Il campionato dell’Inter riparte domenica sera contro la Sampdoria.
In un orario insolito per il calcio italiano (alle 21:45), la squadra di Antonio Conte è chiamata ad una grande prova per dimostrare di aver smaltito le scorie provocate dall’eliminazione patita in semifinale al rientro post-sospensione contro la neovincitrice del trofeo, il Napoli.
Una gara assolutamente da vincere, sia in chiave classifica, sia per allontanare i mugugni sempre più insistenti legati all’andamento del primo anno di gestione del tecnico salentino.
Dunque, non ci sono alibi: il recupero del match rinviato quasi quattro mesi fa impone un solo risultato utile, la vittoria, e possibilmente cercando di ottenerla convincendo anche sul piano del gioco, rispolverando giocate e intensità ammirate con discreta costanza praticamente fino alla sosta natalizia, compatibilmente con l’attuale condizione fisica che si impone come un fardello per tutte le contendenti.
La partita, quindi, ha già di base un valore indiscutibile, tanto per i tre punti quanto per il morale, in quanto sarà necessario iniziare con il piede giusto questo “tour de force” che condurrà alla conclusione della Serie A i primi di agosto. A ciò si aggiunga la sfida tutta personale che dovrà disputare Lautaro Martinez.
Ebbene sì, domenica, volenti o nolenti, sarà lui l’osservato speciale, colui che da mesi a questa parte è nel mirino soprattutto per le persistenti voci di calciomercato ma anche per le sue prestazioni non ottimali già prima dello stop e confermate dall’ultima apparizione proprio al “San Paolo”, che ha messo in luce tutti i limiti dell’argentino, mai apparso così fuori dal contesto.
Ma cosa è successo al brillante calciatore ammirato nei primi mesi sulle sponde del Naviglio?

L’ESPULSIONE COL CAGLIARI
Torniamo indietro al 26 gennaio, vera data spartiacque della stagione dell’attaccante
: l’Inter è di scena al “Meazza” contro la squadra sarda e ha assoluta necessità di conquistare i tre punti, venendo da due pareggi contro Atalanta e Lecce. La partita inizia bene, con l’argentino che porta in vantaggio i padroni di casa, nonostante le proteste degli ospiti (francamente esagerate) per una presunta spinta ai danni di un difensore rossoblù poco prima di impattare il pallone di testa e depositarlo per il vantaggio. Nella ripresa, però, per la terza volta consecutiva la squadra subisce la rimonta, complice il goal siglato dall’ex Nainggolan, il quale si prende la propria rivincita.
L’assalto finale non sortisce effetti e, poco prima del termine, accade l’incredibile: sulla trequarti l’arbitro fischia un fallo commesso dal “Toro” e lui non la prende benissimo (si fa per dire): protesta in modo vibrante arrivando a muso durissimo contro il direttore di gara Manganiello e in pochi istanti si becca prima il giallo e poi il rosso.
Finita qui? Macché, non contento, all’uscita dal rettangolo di gioco scaraventa con rabbia un pallone e finisce persino a dare un pugno sulla vetrata della scalinata verso gli spogliatoi. Insomma, un atteggiamento sicuramente frutto della carica nervosa ed agonistica (l’argentino non si è mai segnalato per comportamenti similari in passato) ma che non poteva essere giustificato, considerando che la sua foga eccessiva ha poi comportato l’esclusione dal derby di due settimane dopo (seppur successivamente vinto con il punteggio di 4-2).
Scontati i due turni di squalifica, prima della sospensione ha disputato 4 partite: la doppia sfida con il Ludogorets in Europa League e le partitissime contro Lazio e Juventus, perse entrambe. Prestazioni? Insufficienti sotto tutti i punti di vista, appare completamente smarrito e privo di qualsiasi stimolo. Irriconoscibile.
Tutto sembra essere partito da quello sfogo: è evidente che un’espulsione non può pregiudicare in senso assoluto il valore di un calciatore ma assume un significato più simbolico che tecnico. Da quel clamoroso finale di gara, il classe ’97 non è riuscito a riprendere (almeno in tempi rapidi) il ritmo e lo smalto che lo avevano contraddistinto fino a quell’ultima domenica di gennaio, finendo per risultare determinante in negativo: non si può addossare tutta la colpa sul suo capo ma di certo il contributo praticamente nullo offerto nelle sfide decisive contro le prime due in classifica ha pesato, mandando probabilmente in fumo i tiepidi sogni tricolore che potevano essere alimentati frenando le dirette concorrenti.

LE VOCI DI MERCATO
Durante la sospensione del calcio giocato causata dall’emergenza sanitaria si sono moltiplicate le voci di un interessamento del Barcellona, complice l’assenso (pare) di Messi.
Su una sua eventuale cessione, inevitabilmente, ci si è spaccati tra pro e contro: personalmente, pur ritenendolo praticamente insostituibile allo stato attuale, non rinuncerei mai ad un’offerta a tripla cifra, oltre al fatto che mantenere un calciatore senza la sua piena convinzione sarebbe come averlo ugualmente perso ma senza aver ottenuto neanche la corretta remunerazione. Pertanto, se le parti addiverranno ad un accordo durante la sessione di calciomercato, i sostenitori neroazzurri (o perlomeno la maggior parte di essi) accetteranno con il cuore diviso a metà.
Intollerabile, però, sarebbe vedere quest’ultimo scorcio di stagione disputato senza mordente o con la testa già in Spagna: per rispetto degli appassionati neroazzurri, ciò non potrebbe mai essere accettato. E, difatti, la professionalità del nativo di Bahia Blanca rimane fuori discussione ma, oggettivamente, quanto ammirato a Napoli è stato assolutamente inferiore ad ogni lecita aspettativa.
Un talento che è letteralmente esploso in questa prima parte di stagione e che ci ha abituato a ben altri standard non può, ove dovesse concretizzarsi il passaggio all’estero, lasciare un ricordo simile.

E SE DOVESSE RESTARE?
Altra ragione in più per dare il massimo è proprio il grado di aleatorietà della (presunta) trattativa: ultime indiscrezioni riportate da diverse testate sostengono che difficilmente la società blaugrana possa arrivare a offrire la cifra richiesta dall’Inter, sotto la quale pare non ci siano minimamente i margini per poter concludere la trattativa. Se tanto dovesse essere confermato (ma ovviamente lo scopriremo solo durante la sessione di mercato) che Lautaro avremo l’anno prossimo?
Come ho sostenuto diverse volte, la stagione ventura sarà quella decisiva per la valutazione dell’operato di Conte e avere la certezza che la strada individuata sia quella giusta. Pertanto, non si potrà commettere alcun errore in fase di composizione della rosa.
Martinez, legittimamente, sogna la Catalogna: si può biasimare un ragazzo che è cresciuto con il mito del “tiki taka” e del “guardiolismo” se una squadra del genere mette concretamente gli occhi su di lui?
Ritengo comprensibile e umano l’essere attratti da tale prospettiva, è il sogno di ogni bambino nato in quegli anni poter vestire la maglia della squadra della città della Sagrada Familia, ma se ciò non si avverasse cosa succederebbe?
Cambierebbe qualcosa nel rendimento? Avremmo un ridimensionamento oppure potremmo assistere ad una ripresa ancor più determinata (Milinkovic-Savic docet)?
È ovvio che adesso stiamo entrando nel campo delle ipotesi e del fantamercato ma è importante anche ragionare in questi termini.
Un professionista, se dimostra di essere tale, sarà sempre apprezzato qualsiasi decisione dovesse prendere per il suo futuro. Ecco perché questo mese e mezzo sarà fondamentale per lui, a prescindere dalla sua partenza o meno.

LAUTARO DAY
Ecco perché, domenica sera, la posta in palio non sarà costituita solo dai tre punti i quali, ribadisco, sono prioritari e fondamentali, ma è innegabile che i fari saranno puntati sulla punta albiceleste: un suo risveglio farebbe ricredere anche chi sta cominciando a tacciarlo di scarso impegno e di essere già privo del senso di appartenenza al club a cui deve la notorietà di cui adesso è titolare. Sia ben chiaro, nessuno si attende triplette o goal in rovesciata, ma perlomeno una gara delle sue, con rabbia (sana) e cattiveria agonistica che lo hanno contraddistinto e reso uno dei calciatori più amati della rosa nerazzurra, nonostante quest’ultima fase di maretta.
Adesso il tempo del mercato dev’essere congelato per lasciar spazio a questo rush finale e per raggiungere gli obiettivi di squadra tutti insieme.
Il popolo interista ha solo voglia di rivedere quel giocatore con la maglia numero 10 che è stato tra i protagonisti di una prima parte d’annata importante.
Abbiamo bisogno delle sue giocate, dei suoi inserimenti e delle sue reti, unite a concentrazione e maturità.
In altre parole, Lautaro Martinez al 100%.