Juventus e RomaMassimiliano Allegri e José Mourinhotecnici che hanno diversi aspetti in comune.
Primo fra tutti la bacheca, piena di trofei: Max nella sua carriera ha vinto 1 Campionato di Serie C, 6 Campionati Italiani, 3 Supercoppe Italiane e 4 Coppe Italia oltre a 4 Panchine d'Oro. Ancora più ricco il palmarès dello Special One che ha vinto tutti i titoli nazionali in Portogallo, Inghilterra, Italia e Spagna oltre a 2 Champions League, 2 Europa League e 1 Conference League.

Altro aspetto che accomuna i due è lo stile di gioco: entrambi sono allenatori pratici, pragmatici che puntano a conquistare la vittoria, anche in modo sporco, senza esprimere un bel calcio. Solitamente le loro squadre presentano queste caratteristiche: sono fisiche, muscolose e in fase di non possesso preferiscono attendere basse e compatte concedendo poco all'avversario. In fase di possesso invece, attraverso transizioni rapide, verticali cercano di sfruttare le ripartenze in contropiede.
Terzo aspetto in comune: entrambi preferiscono avere a disposizione una squadra esperta pronta a vincere subito. Preferiscono, in altre parole, gestire un gruppo formato da campioni piuttosto che formarlo, plasmarlo con i giovani.
L'Inter che con Mourinho fece il Triplete nel 2010 aveva un'età media altissima, di 30, 36 anni. Leggermente più bassa, ma sempre alta quella Juventus di Allegri 2016-17, che perse la finale di Champions League a Cardiff: 29.7.
Anche ora che allenano Juventus e Roma, Allegri e Mourinho hanno chiesto alla dirigenza giocatori di esperienza per tornare a vincere: lo Scudetto nel caso dei bianconeri, un trofeo dopo tanti anni nel caso dei giallorossi. Sotto la Mole sono sbarcati Di Maria (ala, 34enne) e Paredes (regista, 28enne) dal Psg, è tornato Pogba a parametro zero dal Manchester United (centrocampista, 29 anni) e sono arrivati Milik (28 anni) e Kostic (30) per rimpolpare l'attacco.
All'ombra del Colosseo invece sono arrivati la "Joya", Dybala 29 anni da svincolato proprio dalla Juventus, Celik, laterale destro dal Lille (25 anni), i mediani Matic e Wijnaldum, rispettivamente 34 e 32 anni e il "Gallo" Belotti, 28. Tutta gente che sia in un caso che nell'altro non è certo di primo pelo, ma abituata a giocare partite di un certo livello e a vincere. Secondo l'"Allegri e il Mourinho pensiero" infatti i giovani al contrario devono maturare altrove, farsi le ossa nelle categorie minori per tornare in età più avanzata ed essere utili alla causa.

Tuttavia negli ultimi tempi da questo punto di vista la loro concezione è cambiata: complice un rendimento deludente degli "over", soggetti anche a diversi infortuni, sia Allegri che Mourinho hanno iniziato a lanciare giovani con continuità. D'altronde la Juventus nel 2018 ha lanciato il progetto U23, la seconda squadra (per ora l'unica in Italia) per crescere nuove leve mentre il settore giovanile giallorosso, in particolare la Primavera del decano Alberto De Rossi, è uno dei più floridi d'Italia.

In bianconero il primo a mettersi in luce è stato Miretti, mezz'ala di gamba, paragonato a Marchisio, che ha esordito nella scorsa stagione dopo aver fatto tutta la trafila delle giovanili bianconere. Quest'anno invece è stato il turno di Fagioli, regista messosi in luce l'anno scorso in prestito a Cremona, da sempre stimato da Allegri, di Iling-Junior, rapida ala sinistra e Soulè, trequartista argentino paragonato a Dybala.
In giallorosso invece il primo a esplodere è stato Zalewski che nasce trequartista/ esterno ma che si è reinventato quinto di centrocampo, seguito poi dal centrocampista Bove, simile a capitan Pellegrini per caratteristiche e il trequartista Volpato oltre all'attaccante Afena-Gyan.

Sicuramente utilizzare i giovani presenta dei vantaggi: innanzitutto aumenta le scelte a disposizione dei tecnici e porta forze fresche. Nel caso della Juventus ora Allegri ha veramente l'imbarazzo della scelta potendo contare su un organico di 27-30 elementi. Poi permette agli stessi giovani di crescere accanto a grandi campioni e ricevere i loro consigli: un Di Maria potrebbe fare da chioccia a Soulé, lo stesso Paredes con Fagioli o nel caso della Roma un Abraham con Afena-Gyan.

In estate Allegri e Mourinho hanno puntato su giocatori di esperienza per costruire squadre che vincessero immediatamente, con la stampa ha criticato questa strategia in un calcio ormai in cui i giovani, la progettualità e la lungimiranza sono alla base.
Tuttavia le pieghe di una stagione però sono infinite e nelle due squadre sono esplosi molti giovani: Juventus e Roma sono squadre che dunque non si possono più considerare come Instant Team, cioè squadre esperte che puntano a vincere subito, ma come un buon mix tra fresca gioventù ed esperienza.
Per vincere quest'anno e in futuro.