Sono deluso. E come non potrei esserlo?! Credo che ogni tifoso della Juventus viva, in questo momento, il medesimo stato d’animo. E’ un senso di amarezza. Penso che il vocabolo corretto sia proprio quello. La malinconia, ma non quella che “ti culla dolcemente” di cui cantava Luca Carboni. E’ un rammarico forte e potente. Si pensa agli anni felici di Allegri e di Conte e si rosica. Sì, perché il sogno Champions è spezzato troppo prematuramente. Nel 2011-2012, la Vecchia Signora non viveva notti stellate, ma stava rinascendo e si dirigeva a concretizzare la grande magia tricolore poi portata a compimento nel mese di maggio. Nel 2012-2013, era attesa dalla sfida al Bayern Monaco per i quarti di finale di Coppa. La stagione successiva, invece, i piemontesi calcavano i campi dell’Europa League. Avevano vissuto l’amarezza di Istanbul dove erano usciti prematuramente dalla massima competizione per club, ma la sosta dei mesi invernali aveva permesso di sanare la ferita e farsi l’acquolina in bocca per quella seconda competizione che avrebbe visto il suo ultimo atto proprio allo Stadium. La casa dei sabaudi era pronta ad attendere la festa per il ritorno al successo internazionale, mancato a causa della sconfitta in semifinale con i portoghesi del Benfica. A marzo, però, i piemontesi erano assolutamente all’interno di quel cammino. Il 2014-2015 fu l’apoteosi dell’attesa che, come sottolineato giustamente da Gotthold Ephraim Lessing, “è essa stessa il piacere”. In questo periodo, il Borussia Dortmund cadeva sotto le mazzate di Tevez e Morata dando il là alla cavalcata giunta sino all’insperata finale di Berlino. Il Barca rovinò la festa juventina, ma non si può negare che quell’esaltante stagione resta impressa nel cuore di ogni tifoso. Il 2015-2016 assomiglia molto a quest’annata con la differenza che, nel mese di marzo, la rimonta in campionato sul Napoli era già completa. Si trattava soltanto di condurla a termine e i sabaudi non faticarono troppo nel tragitto. Quella stagione, deludente in Europa, fu straordinaria tra i confini. La squadra vinse ogni trofeo a disposizione: Supercoppa, Coppa Italia e Scudetto. Attenzione! Tale exploit è ripetibile dalla compagine guidata da Pirlo. A ben vedere, se fosse raggiunto un simile “tripletino”, significherebbe aver fatto ancora meglio di alcuni gruppi rimasti nella storia come icone del club. Se, dal punto di vista economico, un brillante cammino continentale non ha eguali, sportivamente parlando centrare 3 titoli sarebbe fantastico. Nel 2017-2018 la Juve riuscì nella superba impresa di Wembley dove eliminò il Tottenham durante gli ottavi di Champions per poi sfiorare il capolavoro al Bernabeu nei quarti. L’anno successivo segnò lo sbarco di CR7 e il sogno europeo si infranse contro l’Ajax dopo il miracolo casalingo sull’Atletico Madrid. Il lockdown della trascorsa stagione non può mettere a confronto l’attuale periodo con il medesimo di 365 giorni fa. Allora il calcio era completamente bloccato in attesa di quella che sarebbe stata la ripartenza estiva. Nel marzo 2020, però, era davvero complesso riuscire a ipotizzarla e, anche se la sofferenza non è cambiata di molto, l’attuale luce in fondo al tunnel fornita dai vaccini e la prosecuzione dei “tornei pallonari professionistici” consentono, almeno ai supporter, di vivere per qualche ora un’atmosfera leggermente diversa.

IL TRIPLETINO ITALICO

Questo racconto deve avere un focus chiaro e preciso. Il riferimento è al 2015-2016. E’ necessario raccogliere tale frame e osservarlo con enorme attenzione. L’obiettivo è quello e non è irraggiungibile. Anzi deve servire da stimolo. Come detto, pur con l’eliminazione dalla Champions patita negli ottavi, quell’annata rappresentò un successo perché i sabaudi vinsero ogni trofeo italico. Si può fare. E quanto sarebbe bello?! Anzi, rappresenterebbe qualcosa di ancora più libidinoso di una Coppa. Forse sto esagerando, ma pensate se la Juve dovesse vincere lo Scudetto. Una rimonta sull’Inter iniziata a marzo non avrebbe nulla da invidiare al noto 5 maggio 2002. Niente male per ogni cuore bianconero. Ormai il sogno tricolore della Beneamata è molto concreto e i tifosi nerazzurri non aspettano altro che esplodere di gioia per aver scalzato il nemico dopo 9 anni d’inferno. Rispedirli indietro non sarebbe davvero poca cosa. Tutt’altro. Come centrare il target? Scacciando i cattivi pensieri rappresentati dalla delusione europea e trasformandola in fame verso il nuovo, raggiungibile obiettivo. Quando si ha un punto d’arrivo, il lavoro risulta sempre migliore e agevolato. La mente non si fa assorbire da una patina cupa, ma riesce a reagire, ad attivarsi e a operare. I bianconeri avranno a disposizione 13 gare, una in più delle rivali milanesi. Non si può scordare, infatti, che pure il Diavolo, al momento, è avanti 4 punti rispetto alla Vecchia Signora. Gli uomini di Pirlo devono provare ad affrontarle come fossero finali. Il margine d’errore è assolutamente limitato, se non azzerato. Proprio questo contribuirà a tenere il gruppo sul pezzo. Ci sarà, poi, più tempo per allenarsi e riprendere le energie tra un appuntamento e il successivo. La rosa è ampia e l’infermeria si sta lentamente svuotando. Vincerle tutte è difficile, ma non impossibile. Con una tale serie di successi consecutivi, le avversarie dovrebbero essere parecchio abili per rimanere davanti. E’ vero che gli scontri diretti sono tanto vicini alla conclusione del torneo e, soprattutto per quanto riguarda quello con la Beneamata, ci si potrebbe giungere con i giochi già fatti. Ma mantenendo un ritmo forsennato, si dovrebbe tramutare la sfida dello Stadium in uno spareggio invece che una gara poco più che simbolica in attesa dell’Europeo. A proposito, questo dev’essere un altro incentivo per giocatori e tifosi. L’attuale stagione avrà la piacevole coda continentale che può garantire sempre importanti soddisfazioni. Insomma, il 2020-2021 è un’annata infinita e ne manca ancora un pezzo enorme. Non bisogna mollare nemmeno sul fronte della Coppa Italia dove i bianconeri sono attesi dalla finale con l’Atalanta. Tanto, troppo manca da scrivere prima di pensare a un domani più lontano.

IL BUIO OLTRE LA SIEPE

Il caso Suarez - Il futuro lontano, purtroppo, potrebbe nascondere qualche insidia e questo è il vero tallone d’Achille che la società si trascina. I problemi a cui mi riferisco sono due. Il primo è legato al noto “caso Suarez”. E’ una telenovela che sembra non avere fine. Quello che avrebbe dovuto essere l’uomo dei sogni sta rappresentando, invece, il peggiore degli incubi. Il Pistolero sarebbe sbarcato sotto la Mole con l’obiettivo di formare una coppia micidiale: Ronaldo-Luis. Il problema è che la Vecchia Signora aveva già occupato gli slot per gli extracomunitari e l’uruguaiano non aveva passaporto europeo. La soluzione era rappresentata dalla possibilità di acquisire la cittadinanza italica superando un esame che gli garantiva il livello B1 per la nostra lingua. Il sudamericano volò quindi a Perugia dove, presso l’Università degli Stranieri, conseguì l’attestato. Il dilemma è proprio questo. Pare che il test sia stato una farsa. Stando ai media, così avrebbe ammesso pure lo stesso giocatore che sarebbe venuto anticipatamente a conoscenza delle domande. Insomma, una vicenda davvero scabrosa che potrebbe recare danni incalcolabili alla Vecchia Signora. Come più volte sottolineato dal Presidente Federale, Gravina, la Procura della Figc è in attesa degli atti che giungeranno dalla Giustizia Ordinaria. Sono già state inoltrate due richieste e, non appena si sarà nella condizione di poterlo fare, si giudicherà con attenzione. Se la Juve fosse implicata nella vicenda rischierebbe di incappare nell’articolo 32 del Codice di Giustizia Sportiva. Le sanzioni previste da tale norma spaziano tra l’ammenda e la retrocessione o l’esclusione dalla competizione. Pare complicato che i bianconeri possano subire la condanna più grave in quanto il trasferimento non si è concretizzato. La condotta punibile, quindi, è il solo tentativo. Occorre scongiurare, però, anche la possibilità di vedersi levare punti in classifica altrimenti lo Scudetto diventerebbe praticamente irraggiungibile ma, in un campionato così equilibrato, vi sarebbe il concreto pericolo di mancare pure la qualificazione europea. Una bella spina nel fianco che potrebbe colpire anche soltanto un dirigente. I tifosi sabaudi sono in attesa e il silenzio rotto da qualche intervento di Gravina, volto a ricordare che la vicenda sarà opportunamente valutata, seppur giusto, crea molte ansie nelle loro menti. Il ricordo non può che volare a 15 anni fa e a Calciopoli quando la gioia sabauda di un’estate mondiale fu bruscamente interrotta dalle sentenze che spedirono la Vecchia Signora in serie B. Solo l’idea di quei trascorsi provoca i brividi… Subire 2 penalizzazioni devastanti nell’arco di un periodo di tempo così breve sarebbe tanto grave quanto sportivamente deleterio. Proprio ora che i piemontesi si preparano al terzo ciclo vincente dopo la rinascita seguita a tale “dramma”, rappresenterebbe una mazzata da cui è impossibile riprendersi. Credo, come detto, che la “tragedia” sia scongiurata, ma “mai dire mai”.

Come il Milan - A proposito di cicli e di cambiamenti. Nell’intervista a Porta a Porta, nota trasmissione Rai condotta da Bruno Vespa, John Elkann è stato piuttosto chiaro e ha sostenuto che la Vecchia Signora intende ripartire dai giovani. Prima di parlare di calciomercato, però, vorrei trattare di economia.Ma come?” direte “cosa c’entra?”. Mi spiego subito. Gli ultimi bilanci presentati dai sabaudi non sono certamente rosei come ci si era abituati nell’era Andrea Agnelli. Gli acquisti supermilionari di Ronaldo e de Ligt sommati ai problemi della pandemia hanno creato una voragine. Come risolverla? E’ davvero difficile, ma nel verbale di approvazione della Relazione Finanziaria Semestrale operata dal CdA bianconero si legge una frase che chiude lo stomaco di ogni supporter sabaudo. Si potrebbe giungere: “ad operazioni di cessioni di diritti alle prestazioni sportive dei calciatori”. Mi pare che il testo sia chiaro. Anzi, cristallino. Qualche giorno fa, Marco Bellinazzo, noto giornalista del Sole 24 Ore, è intervenuto a SkySport dove ha trattato proprio della tematica. Pare aver rasserenato sostenendo, per quanto il sottoscritto possa aver compreso, che si tratti anche di un inciso di stile. La Juventus è una società per azioni e deve giustificare l’andamento finanziario ai proprietari delle sue quote. E’ altrettanto scontato che nessuno si permetterebbe mai di redigere parole scritte in un atto così importante senza che queste abbiano un fondamento concreto. Non sto assolutamente sostenendo che la dirigenza della Vecchia Signora si prenda gioco dei suoi azionisti. Il solo pensiero sarebbe pura follia. Occorre capire, però, quali siano gli atleti a cui si fa riferimento. Ultimamente i pluricampioni d’Italia hanno venduto giocatori che non sono nemmeno passati dalla Continassa. Sono stati alienati i cartellini di giovani interessanti. Insomma, il riferimento non dovrebbe essere Federico Chiesa. Questo è il punto. Avevo già letto il terrore negli occhi dei tifosi bianconeri… Non voglio allungare la loro agonia. Lo spettro è quello del Milan versione 2011-2012. Dopo la grande delusione di quello Scudetto perduto contro la prima Juve di Conte, Berlusconi smantellò la squadra cedendo due pilastri come Thiago Silva e Ibrahimovic. A questo si aggiunsero gli addii dei senatori Nesta, Zambrotta, Gattuso, Seedorf e Pippo Inzaghi. Un’ecatombe da cui i rossoneri si stanno riprendendo soltanto ora dopo anni che più bui non si può. Occorre aggiungere che, all’epoca, si vociferava di un possibile addio al Diavolo dello storico patron di Arcore e del suo fedele collaboratore, Adriano Galliani. A proposito, auguri all’amministratore delegato del Monza che leggo ricoverato, fortunatamente in condizioni non critiche, a causa del terribile covid. Tornando a noi… Il fatto, poi, si concretizzò soltanto 5 anni più tardi. Il parallelo con l’attuale situazione della Juve, però, non può che preoccupare. Si è parlato a lungo della possibilità che Andrea Agnelli parta per altri lidi: la Ferrari? Sembra esserci qualche smentita, ma non è quello il tema. Il chiacchiericcio spaventa e, personalmente, non ho apprezzato il fatto che il rampollo non abbia ancora proferito pubblico verbo dopo l’eliminazione dalla Champions patita contro il Porto. A seguito delle medesime disavventure con Ajax e Lione, il piemontese si presentò immediatamente ai microfoni. E’ vero che la situazione è alquanto differente. In quei casi, infatti, la stagione era quasi finita o definitivamente chiusa, mentre questa è ancora lunga, ma una dichiarazione sarebbe stata opportuna per tranquillizzare l’ambiente. Nessun “senatore”, poi, si è presentato davanti alla platea e, per alcuni di questi, l’addio a fine stagione potrebbe rappresentare un’eventualità molto concreta. Penso a Giorgio Chiellini. E’ logico che quanto accadde al Milan fu numericamente molto importante.

LA RIVOLUZIONE

Ecco. Qui si chiudono gli aspetti negativi. “Beh…” direte “non sono mica pochi”. Eh sì. Avete ragione. In effetti ho scritto quasi 2 pagine di Word e riguardano tematiche parecchio importanti. Si tratta, infatti, di una possibile sanzione devastante e di necessità economiche che rischierebbe di condurre a bagni di sangue. Non sono un insider e non ho nemmeno competenze adeguate per garantirvi che i bianconeri la sfangheranno. Mi sembra, però, di capire che “ce la faremo”. Attenzione! Non voglio utilizzare alcuna ironia su una frase ancora troppo ingombrante nel nostro oggi per suscitare ilarità. Se si analizza l’aspetto prettamente sportivo non mi pare si possano giustificare gli attuali pianti con annessi stridori di denti. La Juve sta crescendo. Calma. Il supporter sabaudo ha un brutto vizio. E’ troppo pretenzioso. E’ come il genitore abituato prima ai 10 e lode poi ai 30 cum gaudium. Quella non è la vita reale. La quotidianità degli esseri normali, e non superdotati, è fatta di 6 stiracchiati o di sofferti 18. So che vi sconvolgerò come Copernico, ma essere la Vecchia Signora non significa trionfare sempre. Esistono anche gli altri. Con questo non intendo sicuramente contraddire il noto aforisma bonipertianovincere non è importante, è l’unica cosa che conta”, ma urgerebbe ritornare momentaneamente sulla terra. Vi sono dei cicli. L’aver vinto 9 Scudetti consecutivi rappresenta qualcosa di davvero simile a un miracolo. Detto che nulla è ancora deciso, anzi vi riporto all’inizio del pezzo, se una stagione dovesse avere una piega negativa, non se ne può fare un dramma. Chiudere l’annata con il solo successo in Supercoppa Italiana sarebbe un fallimento. E’ vero. Ma, a Sanremo, Ibra ci ha ricordato che questo è “una parte del successo”. Un anno fa era giunto il momento di cambiare. Giocatori come Matuidi e Higuain erano palesemente arrivati al capolinea della loro avventura bianconera e, anzi, aveva ragione Allegri. La rivoluzione del 2020-2021 è iniziata quantomeno con 365 giorni di ritardo. Ora andrà completata, ma le basi sono molto solide.

IL CALCIOMERCATO

Come raggiungere un simile obiettivo? Non credo sia il momento di parlarne perché, come sostenuto più volte, la stagione è ancora lunga e non si possono distrarre gli interpreti juventini con voci di mercato. Occorre che restino sul pezzo, ma non si può nemmeno negare loro la possibilità di avere idee sul proprio futuro o ai tifosi di sapere cosa potrebbe succedere. Utilizzo il condizionale perché le mie saranno soltanto ipotesi. Anzi. Sono pareri personali che potrebbero non trovare alcun riscontro nella realtà. Per analizzare la situazione partirò dal mister. Poi scenderò nei dettagli ruolo per ruolo. E’ logico che il finale d’annata rischia di modificare ogni prospettiva quindi la bozza sarà forzatamente molto scarna.

Pirlolandia - A meno di una debacle che allontani la Juventus dalla possibilità di giocare la prossima Champions a causa del risultato sul campo, credo che Pirlo potrebbe restare il tecnico bianconero. Perchè? E’ presto detto. Se non si propongono Zidane, Klopp o, per passione personale, Gasperini, che rappresentano soluzioni irrinunciabili, non capirei la necessità di abbandonare un progetto appena nato. La Vecchia Signora attuale è un cantiere. Quanto accaduto in Champions e in serie A è accettabile nell’ottica di ammettere pure la bravura degli avversari. Inter e Milan stanno viaggiando a ritmi forsennati e il Porto rappresenta comunque una delle migliori 16 compagini continentali. Tra l’altro, i Dragoni non sono una novità a livello europeo. Dalle iniziali parole del bresciano ci si sarebbe attesi prima di tutto un’identità psicologica, invece, è giunta anticipatamente quella tattica. Il riferimento è al 3-5-2/4-4-2 che funziona perché, quando è in condizione e ha gli uomini giusti, la squadra accerchia l’avversaria come un anaconda con la sua preda e mostra trame interessanti. Vedi la partita con il Barcellona, quella contro il Milan, l’andata di Coppa Italia con l’Inter o il secondo tempo del match di ritorno contro il Porto. Il problema è che queste prestazioni rappresentano all’incirca un’oasi nel deserto. Ecco che si giunge all’aspetto mentale. Temo che il punto sia quello e lo ripeto da anni. Credevo che Andrea riuscisse a riportare il “contismo”. Per ora non ve n’è la minima traccia. Un dato è emblematico. Nella doppia sfida ai lusitani, la Juve ha segnato 4 reti di cui 3 nei 180 minuti e una durante il supplementare. Sapete quante ne realizzò la versione sabauda allegriana contro il medesimo avversario e allo stesso punto della competizione? Tre. Quella squadra si qualificò per i quarti di Champions? Ma certo che sì. Come? Subendo zero, ripeto ZERO, centri. Ora ditemi quanti ne ha patiti questa volta? Ve lo ricordo subito: 4 di cui solo uno nel tempo aggiuntivo dell’ultimo match. This is the real problem. Mi direte: “Ma potrebbe essere anche un aspetto tattico”. Replicherei: “Allora perché, in alcuni casi, riescono a mostrare un potenziale tecnico e strategico così importante?”. Questa squadra vanta la difesa meno battuta del campionato, ma non è prima in classifica. Tutti conoscono l’importanza di avere poche reti al passivo in serie A. Il dilemma non è la quantità delle marcature subite, ma la qualità. E’ un aspetto psicologico. Urge lavorare lì. Non riesco a capire se serva maggiore serenità o vi siano calciatori che ancora non hanno ben chiaro il valore della maglia indossata. Come sempre, credo sia un mix.

Portieri e difensori - In porta, la Juve è coperta. Sczcsney, Buffon e Pinsoglio sono una garanzia. Per quanto riguarda il pacchetto arretrato centrale urgerà operare dei distinguo. Chiellini è stato e sarà sempre una bandiera, ma ormai il vestito a giacca pare attenderlo. A volte sembra che il suo fisico glielo chieda in ogni modo. E’ costantemente infortunato. Bonucci? La posizione è assolutamente da analizzare. Il valore del calciatore non si discute, ma la sua figura all’interno dello spogliatoio sta divenendo troppo ingombrante? Danilo è assolutamente da confermare. De Ligt? Occorre pregare che non sia lui il sacrificato sull’altare del bilancio perché, con Demiral e Dragusin, potrebbe fornire garanzie per anni. Questa difesa rappresenterebbe un’autentica fortezza futura. In base alla decisione relativa al numero 19, bisognerà considerare eventuali entrate. Un rinforzo potrebbe essere comunque necessario, ma il peso dipenderà appunto dalle sorti del ciociaro.

Non toccate Chiesa! - Sugli esterni, sarà necessario comprendere il destino di Alex Sandro. E’ forte, ma non indispensabile. Sono anni che la sua figura è associata a una possibile partenza. Sarà giunto il momento? Frabotta andrà a farsi le ossa. Cuadrado sta scaricando il contachilometri. Nonostante abbia superato i 30 anni e non rientri, quindi, nelle recenti politiche societarie, non lo abbandonerei mai! Bernardeschi è come Godot. Ma sapete? Al momento non lo cederei. Anzi, l’idea di renderlo terzino o esterno a tutta fascia sollecita fortemente la mia fantasia. Vi prego, poi, non vendete Chiesa! Lui, Mbappé e Haaland sono i veri boom di questa Champions League. Era dai tempi di Del Piero che la Juve non aveva un giocatore giovane e offensivo con un simile potenziale. Non me ne voglia Dybala, ma quanto sta mostrando l’ex viola è da stropicciarsi gli occhi. E’ un sogno. E’ incredibile. E’ un fenomeno. E’ devastante. Mettetelo in una teca. A ciò si aggiunge la sua italianità che, non per un patriottismo fine a sé stesso, rappresenta sempre un quid in grado di inorgoglire. Sogno Federico come Pinturicchio. E’ un ragazzo con la testa sulle spalle e senza paura. Dopo la sconfitta con il Porto ha posto la faccia davanti alle telecamere. Nonostante fosse risultato l’unica nota positiva, ha mostrato un atteggiamento umile e maturo. Ha il carisma del leader.

Arthur centro dell’universo - La mediana deve vedere l’addio di Ramsey. Mi spiace per il gallese, ma non è nemmeno la copia di quello che deliziava ai tempi dell’Arsenal. Rabiot sta crescendo. A meno di offerte irrinunciabili, non lo cederei. Guai a privarsi di Arthur e Mckennie. Si potrebbe, invece, fare qualche pensiero in più relativamente a Bentancur. Il tempo varia le situazioni. Fino a 6 mesi fa l’uruguaiano sembrava incedibile, ma la sua gioventù potrebbe renderlo più appetibile del collega francese che, tra l’altro, si sta dimostrando persino più utile. Rodrigo sarà il sacrificato? Vedremo… Sicuramente serve un uomo di qualità che collabori con il carioca nella costruzione della manovra per cui il brasiliano si sta mostrando determinante.

Ronaldo, Dybala, Kulusevski e Morata - Si giunge, infine, alle note dell’attacco. Non cederei Morata. Lo spagnolo ha fallito la doppia sfida con il Porto, ma resta l’uomo delle notti magiche europee. “Una rondine non fa primavera, ma una giornata fredda non rappresenta l’inverno”. Alvaro è una garanzia. Lo stesso vale per Kulusevski che si toglierà grandi soddisfazioni con questa maglia. E’ un ragazzo del 2001 e ha un potenziale straordinario. Come giustamente sottolineato da Paratici in un intervento a SkySport, potrebbe trasformarsi in una mezz’ala alla De Bruyne. E’ chiaro che necessita del tempo e di un normale percorso di maturazione, ma le doti atletiche, tecniche e di visione di gioco sono palesi. Dybala? Bella domanda. Se si riuscisse a monetizzare, si potrebbe pure pensare alla cessione di un giocatore che negli ultimi anni è stato davvero sfortunato. Dal 2018-2019 per questioni tattiche, covid o infortuni, la Joya ne ha vissute di tutti i colori. Ronaldo? E’ la stella. E’ il numero uno. E’ l’assoluto e l’infinito del calcio. La situazione è estremamente delicata perché rappresenta un’azienda nell’impresa Juve e, per trattare del suo futuro, servirebbero miriadi di pagine di cui non dispongo. Allo stato dell’arte non so se partirà. Ha ancora un anno di contratto e molto dipenderà pure dalla sua volontà. La sua famiglia pare trovarsi egregiamente in Italia dove lui vanta benefici fiscali. Non credo che la moneta rappresenti un suo problema, ma non so se altrove riuscirebbe a percepire ancora un ingaggio così importante.