"Ciao bel bambino come ti chiami?" "Marco!"
Così risposi ad una signora sorridente che mi era seduta vicina, ero alla stazione di Padova dove mi trovavo in vacanza arrivato con la macchina di mio papà e per la prima volta stavo per prendere un treno che mi avrebbe portato verso Venezia stazione Santa Lucia.
Andammo a comprare il biglietto "Tre grazie!" anticipai mio padre che sorrise alla venditrice "Sa, per lui è la prima volta che prende il treno, e non sta più nella pelle" disse mio padre "Allora buon viaggio bel bambino" disse la venditrice "Grazie!" risposi. 
Era anche la prima volta che sentivo una parlata molto diversa dalla nostra, dal dialetto romano con accentatura forte, ad uno che andava verso l'alto 'il dialetto veneto.
Avevo circa 7 anni e ricordo che mi trovavo vicino al binario ma il treno non era ancora arrivato e chiedevo insistentemente a mio padre "Ma quando arriva?", bhè glie lo avrò detto 100 volte e lui mi ha risposto sempre nel medesimo modo "Presto, presto...".
Tanta gente era sul bordo anche se spesso si sentiva il richiamo del capostazione "Lasciate il bordo è pericoloso! Spostatevi" ma la gente sembrava sorda anzi spesso si ripeteva con voce più forte fino ad arrivare addirittura a richiamare le persone stesse da vicino. Tanto chiacchiericcio tanti dialetti mischiati, anche perchè c'erano le persone di Padova, ma anche tanti 'stranieri': Veneziani, Toscani, e gli immancabili napoletani.
Così aggrappato alla tasca di mio padre e con una mano a mia madre guardavo quel lungo binario ma da lontano non si vedeva nulla, ero leggermente spazientito ma il capostazione di colpo richiamò la mia attenzione "Toso! te voi cavar dal binario!", non capendo le parole mi affidai al gesto con la mano, mio padre mi spostò dietro "Non ti devi avvicinare che cadi è pericoloso che passa il treno!", ed io "Ma dov'è il treno...".

Ecco che si ode un fischio, era il treno che stava arrivando, dalla gioia saltai come una molla, tanto che mia madre per tenermi fermo mi mise addirittura le mani sulle spalle "Evviva!!! Ecco il treno papà, mamma wow!". Così salimmo, e mentre i miei genitori cercavano il posto, io ero subito davanti al vetro a salutare le persone, anche se poi il treno era ancora fermo per far salire i passeggeri, ma l'entusiamo era a mille...tanto che da fuori la gente che aveva accompagnato i propri cari mi salutava e sorrideva a loro volta.

Ricordo che c'era anche una ragazza che aveva aperto il finestrino e piangeva, forse stava lasciando la sua città per trasferirsi altrove oppure stava semplicemente tornando nella sua città e lasciava là il suo fidanzato, bhà ma a me interessava una sola cosa: Che il treno partisse...
Da fuori il fischio del capotreno riporta all'attenzione "Chiusura porte, sbrigatevi, salite...", poi il secondo fischio e le porte finalmente si chiusero. Mio padre mi indicava il mio sedile, ma io volevo stare in piedi, così dissi "Posso arrivare fino a quella porta laggù e poi torno?" e mia madre "Vai io ti guardo da qui!". Così cominciai a veder le persone che sedevano negli altri scomparti; c'era un signore con un sigaro in bocca e faceva tanto di quel fumo e chi gli era vicino tossiva e sventolava il ventaglio, chi si tappava il naso, chi invece era immerso nel leggere, poi un 'altro scomparto che comprendeva due persone che parlavano di quel che avrebbero fatto all'arrivo a Venezia, un signore che faceva parole crociate e chiedeva a sua moglie "37 verticale, non nominare invano? Tre parole...",  poi ancora un'altro scomparto, padre e figlia presumo pressapoco la mia stessa età, che appena mi vide mi salutò "Ciao bambino dove vai?" ed io "A Venezia!", poi vicino a loro due coniugi napoletani, ma non capivo davvero nulla di quello che dicevano, i gesti forse erano più facili da interpretare. Poi ancora un altro scomparto e un'altro ancora, ma quanto era lungo questp corridoio..."Marco, torna indietro!" mia madre dal nostro scomparto "Arrivo mamma, sto vedendo quanta gente c'è", con una leggera corsetta tornai indietro e mi misi seduto al mio posto, anzi feci spostare mio papà e presi il posto accanto al vetro.
Uno spicchio di sole tra le nuvole mi arrivava dritto sul viso tanto che dova leggermente fastidio ma poi non così tanto, vedevo tutto a una velocità della luce. "Papà...Ma quanto va veloce questo treno. Va a 1000!", mio papà "Adesso non ci allarghiamo, va veloce anzi velocissimo ma non così tanto altrimenti saremo arrivati a Venezia in meno di 10 secondi". Di fronte a me c'era una signora che cuciva all'uncinetto, cavolo come era complicato vedere quel gomito che sdrotolandosi veniva girato tra due ferri e cotruivano una specie di muro di lana, mhà mistero per un bambino...Mi piaceva leggere le fermate ad alta voce, così da "Busa di Vigonza...Vigonza Pianiga..." mio papà "Marco! Abbassa il tono di voce che dai fastidio alle persone", ma tutti con una faccia più che intenerita facevano di no con la testa.
Ero un gracile, sì, il tipico 'secco' romano, che mangiava tanto e bruciava all'istante, così proprio per parlare di mangiare ecco che mi volto e..."Mamma ho fame!", e mia mamma "Ma hai fatto colazione appena un'ora fà, adesso devo aprire la valigia ed è tutto sotto ai vestiti, ma non puoi aspettare tanto chi vuole poco all'arrivo?", niente quando avevo in testa che dovevo mangiare, dovevo mangiare "Ecco prendi questo!" era un paninetto con pruciutto crudo, del quale ne andavo ghiotto. Così "...Dolo...Mira-Mirano", "Ancora! Marco basta dai..." mia madre quasi a pregarmi di non parlare ad alta voce.

Ponti bui e poi di nuovo il sole, che bello non avevo mai visto tutto così veloce prima, era un video sparato a mille "Papà, secondo me questo va a...300 all'ora!" e mio papà "Si, ok va a 300 all'ora, ma anche tu non scherzi non ti stai fermo un attimo...".
Così mi affacciai anche dall'altro lato, fuori c'era pressapoco la stessa cosà di la: prati, coatruzioni a distanza, e tanto tanto cielo. Di colpo un signore che si trovava nella nostra cabina tirò fuori una sigaretta e intento ad accenderla balzai di colpo e glie la tolsi dalla bocca "Ma che fai ragazzino!", ed io "Signore questa fa male, e poi si ricordi che ci sono dei bambini in questo treno!", lui rimase colpito, tanto che mi rispose "Sai, devo dire che hai ragione la accenderò quando scenderò dal treno". E così di nuovo a leggere "Venezia-Mestre...papà siamo arrivati c'è scritto Venezia!", "No, mancano ancora alcune fermate", "Venezia-Porto Marghera, siamo arrivati!" e mio padre "No, dobbiamo scendere alla prossima", intanto intonavo una canzone che da bambino mi piaceva un sacco "Quella macchina là devi metterla qua....E' un diesel!", muovendomi oscillando testa e busto e tenendo le mani chiuse e le braccia allungate in avanti leggermente piegate verso l'interno "E' un diesel! E' un diesel!".

Così ecco l'arrivo "Dai Marco mettiti il cappelletto, che fuori c'è il sole". Così prima di scendere dal treno mi misi al centro della corsia e guardavo da una parte all'altre, tanta gente di corsa per scendere e così una volta svuotato accarezzando tutta la base in legno e arrivato ai gradini di discesa dissi "Ciao amico treno ci vediamo più tardi!". poco dopo lo vidi ripartire a tutta velocità verso nuove destinazioni.

Da quel giorno una volta tornato a Roma raccontai ai miei amici questo viaggio in treno e facevo capire loro che il treno era velocissimo e ad ogni tunnel si sentiva quel forte fruscio "Wraaam!".
Un giorno indimenticabile...