Tutti i tifosi interisti ricordano con emozione ed orgoglio i grandi successi in Serie A e, soprattutto, in Champions League. È naturale, tutti noi siamo legati al bersaglio grosso, ai grandi traguardi sportivi che la squadra ha ottenuto durante la sua ultracentenaria storia.
Il palmares, però, vanta anche diversi altri trofei, spesso lasciati nel dimenticatoio non essendo di primo piano ed i quali, invece, possono spesso nascondere delle chicche non indifferenti.
Di seguito, dunque, una piccola rassegna storica delle edizioni della Coppa Italia che hanno visto la Beneamata trionfatrice del secondo torneo nazionale per importanza.

  • Coppa Italia 1938/39

Siamo nel bel mezzo del primo vero grande ciclo interista della storia.
L’anno precedente, infatti, la squadra ha ottenuto il quarto scudetto della propria storia, trascinata dalla stella del calcio italiano di quel decennio, Giuseppe Peppìn Meazza, ancora oggi primo marcatore assoluto della storia neroazzurra, il quale vivrà l’ultima vera grande annata della sua carriera culminata con il successo del Mondiale nel 1938. Dopo quell’estate, il suo rendimento comincerà a calare, non riuscendo più a tornare sui livelli precedenti. La squadra guidata quell’anno da Cargnelli (che sostituiva Castellazzi vincitore l’anno precedente) non ne risentirà eccessivamente, conseguendo un dignitoso terzo posto in campionato e vincendo, appunto, la prima coppa nazionale della storia. Il percorso è netto: tre successi di misura rispettivamente contro Napoli, Livorno e Roma, prima di affrontare in semifinale il Genoa, vincendo per 3-1 ai tempi supplementari e conquistando la finale.
All’atto conclusivo del 18 maggio 1939 c’è di fronte il Novara, militante all’epoca nella massima serie: le reti di Ferraris II e Frossi nel primo tempo mettono in ghiaccio la partita, riaperta nella ripresa dalla rete di Romano, la quale non servirà a ribaltare il risultato.
La squadra ha conquistato il titolo vincendo per 2-1!
L’anno successivo, grazie ai vari, tra i tanti, Guarnieri, Demaria, Campatelli e Locatelli, tornerà a vincere il tricolore, concludendo un triennio pieno di soddisfazioni.

  • Coppa Italia 1977/78

Dopo i grandi successi degli anni ’50 e ’60, fino al grande Scudetto conquistato nel 1970/71, la squadra sta vivendo una fase sportiva non florida.
Il presidente dell’epoca, Fraizzoli, chiama alla guida tecnica Eugenio Bersellini, che alla prima stagione permette di riconquistare quella coppa assente da trentanove anni.
La formula della competizione, per l’ultima volta nella storia, prevede due fasi a gironi, prima della finale in gara unica.
Il primo gruppo eliminatorio, con Ascoli, Cremonese, Atalanta e Como, viene vinto con una lunghezza di vantaggio sui marchigiani; nel secondo turno, all’ultima giornata, con il pareggio ottenuto contro il Torino e la contemporanea sconfitta della Fiorentina a Monza, ottiene l’aritmetico passaggio alla finalissima contro il Napoli allo stadio Olimpico di Roma.
La gara parte malissimo, con il vantaggio dei partenopei dopo pochi minuti siglato dal difensore Restelli. Qualche minuto più tardi, però, Spillo” Altobelli rimette tutto in bilico.
La partita è tesissima e sembra destinata ai supplementari, quando ad appena tre minuti dal termine Graziano Bini segna la rete decisiva: finisce ancora 2-1, come la prima volta.
La squadra, dopo sette anni di magra, torna finalmente a riassaporare il gusto della vittoria di un trofeo, premessa del tricolore conquistato due anni dopo ancora oggi ricordato con molto affetto dai sostenitori che hanno vissuto quel periodo.

  • Coppa Italia 1981/82

Una delle edizioni più folli di tutti i tempi, con partite dal tasso emozionale altissimo e che hanno permesso di chiudere al meglio il lustro di Bersellini.
Protagonista assoluto Alessandro Altobelli, il quale vincerà la classifica marcatori del torneo e si renderà decisivo in praticamente tutte le fasi della scalata al titolo.
Il girone eliminatorio disputato ad inizio stagione parte alla grande, con un doppio successo contro Pescara ed Hellas Verona, prima della mezza frenata contro la SPAL che conduce ad un vero e proprio spareggio all’ultimo turno nel derby contro il Milan, con la differenza che ai neroazzurri può andar bene anche il pareggio per passare alla fase ad eliminazione diretta.
Nel primo tempo, Novellino porta avanti i rossoneri, ma dopo due minuti il bomber futuro campione del Mondo rimette la partita in parità; nella ripresa, Jordan riporta il Diavolo in vantaggio. La gara si fa difficilissima e solo la rete di un giovanissimo Bergomi all’ultimo minuto permette di ottenere pareggio e qualificazione: un risultato fondamentale per il prosieguo; di contro, per i rossoneri neopromossi in Serie A, sarà solo l’antipasto di un’altra drammatica retrocessione in cadetteria, stavolta sul campo.
Ai quarti di finale l’avversaria designata è la Roma.
La gara di andata, fuori casa, è una disfatta: 4-1 che sembra non lasciare scampo in vista del ritorno del 23 dicembre 1981. E invece, la Beneamata ha in serbo un regalo di Natale straordinario per tutti i tifosi: nel primo tempo, Beccalossi porta in vantaggio la formazione di casa e alimenta i sogni di rimonta. Nella ripresa, una doppietta di Altobelli (neanche a dirlo) consente il compimento di una mezza impresa sportiva, ribaltando con tre reti una sconfitta che sembrava ormai aver segnato il cammino, che invece continua con la semifinale.
Sulla carta, contro il Catanzaro non ci sarebbe dovuta essere storia: i calabresi, al contrario, danno battaglia sia all’andata che al ritorno.
A San Siro, riescono addirittura a chiudere la prima frazione in vantaggio per 1-0 grazie alla rete di Borghi, prima della rimonta firmata ancora Beccalossi-Altobelli. In Calabria la partita si fa ancora più calda: i giallorossi riescono infatti a trascinare la ben più quotata avversaria fino ai tempi supplementari grazie alle marcature di Bivi (dopo appena due minuti) e nuovamente Borghi, inframmezzate dal momentaneo pareggio su rigore di Beccalossi.
All’overtime, è ancora una volta Spillo a togliere le castagne dal fuoco, sebbene i padroni di casa riescano a tenere sulle spine il match fino alla fine, segnando con Cascione il 3-2 finale che non servirà.
Si aprono, dunque, le porte della finale con il Torino, stavolta con il meccanismo andata-ritorno.
La prima sfida si svolge al “Meazza” ed è una rete del giovane Aldo Serena a regalare un successo fondamentale.
Concluso il campionato, l’Inter si presenta in Piemonte con la voglia di trionfare e ciò avviene con un pareggio: al goal del vantaggio granata di Cuttone risponde il solito Altobelli, lasciando giustamente la firma finale su una competizione totalmente sua.
Con questa rete, l’attaccante (che è anche il più prolifico goleador all time della manifestazione) si concentrerà sul Mundial ’82 e l’era Bersellini si concluderà con un bottino complessivo di tutto rispetto.

  • Coppa Italia 2004/05

Siamo nell’anno dell’insediamento di Roberto Mancini sulla panchina del Biscione e il feeling che aveva con la competizione già da calciatore, proseguirà anche da tecnico, potendo vantare già due titoli prima dell’esperienza meneghina ottenuti con Fiorentina e Lazio.
La squadra comincia il suo percorso agli ottavi di finale contro il Bologna, vincendo entrambi i match per 3-1 in rimonta.
In casa, alla rete di Bellucci replicano Vieri, Recoba e Cruz.
Al “Dall’Ara”, invece, il vantaggio della speranza emiliana di Binotto viene reso vano da un incontenibile Obafemi Martins, autore addirittura di una tripletta.
Il nigeriano è decisivo anche nella sfida d’andata dei quarti contro l’Atalanta, risultando match-winner a Bergamo, prima della gara di ritorno senza storia, terminata 3-0 (Recoba, Emre e Cruz).
Ed è ancora lui protagonista anche della semifinale d’andata, quando risponderà all’iniziale vantaggio del Cagliari firmato Gianfranco Zola.
La gara di ritorno è dunque fondamentale per decretare la finalista: è Christian Vieri, all’ultima grande apparizione della sua esperienza interista, a trascinare il team verso l’atto conclusivo con una doppietta.
Lopez accorcia le distanze ma sarà ancora ObaOba a smorzare le velleità sarde.
La doppia finale con la Roma, che diventerà un’abitudine in quegli anni, viene archiviata già nel match di andata all’Olimpico: è l’Imperatore Adriano a lasciare l’impronta decisiva con due goal notevoli.
Il match di ritorno è solo una formalità, con il successo per 1-0 firmato da una punizione di Mihajlovic nel primo tempo che chiude la contesa e regala il primo degli innumerevoli titoli che verranno conquistati.
Se stiamo ancora oggi ricordando il Triplete, ricordiamoci che le basi sono state gettate proprio partendo da questa grande cavalcata, che ci ha permesso di cominciare a prendere confidenza con la vittoria, da troppo tempo assente.

  • Coppa Italia 2005/06

Il bis, mai realizzato fino a questo momento, viene servito partendo da Parma, agli ottavi di finale, con il solito Martins a siglare la rete decisiva al “Tardini”, rendendo lo 0-0 del ritorno a Milano sufficiente per il passaggio del turno.
L’avversario successivo è la Lazio, contro la quale è decisivo un grande ex biancoceleste: Dejan Stankovic. Segnerà sia all’andata che al ritorno, consentendo il raggiungimento delle semifinali contro l’Udinese.
Nel match di andata Santiago Solari mette a referto la rete della vittoria, prima del ritorno in Friuli, in cui è ancora l’ex Real Madrid a segnare il goal del vantaggio, prima di un finale scintillante: Obodo per i bianconeri, poi Pizarro spegne qualsiasi lumicino di speranza di rimonta, prima del rigore di Iaquinta che fissa il risultato sul 2-2.
La finale d’andata si disputa a Roma contro i giallorossi: nel primo tempo Julio Ricardo Cruz porta in vantaggio gli ospiti, recuperato dal brasiliano Mancini.
La gara di ritorno celebra invece il successo: Cambiasso e ancora l’attaccante argentino autore della rete nell’andata fissano il punteggio sul 2-0, prima della rete di Martins che chiude la pratica (finirà 3-1 con rete della bandiera di Nonda).

  • Coppa Italia 2009/10

Dei sette trofei portati a casa, è sicuramente quello più noto e a cui tutti siamo più legati, essendo componente del treble realizzato sotto la guida di Mourinho.
Fu un’edizione caratterizzata da soli successi, tutti di misura: vincere soffrendo, l’emblema della storia neroazzurra.
Agli ottavi viene superato il Livorno grazie alla rete di Sneijder, preludio ad un quarto di finale memorabile contro la Juventus: bianconeri avanti con Diego in avvio, poi nella ripresa il pareggio di Lucio, prima della zampata di Balotelli allo scadere che elimina l’ostacolo della Signora.
La doppia semifinale con la Fiorentina vede due successi ancora per 1-0 firmati Milito all’andata ed Eto’o al ritorno: i due attaccanti sovrani conducono dunque l’Inter alla quinta finale in sei anni della coppa, sempre contro la Roma.
La finale del 5 maggio è storia: il Principe metterà il sigillo sul primo dei tre titoli che porteranno la società nella leggenda del calcio.

  • Coppa Italia 2010/11

L’ultima coppa nazionale è anche l’ultimo trofeo conquistato in assoluto.
In una stagione complicata, con l’avvicendamento a metà campionato in panchina tra Benitez e l’ex rossonero brasiliano Leonardo, la squadra non riesce a ripetere i mitologici successi della precedente stagione, togliendosi però la soddisfazione della settima coppa.
Se il grande protagonista dell’anno magico è stato Milito, la copertina di quello seguente è tutta di Samuel Eto’o, che si prende la leadership offensiva dopo il tanto sacrificio richiesto dal gioco mourinhano.
È proprio lui ad aprire l’avventura alla conquista della manifestazione con una doppietta nel 3-2 rifilato al Genoa negli ottavi di finale.
Ai quarti c’è il rampante Napoli di Mazzarri, che riesce a protrarre il match fino ai calci di rigore: Lavezzi, eterno nome accostato per tantissime sessioni di mercato ai colori neroazzurri, fallisce dal dischetto e consegna, di fatto, le semifinali all’Inter.
L’andata delle semifinali contro la Roma vede la vittoria di misura con la rete di Stankovic. Nella sfida di ritorno, Eto’o sembra chiudere virtualmente i giochi, prima del pareggio di Borriello che rende il finale incandescente ma senza che il punteggio muti: è ancora finale!
La sfida è affascinante, contro il Palermo: l’esodo dei tifosi siciliani nella Capitale è da brividi.
La partita in campo, però, nonostante i rosanero diano l’anima, vede l’attaccante camerunense in spolvero: la sua doppietta porta il match sul 2-0, prima della rete di Munoz che riapre la contesa, fino al sigillo finale del Principe, che conclude una stagione individuale non all’altezza con un goal che chiude la pratica.
 

Finisce così questo altro viaggio nel tempo.
Sappiamo bene che i titoli che contano sono ben altri, ma non so cosa darei per rivivere ben presto almeno qualcuna di queste emozioni.
Perché, che piaccia o meno, quando si vince un qualsiasi trofeo è comunque una gratificazione.