Il filosofo francese Voltaire affermava che: “La critica è una cosa molto comoda: si attacca con una parola, ci vogliono pagine per difendersi”. Non sono certo io a volermi ergere ad avvocato della dirigenza juventina perché non ho le capacità. Mi limito, tuttavia, a svolgere il ruolo di osservatore neutrale giungendo alla conclusione che mi pare davvero eccessivo ciò che odo intorno alla società bianconera. Le accuse lanciate nei confronti dei vertici della Vecchia Signora sono molteplici come le foglie che cadono dai rami in autunno. Direi che si possono riassumere nella mancanza totale di programmazione. Vorrei andare a ritroso negli anni per esemplificare la situazione e porne pure alla luce la stranezza che rasenta l’assurdo. Nel 2011 Conte non convinceva. Nel 2012 sarebbe servita una punta di spessore internazionale che affiancasse Vucinic, ma arrivò Giovinco. Nel 2013 qualcuno non era convinto dalla personalità di Tevez che pareva non sposarsi alla perfezione con lo “stile Juventus”. Nel 2014 si criticava lo sbarco di Allegri per sostituire il tecnico salentino. Nel 2015 fu la volta degli addii di Pirlo, Vidal e l’Apache non adeguatamente compensati da Hernanes, Khedira e Dybala. Sbarcò pure Mandzukic, ma non era sufficiente a placare le ire soprattutto dopo le difficoltà palesate in avvio di serie A. Nel 2016 partirono Pogba e Morata. Con Dani Alves giunsero Pjanic e Higuain. L’età del carioca e qualche suo vezzo caratteriale risultavano poco convincenti. Dopo la debacle di Cardiff, in tanti chiedevano una rivoluzione. In effetti, con il senno del poi, avrebbe potuto rappresentare la soluzione più efficace. In realtà, Max restò sulla panchina sabauda. Tra i big, lasciarono proprio il brasiliano e Bonucci che diedero il largo a Bentancur, Costa e Bernardeschi. Un anno più tardi rientrò il numero 19 con quello che fu definito “il colpo del secolo”, CR7. Higuain divenne milanista. Qualcuno criticò una spesa eccessiva per un calciatore non più giovane e che si sosteneva potesse venire a svernare in serie A. Non tratto neanche dello sgradito ritorno del Figliol Prodigo Leo… Nel 2019, poi, riecco proprio il Pipa. La coppia argentina composta da Gonzalo e la Joya avrebbe dovuto salutare i compagni. In realtà restarono entrambi e partì Mandzukic poco avvezzo al gioco di Sarri. Gli fece poi compagnia Emre Can. In mediana, ecco Ramsey e Rabiot. Apriti cielo. In tanti contestarono la permanenza del numero 9 preferendogli il croato. I due colpi del centrocampo non erano calciatori adeguati agli standard juventini, mentre il tedesco avrebbe meritato maggiore considerazione. La presenza del mister di Figline, inoltre, rappresentava qualcosa di assolutamente sgradito a buona parte del popolo della Vecchia Signora.

In questo tremendo periodo funestato da gravi errori, la Juve ha conquistato 9 Scudetti, 4 Coppa Italia ed altrettante Supercoppe Italiane. Ha raggiunto, per di più, 2 finali di Champions. Non mi stancherò mai di ribadire che centrare l’ultimo atto di tale trofeo non è certo alla portata di tutti. In una simile competizione, il percorso affrontato vanta un ruolo straordinariamente importante e non è un caso se molti supporter ricordano con maggior piacere proprio le stagioni in cui i bianconeri sfiorarono il triplete. In una gara secca può capitare qualsiasi situazione, ma quando si giunge sino a quel punto significa essere dotati di immense qualità. L’attuale dirigenza bianconera ereditò una squadra demolita da Calciopoli. E’ vero, i sabaudi erano già tornati in serie A ed avevano nuovamente calcato il glorioso palcoscenico della Coppa Campioni con Ranieri, ma il 2009-2010 rappresentò un anno nefasto. Andrea Agnelli prese in mano la sua creatura proprio nell’estate del Mondiale Sudafricano e a soli 35 anni. Una stagione di ambientamento risultò essere il minimo indispensabile per costruire uno dei migliori cicli della ultracentenaria storia piemontese. Il patron, coadiuvato dal prezioso aiuto di Marotta, Partici e altri egregi Colleghi, riuscì a fare della Juve la più classica Araba Fenice. Credo bastino queste poche righe a spiegare i motivi per cui le critiche lanciate alla competenza di tali professionisti risultino davvero particolari. Anche se sempre accettabili alla luce di una fondamentale variabilità di idee. Non ci si può, poi, dimenticare dello stadio voluto dalla precedente compagine dirigenziale, ma portato magnificamente a termine e sviluppato da quella attuale. Il glorioso impianto beneficia di un’importante partnership con Allianz, colosso assicurativo. Nei pressi della nuova dimora è sorta la Continassa che è un magnifico trading center pronto a rispondere a qualsivoglia evenienza. La Juve ha accresciuto il suo brand e chiuso degli accordi milionari con altre mastodontiche multinazionali come Adidas e Lavazza. Dal punto di vista finanziario, la società ha visto una grande crescita di bilancio che, però, è tornato a presentare un passivo di rilievo soprattutto nell’ultimo esercizio. E’ nata la versione femminile dei bianconeri che in 3 anni di vita ha conquistato 3 Scudetti, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana.

Avevo già proposto tali concetti in altri pezzi, ma vorrei ribadirli perché credo che risultino fondamentali. Mi chiedo davvero come non rendere grazie a una simile società! Vorrei, poi, portare alla luce un fatto che forse sta passando leggermente in sordina, ma che risulta importante per la Vecchia Signora. Si tratta dello svecchiamento latente della rosa. Nella trascorsa stagione, i bianconeri hanno acquistato de Ligt, Demiral, Luca Pellegrini e Rabiot. In quella attuale sono arrivati Arthur e Mckennie. Vi dice nulla? Il regista spagnolo David Trueba affermava che: “La giovinezza finisce quando il tuo calciatore preferito ha meno anni di te”. Molto bene. E’ giunto il momento anche per me. Il mio idolo era Pippo Inzaghi. Sono cresciuto ammirando la sua generazione, quella di Buffon, Gattuso, Totti e Del Piero. Parlo dei campioni del 2006 che hanno lasciato spazio alla mia. Pjanic e Matuidi ne sono rappresentanti. Anche questa fascia d’età ha trovato l’apice e presto inizierà un’inesorabile discesa. I citati nomi vi hanno provocato qualche pensiero? La Juve sta lentamente e nascostamente effettuando un notevole ricambio. Lo sbarco a Torino del centrale difensivo olandese e di quello turco saranno utili a fare le veci di Bonucci e Chiellini dopo che Barzagli ha già appeso le scarpette al chiodo. Leo avrà ancora qualche anno a disposizione mentre il capitano sta ormai sparando gli ultimi colpi di una carriera favolosa che spera di poter coronare con una vittoria in Champions e magari all’Europeo. Nella desolazione più totale dell’emergenza da covid-19, il Destino pare avergli regalato una grande chance rinviando la kermesse itinerante di 365 giorni e consentendogli così di recuperare meglio dai guai fisici. Il ricambio generazionale, comunque, è “belle che fatto”. Il numero 4 e l’ex giocatore del Sassuolo rappresentano garanzie. Per loro, l’anagrafe parla di 21 e 22 anni. Sulla testa del primo pende una pesante spada di Damocle rappresentata da una clausola rescissoria da 150 milioni di euro ed esercitabile dal 2021. Di questi tempi sarebbe davvero complicato poter acquistare un calciatore a quelle cifre non trattandosi nemmeno di componente del reparto avanzato. Il tempo, però, potrebbe regalare qualche novità. Occorre essere franchi e non nascondersi perché comunque i piemontesi ne uscirebbero vincenti. Guadagnare una simile cifra, infatti, rappresenterebbe un introito devastante sui numeri del bilancio e, probabilmente, consentirebbe di vagliare il mercato alla ricerca di altre possibilità con un buon gruzzoletto. Non parlo di Romero perché sull’argentino, in prestito all’Atalanta, vige un diritto di riscatto che lo pone totalmente nelle mani della Dea. Di Luca Pellegrini, invece, tratterò più tardi. In mediana, ecco Arthur, Rabiot e Mckennie. In 2-3 stagioni, in sordina, Paratici ha ringiovanito il centrocampo di una decina d’anni con uomini di qualità. Il carioca è nato nel 1996, Adrien nel 1995 e il texano nel 1998. Sono partiti Marchisio, Pjanic e Matuidi, rispettivamente classe 1986, 1990 e 1987. Molto bene, direi. Qualcuno, giustamente, si starà ponendo qualche domanda relativa all’attacco e l’interesse per Dzeko o Suarez con il “fantasma” di Giroud e altri nomi che si aggirano sullo sfondo. Non si tratta proprio di “ragazzuoli”. In effetti è così. Non si può dimenticarsi, però, di Kean che viene con insistenza accostato ai piemontesi dai media. Non so se il giocatore dell’Everton tornerà a vestire la maglia bianconera, ma è sintomo di una possibile ventata di aria fresca anche in quel reparto che vanta comunque Dybala e Bernardeschi. Non sono esattamente dei “vecchietti”. La Vecchia Signora potrebbe inserire un bomber più datato per poi trovare soluzioni più giovani dalla prossima annata. Attenzione, poi, a Morata che resta insistemente sulle cronache per un suo futuro imminente a Torino. Parliamo di un ragazzo nato nel 1992.

Tutti commettono errori. È per questo che c’è una gomma per ogni matita”. Un proverbio giapponese recita proprio così. Ognuno sbaglia e anche la dirigenza juventina non è perfetta. Diventa sempre molto complicato ragionare su scelte delle società. Occorrerebbe farne parte per riuscire a comprendere esattamente i motivi e le ragioni di alcune mosse che, a volte, paiono inspiegabili. L’esempio più classico è quello di Luca Pellegrini. Sulla corsia mancina la coperta è corta e, con la nuova idea tattica di Pirlo, si parla di posizione molto importante. La Juve dispone di Alex Sandro, l’ex terzino del Cagliari, De Sciglio e Frabotta. Il brasiliano è infortunato e non è certo la prima volta che accade. Il numero 2 non è una garanzia di rendimento ed è soggetto sovente a problemi muscolari. E’ poi adattato in quel ruolo perché è destro. L’ultimo, invece, viene dall’under 23. Contro la Samp ha disputato un’ottima gara, ma sarebbe da valutare nel lungo periodo ad alti livelli. Si è proprio sicuri del suo rendimento? L'eventuale partenza del giovane nazionale di Mancini parrebbe inspiegabile, ma forse lo staff del mister lombardo possiede certezze proprio su Frabotta. In alternativa, potrebbe avere altre soluzioni o un asso nella mancia. All’apparenza, però, la situazione sembra paradossale. Lo stesso vale per il centravanti che in realtà non sbarca mai. Ieri Paratici è apparso molto enigmatico sul futuro. Il nome del nuovo attaccante, magari, non è quello di Dzeko. Pirlo è persino più criptico sostenendo che, nel caso non giungesse nessuno, recupererebbe altre soluzioni. Questi sono solo esempi di rebus tecnico-tattici. Si potrebbe trattare anche del prestito di Pjaca avvenuto senza bomber in rosa. Le questioni sono molteplici e riguardano pure l’aspetto manageriale perché la situazione del bilancio non è sicuramente delle più rosee, ma pure qui che ne sappiamo noi comuni mortali?