Oggi, inevitabilmente, è il giorno delle polemiche.

La semifinale di andata disputata tra Milan e Juventus, purtroppo, ha prodotto strascichi di natura diversa da quelli che dovrebbero essere i temi post-partita tra due compagini di tale livello.

La conduzione di questo match è stata assolutamente insufficiente in entrambe le direzioni: già nel primo tempo, in apertura, il contatto tra Ramsey e Bennacer in area rossonera pare al limite e non sarebbe stato errato fischiare la massima punizione in favore degli ospiti; sul finire della prima frazione, invece, Dybala interviene in modo irregolare su Bennacer e nel corso dell’azione Theo Hernandez commette fallo da ammonizione che non gli consentirà di partecipare alla sfida di ritorno essendo diffidato, insieme a Ibrahimovic (per cui, invece, il giallo ottenuto in precedenza è ineccepibile). Una tegola vera, considerando che sono i due elementi di maggior talento della rosa. Subito dopo, con gli animi scaldati, Kessie sgomita su Cuadrado e non viene neanche ammonito (rimedierà un cartellino giallo nella ripresa che sarebbe potuto costare caro, ma già in questa circostanza ci sarebbero potuti essere gli estremi per il rosso).

Nel secondo tempo, però, avviene di peggio: viene fermata un'azione potenzialmente pericolosissima per il Milan per concedere un calcio di punizione quando il vantaggio era evidentissimo; Rebic colpisce in area sempre il colombiano della Juve ed era senza alcun dubbio calcio di rigore; cinque minuti dopo, il Milan rimane in inferiorità numerica per l’espulsione di Hernandez, che rimedia la seconda ammonizione (giusta) ma paga la prima che non doveva in alcun modo subire per quanto scritto sopra.

E arriviamo al caso clamoroso: il penalty fischiato al 90’.

Per chi scrive, si può affermare solo una cosa: quello che abbiamo visto ieri non è mai calcio di rigore. Mai. Il volume del corpo è aumentato, vero, ma non si può giocare a calcio pensando di saltare con le mani dietro la schiena e con la possibilità che addirittura venga fischiata la massima punizione contro nell’ipotesi in cui si venga colpiti da dietro, senza alcun modo di conoscere la direzione di provenienza della sfera.
A termini di regolamento la sanzione è controversa ma, per chi ha giocato anche solo una volta a calcio, non può mai considerarsi una irregolarità.
Questi eventi saranno senz’altro oggetto di dibattito, perché, è innegabile, sono state prese decisioni altamente discutibili.


Fatta questa doverosa premessa, però, veniamo al motivo principale per cui è nato quest’articolo, ovvero il seguente: la Juventus gioca malissimo.

Non lo abbiamo scoperto il 13 febbraio 2020, però, fa veramente impressione constatare che in quasi sei mesi di (presunto) sarrismo non vi sia ancora alcuna traccia dello spettacolo che veniva offerto dal buon Maurizio ai tempi di Napoli e, se vogliamo, in alcune fasi della stagione Blues.

Attenzione, finora i risultati (a parte la mancata vittoria della Supercoppa italiana, che comunque non rappresenta di certo una tragedia) stanno comunque dando ragione al tecnico.

Ma davvero serviva cambiare guida tecnica per raggiungere gli obiettivi minimi, senza quella trasformazione che i sostenitori bianconeri si auguravano?
Lottare per lo Scudetto, essere con un piede e mezzo in finale di Coppa Italia e giungere agli ottavi di finale di Champions League erano traguardi neanche da mettere in discussione.
Il bilancio, ovviamente, verrà tracciato solo a fine stagione: è chiaro che, ove la Signora dovesse sedersi sul trono d’Europa dopo 24 anni, il discorso sul bel gioco diventerà una favoletta raccontata per passare il tempo.

Ma se ciò non dovesse compiersi, vincere o meno in patria non muterà il giudizio praticamente condiviso universalmente: questa Juventus non è brillante.

Le motivazioni, ad avviso di chi scrive, sono numerose e anche sotto gli occhi di tutti: le scelte in sede di mercato si sono rivelate, se non scellerate, quantomeno poco azzeccate (lo scambio Danilo-Cancelo in nome delle plusvalenze, la gestione di Emre Can e Mandzukic, il mancato acquisto di un centravanti diverso da Higuain, il mancato piazzamento degli esuberi che ha impedito l’arrivo di ricambi di livello); in difesa, l’assenza di Chiellini sta pesando oltremodo e De Ligt sta rendendo troppo al di sotto di quanto preventivato, al netto del periodo di adattamento necessario. Il centrocampo è il più scarso delle tre in vetta (Pjanic non sembra più quello di prima sebbene sia l’unico che possa garantire qualità; i vari Rabiot, Ramsey, Bentancur, Matuidi e Khedira non si possono di certo annoverare tra i top nel ruolo) ed è questo che dovrebbe preoccupare più di qualunque altro aspetto: è risaputo, la zona centrale del campo è la più importante, il collante tra le due fasi, fondamentale per poter aspirare a trionfare tanto in campionato quanto a livello internazionale.

La salvezza, finora, è stata rappresentata dal reparto offensivo che può vantare pochi eguali in Europa: Cristiano Ronaldo è sempre devastante e le altre frecce all’arco del mister sono assolutamente valide (Dybala e Douglas Costa in primis).

Oltre a ciò, il vero nocciolo della questione è l’assenza di una solida organizzazione di gioco: la squadra bianconera non ha vivacità, non crea quella sensazione di trovarsi di fronte una squadra compatta e quadrata, ma pare rivolgere le sue speranze costantemente alla potenza dei singoli di livello in attacco, talmente forti da poter decidere le sorti di una sfida con un colpo da campione.

Ed è questo che non può essere tollerato: il cambio di rotta doveva proprio essere la mentalità, ovvero passare dall’essere una squadra brutta da vedere ad una che magari si prende qualche rischio ma che almeno permettesse di far divertire il popolo bianconero.

Parliamoci chiaro, i supporters della “zebra” ne hanno le tasche piene di tricolori e coppe nazionali. Vogliono solo una cosa: l’Europa. Essendo non scontato il successo, perché vincere la competizione per club più importante al mondo è questione anche di dettagli, almeno pretendono di avere un team che gli consenta di lustrarsi gli occhi, che gli permetta di “vantarsi” per il gioco corale e spettacolare, ammirando le trame di gioco offerte.

E, invece, non c’è nulla di tutto questo.

Ancora, perlomeno.

Mancano tre mesi per far ricredere tutti gli scettici e ciò potrà avvenire in due modi: o giunge una metamorfosi e di colpo la squadra recepisce i metodi e le dinamiche sarriste oppure ci si va a prendere quella maledettissima coppa.

Non saprei davvero dire quale delle due opzioni sia quella con le maggiori possibilità di realizzazione…