Scritto con la mia fidanzata Alice


Nostalgicamente, scorrendo le pagine di un album di figurine, i miei occhi si focalizzano su una data, scolpita nella memoria di tutti I tifosi milanisti: 14 maggio 2011, Cagliari-Milan, 4-1 al novantesimo con la doppietta di Robinho e il goal di Gattuso e di Seedorf a coronare l’ultimo scudetto vinto dal Milan. E da una qualsiasi altra squadra italiana che non sia la Juventus.
Nonostante il 2011 sembri dietro l’angolo, in questi 8 anni sono cambiate molte cose nel calcio italiano: la FIGC si è ritrovata a dover cambiare 3 presidenti, grandi realtà come Milan e Inter sono diventate cinesi (e poi, nel caso del Milan, americana) ed è ritornata sulla scena internazionale una nobile decaduta, la Juventus. Ed è ritornata in maniera prorompente, grazie agli ingenti fondi della società finanziaria che la controlla, l’italo-olandese Exor, facente parte dell’impero industriale della famiglia Agnelli.
Ma soprattutto grazie all’organigramma societario che si è creato, uno dei più solidi e affidabili del calcio mondiale: si sono avvicinati al mondo bianconero grandi campioni del passato (Nedved) e abilissimi dirigenti del presente (Paratici e prima anche Marotta), mentre alla presidenza si è mantenuta la dinastia Agnelli, capace di dare continuità al progetto bianconero dal 1923, caso unico al mondo. Quindi la Juventus è una macchina perfetta? Sì, nella maniera più assoluta, e regnerà in Serie A ancora per molto tempo, rendendo monotono il nostro campionato, ma la colpa non è della squadra più forte d’Italia, ma è delle altre società, che invece di rafforzarsi si sono indebolite, non costruendo un progetto duraturo e vincente.

L’esempio lampante è costituito dall’Inter, grande squadra ormai ridotta a lottare anche solo per partecipare alla Champions League, a causa di una situazione societaria (non economica) precaria, con un allenatore costantemente messo in dubbio, principalmente da una tifoseria che non riesce più a sopportare la ormai proverbiale discontinuità nerazzurra, un settore dirigenziale che sembra potersi smembrare da un momento all’altro (Ausilio alla Roma) e un presidente “assente” in Italia, oltre ha una rosa incompleta a centrocampo e in attacco, che deve anche far fronte all’eclatante caso Icardi, ormai separato in casa.

Il Milan invece sta rinascendo piano piano: dopo la delusione del sesto posto nella stagione 2017-2018, alimentata anche dalla fuga in Cina del presidente Yonghong Li, i tifosi rossoneri sono tornati a sognare, con un settore dirigenziale tra i più blasonati al mondo, che ha riportato il Milan ai milanisti Leonardo e Maldini, coadiuvati dall’esperto Gazidis. Un altro passo per la rinascita milanista è stato confermare Gattuso in panchina, nonostante l’iniziale diffidenza di Leonardo, e rafforzare la squadra in suo possesso, acquistando giocatori giovani e di prospettiva come Piątek e Paquetà, rinforzando così i reparti che si trovavano in maggiore difficoltà: infatti, ad oggi, questi acquisti hanno regalato il terzo posto al Milan e, in ottica futura, grande sicurezza.

Il Napoli si pone come il principale antagonista della Juventus, grazie ad una rosa affiatata, con compagni che giocano insieme da più stagioni, tra i quali possiamo trovare giocatori del calibro di Lorenzo Insigne e Kalidou Koulibaly. La principale debolezza dei partenopei rimane il presidente De Laurentiis, incapace di gestire una squadra per portarla (finalmente!) alla vittoria del campionato e di rafforzarla, vendendo puntualmente i pezzi pregiati o andando a mettere in discussione l’allenatore, come successo con Sarri. Carlo Ancelotti, invece, è lo stimolo di tutto il Napoli, il vero e proprio top player di questa squadra, che con lui in panchina si sente finalmente coinvolta nella sua interezza. Una città intera sogna con gli azzurri, sperando di portare a casa una storica Europa League, in attesa che l’anno prossimo la corsa scudetto riparta.

La Roma è la squadra che più si avvicina alla Juventus, per la lunghezza della sua rosa: moltissimi giocatori giovani e di qualità costituiscono la spina dorsale della squadra del presente ma, sopratutto, del futuro, anche se ad oggi la Roma si è dimostrata essere una realtà sin troppo inesperta e discontinua, alternando grandi vittorie ad altrettanto grandi disfatte. Inoltre il presidente Pallotta costituisce il vero e proprio tallone d’Achille di questa società, a causa del suo menefreghismo in campo sportivo: il guadagno è l’unico interessa del magnate americano e lo persegue in tutti i modi possibili, esonerando allenatori promettenti e dirigenti di livello internazionale. Nonostante ciò, credo che insieme ad Atalanta e Milan costituisca la speranza del calcio italiano per un campionato più aperto e meno monotono, in cui la Juventus è l’unica padrona.

La Lazio è un gran punto interrogativo da molte stagioni, nelle quali arriva sempre ad un passo dai grandi traguardi, come la finale in Coppa Italia o la Champions League, ma proprio all’ultimo viene clamorosamente sconfitta e costretta a vendere i suoi giocatori di maggior rilievo, cosa che tuttavia Lotito non ha fatto in quest’ultima stagione, andando a consegnare a Inzaghi una squadra identica all’anno prima, eccezion fatta per l’aggiunta di Badelij, Romulo, Acerbi e Correa e l’assenza di De Vrij, passato in estate all’Inter. I protagonisti del quinto posto della stagione 2017-2018, Milinkovic-Savic, Luis Alberto e Immobile, sono rimasti, ma i primi due citati hanno subito una brusca involuzione, andando così a compromettere l’intero cammino biancoceleste, nonostante Correa si sia dimostrato un giocatore interessantissimo. Per questo la stagione in corso è solo un periodo di transizione per la Lazio, che già dall’anno prossimo potrebbe ritrovarsi a lottare per la Champions League.

L’Atalanta è la realtà più intrigante dell’intera Serie A, una squadra nata dal nulla, basata su uno dei migliori settori giovanili d’Europa, che ha sfornato due grandi talenti italiani come Caldara e Mancini, cresciuti con grande maestria da Gianpiero Gasperini, vera e propria guida dei suoi ragazzi. La famiglia Percassi, dopo la magnifica stagione dell’anno scorso, culminata con un settimo posto immeritato, è riuscita a trattenere giocatori come Ilicic e Gomez, vendendo sì colonne portanti come Cristante e Caldara, ma acquistando la rivelazione Zapata e un ex conoscenza del calcio italiano, il centrocampista Pasalic. Questa stagione sta confermando una grande Atalanta, dotata di un gioco insostenibile per gli avversari, come dimostrato nel sonoro 3 a 0 in Coppa Italia contro la Juventus, ma rimane una squadra troppo incostante, con improvvisi cali durante l’anno. Personalmente credo che l’Atalanta debba essere un esempio per le altre società, rappresentando un ideale di calcio autosostenibile e spettacolare.

Tra tutte queste squadre, nessuna rappresenta un vero pericolo per l’imbattibile Juventus, capace ieri sera di compiere un’impresa entrata di diritto nella storia calcistica, ribaltando il 2 a 0 del Wanda Metropolitano con un perentorio 3 a o a firma esclusiva del marziano Cristiano Ronaldo. Proprio quel giocatore che manca alle altre squadre italiane per fare il salto di qualità.
Quindi, il calcio italiano sta cambiando? No, e non è destinato a farlo nel breve periodo, con la Juventus che regnerà ancora, essendosi già assicurata top player giovani e di grandissimo talento: inoltre si sta anche muovendo per Joao Felix, trequartista portoghese che in patria è già considerato come l’erede di Ronaldo.
E se le altre società non saranno in grado di cambiare, di investire sui giovani e di dare continuità ad un singolo progetto, il calcio italiano si troverà ad avere un’unica padrona per un altro lustro almeno. Rendendo difficile la vita a noi tifosi di altre squadre.
E lo dico da fervente tifoso milanista: se la Juventus vincerà l’ennesimo scudetto è perché se lo merita, non ha rubato nulla, e se vincerà la Champions vorrà dire che sì, abbiamo in Italia la squadra più forte del mondo. Con la speranza che, un giorno non molto lontano, sia proprio il Milan a trovarsi più in alto di tutte.