Dal ritiro dell'Italia ha parlato in conferenza stampa il difensore bianconero Giorgio Chiellini. Gli viene chiesto di affrontare temi sulla sua squadra di appartenenza e ad un certo punto dichiara del neo compagno Bernardeschi quanto segue: "Con tutto il rispetto giocare alla Juve è diverso rispetto alla Fiorentina per il modo in cui affrontiamo le partite. Può scrivere pagine importanti per la Juve”. Forse è stato sufficiente quel “con tutto il rispetto” ad evitare le ire della Società viola ma a me è sembrato identico se non peggiore al concetto espresso da Massimiliano Mirabelli, Direttore Sportivo del Milan che con Kalinic alla firma del contratto ebbe l’infausta idea di esprimersi così: "Abbiamo apprezzato la sua volontà di venire al Milan, ora deve mettere la palla dove sa, altrimenti lo facciamo tornare là!". Queste parole hanno avuto come risultato quello di scatenare le ire della Viola che in un comunicato ufficiale ha seccamente replicato: "ACF Fiorentina esprime stupore e dissenso per il tono utilizzato dal Direttore Sportivo di AC Milan Massimiliano Mirabelli durante la presentazione del calciatore Nikola Kalinic. I termini utilizzati dal Dirigente rossonero, che parlando della possibilità di far tornare il calciatore croato alla Fiorentina, ha usato un denigratorio “là”, appaiono totalmente fuori luogo e decisamente evitabili. Ci terremmo a ricordare al DS Mirabelli che la Fiorentina è una società importante nella quale hanno giocato campioni che hanno fatto la storia del calcio e che questo Club rappresenta Firenze, una delle città più belle e conosciute al mondo e che pertanto merita e pretende, nel riferirsi ad esso oggi e in futuro, un rigoroso rispetto". A queste dichiarazioni sono seguite le giuste scuse ufficiali dello stesso Mirabelli che ha scritto di suo pugno quanto segue: ”Provo da sempre grande stima e ammirazione per la Fiorentina, la sua proprietà, i suoi manager, i suoi tifosi. Se qualcuno ha percepito nelle mie parole una mancanza di rispetto, me ne scuso. Credo fosse evidente, per il tono, la mia espressione, lo stesso linguaggio del corpo, che quanto detto non voleva che essere una battuta colloquiale, certo non un contenuto dal tono denigratorio". Ora mi chiedo perché le dichiarazioni di Chiellini (che sono molto più precise visto che dice esattamente la parola "Fiorentina" e non la nasconde, se mai era questa l’intenzione, dietro un “”) non hanno scaturito alcun tipo di reazione? In fin dei conti, usando lo stesso criterio usato in precedenza posso lecitamente pensare che dietro le parole del difensore della Nazionale ci sia anche questo: alla Juventus si fa sempre sul serio e non come alla Viola dove ogni tanto puoi anche permetterti di scherzare… E’ possibile leggere questo pensiero così come dietro quello di Mirabelli si poteva leggere Salona in Croazia città da dove arrivava il giocatore che per ragioni mediche si stava curando “”. Perché si sono usati due pesi e due misure? Forse che il fatto che il Milan abbia ottenuto uno sconto grazie al comportamento del croato abbia irritato così tanto la Viola che quelle parole hanno avuto il sapore di una beffa insopportabile? Cisono sempre e solo i soldi dietro l'agire umano? Può essere ma almeno una richiesta di chiarimenti la Società Viola poteva pretenderlo sia da Massimiliano Mirabelli (senza partire in quarta come ha fatto) e sia da Chiellini (non ci vedo proprio nulla di male). Così, almeno, si sarebbe dimostrata coerenza su tutti i fronti e con qualunque tesserato. Lezioni di bon ton che Beppe Marotta mette in pratica difendendo Spinazzola da un post su una Story nei social network scritta dal Papu Gomez e che, senza mai citarlo, sembra essere diretta proprio al calciatore juventino in prestito all’Atalanta. Le frasi incriminate sarebbero le seguenti: “Non trattengo nessuno, lascio agli altri la libertà di scegliere se starmi accanto oppure andare via. Perdonare, per me, vuol dire non portare rancore. Ma la fiducia, mi dispiace, te la sei giocata”. In buona sostanza, l’argentino Alejandro Darío Gómez sostiene che rispetta il compagno ma che ne ha perso la stima e sfido chiunque a non aver mai detto o fatto una cosa del genere di una persona che ha tradito la nostra fiducia. Tuttavia, giustamente, per difendere il proprio tesserato, il dirigente bianconero replica a queste parole senza restare nel campo delle ipotesi (evidentemente sa qualcosa di più di quanto abbiamo potuto leggere noi) condanna senza mezzi termini questo comportamento e consiglia qualcosa al calciatore atalantino: “Non abbiamo tanto accettato l'esternazione di Papu Gomez che ha sfiduciato un compagno: la figura del capitano deve supportare i compagni, lo invito a riflettere e a imparare da uno molto bravo nel ruolo come Buffon”. Se le parole di Gomez erano più che legittime lo sono altrettanto quelle di Marotta. L’unica cosa che non ho gradito, da milanista, è stato l’accenno a Buffon come esempio da seguire. Le dichiarazioni che rilasciò dopo la partita col Milan del 25 febbraio 2012 sul gol annullato a Muntari e che io non ho proprio dimenticato. Credo, inoltre, che esse non siano il materiale con cui cucire la casacca del perfettamente etico e sportivo Capitano di una squadra di calcio. Per chi non fosse ancora del tutto convinto le ripropongo: "Non me ne sono reso conto e sono onesto nel dire che se me ne fossi reso conto non avrei dato una mano all'arbitro". Di altro lignaggio sono state le parole scritte da Borgonovo sulla famosa partita Atalanta Milan di Coppa Italia terminata con un calcio di rigore di Baresi scaturito da una rimessa laterale non restituita: “chiedo scusa a Bergamo. Abbiamo fatto una figura di emme come disse Maldini negli spogliatoi”.