COPERTINA A CURA DI CALATINO (pensiero personale: è una bellezza per gli occhi)

Le notizie di questo fervente mese di mercato hanno visto come grandi protagonisti Messi, Cristiano Ronaldo e Mbappé. Le loro decisioni, il loro futuro, occupa gli spazi mediatici più rilevanti.

In tutto questo contesto, sembra invece passata inosservata una conferma che avrebbe meritato i titoloni, ovvero la scelta di Harry Kane: il centravanti inglese, corteggiato dai Citizens, ha giurato fedeltà alla causa del Tottenham. Una decisione che, se venisse confermata (finché il calciomercato non chiude mai dare nulla per scontato), sarebbe a tratti sorprendente. Certo, l’ingaggio è notevole e gli Spurs non sono comunque una squadra che lotta per la salvezza, ma la prospettiva di andare a lottare per ottenere la Premier League e la Champions League, con un contratto probabilmente molto più robusto, avrebbe fatto vacillare chiunque, società compresa. Eppure, il giocatore e i londinesi hanno resistito alla maxiofferta, proseguendo il loro matrimonio. Questa decisione mi ha riportato alla mente la storia d’amore tra Gabriel Omar Batistuta e la Fiorentina degli anni ’90. Ma quali sono le similitudini e, di contro, le distanze tra le due vicende?

-CENTRAVANTI DEVASTANTI
Prima di analizzare nel dettaglio alcuni aspetti, si può affermare con convinzione che stiamo parlando di due attaccanti tra i più decisivi e letali della loro generazione. Ovvio, se banalmente dovessi rispondere all’ipotetica domanda “Chi è il più forte?” non avrei alcun dubbio nell’indicare l’argentino, pur riconoscendo al britannico una costanza realizzativa fuori dal comune che lo rende un fuoriclasse. Entrambi molto potenti fisicamente, l’inglese è molto bravo nei colpi di testa, fondamentale in cui è probabilmente superiore a Batigol; quest’ultimo, però, in potenza è qualcosa di sovrumano, collocabile nell’Olimpo dei più forti di sempre. Tratto comune è il lavoro nel reparto: entrambi hanno dimostrato, in tempi diversi, una discreta abilità nel coprire tutto il versante offensivo, consentendo ai centrocampisti di poter alzare il baricentro dell’azione e sfruttando la loro forza fisica per smarcarsi e andare alla conclusione o, viceversa, per aprire gli spazi. Di sicuro, l’istinto del goleador è presente in entrambi ed i loro numeri ne sono la piena dimostrazione. In Kane rivedo molte movenze di Batigol, compresa la generosità e la cattiveria in fase di tiro.

-IL RAPPORTO CON UNA SQUADRA
Le bandiere nel calcio sono ormai rare (Messi docet) e sono sempre state affascinanti. Lo sono, però, in misura maggiore, quando esse sono rappresentate da campioni affermati che si legano a squadre non di primissima fascia. Ed ecco un’altra grande analogia tra i due protagonisti dell’articolo. Il Tottenham è sicuramente tra le prime del campionato inglese e la finale di Champions League del 2019 è un fatto che prova la crescita dei londinesi. Di certo, però, non è la candidata principale per la vittoria dei grandi titoli in palio, che vedono ai nastri di partenza società maggiormente attrezzate. Un’incredibile somiglianza con la Fiorentina degli anni ’90. La società gigliata, soprattutto nella seconda metà del decennio, è stata una squadra formidabile, che poteva contare su calciatori eccezionali (non solo Bati, ma anche Rui Costa, ad esempio) e che è stata guidata in panchina da uno dei tecnici più vincenti di sempre, Giovanni Trapattoni. Nonostante ciò, non ha mai dato l’impressione di essere la favorita per la vittoria del tricolore.
Dunque, due squadre sicuramente blasonate e che rientrano a pieno titolo tra le prime dei rispettivi tornei nazionali, ma che non sono l’eccellenza e che quindi possiedono una capacità attrattiva e un tasso di romanticismo molto più elevato rispetto alle relative big.
Inoltre, il rapporto tra calciatore e club è intenso in entrambi i casi e anche duraturo in egual modo: con la stagione in partenza, Kane sarà al nono anno consecutivo con la casacca Spurs (a cui si devono aggiungere altri spezzoni negli anni precedenti), esattamente quanti quelli trascorsi da Batistuta in Toscana. Che l’attaccante inglese possa operare la medesima scelta del sudamericano decidendo l’anno prossimo di provare ad indossare una maglia più “pesante”? Non lo sappiamo, ma al momento le due “fedi” sono esattamente coincidenti e questo rende i due molto vicini.

Una differenza, che non dipende dagli interessati, si può rinvenire nella coraggiosa decisione sportiva compiuta al termine della stagione 1992/93: la Fiorentina retrocede in Serie B e Batistuta, all’epoca giovane in rampa di lancio e fresco bivincitore del titolo di campione sudamericano, decide di scendere di categoria per amore della compagine gigliata. Per comprendere la portata di quest’azione, è come se Lautaro Martinez accettasse di restare a giocare in cadetteria: anche solo scriverlo è impensabile! Questa scelta non trova il corrispettivo nella carriera di Kane, ma potrebbe stupire in futuro: l’argentino, alla soglia dei trent’anni, ha scelto la Roma per andare a prendersi il meritato Scudetto; l’inglese ha finora rifiutato la proposta supersonica del City e se dovesse resistere anche negli anni a venire, mantenendo naturalmente uno standard di livello, allora potrebbe pareggiare l’atto compiuto 28 anni or sono dal Re Leone.

-NUMERI DA CAPOGIRO
Batistuta, nei nove anni fiorentini, ha collezionato 333 presenze, realizzando 207 reti. Hurricane ha invece totalizzato, dopo otto anni, 337 gettoni, siglando 221 gol. Media dunque leggermente in favore dell’inglese, sebbene vada tenuto in considerazione il fatto che le difese italiane degli anni ’90 erano realmente qualcosa di fuori dall’ordinario. La costanza dei due è manifestata dalla perenne chiusura in ogni stagione in doppia cifra, parametro di valutazione fondamentale per decretare la puntualità realizzativa di un centravanti. Anche a livello individuale, tantissimi i titoli di capocannoniere conquistati da entrambi: Batistuta è stato il miglior realizzatore nella Serie A 1994/95 con 26 reti, trascinando una squadra appena salita dalla cadetteria; ha vinto inoltre il titolo nella Coppa Italia dell’anno dopo con 8 centri, mentre con la Seleccion ha trionfato in due edizioni della Coppa America, chiudendo la carriera aggiungendo il titolo di miglior marcatore nel campionato qatariota 2003/04. Non da meno Kane che, anzi, da questo punto di vista ha forse qualche punto in più: nel campionato più avvincente di quest’epoca storica quale la Premier League si è piazzato davanti a tutti i contendenti in ben tre occasioni (2015/16, 2016/17 e nella stagione scorsa), vincendo anche la Scarpa d’Oro ai Mondiali del 2018, annata chiusa a 30 reti nel campionato di Sua Maestà (paradossalmente record personale pur non vincendo la classifica marcatori di quell’anno). Un’analogia poco invidiabile è invece relativa alle manifestazioni UEFA: non hanno mai ottenuto lo scettro di re dei cannonieri in alcuna competizione continentale.
Se nei club la bilancia della media-gol pende in favore dell’inglese, discorso inverso in chiave Nazionale: le 54 reti argentine in 77 presenze sono davvero un’enormità, sebbene il ruolino di Kane sia assolutamente di spicco e potenzialmente avvicinabile, in quanto ha siglato 38 gol in 66 partite.

-PALMARES DI SQUADRA
Dopo aver illustrato le principali analogie tra i due attaccanti, veniamo alla vera, grande differenza ad oggi tra i due. Batistuta, pur con una concorrenza senza precedenti nella storia del calcio, è riuscito a vincere, portando in riva all’Arno la Coppa Italia 1995/96 e la Supercoppa Italiana, vincendo rispettivamente contro Atalanta e Milan e marchiando le sfide con il suo segno distintivo: il gol. Troppo poco in 9 anni? Provate a vincere contro i rossoneri di Capello, la Juventus di Lippi, l’Inter di Ronaldo, il Parma e la Lazio di quel periodo. Quello che ha fatto vincendo quei due titoli è una nota di merito, che non si esaurisce. Infatti, già prima di Firenze aveva vinto un campionato argentino con il Boca Juniors e con la maglia della Nazionale aveva conquistato tra il 1991 e il 1993 2 Coppe America e la Confederations Cup, risultando sempre decisivo.
Kane, al contrario, ha una bacheca inspiegabilmente e terribilmente vuota. Le delusioni degli atti conclusivi della Champions League 2018/19 e dell’Europeo di quest’estate non gli rendono giustizia. Confesso che, semmai ci fosse stato un motivo per lenire il dispiacere di una eventuale sconfitta in finale contro l’Inghilterra, quello sarebbe stato vedere il centravanti conquistare un titolo che la sua carriera merita.
Batistuta andò alla Roma dopo 9 anni gigliati e vinse il tricolore; se anche quest’anno dovesse essere avaro di titoli, cosa farà Kane? Accetterà la corte di un club altisonante che gli possa concedere l’opportunità di vincere quei trofei che un campione come lui ha tutto il diritto di inseguire?

Nell’attesa di vedere come si evolverà la sua storia, io mi lascio trascinare da un pensiero: due attaccanti così sono eccezionali e mi fanno comprendere, ancora una volta di più, quanto il gioco del calcio sia unico nel suo genere. I Kane e i Batistuta fanno bene al movimento. Nella stagione dei Messi e dei Ronaldo, l’attaccamento dell’inglese alla sua squadra di appartenenza è un sussulto di speranza.

 

Indaco32