Si narra che la mitologica Atalanta fosse una cacciatrice provetta, abilissima nella corsa, estremamente bella, provocante ed efficace.

Sembra proprio che il nome a cui si furono ispirati i fondatori del club calzi a pennello per il periodo storico che sta vivendo la società nerazzurra, che sta proponendo anni di assoluto piacere per gli occhi tanto dei tifosi bergamaschi quanto degli amanti del bel calcio.

Una squadra che ha disputato ieri contro il Bologna, nella gara conclusiva della 30° giornata, un primo quarto d’ora feroce, insaziabile, quasi a voler chiarire a tutti che ad inseguire quel sogno, che nessuno da quelle parti riesce anche solo a pronunciare, c’è anche lei.

Una prestazione straordinaria, che è solo l’ultima delle molteplici a cui ci sta abituando nelle ultime stagioni la squadra che, molto probabilmente, ha il miglior gioco del nostro campionato.
Ecco perché, a coronamento di questi tre anni strepitosi, la qualificazione nella massima competizione europea sarebbe un premio meritatissimo per un gruppo, un allenatore ed una società encomiabile.

Ci sono buone ragioni per sperare di scrivere la storia: innanzitutto, la consapevolezza di essere una squadra forte, micidiale nell’orchestrare delle trame di gioco fantasiose e sorprendenti, con un mix perfetto tra l’esperienza di calciatori alla Gomez e Ilicic e la maturità calcistica di alcuni calciatori giunta al culmine come Freuler e il bomber finalmente esploso con continuità Duvan Zapata.
Inoltre, la concorrenza è numerosa ed agguerrita, ma anche piena di problemi.

L’Inter è forse quella più difficilmente raggiungibile, ma il tormentone Icardi è sempre dietro l’angolo; il Milan sembra essersi smarrito: si aggiungano gli infortuni e una doppia sfida consecutiva da brivido, e il Diavolo potrebbe essere scalzato dalla divinità orobica. Non parliamo, poi, della discontinuità delle due squadre della Capitale, quasi rabbuiate da un ambiente molto più esigente rispetto a quello della città lombarda, che invece gongola e si entusiasma per la Gasp-band. Il Toro e la Samp sono nel giro ma appaiono, più realisticamente, pronte per l’Europa League più che per il grande salto nella Coppa dei grandi.

Altro punto a favore è, ovviamente, il mister di Grugliasco: è il leader indiscusso di questo miracolo, un autentico produttore di divertimento e di calcio offensivo, il condottiero ideale per questa realtà.
Società alle spalle quadrata, pubblico fedele e attacco spumeggiante (il migliore della Serie A a questo punto del torneo) sono le altre chiavi a cui attingere per cercare di raggiungere la vetta, quell’Olimpo che meriterebbe più di ogni altro.

Si narra che la mitologica Atalanta fosse troppo sicura delle sue abilità e che, per evitare di sposarsi, sfidò il padre che voleva un marito per lei, a gareggiare contro chiunque pretendesse la sua mano. Chi avrebbe vinto, la avrebbe avuta in moglie.
In molti tentarono invano la sorte; fin quando Melanione, soprannominato “il cacciatore nero”, usò l’astuzia e approfittò della vanità di Atalanta: durante la gara lanciò delle mele che ingolosirono la splendida creatura, che rallentò per mangiarle, causandone la sconfitta.

Ecco, l’Atalanta, per vincere la sua corsa, non deve specchiarsi in se stessa come la sua “antenata” e, tantomeno, deve farsi distrarre da altri pensieri. Proprio Gasperini, ieri sera, ha richiamato tutti a mantenere i piedi per terra e a non sfoderare le ali.
Almeno fino al 28 maggio.
In quella data scopriremo se la “città dei Mille” potrà ascoltare per la prima volta nella sua storia quella musica dal sapore mistico, che ben si adatterebbe ad una Dea vestita di nerazzurro.