Con l’avvento del 2020, in molti si sono prodigati nello stilare classifiche e ricordi del decennio appena trascorso.

Stavolta, invece, si guarderà oltre, andando a vedere cosa ci prospetta dal punto di vista calcistico la nuova decade appena aperta e quali sono le speranze per poter godere sempre maggiormente del prodotto calcio e del suo spettacolo.

EUROPEO ITINERANTE

La prima ventata di novità la vivremo già tra qualche mese: la prima edizione itinerante della massima manifestazione UEFA per Nazionali.

Decisione presa addirittura nel lontano 2012, quando si ebbe l’idea di festeggiare il sessantesimo anniversario dalla nascita del primo Europeo per Nazioni con un qualcosa di unico, almeno sotto il profilo organizzativo. La città di Roma, presso lo Stadio Olimpico, inaugurerà il torneo, che vedrà protagonista la squadra Azzurra contro la Turchia, mentre le ultime battaglie in semifinale e finale saranno tutte previste nel tempio londinese per eccellenza, Wembley.

Ad oggi, sono già certe venti squadre sulle ventiquattro aventi diritto e anche la composizione dei gironi è stata delineata (per la squadra del CT Mancini, oltre ai turchi, avversarie Galles e Svizzera).

In attesa delle ultime partecipanti decretate tramite il nuovo meccanismo che tiene conto della Nations League (competizione ancora da digerire per la stragrande maggioranza degli appassionati), già l’atmosfera per l’avventura continentale comincia a salire.

Per l’Italia, dopo un girone di qualificazione perentorio, le premesse appaiono positive: vedremo se le ombre della mancata qualificazione al Mondiale russo 2018 siano state definitivamente cancellate.

Dopo questa edizione sperimentale, si ritornerà al classico format, con la Germania Nazione ospitante per l’edizione 2024.

RIVOLUZIONE MONDIALE

Se l’UEFA non è stata ferma sul tema Nazionali, la FIFA non è rimasta a guardare, anzi, il decennio che si è appena avviato ha in programma due edizioni iridate già uniche prima di iniziare.

La più vicina è quella che si disputerà nel 2022, in Qatar. La scelta del Paese organizzatore è già di suo un segnale importante di quanto il calcio stia ormai entrando sempre più in profondità a livello globale (al netto delle innumerevoli polemiche che ha suscitato la decisione), ma, a rendere curiosa questa edizione, sarà soprattutto la collocazione temporale: a causa delle condizioni climatiche, infatti, il Mondiale sarà disputato tra la fine del mese di novembre e il mese di dicembre. Un qualcosa di unico per le rassegne fin qui disputate, tradizionalmente dal sapore estivo.

Ciò comporterà notevoli ripercussioni, in particolar modo per i club: i calendari (dei campionati e delle coppe) dovranno essere stilati tenendo conto che, tra pre e post mondiale, due mesi di calcio generalmente giocato non potranno essere fruiti. Non a caso, alla notizia della possibilità di giocare in inverno europeo, la federazione inglese si era mostrata contraria, consapevole che il tradizionale Boxing Day, unitamente alle innumerevoli gare previste dalle due coppe nazionali, sono a forte rischio.

Anche la Bundesliga avrà il suo da fare, considerando che, tipicamente, gennaio è il mese di riposo per il calcio teutonico.

Non da meno, Spagna e Italia: sicuramente i campionati nazionali verranno allungati, arrivando perlomeno al mese di Giugno 2023.

Non solo, però, impatto organizzativo, ma anche (e soprattutto) sociale: gli appassionati dovranno abituarsi a vedere un Mondiale in maglione e pantaloni lunghi, e magari accendendo termosifoni e camini in vista del Natale.

Certo, sempre meglio di guardarlo da casa come due anni fa…

Ma se questo Mondiale non è ancora bastato agli ingordi di innovazione, l’edizione successiva li accontenterà. Nel 2026, infatti, il massimo torneo per Nazionali sarà disputato per la prima occasione in tre Stati diversi: USA, Canada e Messico, con predominanza statunitense.

E se già questo lo rende particolare, il format sarà ancora più travolgente (e già divisivo): per la prima volta parteciperanno alla fase finale 48 squadre, suddivise in 16 gironcini da 3 squadre, per poi procedere con gare secche già dai sedicesimi di finale.

Sicuramente, avere gare da dentro o fuori ingolosisce lo spettacolo, ma c’è da fare i conti con il fatto che con gironi da 3 squadre altissimo è il rischio di incorrere nei famosi “biscottoni”. Per evitare questa possibilità ingiusta, è allo studio l’idea di decretare la vincente di ogni sfida tramite tiri dagli undici metri in caso di parità nei 90 minuti, evitando, pertanto, il pareggio.

Staremo a vedere.

E I CLUB?

Se dunque per le Nazionali le novità che ci aspettano sono notevoli, per i club europei si prevede un passo oltre, verso qualcosa di inimmaginabile fino a qualche anno fa.

La data è segnata: 2024.

A partire dal 2024, infatti, la Champions League per come la conosciamo oggi non esisterà più e, con molta probabilità, ci affacceremo alla prima bozza di quella che sarà la Superlega Europea.

Le proposte al vaglio sono una marea e non è semplice ma, a sensazione, prima o poi la famosa “Lega stile NBA” troverà terreno fertile.

Una soluzione non totalmente sbagliata per chi scrive, a patto che vengano salvaguardati i campionati nazionali, che non debbono divenire dei campionati di Serie B contro il gigante Superlega.

Anche perché, se da una parte vedere partite di spicco a livello internazionale è ormai divenuta una necessità per società e tifosi, dall’altra, c’è da dire che le partite casalinghe sono quelle che garantiscono sempre un grande pathos, in quanto le rivalità calcistiche in ogni Paese sono da sempre le più sentite.

Se deve farsi, che si abbia rispetto del motivo per cui è nato questo sport: aggregazione e spirito di appartenenza a dei colori, ad una città.

Altra novità invece già certa e definita è il nuovo Mondiale per Club, previsto nel 2021 in Cina ed a cadenza quadriennale, in versione rivisitata: se già l’Intercontinentale era un lontano ricordo con il modello attuale, adesso nulla accomunerà più il fascino di quella coppa con questa competizione.

Ventiquattro squadre al via, meccanismi e regole di partecipazione tutte da definire: alla lunga potrebbe essere interessante e divenire un torneo ambitissimo, ma per i più romantici è lecito attendersi reazioni diffidenti.

- L’EREDITA’ PESANTE

Quello appena trascorso è stato il decennio in cui gli astri nascenti Ronaldo e Messi si sono imposti definitivamente a livello globale.

Divenute due icone pop in questi dieci anni di battaglie individuali e di squadra, continuano a risultare decisivi e a fornire il loro contributo fondamentale ma, la carta di identità parla chiaro, lo scettro di numero uno dovrà necessariamente passare di mano in questa decade.

Chi è in grado di assumere il peso di questa pesante eredità?

In molti avrebbero scommesso su Neymar: il talento è cristallino, ma le sue uscite colorite e alcune scelte discutibili, lo rendono al momento meno attraente del suo compagno di squadra, Mbappé.

Il francese, classe 1998, è già campione del Mondo con la sua Nazionale (e da protagonista assoluto) ed è la stella del PSG.

Nessuno come lui sembra in grado di poter portare sulle spalle il titolo di numero uno assoluto dello sport più popolare al mondo e questo è il decennio in cui si può consacrare definitivamente come leader.

- ALTRI TALENTI

Se dunque nessuno, ad avviso di chi scrive, può prendersi la corona che verrà liberata dai due “Mostri sacri” del calcio moderno se non il francese, non mancheranno talenti eccezionali che potranno illuminare il panorama calcistico internazionale.

Su tutti, le baby stelline Sancho, del Borussia Dortmund, e Joao Felix, dell’Atletico Madrid: entrambi hanno valutazioni astronomiche e se gli esperti ci hanno visto giusto, ci faranno divertire e non poco.

Da tenere d’occhio, anche in altri ruoli, Alexander-Arnold campione d’Europa con i Reds e De Jong del Barcellona, candidato a futuro Xavi o Iniesta.

E GLI AZZURRI?

Dopo la più grave crisi tecnica dal 1958 in poi, il CT Mancini ha saputo ricostruire e ricompattare l’ambiente, portando perlomeno freschezza ed entusiasmo attorno alla Nazionale.

Sicuramente, merito di ciò, oltre che del mister di Jesi, è dei giovani innestati in Nazionale e che, facendo i debiti scongiuri, ci faranno sognare in questi dieci anni.

Tra i pali un giovane già veterano che potrebbe prendersi cura della porta azzurra forse anche per due decenni, viste le carriere medie dei massimi difensori: Donnarumma.

Gigio sta vivendo con il club una storia tormentata, sia per incomprensioni personali sia per le vicissitudini del club: a prescindere dalle sue scelte, il futuro azzurro è sicuramente nelle sue mani.

Tra i prospetti top già pronti per spaccare anche a livello internazionale, vanno sicuramente inseriti Federico Chiesa, probabile partente da Firenze e destinato a divenire il pezzo da novanta del calcio nostrano, insieme ai due Nicolò: Zaniolo e Barella, entrambi già in top club e pronti a consacrarsi in palcoscenici importanti. Tra i giovanissimi che potrebbero esplodere sicuramente Tonali, Bastoni e Castrovilli.

Ciò che sembra mancare è un bomber vecchio stile, alla Toni per intenderci.

I vari Kean e Cutrone stanno per il momento deludendo molto: che sia Sebastiano Esposito l’asso nella manica del nostro calcio?

SPERANZE O CERTEZZE?

Quello trascorso è stato un decennio che ha visto come mai un appiattimento dei campionati nazionali più importanti: in Italia ha stradominato la Juventus, in Germania il Bayern, in Francia il PSG e in Spagna il Barcellona e, fortunatamente, alternato in qualche modo dal Real Madrid. Chi ha retto è stata solo la Premier, capace di offrirci la più grande impresa sportiva di questi anni, il Leicester Campione.

Soffermandoci sul nostro campionato, pare ci sia finalmente il ritorno dell’Inter, che, perlomeno, potrebbe rendere meno prevedibile un campionato che era diventato scontato e che, mai come quest’anno, da otto anni a questa parte, sta entusiasmando pubblico e critica.

In attesa delle altre (Milan da rifondare, Roma che passa di proprietà, Napoli da rimettere in sesto, consolidamento di realtà valide come Atalanta, Lazio, Bologna e Fiorentina), la prima parte del decennio sembra appannaggio di bianconeri e neroazzurri, uniche realtà in grado di poter ambire a determinati obiettivi (almeno sulla carta).

Sarebbe importante recuperare alcune città che hanno vissuto periodi calcistici non floridi come Genova, Palermo, Reggio Calabria e Bari e avere qualche presenza maggiore dal Sud Italia (Benevento e Crotone potrebbero divenire le nuove piccole realtà che arricchirebbero il nostro campionato).

Pare lanciato anche il Monza e, ci auguriamo, si possano replicare i miracoli di squadre come Frosinone e Carpi (Pordenone ed Entella sperano).

In Europa, invece, abbiamo vissuto la grande epoca iberica: 6 coppe su 10 sono state vinte da spagnoli (4 Real e 2 Barcellona) lasciando le briciole a Inghilterra (Chelsea e Liverpool), Germania (Bayern) e Italia (Inter).

Pare che il grande lavoro inglese stia cominciando a dare i suoi frutti, e le squadre di “Sua Maestà” sembrano essere divenute le nuove corazzate del Continente (da non sottovalutare anche i tanti successi in Europa League quali Chelsea e Manchester United).

In questo decennio ci auguriamo di avere una competizione e uno spettacolo sempre migliore, all’altezza di un decennio che, a parte le critiche, ci ha offerto davvero tante storie avvincenti e partite leggendarie.

Importante sarà l’affinamento delle tecnologie in campo, che dovranno divenire sempre più efficaci per prevenire errori che macchiano la regolarità dei match.

Infine, gli stadi: eccetto l’Inghilterra, il resto d’Europa ha bisogno di tornare a respirare colori e voglia di partecipazione.

Che sia uno dei buoni propositi del decennio che verrà.