Qualche settimana fa, mentre si discuteva su quale fosse l’assenza che pesava maggiormente, il mio pensiero è andato subito al giocatore cardine di ogni squadra: il gioco.
Se il gioco fosse uno degli undici che scende in campo, probabilmente, sarebbe quello che avrebbe la valutazione più alta di tutti (sia in termini di voto che a livello economico). Avrebbe la maglia numero dieci, sinonimo di perfezione e sarebbe il miglior deterrente alle critiche.
Impreziosisce le vittorie e calmiera i giudizi negativi di una sconfitta, e perché no, anche di una "brutta" vittoria.
Il Milan di Pioli ci aveva abituato bene regalandoci prestazioni dove i giocatori, grazie ad uno spartito, sapevano essere solisti al servizio della coralità di un gruppo giovane e affamato. Quando il gioco si è “infortunato”, e con esso sono venuti a mancare alcuni giocatori importanti, c’è stato un rallentamento che ha portato i primi mugugni da parte dei tifosi.

Con questa premessa non voglio entrare nella diatriba tra puristi e pragmatici. Non è l’obiettivo anche se la mia preferenza va ai primi. Meglio una vittoria frutto dell’organizzazione, che una, senza sentimento, figlia della casualità.
Nonostante ogni vittoria sia sempre piacevole, alla lunga, senza una precisa identità, non saresti in grado di lottare per qualcosa di importante se non risulti il più forte in assoluto.
Ed il Milan non lo è, ma ha un’identità che, legata ad una condizione fisica ottimale, lo ha portato in questi ultimi due anni, a ritagliarsi un ruolo da protagonista nel nostro campionato.
Se la gara con la Roma era il punto di ripartenza dopo la sosta, con tanti punti di domande su quale Milan avremmo visto; la partita col Venezia era quella della conferma.
Sulla carta non esistono partite facili, ma esistono gare dove parti favorito e dove hai tutto da perdere se non porti a casa il massimo. Vincere a Venezia significava non disperdere il valore del successo contro i giallorossi e portare a casa punti che, anche stavolta, valevano doppio.
Non è stata solo una vittoria netta, ma la conferma del buon lavoro svolto durante la pausa natalizia. Questo gruppo oramai è una certezza e lo spirito messo in campo ha fatto il resto. Sono bastati infatti pochi minuti per trovare il primo gol che ha scompaginato la partita preparata dai lagunari, aprendo spazi nei quali il Milan ha potuto mettere in pratica il suo gioco.
Secondo minuto, palla in profondità di Hernandez per la corsa di Leao che al centro dell’area vede e serve il movimento di Ibra, il quale segna il più facile dei gol. Una giocata che taglia in due la difesa del Venezia e che facilita il compito del Milan.
I rossoneri hanno altre occasioni per poter raddoppiare e, nonostante un black out di dieci minuti dove, abbassando il baricentro, hanno concesso campo ai lagunari, vanno al riposo meritatamente in vantaggio. Da segnalare le proteste per un rigore non concesso dall’arbitro che non punisce una trattenuta di Florenzi in area di rigore.

Ma è nella ripresa che il Milan chiude ogni tipo di discorso. La rete dopo tre minuti di Hernandez ha permesso ai rossoneri di impostare una gara più tranquilla e la terza rete, sempre del terzino francese, ha consolidato la differenza di forze in campo. Se nel primo Theo, come un treno ad alta velocità, ha letteralmente fatto deragliare il suo marcatore; il secondo è frutto di un rigore conquistato e calciato magistralmente. Stavolta si è presentato lui dal dischetto e non Ibrahimovic, quest’ultimo veniva dall’errore contro la Roma e si porta dietro una percentuale realizzativa bassa.
Sul 3 a 0 il Milan ha potuto iniziare a pensare alle prossime gare. Quella, in settimana, di Coppa Italia contro il Genoa e quella di campionato contro lo Spezia. Di conseguenza spazio a Rebic per Leao, Giroud per Ibra e oltre all’ingresso di Messias (figlio della prestazione non esaltante di Saelemaekers) ci sono stati quello di Daniel Maldini e l’esordio del giovane Stanga.
Cambi che hanno permesso di far rifiatare qualcuno, in una rosa ancora decimata dalle varie assenze. Nell’attesa e nella speranza di recuperare il prima possibile gli assenti fuori per positività, il Milan tiene stavolta la porta inviolata (per Maignan solo ordinaria amministrazione e Kalulu conferma quanto di buono visto contro la Roma). Non male per un giovane che si sta ritagliando uno spazio sempre maggiore all’interno di questo gruppo. E la ricerca di un sostituto di Kjaer può continuare in assoluta tranquillità, perché con il rientro di Tomori e Romagnoli la soluzione più semplice ed economica sembrerebbe sia già a disposizione.
Il ragazzo ogni volta che è stato chiamato in causa ha sempre risposto presente e la cosa che sorprende, vista la sua giovane età, è la sicurezza con cui svaria nei vari ruoli difensivi in cui è stato impiegato.
Si è sempre fatto trovare pronto e questo ha fatto sì che il Milan non abbia risentito, in queste due partite, della mancanza dei titolari. E dire che era stato preso per la Primavera, ma dal momento in cui ha messo piede in prima squadra non l’ha mai abbandonata.

Tornando a Venezia-Milan, la partita ha regalato oltre i tre punti anche tre motivi di discussione.
Il primo: il gol di Ibra. Come ricordavo precedentemente stavolta non si è presentato dal dischetto ma era entrato comunque nel tabellino dei marcatori. Il gol ai lagunari gli regala l’ennesimo record. Lo svedese ha colpito l’ottantesima squadra diversa, nella sua carriera, nei cinque migliori campionati, portandolo a raggiungere Cristiano Ronaldo in questa speciale graduatoria. E stiamo parlando di un giocatore arrivato a quarant’anni ancora protagonista, affamato di vittorie, nonostante il suo ricco palmares.
Il secondo motivo è l’ammonizione di Tonali. Il ragazzo che anche oggi ha dominato in mezzo al campo ha “cercato” un cartellino che gli farà saltare il prossimo match, quello con lo Spezia, preservandolo in futuro per gli scontri diretti contro Juventus ed Inter. Una scelta, ad esempio, non presa in considerazione da Hernandez, anch’egli diffidato. Un’ammonizione pesante, se guardiamo le assenze a centrocampo, ma inevitabile vista la pendenza a carico del giocatore. Toccherà a chi subentrerà non far rimpiangere la sua assenza e dimostrare l’utilità di aver speso il fallo in questa occasione.
Infine, il terzo motivo è la gara di Theo Hernandez. Il francese è stato il migliore in campo e la sua prestazione è da circoletto rosso, come amava apostrofare i punti migliori, il celebre giornalista sportivo Rino Tommasi.
Lo strapotere fisico del terzino rossonero determina a sua favore la sfida personale con il veneziano Mazzocchi, contribuendo al risultato finale. Con la fascia da capitano offre una prestazione straripante e le parole a fine gara fanno ben sperare i tifosi che aspettano il suo rinnovo. Il francese oltre che ricordare la felicità di giocare nel Milan, racconta che le discussioni sul suo rinnovo stanno andando avanti, e come tutto stia andando nella direzione sperata da entrambe le parti.
Il discorso sui rinnovi è un argomento che cavalca i pensieri di chi segue il Milan e di chi vorrebbe che si arrivasse ad una definizione positiva nel minor tempo possibile. Tanto da portare lo stesso Maldini a rispondere qualche giorno fa a precisa domanda, confermando che con Theo e Bennacer si è a buon punto. Il dialogo avviene anche con Leao, anche lui sugli scudi in queste due prime partite del girone di ritorno.

In conclusione, tutto è andato secondo previsione ed il Milan torna dalla trasferta Veneta con un carico di entusiasmo e la certezza che fino alla fine proverà ad intaccare il ruolo da favorita dell’Inter. Quel ruolo che anche Pioli assegna ai nerazzurri, con la voglia di spostare gli equilibri a proprio favore, grazie alle prestazioni dei suoi ragazzi.
La gondola del diavolo salpa da Venezia e si accinge ad affrontare altre due squadre “d’acqua”, Genoa (in coppa) e Spezia (in campionato), con lo spirito, la voglia e la convinzione di essere veramente forte.