Juve, e adesso? La fanciulla cresce sempre di più. E’ una giovane bella e lucente. I suoi lineamenti da donna adulta cominciano a intravedersi più nitidi. E’ il momento di correggere qualche imprecisione caratteriale e dell’aspetto. Non è un compito semplice perché ognuno ha il proprio DNA e modificare l’essenza è sempre qualcosa di assolutamente sconsigliabile onde evitare di originare uno scontro di personalità che può risultare molto pericoloso per chi lo vive. Pensate ai tempi passati quando il mancino veniva obbligato a scrivere con la mano destra. Era un’inutile forzatura. Non sono uno psicologo, ma non penso giovasse troppo al bambino. E’ ancora più pesante immaginare tentativi di approccio sull’orientamento sessuale dell’individuo. Insomma, gli esempi sono molteplici e vanno al di là del semplice intervento prettamente estetico che nulla ha a che vedere con altre devastanti intromissioni. Tornando a noi… per la Vecchia Signora urge apportare qualche emendamento nell’educazione e sulla forma fisica, ma le potenzialità sono molto importanti. Bisogna trasformarle in atto.

Ora inizia il bello! Adesso cominciano le difficoltà. La fanciulla ha superato il periodo elementare e probabilmente anche quello delle medie. Deve approcciarsi al nuovo mondo delle scuole superiori. Lì non esiste più l’ambiente confortevole creato dal paesino di provincia o l’atteggiamento quasi materno che si adopera con i giovinetti in tenera età. I professori tendono a essere formali e distaccati. Occorre adattarsi alla vita reale nuda e cruda. E’ necessario adeguarsi alle vicende dei grandi. E’ logico che il passaggio dalla prima alla quinta è devastante. Quell’arco temporale, all’apparenza breve e conciso, rappresenta un’eternità. In tale periodo, si formano l’uomo o la donna. Si entra ragazzini e si esce adulti. Questa è la verità ed è l’immensa responsabilità che il personale scolastico deve concepire. Essere professore in tale fase della crescita è un compito estremamente difficoltoso e decisivo. Questi dottori hanno nelle loro mani il destino dei giovani. Sono assolutamente convinto che l’educazione spetti alla famiglia, ma l’adolescente trascorre gran parte del suo tempo con figure che diventano essenziali nella sua vita. Forse non ci si rende conto di quanto siano determinanti. Avete presente la scena del vaso in Ghost? Bene, per una volta guardatela con occhi diversi. Si lasci da parte l’aspetto romantico e si badi a quello costruttivo. Un fanciullo entra in quel periodo dell’esistenza proprio come la creta da plasmare e ne esce con la forma che docenti, parenti e amici hanno contribuito a modellare insieme. Questa porzione fondamentale di vita origina l’individuo e ne disegna l’essenza, ma è anche il momento in cui il ragazzo comincia a staccarsi dai genitori. Spesso raggiunge la scuola o i luoghi di aggregazione in solitudine. Quando rientra inizia a cuocersi qualche pasto frugale. Magari gli è affidato il compito di controllare per un po’ il fratellino o la sorellina. Insomma, percepisce l’autonomia e inizia a scontrarsi con chiunque cerchi di limitargliela. Proprio per tali motivi, la DAD diventa fondamentale per superare questi periodi, ma dovrà essere abbandonata appena possibile. A differenza dello smart working, che potrebbe risultare vantaggioso per molti aspetti, noto conseguenze negative per i ragazzi che devono cimentarsi nella didattica a distanza. Non è importante soltanto il rapporto sociale, ma pure l’esigenza di vivere una realtà concreta che tornerà protagonista con il grande rischio di avere una generazione con gravi problemi nell’affrontarla.

Non voglio entrare in tematiche pedagogiche e mi scuso se ho abbandonato il discorso, ma percepivo il forte desiderio di esprimere questa opinione. Mi è sfuggita la tastiera. Torno al tema calcistico. La Juve si trova nel descritto periodo della sua maturazione. Siamo ai momenti decisivi. Deve affrontare l’istante in cui distaccarsi dalle protettive braccia materne e crearsi il proprio futuro. Dopo Natale, non vi saranno esami rimandabili o più facilmente superabili. Bisognerà essere pronti ad affrontarli camminando con le proprie gambe. Siccome la Vecchia Signora, oggi giovane dama, è giunta senza tempo a questa fase della vita, alcune soluzioni facilitanti potrebbero agevolarla. Sia chiaro sin da subito: non si tratta di escamotage. Non si parla di modi loschi o ingannevoli di agire, ma soltanto di capacità di provare a guidare, per quanto concesso, il proprio destino. Vi sono alcuni corsi che prevedono l’insegnamento del latino. Nell’estate che separa le medie dalle superiori, qualche alunno particolarmente ligio al dovere frequenta in anticipo lezioni della disciplina per giungere sui banchi con un leggero vantaggio. Non significa sfidare i compagni che non si possono permettere una simile facoltà o mettere il carro davanti ai buoi rispetto ai docenti. Tutt’altro. E’ semplicemente una maniera per semplificarsi la vita.

Ecco, la Juventus si trova proprio di fronte al medesimo momento e potrebbe iniziare vincendo il girone di Champions. Perchè? E’ presto detto. Ricordate il 2015-2016? Era il secondo anno in cui Allegri sedeva sulla panchina sabauda. I piemontesi giungevano dall’inaspettato exploit della stagione precedente con il triplete sfuggito solo all’ultimo istante. La squadra, però, arrivava da un ciclo cominciato nel 2013 con lo sbarco a Torino della coppia Tevez-Llorente e la promozione di Pogba a titolare inamovibile della mediana. Era il momento di cambiare ancora. La Juve non si limitò a un’importante ristrutturazione come quella di 2 estati prima. Decise di ricostruire la casa dalle fondamenta. Via Pirlo, Vidal, l’Apache e pure lo spagnolo che aveva fatto innamorare le tifose di mezza Italia. La Vecchia Signora ripartì praticamente da zero con giovani forti come Alex Sandro e Dybala coadiuvati da Cuadrado e Mandzukic. Quella squadra accedette agli ottavi di Coppa senza grandi patemi. Il gruppo non era semplice. Assieme ai bianconeri conteneva Manchester City, Siviglia e Borussia Monchengladbach. I Campioni d’Italia centrarono il pass con un turno di anticipo e poterono viaggiare in Andalusia con la chance di guadagnare il primato, ma subirono una sconfitta che in pratica li condannò all’eliminazione dalla Champions. Quella sera i supporter provarono un freddo brivido lungo la schiena. E pensare che la gara appariva assolutamente inutile… La squadra, probabilmente, era concentrata sull’impressionante rimonta che stava mettendo a segno in campionato. Era in piena corsa e, lanciata alla stregua di Hamilton nelle retrovie, sverniciava le avversarie come un bolide a tutto gas. Pagò dazio in Europa e quella batosta iberica le presentò un conto salato nel sorteggio degli ottavi. La pallina di Nyon, infatti, conteneva il nome del Bayern Monaco. Ironia della sorte. Sapete chi affrontò al turno successivo il Manchester City che risultò vincitrice del suo raggruppamento dopo aver subito 2 batoste dai bianconeri? La Dinamo Kiev. Conseguenza: la corsa dei sabaudi si bloccò in Germania, mentre quella inglese proseguì sino alle semifinali… Chiaro il concetto?

Una compagine nuova e in crescita deve cercare di guadagnare tempo ritardando sempre più la difficoltà degli esami per concedersi lo spazio necessario all’apprendimento. Nonostante i cambiamenti radicali, questa Juve pare leggermente più pronta rispetto a quella di 5 stagioni or sono, ma la delusione casalinga subita contro il Barcellona ha rappresentato un monito troppo importante. Alert!! Con il massimo rispetto, Ferencvaros e Dinamo Kiev non possono considerarsi test attendibili per il futuro in Champions. L’unica vera prova è la sfida ai blaugrana in difficoltà che ha condannato a una sonora bocciatura. Meglio evitare di confrontarsi, già tra febbraio e marzo, con rivali ancora più forti. Anche un giorno in più può risultare utile per migliorare. Queste giovani realtà maturano in fretta come la frutta estiva, ma serve tempo. Urge ricordare, poi, il problema legato al covid-19. La speranza è di non avere una recrudescenza ulteriore dopo quella che stiamo lentamente abbattendo, iniziata durante il mese di settembre. E’ logico che, più si avanza nel tempo, maggiori sono le chance di aver progredito anche con tale terribile malattia. Non vorrei banalizzare la situazione o traslarla su un piano eticamente discutibile. Sto trattando di un tema e gradisco semplicemente sviscerarlo sotto ogni aspetto. E’ palese che posticipare una sfida a una big riduce anche il rischio di affrontarla con parecchie assenze ingombranti.

Dopo questo lungo e prolisso discorso, occorre fare i conti con la realtà che è, in proposito, piuttosto negativa. Vi viene da ridere. Lo so. Ho scritto pagine per spiegare quanto sarebbe importante, per la Juve, vincere il suo girone di Champions e poi sostengo che servirebbe un’impresa titanica per centrare l’obiettivo. Ha poco senso, ma è così. Ricordate l’Italia che non si qualificò al Mondiale del 2018? In quel gruppo solo una compagine strappava il pass per la Russia. Le migliori seconde accedevano ai playoff che ci furono fatali. Avemmo la sfortuna marcia di trovarci in un girone con la Spagna. Gli iberici non sbagliarono un colpo tranne il pareggio contro gli azzurri a Torino. Ecco, il Barcellona sta seguendo lo stesso ritmo. Peccato che in casa dei bianconeri abbia già trionfato. Blaugrana 12 punti, Vecchia Signora 9, Ferencvaros e Dinamo 1. Questa è la graduatoria. Considerato che, senza giocatori come Messi e Piquè, gli ispanici hanno demolito gli ucraini a domicilio, mi viene molto complesso pensare che possa verificarsi una diversa situazione in Ungheria. Martedì scorso, la squadra di Budapest ha dimostrato di essere arcigna. Si tratta comunque della capolista del proprio campionato, ma immaginare che gli uomini di Koeman perdano lunghezze contro i neroverdi somiglia molto a un’utopia. Quindi? Se, come prevedibile, i ragazzi di Pirlo batteranno quelli di Lucescu, si potrebbe giungere all’ultimo turno con la prima piazza ancora in palio ma, per accaparrarsela, i bianconeri dovranno asfaltare con 3 gol di scarto il Barcellona al Camp Nou. Ecco perché sostengo che serva un miracolo…

Se tale impresa non dovesse essere alla portata degli italiani, quali avversarie potrebbero sfidare negli ottavi? Il quesito è interessante. Sic stantibus rebus noto che, nel girone A, il Bayern Monaco ha aritmeticamente conquistato la vittoria con l’Atletico Madrid che l’insegue. Nel gruppo B, invece, la vicenda è completamente aperta. Dato che l’Inter è in estrema difficoltà, e non sarebbe comunque accoppiata alla Juve, le possibili rivali portano ai nomi di Real, Monchengladbach e Shakthar. Si passa al C dove il City domina e il Porto prova a tenere il passo. Nel D, che contiene l’Atalanta, il rischio è molto elevato. Lo spauracchio è il Liverpool. Senza voler levare nulla all’impresa della Dea, credo di potermi concedere il lusso di sostenere che, per i britannici, la sconfitta patita ieri ad Anfield sia da catalogare tra gli incidenti di percorso. Non è la prima volta in questa stagione e capita soprattutto quando i Reds vivono difficoltà legate alle assenze, ma direi che trattasi di eventi rari. Mi sia permesso affermare che, più che porre in difficoltà gli uomini di Klopp, la partita di ieri ha messo in ottima posizione quelli di Gasperini e a patirne le spese rischia di essere l’Ajax. Se vorranno passare il turno, infatti, molto probabilmente gli olandesi saranno chiamati a compiere il medesimo miracolo italiano in terra inglese o vincere lo scontro diretto con i nerazzurri. Posizione scomoda. In ogni caso, credo che Salah e compagni siano ancora gli assoluti favoriti per il successo nel loro gruppo. Proseguendo si affronta un testa a testa tra Siviglia e Chelsea per giungere alla sfida tra Borussia Dortmund, Lazio e Brugge con i belgi alle corde. Qui il problema sarebbe quindi quello giallonero. Da ultimo, riporto l’inaspettata situazione del girone H con Psg e Lipsia, che si sono sfiati nella semifinale della scorsa edizione e ora pedinano il Manchester Untied.

In sostanza? Direi che le avversarie da evitare assolutamente portino i nomi di Bayern Monaco , City e Liverpool. Sono, infatti, squadre solide, unite, con trascorsi importanti e che, anche oggi, raramente vacillano. Sono prime nei loro gruppi e le chance che perdano il piazzamento risultano molto risicate. E’ logico che tra 3 mesi, soprattutto nel mondo attuale, la situazione potrebbe essere completamente capovolta con altre realtà ben più pericolose. Se si vuole avere un minimo di certezze, però, urge fondarle sui dati attuali e confermati dal recente passato. Per vantare la sicurezza di evirare tali armate, servirebbe un miracolo dicembrino. Difficile, ma tentar non nuoce. In caso non vi si riesca, ci si augura che l’urna sia più clemente rispetto al passato...

Chiudo con un ultimo appunto.
Si tratta di una provocazione che contiene, comunque, una verità latente. Avete mai pensato che con questa formula, a volte, il terzo posto nel gruppo sia meglio del secondo? Mi spiego. Normalmente la Juventus parte per giungere sino agli ultimi atti della Champions, ma mi pare palese che, al momento, non sarebbe in grado di affrontare certe realtà se non con un’impresa titanica. Siamo sicuri che tra 3-4 mesi la situazione sia così diversa? Penso che questa compagine abbia le possibilità di vincere il torneo e l’ho scritto in un pezzo precedente, ma mi rendo conto che, perché ciò avvenga, il puzzle deve incastrarsi perfettamente. Una sfida già a marzo con Bayern, City o Liverpool, mi pare quasi proibitiva. Vincere l’Europa League disputando poi la Supercoppa potrebbe divenire paradossalmente migliore anche da un punto di vista economico rispetto all’eliminazione in un ottavo di Champions e, comunque, regalerebbe una primavera internazionale che certe compagini di Coppa potrebbero invece cancellare con la loro forza disarmante. Ripeto, è un pungolo che lancio ai tifosi bianconeri. Sicuramente, come me, avranno esultato per aver centrato la qualificazione nella massima competizione continentale per club, ma gradisco sottolineare questo aspetto.

PS: Il calcio è in lutto per la scomparsa di Diego Armando Maradona. Le maggiori aperture dei media, e non solo, si dedicano alla triste notizia. I social sono infuocati. La gente manifesta vicinanza al campione come lo farebbe per un eroe. Questo dimostra che il pallone non è solamente una professione. E’ del Popolo. E’ suo. E’ emozione. E’ parte della cultura e deve essere tutelato come un bene prezioso. Voglio dedicare il mio scritto proprio al Popolo del Calcio.