Inter-Juventus 2-0. In estrema sintesi: da un lato una squadra che sapeva esattamente cosa fare e dall’altro un gruppo di giocatori (perché del concetto di squadra nella Juventus di stasera c’era ben poco) con poche idee e confuse.
Nel post-partita Andrea Pirlo, incalzato sulla disposizione tattica degli attaccanti e sulla difficoltà mostrata dai suoi nel proporre gioco, ne fa ancora una questione di atteggiamento sbagliato, tirando in ballo ancora una volta la scarsa aggressività e il timore nei confronti delle giocate avversarie. Io ne faccio invece una questione di confusione tattica ed errori individuali, anche da parte dell’allenatore. Ma andiamo con ordine e partiamo dal racconto della gara.

Dopo i canonici minuti di studio tra le due compagini, il primo squillo arriva dalla squadra bianconera che al 10’ passa in vantaggio con gol di Ronaldo, immediatamente annullato per fuorigioco di Chiesa, autore dell’assist. Gol sbagliato (in questo caso annullato) gol subito. Tre minuti dopo segna Vidal su cross dalla destra di Barella: stacco imperioso del cileno che sovrasta Danilo e con un’incornata vincente batte Szczesny. La Juventus accusa il colpo e al 23’ l’Inter ha l’occasione di ‘ammazzare’ la partita con Lautaro, ottimo questa sera in fase di proposizione e appoggio ma poco preciso sotto porta. Su contropiede (uno dei tanti) Lukaku punta Chiellini e prova a piazzare il tiro, il portiere bianconero para ma non trattiene il pallone sul quale si avventa l’argentino che però spara alto in curva. Poco dopo lo stesso Lukaku potrebbe fare di più quando, servito da un assist perfetto del solito Barella, strozza il tiro e Szczesny para senza particolari affanni. Nonostante gli errori sotto porta, è chiaro ed evidente che c’è una sola squadra in campo, e quella è l’Inter, assoluta padrona del campo. Barella e Bastoni giganteggiano sulla mediana bloccando sul nascere ogni timida azione della Juventus e facendo ripartire l’azione offensiva con rapidità; Hakimi è una spina nel fianco, imprendibile sulla fascia; Brozovic si fa sempre trovare libero per impostare l’azione; Lukaku con la sua strapotenza fisica e Lautaro con la sua agilità tengono in continua apprensione la retroguardia bianconera. Si va al riposo sul risultato di 1-0, un risultato che sta stretto agli uomini di Conte.

Nel secondo tempo il copione della partita non cambia. L’Inter palleggia con sicurezza e velocità, la Juventus sbaglia sempre il tempismo del pressing e le rare volte in cui recupera palla la perde subito dopo per un passaggio sbagliato o un malinteso. Al 51’ arriva il raddoppio dell’Inter per mano di uno dei migliori in campo, anzi il migliore, Nicolò Barella: ennesimo contropiede nerazzurro che sfrutta la voragine della difesa bianconera e su lancio millimetrico di Bastoni, l’ex Cagliari libera un siluro terra aria che si insacca sotto la traversa e che non dà scampo a Szczesny. Nel frattempo, Pirlo butta nella mischia Mckennie e Kulusesky (perché non sono stati schierati titolari?) e Bernardeschi subentra all’infortunato Frabotta. Negli ultimi dieci minuti, grazie anche agli innesti, la Juventus produce il massimo sforzo per segnare almeno il gol della bandiera, ma lo fa buttandosi in avanti con poca lucidità e scarsa convinzione. La prima vera azione degna di nota della squadra bianconera arriva all’87’ sull’asse Mckennie-Chiesa con l’ex viola che calcia a botta sicura ma Handanovic vola e respinge con la mano. Inter-Juventus termina qui con l’Inter che torna a battere la Juventus 1582 giorni dopo l’ultima volta, passando in testa alla classifica, in attesa di Cagliari-Milan, e con la Juve che rimane al quinto posto a -7 dalla squadra nerazzurra.

L’Inter vince meritatamente una partita dominata per 90 minuti, giocata in modo brillante sia tatticamente che tecnicamente, senza sbavature. La migliore versione dell’Inter, non solo di questa stagione ma di tutta la gestione Conte, contro la peggiore versione della Juventus (addirittura peggiore di quella vista contro la Fiorentina). Confermati i problemi della difesa troppo facilmente perforabile, lenta nel ripiegare e slegata dal centrocampo. Unica nota positiva il rientro di Chiellini: bellissimo il confronto tra giganti ingaggiato con Lukaku, unico duello finito in parità. In costante affanno il centrocampo: in fase di impostazione, manovra lenta e prevedibile, errori tecnici, troppi passaggi sbagliati (anche i più elementari); in interdizione i centrocampisti bianconeri hanno perso tutti i contrasti, sbagliando il tempo nella prima pressione e favorendo la ripartenza degli avversari. Rabiot, lento e macchinoso. Ramsey impalpabile, totalmente avulso dalla manovra. Bentancur il meno peggio ma anche lui ha commesso troppi errori tecnici in fase di appoggio e di scelta di tempo in fase di ripiegamento. Davanti tanto nervosismo e poca lucidità. Ronaldo, apparso già appannato contro il Milan, ha confermato di non attraversare uno stato di forma ottimale e Morata, servito male e poco, col passare dei minuti si è lasciato andare alla frustrazione. Gli innesti di Mckennie e Kulusesky, di certo tardivi, hanno apportato maggiore dinamismo e spregiudicatezza ma senza incidere sul risultato.

Con la partita di questa sera la Juventus, a mio avviso, si tira fuori dalla corsa scudetto. E non per il distacco accumulato (non incolmabile se si considera anche la partita in meno), ma perché troppo ampio appare il divario tra una squadra fatta e finita, quella di Conte, che ha già una sua identità e una sua fisionomia di gioco e un’altra, quella di Pirlo, che si trova alla fine di un ciclo e che deve gettare le basi per la costruzione di un altro. Dopo nove anni, è anche fisiologico.
La Signora abdica, e allora largo alle milanesi perché, salvo improvvisi ribaltoni, lo scudetto è un affare che si deciderà all’ombra della Madonnina.

Chiara Saccone