Durante la partita di ieri sera, Juventus - Manchester, qualche tifoso juventuno mi scriveva "siamo fortissimi".
La mia risposta è stata, testuale e profetica; "Sarà come dite, ma per me è una squadra che segna pochissimo per la mole di gioco che produce, niente azioni in linea, pochi contropiede, nessuno schema su palla inattiva. Pjanic e Dybala sono la cifra di questa squadra: belli, inutili e confusionari. La corazzata del quasi".
È bastato che un vecchio volpone della panchina facesse due cambi, uno specialista sui calci piazzati e un giocatore altissimo temibile sulle palle alte, per sfruttare tutti gli episodi a disposizione.

In Champions League le partite si decidono negli ultimi cinque minuti e la Juventus di Allegri perde sempre negli ultimi due minuti. Spesso perde su palle inattive o su cross dalla trequarti. In campionato non so quanti gol abbia già preso di testa. Probabilmente Chiellini è davvero il fenomeno di cui parlano, cosa che personalmente non credo. Dunque il problema è Bonucci? Ma Bonucci è colui grazie al quale a Ronaldo è stato finalmente servito un grande assist ieri sera. L'andata e ritorno di Bonucci è la peggiore operazione di mercato degli ultimi anni: si è svenduto un giocatore appetito dalle più grandi squadre d'Europa, osannato dai più stimati tecnici, al top della sua convinzione mentale, per strapagarlo dopo una stagione mediocre che ne ha fortemente ridimensionato la sicurezza in campo.
Ben inteso: secondo chi scrive, Bonucci è uno dei quattro grandi giocatori di questa rosa, insieme al fuoriclasse Ronaldo, a Sami Khedira e a Mario Mandzukic. Il croato, come Bonucci, è l'ultima vittima della primadonna che siede sulla panchina della Juventus. Allegri mal digerisce o giocatori di personalità, questo è un suo grande limite. A lui piacciono i giocatori dal cuore morbido, come Dybala e Pjanic. In più, dopo averci parlato di "tecnica" fino allo sfinimento, la sua Juventus commette sempre gli stessi errori sotto porta, pur cambiando gli interpreti. Sarà forse perché le azioni sono tutte estemporanee e casuali? Non a caso alcune delle più  spettacolari partite di Allegri (Monaco di Baviera, Madrid) sono nate dall'emergenza assoluta, sia di risultato, che di interpreti. Nonostante ciò, le partite della Juventus di Allegri sono sempre in bilico fino al minuto novanta e oltre: ma non solo Bayern, Real Madrid e Manchester United, persino Empoli o Genoa. Si vuole descrivere Allegri come un fenomeno, invece è l'inventore del catenaccio senza contropiede: un ibrido mostruoso tra Trapattoni e Guardiola, fatto di possesso palla e di giocatori rintanati dietro la linea della palla. "Dobbiamo tenere la palla e poi andare dentro, perché prima o poi coi giocatori che abbiamo un'occasione la crei" ripetevano il Gatto e la Volpe di Livorno, Allegri e Chiellini.

Fatto sta che la Juve arriva al minuto '90 col risultato in bilico: si può credere che siano poi gli episodi o gli arbitri a fare la differenza, ma è un pensiero infantile contrario alle statistiche. In realtà la partita di ieri dimostra alcune cose: Barzagli non può più giocare a questi livelli, Scezszny non è un grande portiere, Mandzukic è imprescindibile, Dybala non può essere il terminale offensivo, Pjanic è leggero sia in fase difensiva, che offensiva. Ciò detto, l'errore vergognoso di ieri è quello di Blaise Matuidi, un altro pupillo del nostro, che sarà pure Campione del Mondo, ma fa un fallo su un avversario di spalle che meriterebbe (questo sì) uno sgabelletto pubblico nella prossima tribuna. Forse ha ragione Fabio Capello: Bonucci deve giocare a centrocampo. In questo modo la vulnerabilità difensiva della Juve verrà ridotta, Pjanic diventarà un ottimo rincalzo, così come Dybala, e Rugani potrà andare a puntellare una difesa debolissima sulle palle alte.

Ieri hanno chiesto a Eusebio Di Francesco perché non fosse soddisfatto di una Roma vincente e a pari punti col Real Madrid. Di Francesco ha risposto che "non si può arrivare in Europa a fine partita con un gol di scarto, perché basta una palla sporca in aerea a rimettere in gioco una qualificazione".
Detto ciò, questa Juventus è vittima di un sortilegio, che alimenta con le facili vittorie all'italiana in patria la sua deliziosa maledizione targata "Allegri".
Il ciclo è ampiamente finito, avanti il prossimo.