Lo stop ai campionati causa emergenza sanitaria non consente di fare grandi approfondimenti sui temi attuali, permettendo però di fare incursioni nella storia passata del calcio più o meno recente in modo più approfondito.
Con questo spirito voglio condividere i 10 momenti top e altrettanti flop della squadra neroazzurra vissuti nell’ultimo quarto secolo da parte del sottoscritto.
Certamente, per tutti i sostenitori interisti, i sentimenti condivisi saranno simili, ma ognuno ha la propria “graduatoria” personale nel bene e nel male.
Dunque, ecco la mia.
In questa prima parte ho elencato i momenti più deludenti; nella seconda, invece, troveranno spazio i ricordi più dolci.

FLOP
Come qualsiasi club, in 25 anni si vivono momenti splendidi e, in egual misura, catastrofi sportive difficili da digerire anche a distanza di lunghi anni.
La scelta, a parte le prime posizioni che sono ben nitide nella mia mente, è stata più complessa per le posizioni in fondo alla top ten.
Ad esempio, la mancata vittoria della Supercoppa Europea con Benitez in panchina, le sconfitte interne con Trabzonspor, Novara e Hapoel Beer Sheva negli anni post-triplete, o anche la più recente delusione di quella sfida contestatissima per il mancato doppio giallo di Pjanic contro la Vecchia Signora di due stagioni fa hanno rappresentato dei momenti non facilmente dimenticabili. Ma, a parer mio, ve ne sono state di peggiori.

Ecco a voi le tristi prescelte:
10) LE RIMONTE SFIORATE

Grande rammarico hanno provocato in me due partite dall’epilogo infelice, nonostante uno sforzo straordinario compiuto durante il singolo incontro.
Durante la pessima stagione 2012/13, approdati agli ottavi di finale di Europa League contro il Tottenham, la squadra allenata da Stramaccioni sembrava ormai spacciata dopo il 3-0 patito a Londra nel match di andata.
Nella gara di ritorno, però, Cassano, Palacio e un’autorete di Gallas fecero ravvivare i neanche 20.000 spettatori presenti sugli spalti, fedeli nonostante i pronostici della vigilia.
Ai supplementari, il gol di Adebayor smorzò l’entusiasmo, prima che Alvarez rimettesse tutto in bilico siglando il 4-1, dal quale però non ci si mosse più.
Per la regola della rete fuori casa, un’Inter di cuore venne buttata fuori dagli Spurs. Davvero, una nottata che avrebbe meritato ben altro.
Così come nella seconda gestione di Mancini, stagione 2015/16, nelle semifinali di Coppa Italia. Anche in quel caso, si partiva da un 3-0 subito fuori casa dalla Juventus. La gara di ritorno fu eccezionale, con un Brozovic in stato di grazia: la sua doppietta, inframmezzata dalla rete di Perisic, permise di giocarsi il tutto prima ai supplementari e poi ai calci di rigore.
Le energie nervose spese le pagò Rodrigo Palacio: il suo unico errore nella lotteria causò la sconfitta e la mancata finale a cinque anni dall’ultima volta.
Applausi meritati ma, come tre anni prima, senza ottenere il risultato sperato.

9) LE CESSIONI AVVENTATE
Per anni abbiamo dovuto subire numerosi sfottò dai tifosi avversati relativamente ad una serie di acquisti osannati poi rivelatisi poco azzeccati (per usare un eufemismo). E se fino a qui alcune cose erano tollerabili, la pazienza si è esaurita quando i fenomeni li avevamo in casa e li abbiamo lasciati sfuggire.
Roberto Carlos ne è l’emblema: uno dei più forti terzini di tutti i tempi, ceduto dopo una sola stagione per motivi che non potranno mai essere convincenti.
Tra l’altro, da quella operazione, la fascia sinistra difensiva neroazzurra non riuscì più a trovare qualcuno realmente top, neanche nel glorioso anno del Triplete, dove addirittura venne adattato Chivu nel ruolo.
Insieme al brasiliano, Andrea Pirlo fu l’altro grande rimpianto: un campione come pochi, che ha fatto le fortune non di una, ma addirittura di entrambe le nostre rivali storiche. Imperdonabile.
Più recentemente, Coutinho, letteralmente esploso nel Liverpool è capitato in un periodo difficilissimo per noi, e Zaniolo, passato alla Roma dopo essere cresciuto nel nostro settore giovanile: errori di valutazione, che hanno un peso non indifferente.

8) OTTAVI AD UN PASSO
All’ottavo posto, le sfide finali del girone delle ultime due edizioni di Champions League: quest’anno, sebbene il vero cruccio andrebbe cercato nel secondo tempo offerto a Dortmund, l’ultima sfida con un Barcellona privo di Messi, con uno stadio carico di tensione, non è stata vinta, lasciando l’amaro in bocca per una qualificazione che poteva essere alla portata.
Ma, se quest’anno di fronte vi erano i blaugrana, i quali anche con le seconde linee rimangono di un altro pianeta, è la clamorosa eliminazione dell’anno scorso ad aver fatto davvero male, rappresentando la delusione cocente più recente: dopo sette anni d’inferno eravamo tornati nell’Europa che conta e, dopo aver disputato un girone combattutissimo, sarebbe bastato vincere contro il PSV eliminato: non ci riuscimmo, andando addirittura sotto di una rete e pareggiando con Icardi nella ripresa. Non bastò. Fu lì che, probabilmente, terminò l’avventura di un comunque validissimo Spalletti.

7) ARRUABARRENA
Un nome che pare uno scioglilingua si è piantato nella storia meneghina.
Era il 2005/06 e l’Inter di Mancini, al di là di Calciopoli, era già in crescita, avendo vinto Coppa Italia e Supercoppa Italiana, prima del bis in coppa nazionale e dello Scudetto assegnato a tavolino.
Quell’anno, inoltre, la squadra appariva in forma in Europa, avendo la strada spianata per le semifinali: contro gli spagnoli, in casa, vinse 2-1, dimostrando di crederci.
La gara di ritorno, però, la squadra apparve smarrita e al 66’ arrivò l’impensabile: Arruabarrena segnò e portò avanti i suoi.
Non riusciremo a pareggiare: il Sottomarino Giallo volerà in semifinale e noi incasseremo una delusione internazionale molto pesante, davvero tra le più drastiche in quanto il passaggio del turno era fattibilissimo.

6) DERBY DA DIMENTICARE
Gianni Comandini
divenne un’icona della sponda rossonera del Naviglio grazie a quella partita del 2001.
Inutile rivangare, nessun interista potrebbe farlo: solo il risultato rotondo, 0-6, basta per esplicitare la portata di quella sconfitta storica.
Una partita che ha fatto male per le proporzioni, davvero esagerate.
Ma c’è un’altra stracittadina che ha avuto effetto negativo, forse anche più devastante di quello appena citato: il 3-0 subito nel 2011, con un Pato stratosferico autore di una doppietta e con la rete di Cassano su rigore, ci fece capire che dopo cinque anni non avremmo potuto più dire di essere Campioni d’Italia. Quel ciclo era definitivamente finito e la cosa più dura fu che a vincere quel titolo furono proprio i cugini, trascinati da Ibrahimovic, fino a due stagioni prima idolo incontrastato.

5) L’INCUBO SCHALKE 04
Uno dei primissimi ricordi di interismo è la finale di Coppa UEFA del 1996/97, l’ultima edizione disputata con gare di andata e ritorno.
Dopo la sconfitta in terra di Germania per 1-0, la gara di ritorno fu tesissima, con la rete di Zamorano all’84’ che fece impazzire tutto il popolo nerazzurro.
La gara si protrasse fino ai tiri dagli undici metri, dove subimmo la precisione teutonica: sconfitta in finale, un brutto colpo anche se non era la coppa più importante.
Mai avrei pensato, però, che la stessa squadra che porta nella denominazione il suo anno di fondazione, avesse potuto fare ancora più male.
Nel 2010/11, con Leonardo subentrato a Benitez nel corso della stagione, capace di compiere una rincorsa scudetto quasi da record, terminata con la sconfitta nel derby menzionato nel punto precedente, l’avventura europea fu altrettanto avara di soddisfazioni. Ai quarti di finale, contro la squadra di Gelsenkirchen, nella sfida di andata subimmo un passivo terrificante: 2-5, nonostante la rete fantastica di Stankovic dopo neanche un minuto (da centrocampo). Fu una sconfitta ovviamente non ribaltabile e la delusione fu enorme: si poteva raggiungere la semifinale senza grossi problemi, vista la differenza, sulla carta, tra le rose.
Ma, a volte, non basta: è la bellezza del calcio quando sei sfavorito, non di certo quando parti con l’obbligo di vincere. E noi eravamo da quest’ultima parte, in questo duello.

4) LO SCUDETTO DEL ‘98
È stata tremenda. Non mi soffermerò sulla partita che cambiò definitivamente i rapporti (già di certo non idilliaci) tra i sostenitori bianco-nerazzurri.
Ciò che però preme sottolineare è il fatto che la squadra disputò un’annata straordinaria, con un calciatore tra i più forti di tutti i tempi, idolo di una generazione: Ronaldo, il Fenomeno.
Credo che, a prescindere dal tifo, nessuno possa obiettare che quel titolo sarebbe stato meritatissimo dalla nostra formazione, capace di tirare fuori il meglio e con un trascinatore verdeoro che ha pochi eguali nella storia di questo sport.
Un peccato anche per Gigi Simoni, condottiero di un team al quale rimango legato sentimentalmente per ciò che abbiamo, purtroppo, solo sfiorato.

3) RONALDO-BAGGIO-VIERI: I RIMPIANTI
Sul podio delle mie delusioni, vi sono tre calciatori tra i più forti di sempre che, addirittura, furono teoricamente insieme nella stagione 1999/00, ma che non riuscirono ad esprimersi ai massimi livelli per motivi diversi.
Come detto nel punto precedente, Ronaldo fu stratosferico nella stagione 1997/98, prima di un calvario che lo portò a stare più in infermeria che in campo. Il rammarico di non averlo potuto ammirare in modo continuo è qualcosa che da appassionato continua a tormentarmi.
Il Codino, invece, ha vissuto due stagioni al di sotto delle aspettative, anche per via di un rapporto difficile con Lippi. Il più forte calciatore italiano di tutti i tempi (per il sottoscritto) non ha brillato come era lecito attendersi.
Infine, Bobo Vieri: dei tre è quello che ha segnato di più e che ha avuto maggior continuità, ma la sorte è stata contro di lui. In quegli anni avrebbe meritato di vincere dei trofei importanti, per la quantità di reti realizzate e per l’impegno sempre profuso. Mister 90 miliardi è stato colui che mi ha reso fiero di essere interista nonostante le sconfitte, perché comunque lo avevamo noi, il centravanti più forte del mondo dell’epoca.
Il grande rammarico è che un trio del genere non abbia potuto dare quello che avrebbe potuto.

2) 5 MAGGIO 2002
Era tutto pronto. Tutto. Ma finì come sappiamo.
Dopo tredici anni, la possibilità di festeggiare quel tricolore che sarebbe stato il coronamento di una stagione importante.
Cuper, Vieri, Di Biagio, Ronaldo, Zanetti, Materazzi, Toldo: le loro facce non le dimenticherò mai. Una squadra che finalmente aveva trovato un senso, dopo anni di delusioni. E, invece, abbiamo vissuto il pomeriggio più brutto della storia della Beneamata.
Finimmo addirittura terzi: fu tutto nero, in quel pomeriggio.
Una data impressa a marchio per ben otto anni, fino a quando questo giorno cambiò definitivamente significato.
Ma la ferita di quel titolo mancato non si è mai rimarginata.

1) EURODERBY 2003
Ebbene sì, per molti tifosi lo Scudetto del 2002 potrebbe essere la grande delusione della vita di tifoso, ma non per me.
Certo, non che sia stata facile, ma quello che è successo in quella doppia semifinale continua ad essere il più grande rimpianto della mia vita interista.
Due pareggi, nel medesimo stadio, ma per le regole della rete fuori casa siamo usciti: vederla così, fa davvero ancora troppo male.
Inoltre, quell’anno fu il secondo di Hector Cuper, allenatore che ho sempre stimato e per cui avrei desiderato una grande soddisfazione, nazionale o internazionale.
E poi, non so perché, ma sento che la finale contro la Juventus l’avremmo fatta nostra: sensazioni senza controprove, ma che servono solo ad amplificare il rimpianto.

Con il derby del 2003 termina la raccolta delle delusioni.
Ma, nel prossimo capitolo, ci sarà la riscossa.
Come dice un arcinoto tifoso della Beneamata, il meglio deve ancora venire…

 

TO BE CONTINUED





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