La Juventus, come altri club, ha avuto la grande possibilità di arrivare in cima al mondo senza vincere la Champions League. Com'è possibile? Anche perché, sia nell'attuale mondiale per club e nella vecchia Intercontinentale, per accedervi bisogna prima conquistare la Coppa dei campioni.
Ebbene, nel 1973, l'Ajax fresca vincitrice della coppa dalle grandi orecchie, rifiuta la partecipazione alla Coppa Intercontinentale, che vede come altra gareggiante i campioni del Sud America dell'Indipendiente. Ma perché gli olandesi non vollero partecipare? La scelta era legata oltre che ai problemi economici della squadra, anche ai violenti episodi avvenuti nelle edizioni precedenti da parte dei sudamericani. Soprattutto quelli della finale Intercontinentale che ha visto scontrarsi Estudiantes-Milan nel 69; fu una dei match più sanguinosi della storia del calcio internazionale. Fatto sta, fu la Juventus a prendere il posto dell'Ajax nel 73, essendo vice campione d'Europa.
Non fu semplice da convincere il club torinese, che per ovvie ragioni non era molto intenzionata alla partecipazione. Decide di richiedere almeno il giocare la partita in Italia. Richiesta ben accetta dall'altra parte e la sede stabilitasi è l'Olimpico di Roma. Va ricordato, che quella è stata la prima volta che la finale venne adottata la classica "partita secca", mentre negli anni a dietro si adottava l'andata e ritorno.
Dal fischio d'inizio a quasi tutto il resto della gara non c'è storia: i bianconeri dominano in maniera esuberante e colpisce un palo e una traversa. Nel secondo tempo, un calcio di rigore tirato troppo alto da Galvan che però non demoralizza i compagni, anzi, il loro attacco verso la porta avversaria resta costante. Ma dopo molteplici occasioni che avrebbero potuto dare il vantaggio ai bianconeri, ecco che a all'80esimo l'Indipendiente si porta avanti con una gran rete di Riccardo Bochini. La partita finisce e la Juventus si vede scippare dalle mani quella che poteva essere la prima Intercontinentale della sua storia.
Questa non fu l'unica occasione in cui i campioni d'Europa si ritirarono indietro dalla competizione. Di conseguenza, non è stata la prima volta in cui sono i perdenti della finale di Coppa dei Campioni a fronteggiare i vincitori della Libertadores. I casi simili avvenuti in precedenza e successivamente al 1973 sono stati: Panathinaikos (1971), Atletico Madrid (1974) e Borussia Monchengladbach (1977). Un dato eclatante è che nessuno di questi club ha avuto successo in Champions League, eppure si sono ritrovati a lottare per un trofeo mondiale. Eh, tra questi club trovatisi "casualmente" a giocare l'Intercontinentale, l'unica a riuscire a vincere è stato l'Atletico Madrid. Fa molto strano sentir ciò, visto che i colchoneros hanno perso ben 3 finali di Champions League.

La competizione ha avuto i suoi problemi negli anni: basti considerare il fatto che nel 1975 e nel 1978 non venne disputata. Da riprendere la finale del 1969 tra Estudiantes e Milan, menzionata in precedenza. È lì che morì sostanzialmente il torneo: fu una vera e propria caccia all'uomo degli argentini ai danni dei rossoneri. Il match di ritorno si gioca alla Bombonera e il Milan ha un vantaggio netto di 3 reti a 0. Dopo essere usciti dal tunnel che porta al campo, i padroni di casa rovesciano del caffè bollente su Giovanni Lodetti, all'epoca centrocampista del club milanese. Durante la gara, i giocatori dell'Estudiantes oltre a pronunciare parole pesanti, commettono falli pesantissimi. Uno su tutti è il calcio dietro la schiena da parte del portiere ai danni di Pierino Prati.
Al triplice fischio l'incubo non è finito, anzi… deve ancora cominciare. Mentre i giocatori in maglia rossonera festeggiano il trionfo in campo, vengono assaliti prepotentemente dagli argentini. La guerra non si ferma e negli spogliatoi invece di placarsi, la situazione peggiora.
Ma perché questo? A prescindere dalla cattiveria messo in atto contro tutto il Milan, l'Estudiantes ce l'avevano in particolar modo con Nestor Combin. Il ragazzo emigrò in Europa a 10 anni e venne dalla gente della sua patria per non aver svolto il servizio militare. Dopo la partita, molto dolorante, venne rapito e portato in carcere. A risolvere questa situazione fu Juan Carlos Ongania, all'ora dittatore del paese. Grazie ad un decreto emanato da lui stesso un anno prima, Combin venne liberato e furono incarcerati per un mese alcuni dei giocatori del club argentino.

Da quella serata, la sfida tra i campioni d'Europa e del Sud America con il tempo perde di senso e di importanza, ecco perché molti club hanno rifiutato la partecipazione portando a gareggiare chi non ne ha ottenuto i meriti.