Non sono una persona forte. Non sono capace di fare qualcosa che mi pesa, solo perché so che è la cosa più sensata. D’altronde, se tutti facessero sempre, senza indugio, la cosa più sensata, la vita propria, e la vita degli altri sarebbe incommensurabilmente migliore. Sono però capace di resistere, di non fare ciò che è sbagliato per un tempo indefinito.
Sono capace di negare a me stesso quello che desidero e di tenere duro, se necessario, anche all’infinito. Immagino conosciate la storia del soldato giapponese (che ispirò in chiave comica anche un film di Bud Spencer e Terence Hill:"chi trova un amico trova un tesoro") Hiroo Onoda, che avendo ricevuto dal suo comandante la consegna di presidiare, fino a nuovo ordine, l’isola filippina di Lubang, ancora nel 1974, a 30 anni dalla fine della seconda guerra mondiale continuava a presidiare la postazione senza che ci fosse verso di convincerlo. Alla fine dovettero arrestarlo, perché fino all’ultimo non ci fu verso di convincerlo che il Giappone si fosse arreso. Le mie battaglie le vinco così: sono battaglie di chi la dura la vince, battaglie di sopravvivenza, di negazione, di deprivazione, di annullamento. La mia capacità di sofferenza, di andare avanti, di cadere e rialzarmi, per poi ricadere e per poi rialzarmi, senza mollare mai, può portarmi anche lontano, ma a quale prezzo?

Curiosamente, anch’io, circa 30 anni fa, facendo un primo inevitabile bilancio della mia vita, avevo dovuto prendere atto di quanto fossi scontento di quello che facevo, e (peggio) di ciò che ero. Irrimediabilmente sfiduciato, non riuscivo a vedere intorno a me, e in me la forza per risalire la china. Era evidente che senza una componente positiva, un contributo additivo alla somma algebrica delle mie giornate, il massimo che avrei potuto ottenere sarebbe stato di rimanere fermo su quanto già acquisito. Cominciai così a cercare la soluzione nella lettura di alcuni libri, primo tra tutti un libricino di una cinquantina di pagine. Era una raccolta di lettere di ragazzi disperati, indirizzate ad un sacerdote: Padre Karl Rahner, e di risposte che erano capaci di farmi venire i brividi, per quanto erano rispondenti a quello che cercavo. Questo Karl Rahner, col suo: “ai giovani rispondo così” dimostrava di conoscere le problematiche dei giovani come solo uno che ci era stato dentro, immerso fino al collo, poteva conoscere. Era capace di far vibrare le mie corde più nascoste. La lettura di alcune di quelle lettere e delle risposte di questo sacerdote riuscì a determinare in me un cambiamento che evidentemente era lì, maturo, pronto per essere colto, esattamente alla maniera descritta da Cesare Pavese, che afferma che “Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra – che già viviamo – e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi.”

Cercando tra i miei quaderni di appunti dell’epoca (a quel tempo tenevo traccia delle mie idee, anche di quelle più strampalate, e delle eventuali, successive elucubrazioni ed evoluzioni), ho trovato un bel po’ di note sull’argomento, e anche alcuni "sporchi trucchi" che mi ero inventato, capaci nella loro semplicità, di farmi raggiungere risultati concreti e duraturi, molto più (ritengo) di quanto non avrei saputo e potuto ottenere seguendo strade già preconfezionate.
Gira e rigira, volendo trovare una parola che sintetizzi tutto, questa è ottimismo. Ma la domanda a questo punto diventa un’altra: si può diventare ottimisti, o è una caratteristica che ognuno di noi ha (o non ha) senza che su questo non si possa fare nulla? La risposta alla domanda è sì, ma come?
Chiunque vorrebbe essere in grado di gestire al meglio la propria vita. Possedere la capacità di affrontare le situazioni più difficili senza disperarsi e senza soccombere, avendo, se possibile rapporti gratificanti con famigliari, amici e colleghi. Così come a chiunque piacerebbe conoscere la formula magica con cui sconfiggere la malinconia, la solitudine, la depressione e i devastanti effetti dello stress.
Troppo spesso, però, questa teorica e generica volontà di vivere in modo migliore non viene tradotta in pratica, vuoi per l'incapacità, come nel mio caso, di rapportarsi nel modo giusto con la vita, vuoi per quella sorta di diffuso fatalismo che spinge a dire: "son fatto così".

In realtà, però, il destino (entro certi limiti) potrebbe essere “piegato” secondo i nostri desideri, se solo imparassimo a prendere qualsiasi circostanza per il suo verso positivo. L'ottimismo è forse la più potente risorsa naturale, grazie a cui è possibile affrontare i momenti e le situazioni più difficili senza soccombere. Per contro, la cattiva abitudine di vedere sempre tutto nero ci costringe in un costante stato di disagio emotivo. Detto questo, di fatto può sembrare impossibile vincere la propria inclinazione al pessimismo, quella che porta a dire: “sono fatto così e non posso farci nulla”.
Niente di più sbagliato: così come è possibile allenare i muscoli a sopportare la fatica, con un po' di buona volontà si può imparare a pensare in positivo.
Esistono dei trucchi e delle regole che permettono di rendere l'ottimismo parte integrante di sé. Uno di questi è saper girare qualsiasi situazione in positivo, cercandone il lato piacevole. Per fare un esempio, quando capita di rimanere bloccati nel traffico, situazione altamente stressante, anziché mettersi a sbuffare pensando al tempo che si sta perdendo, approfittarne per rilassarsi ascoltando la musica, oppure per fantasticare su qualcosa di molto piacevole o, ancora, per guardarsi intorno allo scopo di scoprire come sono buffe le espressioni di chi si arrabbia tanto, quando rimane imbottigliato tra le auto. Sarà straordinario accorgersi che, così facendo, il tempo passa molto più in fretta e che, tutto sommato, non è poi così terribile spendere qualche manciata di minuti, stando da soli con se stessi.
Altra regola: evitare le frasi e le parole negative. Per esempio, non si deve dire: "non ho paura di quel colloquio", ma è meglio dire: "affronterò il colloquio con calma e tranquillità". Vanno poi bandite dal proprio vocabolario le parole che evocano un disagio, per esempio le parole paura, morte, terrore, angoscia e così via.
Altra regola: parlare al presente e non al futuro. Per esempio, non bisogna dire: “quando affronterò quel colloquio starò calmo”, piuttosto è meglio dire: “quando mi capita di sostenere un colloquio sono calmo”
Trucco efficacissimo: iniziare la giornata facendo un bel sorriso davanti allo specchio. Sorridere fa sentire subito meglio, quindi vale la pena di rivolgere il primo sorriso della giornata a se stessi guardandosi allo specchio. Da numerosissimi studi, emerge come un dato si fatto certo, che le espressioni del volto possono influenzare lo stato d'animo e quindi ripercuotersi positivamente o negativamente sul benessere psicofisico di una persona. Sembra incredibile, ma a tal proposito, può essere interessante conoscere i risultati dell'esperimento effettuato da un’equipe di psicologi dell’università dell’Iowa in collaborazione con un gruppo di attori, a cui è stato chiesto di mimare le espressioni corrispondenti a vari stati d'animo: felicità, sorpresa, disgusto, tristezza, depressione, malinconia, allegria. Nel momento in cui l'attore di turno interpretava le emozioni richieste venivano registrate le variazioni relative al battito cardiaco, alla pressione del sangue e alla temperatura del corpo. E’ stato così possibile appurare che ogni particolare espressione assunta dal viso si riflette immediatamente sulle funzioni dell'organismo. Quando gli attori sorridevano, il battito del cuore diminuiva, la pressione calava e il corpo si rilassava.
Per contro, le espressioni di infelicità producevano effetti negativi sull'organismo, quali accelerazioni del battito del cuore o aumento della pressione sanguigna. Dunque, il sorriso in quanto tale porta benefici all'organismo, determinando nelle stesso tempo un miglioramento del tono dell'umore. Quindi è importante imparare a sorridere anche quando sembra di non averne alcuna voglia.
Se sorridere fa bene, ridere lo fa ancor di più. E’ un'attività naturale che produce un effetto positivo su tutto l'organismo. Più di preciso, quando si ride i polmoni e, di conseguenza, tutte le cellule del corpo, ricevono una migliore ossigenazione, la circolazione sanguigna si riattiva, la tensione si allenta e l'apparato digestivo lavora più velocemente. Tra gli altri benefici, alcuni studi portano a ritenere che chi ride spesso sia meno esposto al rischio di andare incontro nel corso della sua vita a diversi disturbi come cefalea, ipertensione, ulcera e problemi al cuore.
Ma c'è di più: la risata ha il potere di mantenere alto il tono dell'umore per le tre quattro ore successive al suo verificarsi, per cui dopo qualche secondo di allegria ci si assicura una buona dose di serenità.

Regola importante: evitare di rivolgere a colleghi, conoscenti, vicini di casa eccetera, quei saluti freddi fatti di brevi cenni del capo o di buongiorno pronunciati a denti stretti. Salutando tutti con un bel sorriso, oltre a provare una sensazione di benessere psicologico, sarà una sorpresa divertente osservare la reazione stupita della gente. Il sorriso è fonte di piacere, ma è anche un’arma. Abituiamoci a spiazzare i maleducati con l'arma del sorriso: è più efficace di qualsiasi rispostaccia. Per fare un esempio, è una buona idea girarsi e sorridere al conducente dell'auto che suona spazientito perché si è esitato troppo quando il semaforo è diventato verde. In questo modo si potrà vedere come anche i più scortesi, di fronte ad un sorriso si sciolgano come neve al sole!
Dopo aver affrontato il tema del come “diventare” ottimista, dal mio quaderno degli appunti sono poi spuntati fuori alcuni trucchi relativi a come sopravvivere allo stress.
Ma prima di iniziare a snocciolarne alcuni vale la pena di chiedersi: ma lo stress, che cosa è veramente? Contrariamente a quanto vogliono i luoghi comuni, non rappresenta necessariamente la diretta conseguenza dei ritmi troppo frenetici, del super lavoro, degli impegni da sbrigare con urgenza, delle corse infinite contro il tempo. Lo stress è infatti la risposta dell'organismo a stimoli esterni che spaventano, deludono, angosciano e, in generale, vengono vissuti dalla mente come insoddisfazione, noia, mancanza di obiettivi, assenza di stimoli appaganti, impossibilità di dare sfogo alla propria rabbia e alla propria frustrazione.
Il segreto per vincere lo stress è ancora una volta quello di porsi nei confronti della vita in modo positivo, avendo cura di fare quanto è in proprio potere per ricavare vantaggio e gratificazione da qualsiasi circostanza.
Le regole che scongiurano il pericolo di rimanere impigliati nelle maglie dello stress sono in sostanza quelle della filosofia del vivere bene, e cioè imparare a volersi bene, cercare costantemente di capire cosa veramente procura piacere e fare quanto è possibile per ottenerlo. Volersi bene significa proteggere se stessi. E la strategia migliore per mettere in atto questa irrinunciabile tutela è quella di non smettere, nemmeno per un istante di pensare in positivo, nonché di vivere all'insegna dell'ottimismo.
Con buona pace di chi vorrebbe fare tutto, per fare anche bene, per vivere bene bisogna semplificarsi al massimo la vita. E per farlo bisogna stabilire alcune priorità, eliminando senza rimpianti tutti gli impegni inutili, che magari vengono assolti solo per abitudine. Inoltre, vale la pena di dedicare un po' di tempo ad analizzare le proprie giornate, e ad elaborare strategie che consentano di ottenere, in tutte le circostanze a fronte di qualsiasi obbligo, la massima resa con il minimo sforzo. Per fare un esempio, perché ostinarsi a lavare a mano le scarpe da tennis sottraendo tempo a qualcosa di più piacevole quando ormai si sa benissimo che è possibile ottenere uno identico se non migliore risultato mettendole in lavatrice?
Per vivere bene bisogna coltivare interessi che divertano veramente. Sembra assurdo doverlo sottolineare, ma gli svaghi non devono in alcun caso trasformarsi in altre fonti di stress. E’ un'ottima idea prendere l'abitudine di ritrovarsi con gli amici per giocare, come quando si era bambini, così come è un modo di volersi bene fare sport, recarsi regolarmente a teatro, frequentare un circolo ricreativo ecc.

Per vivere bene, è fondamentale imparare a dire di no a chi chiede troppo. Dire di no quando non si ha voglia di fare una determinata cosa. Dire di no, semplicemente, senza affannarsi a cercare scuse, e soprattutto, senza dire, controvoglia di sì! L'esito straordinario del dire di no è che contrariamente a quanto si possa erroneamente temere ed immaginare, non succede nulla di irreparabile.
Per vivere bene è fondamentale dare importanza a ciò che si fa. Qualsiasi cosa si faccia, anche la meno nobile, è importante trovare almeno una piccola soddisfazione da quanto si sta facendo: bisogna convincersi che ogni azione, anche la più modesta ha un suo significato e produce un risultato. Per fare questo, basterebbe a volte immaginare cosa succederebbe se tu decidessi di non fare più per qualche tempo quell’attività. E’ bene attribuire sempre e comunque grande importanza ai compiti che si stanno svolgendo. Non rinunciamo mai a gratificarci, per esempio acquistando qualcosa di utile che si desidera da tempo. Il denaro deve servire a rendere migliore la vita: non bisogna dimenticarlo mai.
Per sentirsi meglio è bene anche sempre indossare abiti che ci rappresentino degnamente, e che siano comodi.
E se la vita non sempre è capace di darci le gratificazioni che vorremmo, esiste la fantasia. L’immaginazione è una straordinaria fonte di piacere, sia perché non può essere imbrigliata da nessuno, sia in quanto permette di vivere situazioni appaganti che, nella realtà non sarebbero proprio realisticamente possibili. E allora, abbandoniamoci a fantasie che gratificano.
Se abbiamo un problema, parliamone apertamente, e, soprattutto, cerchiamo qualcuno con cui sfogarci, urlare con ira, rabbia, disprezzo. E’ vero che si tratta di comportamenti generalmente disapprovati dalla società, ma accumulare la frustrazione senza poterla manifestare non ci fa stare bene. Tenersi tutto dentro, ingoiare rospi, se da un lato può aiutare ad essere giudicate persone estremamente ben educate, dall'altro può mettere a dura prova l’equilibrio psico-emotivo.

Quando ne abbiamo bisogno, non dobbiamo mai esitare a chiedere aiuto e appoggio alle persone care. Ogni volta che ci si trova in una situazione difficile è importante poi affidarsi alla delega. Il sacrificio a oltranza non paga: è vero, la persona che farà il lavoro al posto tuo, probabilmente non lo farà bene come l’avresti fatto tu, ma se imparerai ad accettare questo, vivrai enormemente meglio.
Parola di Piccio Di Sonno!