Le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi che si presentano nella mente di una persona senza la sua volontà provocando un disagio interno. Rappresentano un problema assolutamente non semplice da gestire. Imprigionano l’individuo che viene disturbato nella sua vita quotidiana.

In maniera chiaramente metaforica, questa manifestazione psicologica viene associata alla Juventus in relazione alla Champions League. Tale trofeo manca ai bianconeri dall’ormai lontano 1996 quando, il 22 maggio, Vialli sollevò la Coppa sotto il cielo di Roma. Era una calda serata di metà primavera e i calci di rigore consegnarono a quella squadra un’immensa gioia che, per ora, non si è più ripetuta. Nelle stagioni successive, la Vecchia Signora d’Europa conquistò 2 finali. Fu sempre sconfitta cadendo prima sotto i colpi del Borussia Dortmund, poi, del Real Madrid. I tifosi bianconeri sono ancora risentiti per quel gol decisivo di Mijatovic che segnò in dubbia posizione di fuorigioco regalando ai Galacticos il successo in terra olandese. Pure l’harakiri dell’annata seguente fu incredibile. Dopo l’1-1 della gara di andata all’Old Trafford, a Torino, Pippo Inzaghi siglò una doppietta che pareva mettere al sicuro l’accesso alla finale. In realtà, Keane e i fenomenali “Calypso Boys” (così veniva chiamato il duo di attacco composto da Yorke e Cole) ribaltarono il risultato. In quel modo gli inglesi conquistarono la possibilità di giocarsi un ultimo atto del torneo, poi vinto meritatamente.

Nelle 3 successive edizioni della competizione, i piemontesi non lasciarono il segno. Nel 2003 giunse invece la più clamorosa e cocente delusione. Per comprenderla appieno occorre partire dalla semifinale quando, al Delle Apli, la Vecchia Signora stese 3-1 il Real Madrid ribaltando il 2-1 patito al Bernabeu. In quella gara Pavel Nedved ricevette un cartellino giallo che, a causa della diffida, lo costrinse a saltare la finale. Questa sfida si disputò all’Old Trafford contro il Milan. La Juve, che aveva già conquistato lo Scudetto, partì quale favorita. I rossoneri di Ancelotti, però, erano una compagine molto scorbutica ed estrassero dal cilindro una prestazione fantastica. Nei supplementari Conte centrò una traversa ma, ai calci di rigore, la Vecchia Signora capitolò.

Dopo un’eliminazione agli ottavi e 2 ai quarti di finale, ecco che le nubi di Calciopoli fecero capolino sul cielo bianconero costringendo la Juve a troppi anni di anonimato europeo. E’ vero, Ranieri conquistò una celebre vittoria al Bernabeu, ma quella Vecchia Signora fermò la sua corsa nel torneo subito dopo i gironi. I piemontesi targati Conte tornarono a presenziare nella Coppa, ma il vero capolavoro fu eseguito da Max Allegri. Alla sua prima annata in bianconero, il tecnico toscano centrò una cavalcata superlativa che portò i Campioni d’Italia sino all’inaspettata finale di Berlino. Qui, il Barcellona vinse 3-1 spegnendo ogni sogno di gloria. Due anni dopo, ecco l’incredibile debacle di Cardiff che resta una delle pagine più nere nel tribolato rapporto tra la Juventus e la Champions. A tutto questo condensato di malasorte ed errori vari, si aggiunge l’incredibile 3-0 che “gli allegriani” stavano rifilando a domicilio al Real. Nel finale un discusso rigore di Cristiano Ronaldo distrusse l’impresa bianconera.

Basta questo a spiegare perché si parla di ossessione quando si associa la Vecchia Signora alla Coppa. In realtà, gli ultimi 8 Scudetti consecutivi conquistati dai bianconeri senza avere mai alzato la Champions non hanno fatto altro che amplificare il detto concetto all’ennesima potenza. Occorre, infatti, considerare anche le 2 finali perse.

Non si può negare che, ogni estate, la Juve cerchi di costruire una squadra forte e in grado di vincere il campionato. Il pensiero dei tifosi, però, corre costantemente verso quel torneo che è stato sempre sfiorato, ma mai conquistato. Con le dovute proporzioni, è il sentimento che vive chi esce a lungo con una persona con il palese intento di trasformare il rapporto di amicizia in amore. La scintilla, però, non scatta mai ed è chiaro che questo provoca grande sofferenza in chi vi spera.

Andrea Agnelli e i suoi collaboratori hanno costruito una Juventus devastante e altamente competitiva anche a livello internazionale, ma sino a ora è sempre mancato quel dettaglio che permettesse alla Vecchia Signora di celebrare finalmente l’agognato matrimonio.

Gli errori di calciomercato sono stati davvero ridotti e le scelte errate delle ultime 8 stagioni si contano sulle dita di una mano. I dirigenti bianconeri hanno sempre mostrato una capacità eccezionale e una bravura certamente superiore alla media.

Rimarcare i colpi che questi professionisti sono riusciti a centrare diventa puro, ma inevitabile esercizio di stile. Si parta dalla scelta, ripagata in modo egregio, di concedere a Conte la possibilità di diventare allenatore della Vecchia Signora. Lo stesso vale per Allegri. Si pensi poi all’ingaggio di Pirlo lasciato partire dal Milan a parametro zero e agli arrivi di Pogba e Llorente che sono sbarcati all’ombra della Mole con la medesima formula. Così fecero anche Khedira e Dani Alves. Non vanno dimenticate le varie acquisizioni di giocatori del calibro di Tevez e Cristiano Ronaldo. In sostanza, autentiche magie. Si tratta di palesi attestati di immense capacità.

Un po’ in sordina (e questo non può che agevolarla) in questo inizio di estate, la Juve sta compiendo quello che potrebbe essere il suo grande capolavoro. Paratici sta tessendo una tela incredibilmente affascinante e dal potenziale assolutamente devastante. Siamo solo all’inizio…

Qual era il reparto che aveva palesato i maggiori problemi nella trascorsa stagione? Sicuramente il centrocampo.
L’arrivo di CR7 aveva inebriato tutti celando un calciomercato che in verità lasciava qualche lacuna nella compagine guidata da Max Allegri. Lo sviluppo della stagione aveva poi mostrato la realtà nuda e cruda. Di certo, i vari infortuni e lo stato di forma di alcuni interpreti non coadiuvarono il livornese. Ammesso questo, qualche problema di rosa era abbastanza evidente e, se si vuole provare a centrare la Champions, era necessario agire subito. “Detto, fatto”. Ecco che come il miglior restauratore, la dirigenza bianconera pare avere compreso immediatamente dove era necessario intervenire con maggior forza. Già dallo scorso inverno, Paratici si era assicurato Ramsey e ora ha chiuso pure per Rabiot. Il primo è un mediano fisicamente leggero, ma dotato di una tecnica eccezionale e di grande capacità di incursione. Avrà il numero 8 di Marchisio e, del Principino, è l’esatto alter ego. Chi ha visto giocare l’ex mediano bianconero conosce pure le doti del gallese. Rabiot è un giocatore che abbina un fisico eccezionale a una grande qualità. Dal punto di vista corporeo, è il prototipo del calciatore perfetto. Molto alto e magro, ma fisicamente potente. Per rendere l’idea, il sarto della Juventus che ha preparato il vestito del francese ha scelto un abito taglia 50-52, ma ha dovuto restringerlo. Quando si parla di Adrien, però, non si può non fare riferimento al suo carattere particolare che Sarri dovrà essere molto abile nel gestire. Ormai è celebre la grande importanza che nella sua vita riveste la mamma agente. Ora, non conosco dettagliatamente la situazione familiare del transalpino ma, stando a quello che riportano i media, Madame Veronique ricopre un ruolo preponderante nella vita del ragazzo. Anche osservando la figura di questo Avvocato francese, si ha proprio la prima impressione di una donna molto risoluta e che conosce bene quello che desidera per il giovane figlio. Allo scopo di avere ulteriori informazioni, chiedere ai dirigenti del Psg. Insomma, si potrebbe dire che tra lei e la signora Nara si annuncia una stagione calda…

In ogni caso, tornando alle questioni più prettamente calcistiche, non pare che la Juventus abbia intenzione di cedere giocatori fondamentali della mediana. Si parla di un possibile addio di Khedira e Matuidi che di certo erano più adeguati al gioco di Allegri rispetto a quello di Sarri. E’ credibile che, se non vi saranno ulteriori innesti, la Vecchia Signora lascerà partire solo uno dei due calciatori. In effetti, la scorsa stagione ha mostrato come, se si pensa di schierare un reparto a 3 o 4 uomini, servano 6 giocatori. Altrimenti, la coperta rischia di essere piuttosto corta. Non va dimenticato che il tecnico di Figline è più scettico nell’adattare calciatori in posizioni che non sono tipizzate. Si pensi al discorso della specializzazione operato nei confronti di Bernardeschi. Potrebbe essere che, come riportato anche da importanti media, in ipotesi di 4-3-3, Pjanic possa rappresentare il fulcro del centrocampo con Emre nel ruolo di “pitbull” geometra e uno tra Ramsey e Rabiot sarebbe lasciato libero di inserirsi come una lama nel burro rappresentato dalla retroguardia avversaria.

Allo stato dell’arte, si potrebbe tranquillamente affermare che la mediana bianconera è egregiamente sistemata senza aver sborsato un euro nelle tasche delle avversarie. Queste operazioni non sono completamente a costo zero. Occorre considerare gli emolumenti dei calciatori e pure dei loro ricchi agenti.

Paratici e colleghi non si sono certo fermati qui. Infatti, come sovente accade, si sono praticamente assicurati giovani parecchio interessanti. Merih Demiral è un difensore centrale che proviene dal Sassuolo. Il turco, classe 1998, può giocare anche come terzino destro. Ha una fisicità eccezionale che gli consente di essere dominante sui palloni aerei. E’ formidabile nell’uno contro uno e nell’anticipo. Romero, invece, veste la maglia del Genoa. Anche lui ha 21 anni e gioca nel cuore della retroguardia. Dal carattere tipicamente sudamericano, ha mostrato ottime doti nella stagione appena trascorsa. Non va dimenticato il millenial, Traorè. E’ un centrocampista centrale che predilige stare a schermo del reparto arretato. Gioca nell’Empoli. Ha grandi doti aerobiche e tecniche. I bianconeri potrebbero acquisirne il cartellino per poi girarlo al Sassuolo mantenendone il controllo.

Tutto questo è quello che, sino a ora, la Vecchia Signora è certa, o quasi, di poter proporre a Maurizio Sarri. Il toscano è l’uomo che è stato chiamato a raccogliere l’eredità di Max Allegri. Non è un compito semplice. Tutt’altro. Il mister di Figline, però, ha tutte le carte in regola per riuscire nell’intento. Il suo primo esercizio sarà quello di modificare la metodologia bianconera senza alterarne il Dna. Tale concetto è emerso pure dalle parole dell’allenatore che cercherà di modificare la manovra bianconera rendendola più fluida e donandole un’identità più evidente rispetto alla libertà che il vincente livornese aveva deciso di adottare. Tale concetto dovrà sposarsi con i successi, ma non è semplice pensare al contrario.

Anche la scelta di affidare il progetto a Sarri pare essere assolutamente un’idea geniale. Maurizio è il ricostituente che serve per rinfiammare gli animi di un ambiente apparso a tratti un po’ logoro dalla durata della precedente gestione alla quale devono essere garantiti solo applausi. Come dimostrato al Chelsea, il toscano è un allenatore che si adatta perfettamente alla situazione in cui si trova a vivere ed è in grado di raccogliere le vittorie. Le sue prime parole da juventino hanno un’importanza non banale. L’ex mister dei Blues ha sottolineato come occorra mantenere quel 99 percento di positivo che è l’eredità di Allegri. Non è finita qui perché Sarri ha tenuto a rimarcare come, per la Champions, vi siano altre compagini che hanno le medesime ambizioni bianconere. La vittoria, quindi, non è di certo scontata. E’ una realtà incontrovertibile, utile pure a provare a scacciare dall’ambiente quella tremenda ossessione.