Si avvicina il 5 maggio, e nel calcio ai tempi del Coronavirus, l’epilogo della stagione sembra ancora lontano e incerto.
Si avvicina il 5 maggio e tornano alla memoria i versi di Alessandro Manzoni che nel 1821, appresa la notizia della morte di Napoleone, scrisse un’appassionata ode per ricordare le imprese militari e umane di uno dei personaggi più controversi e affascinanti della storia.

Cominciava così il Manzoni: «Ei fu Siccome immobile (…)»

'Ei fu' ci ritroviamo a sospirare ricordando quei finali di stagione, già scritti o ancora da scrivere, e fatalmente accompagnati da polemiche e veleni, che hanno da sempre caratterizzato i weekend di maggio del calcio italiano.
Si avvicina il 5 maggio e non può non tornare alla mente quel 5 maggio del 2002, quando si assegnava uno dei titoli più incredibili della storia del calcio italiano.

Ore 14.59. La classifica recita: Inter 69, Juventus 68, Roma 67.
La capolista è di scena a Roma, contro la Lazio: si gioca all’Olimpico ma sembra di stare a San Siro. La Vecchia Signora deve vedersela con l’Udinese, avversario sempre ostico, nonostante navighi in acque tranquille. La Roma è a Torino, con i granata che non hanno più niente da chiedere al campionato.

Ore 15:02. La Juventus passa in vantaggio: cross di Conte (corsi e ricorsi) e zuccata di Trézéguet. Dopo nemmeno dieci minuti, lo stesso francese lancia in contropiede Del Piero: diagonale preciso del numero 10 bianconero e la Juventus ha già chiuso la pratica Udinese. L’Inter, nel frattempo, approfitta di un clamoroso errore di Peruzzi, e si porta in vantaggio con gol di Vieri. Tuttavia, al 19° minuto Poborsky approfitta di una dormita colossale della difesa interista e realizza il goal del pareggio laziale.

I botta e risposta tra un campo e l'altro si susseguono in modo incalzante. A Udine la gioia dei tifosi juventini è immediatamente soffocata dalla notizia del gol di Di Biagio che riporta avanti l’Inter. Manca pochissimo alla fine del primo tempo, ma come diceva il grande Boskov «Partita finisce quando arbitro fischia». Infatti Poborsky riporta il risultato in parità, sul 2-2.
Dopo 45 minuti la classifica provvisoria dice: Juventus Campione d’Italia, Inter seconda, Roma terza.
Al 10° minuto del secondo tempo succede l’impronosticabile: il Cholo Simeone (tu quoque) di testa batte Toldo. A Torino, intanto, segna Cassano e l’Inter scivola al 3° posto, scavalcata anche dalla Roma. Tra l’Inter e lo scudetto ci sono due goal da realizzare in poco più di mezz’ora. L’ultima spallata alle già deboli speranze dell’Inter la dà Simone Inzaghi: cross da sinistra e gol di testa per il 4-2.

Ore 16.45. La classifica recita: Juventus 71, Roma 70, Inter 69.
La stagione 2019/2020, a differenza delle più recenti, si stava avviando verso un finale lottato, proprio come nel 2002, con tre squadre a contendersi la vittoria finale. La classifica, congelata alla 24esima giornata, recita: Juve 63, Lazio 62, Inter 54.

Alla vigilia del 5 maggio, le modalità e i tempi di un’eventuale ripresa del campionato sono ancora tutti da chiarire. Le squadre sarebbero intenzionate a portare a termine la stagione, volendo scongiurare assegnazioni a tavolino. Volontà che sembra trovare riscontro nel via libera del Viminale, giunto qualche ora fa, agli allenamenti individuali anche per gli sport di squadra. Tuttavia, l'ultima parola spetta al governo che, rende noto il quotidiano Repubblica, mercoledì con il nuovo decreto, potrebbe chiudere definitivamente il campionato su input del comitato scientifico. Ecco appunto… Ei fu.

Al di là degli interessi economici e del nobile spirito agonistico, a quale delle tre squadre converrebbe davvero aggiudicarsi il titolo di Campione d’Italia 2019/2020?

Inter.
Delle tre contendenti, è la più lontana dalla vetta. Se la stagione del ‘primo scudetto di Conte a tutti i costi ’ si trasformasse nella stagione del rodaggio per tentare l’assalto al titolo il prossimo anno, ai neroazzurri non andrebbe poi così male. Poco plausibile, infatti, che l’Inter e i suoi tifosi, una volta colmato il distacco non banale dalle prime due, si accontentino di un ennesimo scudetto a metà, dopo quelli del post Calciopoli.

Lazio. Il Presidente Lotito è, fra tutti, il maggior sostenitore della ripresa: forse più per motivi economici (i diritti tv in caso di vittoria) e pratici (non avendo le coppe la Lazio rischierebbe di restare ferma per sei mesi), che non per la gloria sportiva. Tuttavia, se dovesse vincere la Lazio, ai più maligni potrebbero venire in mente le circostanze, non certamente uguali a quelle di oggi ma quanto meno paragonabili in termini di eccezionalità, dell’ultimo scudetto vinto dai biancocelesti, quando la diretta contendente rimase impantanata nell’improbabile alluvione di Perugia (14 maggio 2000).

Juventus. L’unica squadra che non ha più nulla da dimostrare, almeno in Italia. Dopo gli otto successi consecutivi, se confermasse il suo primato anche ai tempi del Coronavirus farebbe ulteriormente rosicare i suoi peggiori detrattori. Tuttavia, basterebbe uno scudetto sui generis al buon Sarri per guadagnarsi la conferma sulla panchina bianconera, e soprattutto il sostegno incondizionato dei suoi tifosi?

Tornando al Cinque maggio di respiro manzoniano:

«Fu/Sarà (nda) vera gloria? Ai posteri / L’ardua sentenza (…)»