mi riconobbe e gli chiesi 'Ma giochi nella mia stessa squadra?', lui rispose di sì.
Ai tempi le stesse squadre di categorie diverse si sfidavano tutte le stessa giornata ad orari differenti. Così uscendo dissi al mio papà 'Papà questo è il palleggiatore. Vediamo come gioca?'. Mio padre accettò ma soltanto per una decina di minuti perchè poi saremmo tornati a casa. Così appena fuori dalla rete assistemmo a quei 10 minuti.
Da fuori la gente parlava di questo Puccio, poi lo indicarono, era proprio quel ragazzo, così ascoltai anche il pensiero della gente; 'E' un fenomeno...' 'Questo se lo vedono Roma e Lazio se lo accaparrano subito' 'E' un fuori categoria, questo fa rimbambire gli avversari'.
Quei 10 minuti capii di cosa parlava la gente e perchè era così stupefatta dal calciatore stesso.
Ricordo che appena toccava palla aveva come una calamita sul piede, era ambi-destro e riusciva a fare cose assurde senza guardare, serviva l'attaccante davanti la porta; la gara si sbloccò quasi subito a favore della nostra squadra. Puccio era il numero 10, che al tempo giocava accanto all'attaccante-goleador. Ricordo che nei 10 minuti la nostra squadra riuscì a chiudere la gara, anche perchè in 10 minuti riuscì a bucare la porta avversaria per ben quattro volte e in tutte e quattro le occasioni c'era lo zampino di Puccio.
Il lunedì comprando il Corriere Laziale, giornale che parlava del calcio di categioria, lessi che la partita era terminata con un rocambolesco 10 a 6 per la nostra squadra e che Puccio alla fine era riuscito anche a mettere il suo sigillo per ben due volte.

Due anni dopo ero arrivato a giocarmi un posto tra gli allievi, sì a 10 anni avevo fatto il salto dai pari età a quelli che avevano addirittura 4 anni più di me, e riuscii a giocare nella squadra di Puccio, eravamo divenuti compagni di squadra, nei due anni a seguire vincemmo 2 campionati Allievi, poi io proseguii nella mia squadra fino al ritiro nel 2000.

E Puccio che fine aveva fatto? Era entrato nel giro della Serie D.
Dopo tanti anni, 20 pressapoco, l'ho incontrato per caso in un ristorante romano con la sua famiglia e così abbiamo scambiato tanti di quei ricordi calcistici, dei suoi passaggi di categoria in categoria fino ad arrivare in Serie D, ma la cosa che mi stupì fù quando ai suoi figli disse: "Io ero bravo, ma questo giovanotto al tempo ha fatto infuocare le fasce e gli avversari non riuscivano a stargli dietro...". 

Ma questa storia ve la racconterò in un altro episodio.
Un Saluto