Una volpe cercava in tutti i modi di raccogliere un grappolo d’uva per potersene cibare, ma la vite era troppo alta e l’animale non riusciva a raggiungere l’ambita preda. Dopo svariati tentativi decise di abbandonare le velleità tanto il frutto “era acerbo”. La verità è che il gustoso alimento era assolutamente maturo, ma il soggetto della fiaba aveva necessità di giustificarsi in maniera adeguata la scelta adottata creandosi una sorta di alibi. Ciò lo aiutava a stare meglio. Vale per tutti. E’ anche giusto che sia così. Probabilmente il grande Esopo voleva fornire una visione negativa di questo comportamento perché effettivamente il protagonista aveva sviato la realtà, ma la morale può essere analizzata pure attraverso un’altra lente. Occorre vedere il bicchiere mezzo pieno. Questo è un atteggiamento fondamentale che è necessario tenere sempre a mente onde evitare di cadere nel baratro del pessimismo dilagante e dell’angoscia più assoluta. Ogni esperienza nasconde al suo interno un lato positivo.

La Juventus potrebbe avere proprio un’ottica simile relativamente alla sua disavventura di Coppa Italia. Non bisogna nascondersi e affermare che, dalle parti di Torino, si rosica eccome. Il trofeo rappresentava un’occasione importante per riallacciare il feeling con i titoli. Non è che questi manchino da parecchio tempo perché l’ultimo è giunto nella trascorsa stagione, ma già la Supercoppa Italiana persa con la Lazio durante il mese di dicembre aveva lasciato un sapore amaro sul palato. Quella, però, non era utile al fine di raggiungere l’agognato triplete che anche nell’attuale stagione sfuma dalle menti dei bianconeri. Un duro colpo. Inutile negarlo con la retorica per cui la seconda competizione del Belpaese non abbia grande valore. La preoccupazione cresce ed è normale che sia così. Sarri ha già avuto 2 chance per trionfare con la sua nuova squadra e le ha fallite entrambe. Tutto inizia ad assomigliare a un’orrenda chimera. Urge modificare la rotta per non arrovellarsi in cattivi e dannosi pensieri assurdi. Occorre, poi, salvare una stagione che sta assumendo contorni inquietanti. Sfuggiti 2 traguardi ne restano altrettanti, ma si dica la verità. Non sono certo semplici. E’ dal 2012 che la Vecchia Signora soddisfa i fini palati dei suoi tifosi con almeno 2 titoli in bacheca per annata. Nel 2015-2016 centrò pure un magico treble conquistando ogni trofeo a disposizione sulla Penisola. Attualmente il rischio di chiudere a zero è davvero elevato. Potrebbe capitare. Nessuno ne dovrebbe fare un dramma perché, dopo 8 anni di successi, uno stop è pure ammesso, ma alla Juve solitamente per digerire certe situazioni servono vagoni di bicarbonato.

Non tutto è perduto e si giunge, quindi, a valutare il bicchiere mezzo pieno. I piemontesi dispongono di 2 competizioni per “salvare” la stagione. Questa strana e triste annata ha una particolare caratteristica. Ogni manifestazione è divisa nel tempo e, senza volere cadere nella retorica, si è iniziato da quella che è generalmente considerata la meno importante cioè la Coppa Italia. Ora sarà la volta del campionato. Si spera, innanzitutto, di portare a termine questo torneo. Le certezze ancora non esistono e la caratteristica malefica dell’emergenza covid-19 di levare ogni sicurezza sta diventando sempre più difficile da sopportare. In ogni caso, la Vecchia Signora deve vincere lo Scudetto. Non ha scelta. Ho già dettato alcuni motivi per cui la competizione è utile a tutelare un’annata complessa, ma non sono i soli. Questo non è un tricolore come quello degli ultimi anni. Innanzitutto, le avversarie sono ben più agguerrite di quanto non lo fossero in passato.
La Lazio è una compagine forte che sta dimostrando di non rappresentare il classico fuoco di paglia. L’Inter di Conte appariva come il reale spauracchio dei sabaudi ed è stato, per ora, domato, ma ciò non significa che non avesse rilevanti potenzialità. Basti pensare che si è giocata sino all’ultima giornata del girone la possibilità di passare al turno successivo in un gruppo di Champions con Barcellona, Borussia Dortmund e Slavia Praga. Non si trattava proprio di un cammino semplice. E’ ancora in piena lotta per l’Europa League, è terza in serie A ed è stata eliminata in Coppa Italia soltanto in semifinale da un Napoli rognoso. L’aggettivo utilizzato vuole avere un’accezione solo ed esclusivamente positiva. Sotto la guida di Ancelotti, probabilmente, gli azzurri non avevano trovato la giusta amalgama. Da quando Gattuso si è impossessato della panchina partenopea, la melodia è totalmente differente. D’altronde è sufficiente valutare quali siano i nomi a disposizione del calabrese per comprendere le reali potenzialità della sua rosa. I campani sono squadra parecchio forte e quanto mostrato in Coppa Campioni lo decreta a pieno titolo. A proposito… questo non giustifica la brutta prova bianconera di ieri l’altro, ma non bisogna neppure dimenticare il valore dei rivali. Nell’attuale campionato, poi, milita un’Atalanta che è già qualificata per i quarti di finale della massima competizione italiana per club. Non si tratta di quisquiglia… Non ci si dimentichi della Roma che, come la Beneamata, sta lottando ancora per centrare il successo in Europa League. In sostanza, mi pare che siano confermate le indicazioni di inizio annata quando si notava una crescita complessiva del calcio italico. Vincere l’attuale Scudetto, combattuto punto a punto, avrebbe un sapore assolutamente particolare che agevolerebbe anche a scacciare gli inutili retropensieri relativi a Sarri. Non esiste alcuno strano fattore che impedisca al toscano di vincere prestigiose competizioni italiane. Serve solo che scatti l’opportuna scintilla. Per la Juve, il successo nel torneo rappresenterebbe pure il nono consecutivo in quella kermesse. Ci si avvierebbe verso uno storico deca e non è dettaglio di poco conto.

Intorno alla festività di San Lorenzo, poi, i bianconeri dovranno sudarsi il passaggio ai quarti di Champions in una difficile sfida contro l’Olympique Lione. Non sarà semplice perché i sabaudi avranno il compito di rimontare l’1-0 patito all’andata in Francia. Ammesso questo, la viva speranza è che possano giungere al match con un numero di partite sulle gambe molto maggiore rispetto agli avversari. I transalpini, infatti, non porteranno a conclusione la Ligue 1 che è già stata definitivamente sospesa. In Italia, invece, la situazione è diversa e la serie A dovrebbe volgere al termine regolarmente. Questo rappresenterebbe un clamoroso vantaggio per la Vecchia Signora che avrebbe l’abitudine ai novanta minuti. Non si dimentichi, poi, che la squadra di Garcia ha chiuso al settimo posto il suo campionato. E’ tra i principali d’Europa, ma non certamente il migliore. Il Lione potrebbe recuperare Depay e il nazionale olandese rappresenterebbe un’arma fondamentale nelle mani del suo tecnico, ma perderà Tousart. L’uomo che ha deciso la sfida dello scorso febbraio tornerà all’Herta Berlino. Il prestito non è stato rinnovato. Se la situazione non risulta sufficientemente confusa e qualcuno opta per un semplice pronostico, aggiungo un ulteriore elemento. Non è ancora ben chiaro dove si svolgerà la gara di ritorno e se vi sarà essere la chance di vedere una parte di pubblico allo stadio. Manca, comunque, più di un mese. Caos totale. Se i bianconeri dovessero accedere al turno successivo, avrebbero davanti una serie di gare secche e tutti conoscono le loro difficoltà in questo genere di esibizione. A proposito…. Anche una simile teoria mostra come un eventuale playoff per lo Scudetto rischierebbe di avere un’importanza determinante sull’assegnazione del titolo. Occorre affermare, però, che la recente modifica della regola della quarantena nel mondo del calcio professionistico pare proprio essere in grado di porre al riparo dagli eventuali “Piani B e C” elaborati dalla Figc.

Non è finita qui. In questo polverone, si accendono vari casi. Non bastava la querelle legata a Pjanic e al suo possibile trasferimento al Barcellona. Ora si devono fronteggiare pure altre 2 questioni fondamentali. Sono relative a Sarri e Ronaldo. Gli “allegriani” si sono giustamente scatenati. Il mister di Figline era sbarcato a Torino con il compito di modificare l’atteggiamento difensivista della squadra. Maurizio avrebbe dovuto portare ai trionfi tramite il sarrismo. Si sono perse le tracce di entrambi gli obiettivi. Se una società ha un determinato DNA diventa impossibile modificarlo. Dal seme del pero non può nascere un melo, ma qualcosa può variare. Il toscano non ha trovato gli uomini giusti. Ormai diventa difficile negarlo. La colpa principale, però, risiede negli infortuni perché quei giocatori che avrebbero garantito al Comandante le possibilità di esprimere il suo credo sono costantemente ai box o vi dimorano nel momento decisivo. Il riferimento è, soprattutto, a Douglas, Ramsey, Khedira, Higuain e ora anche Alex Sandro. A questo si deve aggiungere la delusione provocata da Rabiot. Il francese e il britannico erano gli uomini individuati per il salto di qualità della mediana. A causa della necessità di prendere confidenza con il calcio nostrano, dei problemi fisici o di qualche scelta particolare, fino a ora, ciò non è minimamente accaduto e il tempo stringe. Qualche giorno fa, in un pezzo relativo al calciomercato della Juve, avevo sottolineato come tale fattore fosse fondamentale anche nella scelta del tecnico per la prossima stagione. A meno di un cataclisma, il mister sarà confermato perché un’alternativa non disporrebbe dei giorni necessari per conoscere la squadra e adattarla al proprio credo. Detto questo, se i piemontesi chiudessero l’annata senza vincere alcunché, i motivi per una separazione sarebbero riscontrabili. A quel punto, quale allenatore asseconderebbe le segnalate necessità d’urgenza? L’unico nome risulterebbe quello di Allegri. Le domande sono 2. Prima: Max sarebbe disposto a tornare alla Continassa con il più classico dei “sono ancora qua”? Mi scuso con Vasco Rossi per la citazione. Seconda: Paratici e colleghi sarebbero disposti a una marcia indietro così repentina con il dubbio concreto che questa non rechi alcun vantaggio? Se un anno fa ci si era determinati in un certo modo, si avranno avute indiscutibili ragioni per farlo. La situazione è parecchio ingarbugliata.

Ecco, poi, il caso Ronaldo. Cristiano non aveva mai perso 2 finali consecutive a livello di club. Il riferimento è chiaramente alla Supercoppa e alla Coppa Italia. La sua grande delusione era visibile nel linguaggio non verbale mostrato immediatamente dopo la sfida con il Napoli e pure in un post sui social di una delle sorelle: “che altro puoi fare… Questo è tutto ed è per questo che il mio tesoro da solo non fa miracoli … Non riesco a capire come si posa giocare in questo modo, comunque… Testa alta, di più non puoi fare mio Re” (Fanpage.it). Non so cosa accadrà al termine della stagione. Una cosa è certa. Le posizioni devono essere chiarite subito. Non si dispone del tempo per lasciare parlare il campo. Occorre eseguire un esame di coscienza e chiedersi se sia il caso di proseguire insieme. Se la risposta sarà negativa, CR7 e la Vecchia Signora troveranno le opportune soluzioni per i rispettivi futuri. Il lusitano terminerà comunque la stagione con questi colori e il massimo dell’impegno possibile. Sono sicuro che ciò accadrà perché la professionalità dell’uomo è oggettivamente indiscutibile.

Lo so. E’ difficile riuscire a gestire più situazioni complesse in un medesimo momento. La pandemia, però, è stata devastante anche sotto questo punto di vista e costringe a una simile situazione. Ora la società, Sarri, Cristiano, Pjanic e il resto del gruppo devono fare quadrato, raccogliere le forze e compattarsi per portare a casa un trofeo che potrebbe essere un toccasana importante anche se non fungerà da panacea di ogni male. Tornano alla mente le idee di Cairo. Il portare a termine questa stagione potrebbe recare danno anche alla prossima, ma non vi era alternativa. Bisogna salvare un sistema preservando circa 100mila posti di lavoro. Terminare l’annata risulta, quindi, l’unica opzione possibile per raggiungere il detto fine. La Juventus, come altre compagini nelle medesime condizioni, dovranno essere brave a trovare le opportune soluzioni per preservare presente e futuro. Non è facile, ma indispensabile. Ecco l’insegnamento che potrebbe aver lasciato la sconfitta in Coppa Italia.