Tra miriadi di perplessità e di problemi, ha preso avvio anche l’edizione 2020-2021 della Champions League. Credetemi, vorrei evitare di parlarvi sempre del covid-19 e delle sue conseguenze. Purtroppo, però, questo demonio si è inserito come un serpente velenoso nella nostra realtà e sembra avervi trovato un habitat tanto comodo quanto confortevole. Non lo vuole abbandonare. E’ triste analizzare come si corra sempre più verso un dualismo folle tra economia e salute con la psicologia che si inserisce come terzo elemento tendenzialmente schierato sul fronte del primo. Durante il lockdown abbiamo assistito a una società piuttosto unita e compatta che ha combattuto diritta verso la meta sostenendo la bontà delle misure per centrare l’obiettivo. La curva del contagio è stata piegata anche grazie a un’iniziale recrudescenza del virus. Ora il problema si pone con una micidiale seconda ondata. La scienza, però, non ha ancora fornito risposte utili se non quella della chiusura delle attività con limitazioni agli spostamenti che calpestano senza particolari patemi le libertà individuali sancite da etica e Costituzione. E’ impossibile, quindi, richiedere alle persone una comprensione che si è avuta in maniera netta durante la scorsa primavera. Mi pare piuttosto semplice e lineare. Si sono formate così le citate correnti ideologiche. I fautori del lockdown sostengono che non esiste economia senza salute. Gli altri, invece, ritengono che non possa esservi salute senza economia. In sostanza, non si viene a capo del dilemma perché ambo le parti sono nel vero. Credo che lo abbia compreso pure una discreta fetta della politica che cerca con ogni forza di evitare una nuova quarantena generale onde scongiurare un disastro totale.

Mi direte: “Cosa c’entra tutto ciò con la Champions? Beh, il pallone non vive in un sistema asettico, ma è immerso nella realtà. Risente, quindi, totalmente della terribile situazione creatasi. Il problema è che la Coppa è una manifestazione continentale quindi deve unificare la normativa di vari Paesi. Immaginatevi soltanto questa circostanza: il Ministro dello Sport Spadafora intima da giorni un “Piano B” al nostro calcio per evitare il default nel caso in cui venisse fermato. Diventa, però, un’impresa impossibile soprattutto se gli altri tornei proseguono. La faccenda è assolutamente banale. Senza la necessità di scomodarsi in difficili calcoli o teorie economiche, è sufficiente immaginarsi nelle veci di un giovane promettente o di una star. Stareste in un luogo in cui si “minaccia” in continuazione il blocco? Avendo altre chance, non credo proprio. Così ci si avvia alla morte del sistema. Mi direte: “Eh vabbè! Cosa vuoi mai che sia di fronte alla pandemia!” Beh insomma… Consentitemi di non essere troppo d’accordo. Se si cercano di salvare le persone dal morbo e si lasciano cadere per altre vicende, non si risolve alcun problema. Parlando in maniera fredda e sicuramente ingiusta, se il problema fosse solo legato alla citata attività, sarebbe il male di molti atleti, tecnici, massaggiatori, medici, giardinieri, imprenditori, giornalisti, blogger, o altre figure impegnate nella comunicazione. La realtà, però, è che quest’ambiente non risulterebbe l’unico a essere colpito definitivamente perché le famose misure di sostegno, come facilmente prevedibile, non sono sufficienti. Occorreva evitare di cadere in tale terribile dualismo. Purtroppo ci si è piombati a piedi pari ed è ora difficile parlare di calcio.

Provo a farlo anche per cercare di fornire un segno di speranza e di continuità. Se non si liberano un po’ i pensieri dalla massificazione che i media propongono, si rischiano conseguenze nefaste sulla salute mentale. Ormai mi sento costretto ad affermare che non bisogna concedere chance a chi, per accaparrarsi qualche lettura, “gioca” sulla pelle delle persone. Mi costa ammetterlo, perché ho sempre ammirato questa professione, ma l’atteggiamento attuale mi delude parecchio, tanto che penso di dar ormai attenzione soltanto a chi tratta di sport.
Chi vincerà la Champions? Via alle danze…

LA SORPRESA
Beh signori… Leviamoci subito l’impiccio. Premetto che non ho mai centrato un pronostico sulla vittoria in Coppa, ma credo di essere abbondantemente giustificato. Tale impresa risulta praticamente impossibile essendovi eccessi di variabili assolutamente non valutabili. Vabbè, mi levo subito il dente: dico la Juventus. Mi prenderete per folle. Sino a pochi giorni fa trattavo di una compagine indecifrabile. La penso ancora così e non cambio idea, ma credo che qualcosa si stia lentamente scoprendo e, mai come quest’anno, ci si trovi di fronte alla possibilità di trionfo di un outsider. E’ una questione di fame. La Vecchia Signora targata Andrea Pirlo mi pare ne abbia in abbondanza. Il lombardo chiedeva un ritorno dello “spirito contiano” e credo stia gradualmente raggiungendo l’obiettivo. Demiral, Chiesa, Kulusevski, Arthur, de Ligt e Mckennie sono giovani che non hanno mai saggiato realmente il successo. Cuadrado, Bernardeschi, Bentancur, Rabiot e Ramsey paiono voler scacciare con ferocia le dure critiche che sono piovute addosso al gruppo nel recente passato. Morata ha sollevato 2 Champions, ma ha la necessità di elevarsi a campione pure davanti al mondo. Non può essere il giocatore che regala sprazzi di genio o il visionario dell’attacco alla stregua di Higuain, ma se la palla arriva in area … L’ho sempre paragonato a Pippo Inzaghi. Si somigliano in tutto. E’ un cannibale degli ultimi metri. I gol contro la Dinamo sono il miglior biglietto da visita possibile così come quelli a Crotone anche se uno è stato annullato per millimetri di fuorigioco. Con il massimo rispetto, e mi scuso per l’espressione, è un animale da gol. Chissenefrega se non tiene alta la squadra o se non ci si stropiccia gli occhi per le prestazioni. Torino è la sua confort zone e quanto fatto in Ucraina ha ricordato la magnifica esperienza di 5 stagioni fa. Se a questo si unisce Cristiano, sperando che ormai abbia un tampone negativo, direi che il problema dei centri pesanti è risolto. E’ chiaro che tale ben di Dio deve trovare un amalgama. Il compito è affidato al Maestro che, forse, dovrebbe iniziare a trovare una quadra lasciando da parte gli esperimenti. Come sostiene Capello, nei top club non c’è tempo per tali situazioni. Obietterete che lo stesso valeva per Sarri e io ho sempre richiesto la pazienza. Maurizio, però, aveva cominciato un percorso chiaro ed evidente. Il bresciano, invece, nelle prime uscite sembrava davvero imbastire una tavola vuota cercando la migliore soluzione strada facendo e con troppi giovani. Non parlo di modelli di calcio, ma di uomini. Quando visto a Kiev è totalmente differente.

LE ARMATE
Se la Juve potrebbe essere l’outsider di lusso, le invincibili armate restano Bayern Monaco e Liverpool. I bavaresi sono devastanti e lo hanno dimostrato demolendo l’Atletico Madrid. Potrebbero essere i primi a centrare un doppio triplete consecutivo? Sì, ma l’impresa è davvero ai limiti delle umane possibilità. Il 4-2-3-1 di Flick convince alla grande e non potrebbe essere altrimenti. La partenza di Thiago Alcantara non può aver modificato un meccanismo quasi perfetto. Coman sta diventando uno degli esterni migliori al mondo e se si legge la panchina di ieri, si trema: Boateng, Davis, Javi Martinez, Douglas Costa sono solo alcuni nomi… I Reds, invece, hanno acquistato proprio il fantasista spagnolo proveniente dai teutonici E’ l’uomo che serve a Klopp. E’ la fantasia che, forse, un po’ mancava al gheghenpressing degli inglesi. L’iberico potrebbe risultare molto utile quando è necessario rallentare la manovra e ciò accade ultimamente più spesso. Perchè non indico una di queste compagini come trionfatrici del torneo? Si torna alla fame. Per motivi diversi potrebbe loro mancare questo ingrediente indispensabile. Il Bayern giunge da un triplete appena vinto. In 2 annate, il Liverpool ha centrato Champions e Premier che mancava da 30 anni. Un leggero assopimento pare quasi accettabile. Ciò è amplificato dal covid. Sì, ancora lui. Non voglio entrare nella mente di nessuno, ma mi pare che Jurgen, persona molto sensibile e attenta alla realtà, abbia subito in maniera pesante gli effetti psicologici di questa pandemia. Lo trovo più distaccato. E’ come se avesse pensato ad alcune priorità della vita. Non mi permetto, però, di giudicare ed è soltanto un’ipotesi campata per aria. Certo che la sua parabola con il Borussia Dortmund è stata simile. Dopo i successi nazionali e l’aver sfiorato quelli continentali, ha dovuto cambiare aria per ritrovare la sua magia.

LE NOBILI DECADUTE
Sto notando che in questo pezzo non le mando sicuramente a dire … Mi perdonerete, ma vorrei esprimermi in modo chiaro e diretto, senza dolcificante. Il riferimento è al calcio spagnolo: Real, Barca e Atletico. Il primo è in caduta libera e anche Zidane ha rimarcato il problema. Pare che la Casa Blanca ultimamente si affidi parecchio alla cantera. I Galacticos, però, non sono i blaugrana. Questo deve essere molto chiaro. Se i catalani hanno costantemente sfornato giovani campioni, i capitolini solitamente acquisiscono giocatori già fatti e formati essendo, poi, molto abili nel gestire una costellazione di fenomeni. Nella sconfitta contro lo Shakthar erano in campo contemporaneamente Miltao, Mendy, Valverde, Rodrygo, Asensio e Jovic. Alcuni di questi non sono prodotti di casa, ma sono ragazzi in tenera età e semisconosciuti. Non riconosco più lo stile Real. Snaturarsi non è mai semplice. I madrileni ci hanno già abituato a grandi risvegli improvvisi. Chissà … Il Barcellona mi pare al momento in minor difficoltà. E’ chiaro che la vittoria sul Ferencvarosi non può risultare una cartina da tornasole, ma i giovani a disposizione di Koeman sembrano essere più pronti di quelli su cui può contare Zizou. Direi che, in un percorso di crescita, i catalani sono in fase più avanzata, ma ancora lontani dalla meta. La situazione dei Colchoneros è totalmente differente. Lo sbarco di Suarez può aiutare anche perché lo stile dell’Atletico sembra davvero sposarsi alla perfezione con la garra dell’uruguayano, ma sino a ora il meccanismo è lontano dalla perfezione.

LE ETERNE SECONDE
In questa serie di compagini devastanti si potrebbe tranquillamente inserire la Juve, ma l’ho giocata come carta a sorpresa. Restano, quindi, Manchester City e Psg. Hanno il potenziale per centrare il traguardo grosso che, però, pare stregato. Che dire? Non hanno apportato grandi modifiche alle loro rose rispetto alla passata stagione in cui gli inglesi sono apparsi come un’immane delusione e i francesi sono giunti sino alla finale dove Coman li ha condannati. Il potenziale c’è, ma Guardiola non riesce a tastare le corde giuste per trasformare Cenerentola in una Principessa. Tuchel, invece, era sul punto di raggiungere l’obiettivo ma, sfiorata la meta, ecco una nuova caduta. La sconfitta interna con lo United non rappresenterebbe un problema se non fosse che vi sono voci sempre più insistenti di un addio con annesso sbarco nella Capitale Francese di Allegri. E’ chiaro che questa continua tarantella danzata attorno alla squadra non agevola nessuno.

LE ALTERNATIVE
Mi scuso per la lunghezza del pezzo, ma non vorrei lasciare nulla al caso. Tra le possibili outsider è necessario inserire Atalanta e Inter. Vedo davvero quasi impossibile che la Lazio possa vincere la Champions. Per valore ed esperienza le due compagini nerazzurre, invece, potrebbero essere sorprendenti. La Dea è una compagine che innamora e ora dispone anche di un potenziale tale da spaventare le big del Continente. La Beneamata, invece, deve trovare una quadra. Questo è l’obiettivo di Conte perché il valore del suo gruppo pare indiscutibile e non può essere una serata storta a mettere in dubbio, per esempio, un calciatore come Vidal. Non sarà più il Guerriero dei tempi bianconeri, ma la sua caratura è irrefutabile. Il Borussia Dortmund potrebbe serenamente essere inserito nel paragrafo sopra, ma preferisco lasciare l’onore, o l’onere, a chi ha un DNA avverso all’Europa. Haaland e Sancho sono le stelline che, prima o poi, alzeranno la Coppa. Witsel, Emre Can, Meunier e Reus rappresentano l’esperienza internazionale. La compagine è indubbiamente forte. Sarà pronta?